martedì 19 giugno 2007

Vincenzo Iaquinta, the working class hero

Vincenzo Iaquinta è uno di quei giocatori ai quali nulla è stato regalato nel corso della carriera.
Calabrese di Crotone, originario di Cutro, ha iniziato nel Reggiolo, CND, dove viveva con la famiglia. Dopo tre stagioni, il grande salto: Padova, in Serie B. Nonostante venisse dal calcio minore, il suo impatto è stato buono: 13 partite impreziosite da 3 reti. La società patavina decide di spedirlo in C1, tra le fila del Castel di Sangro, ex 'squadra-miracolo' del calcio italiano. In terra abruzzese il ragazzo dimostra le proprie qualità, su tutte corsa e generosità, ma anche uno scarso feelingo con la porta avversaria, 8 marcature in 52 incontri non sono un bottino esaltante.
Le vie del pallono, però, sono infinite. L'Udinese, ormai realtà consolidata in A, è solita puntare su giovani semisconosciuti provenienti dall'estero o dalle serie inferiori. In quest'ottica scommettere su Vincenzone è un progetto affascinante. Inizia così l'avventura del calabrese nel massima serie.
L'inizio è stato dei migliori: esordio con gol (una consuetudine) per 'Jakinta', ma la strada è ancora lunga.
Tutta la sua carriera è stata segnata da una crescita costante. Ha vissuto periodi difficili, i fischi causa la scarsa vena realizzativa, ha conosciuto l'onta dell'esclusione dalla rosa per grane contrattuali nel settembre 2005, guarda caso proprio prima di un match contro la Juventus (con conseguenti, ovvie e sterili polemiche), dopo essere stato persino vicino a trasferirsi al Barcellona, nel gennaio dello stesso anno.
L'interessamento blaugrana è frutto di tanti sacrifici ed impegno, che hanno prodotto, nel 2004/2005, la sua stagione fino a quel momento migliore, condita da 13 centri in 31 partite. A fine stagione, i bianconeri ottengono il pass per i preliminare di Champions League.
Avversario di turno, per accedere alla fase a gironi, i temibili portoghesi dello Sporting Lisbona, tramortiti da tre gol del bomber calabrese. Arriverà successivamente l'eliminazione per mano di Werder Brema e Barcellona, con i greci del Panathinaikos, allenati da Malesani, cenerentola del girone, battuti al 'Friuli' per 3-0 con tripletta di Iaquinta. Il terzo posto nel girone garantisce il prosieguo dell'avventura europea in Uefa, con finale amaro, eliminazione a sorpresa negli ottavi per mano dei bulgari del Levski Sofia.
In campionato, come detto viene persino messo fuori rosa, l'annata non è brillantissima, nonostante ciò viene, tra le polemiche, convocato da Lippi per i Mondiali. Onde fugare dubbi, il tecnico viareggino chiarisce di aver scelto i giocatori più funzionali al gioco della sua Italia. E dimostra, sin da subito, di averci visto giusto.
All'esordio, contro il Ghana, l'Italia è in vantaggio per 1-0, con gol di Pirlo da fuori area. Nonostante gli avversari, tranne alcuni elementi, Essien su tutti, siano nel complesso poca cosa, gli azzurri non riescono a chiudere la partita. Totti esce per infortunio, Gilardino è stanco e lascia il posto a Vincenzo. E' il 64° minuto, e la punta dell'Udinese viene preferita, tra gli altri, al futuro compagno di squadra Del Piero.
Nel 1996, la sua realtà erano i campi polverosi della Serie D. A dieci anni di distanza, si ritrova ad Hannover con la maglia della Nazionale.
Il match sta scivolando via senza eccessive emozioni. Arriviamo all'83°, Kuffour e Kingston, estremo difensore, non si intendono, Iaquinta si inserisce tra i due, supera il portiere e deposita la sfera nella porta sguarnita. Un gol, a coronamento di tanti sacrifici, per uno che da ragazzo ha persino fatto l'apprendista muratore. Chiamatelo, se volete, miracolo sportivo.
In quel Mondiale, un altro ex dilettante ha fatto furore, Fabio Grosso, autore, tra l'altro, del rigore decisivo contro la Francia.
Italia Campione del Mondo, Iaquinta Campione del Mondo.
La stagione successiva, quella appena conclusa, lo vede realizzare ben 14 reti in 30 partite. Non paga, al contrario di altri compagni d'avventura in terra tedesca, la sbornia post-Mondiali che ad esempio costringe Grosso a ritornare con i piedi per terra, da eroe a riserva di Maxwell in nerazzurro.
Da alcuni mesi si parlava di un suo arrivo alla Juve, magari assieme a Marcello Lippi, al quale pare essere legato da un filo speciale dal Mondiale tedesco.
Proprio il probabile acquisto della punta dell'Udinese pare aver acuito la frattura tra la società e Deschamps. Insomma, si è reso utile ancor prima di diventare ufficialmente juventino.
Ufficializzazione che è arrivata in mattinata. Senza che in panchina ci sia il suo mentore Lippi.
Questo perchè è un giocatore apprezzato da molti tecnici. Lo stesso Ranieri stima il buon Vincenzo, pur avendolo incontrato personalmente solo una volta.
Era l'estate del 2001, amichevole di prestigio, Chelsea - Udinese. Iaquinta fu autore di una prestazione decisamente positiva, tanto che, a fine partita, lo stesso Ranieri si recò nello spogliatoio dei bianconeri per complimentarsi con Vincenzo: "Continua così, impegnati. E di sicuro arriverai in una grande squadra".
Non c'è che dire, previsione azzeccata.
Piace poco, diciamo, non entusiasma i tifosi, ma è molto apprezzato da diversi allenatori. Duttile, generoso, ottima corsa, buona tecnica e fiuto del gol. In costante ascesa, ora, sul più bello, non vuole certo fermarsi. E noi con lui. In bocca al lupo, Vincenzo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

SONO TE VINCENZINO!!!! @@

Anonimo ha detto...

MMMM BONO IAQUINTA.