domenica 3 giugno 2007

Il mistero Palladino

Albinoleffe - Juventus, 12° turno di campionato, crocevia della stagione di Palladino. Utilizzato con il contagocce sino ad allora, gli infortuni di Del Piero e Trezeguet gli spalancano le porte dell'undici titolare. L'espulsione di Buffon sembra il preludio ad una sostituzione. Invece, ad uscire è Bojinov, e da allora anche la sua Serie B cambierà, anche se in senso opposto rispetto al campano. Fatto sta che Palladino rimane in campo, segna la rete del definitivo 1-1 e regala numeri di classe. E' nata una stella, dice qualcuno. "Non dire gatto, se non ce l'hai nel sacco", direbbe il buon vecchio Trap. Nel prosieguo della stagione, Palladino ha alternato prestazioni convincenti (vedi la tripletta contro la Triestina) ad altre prove, soprattutto ultimamente, al di sotto delle attese. Il primo interrogativo che lo riguarda è il ruolo. Non ha il passo, la corsa dell'esterno di centrocampo, il terzino di turno deve accendere un cero alla Madonna perchè il rischio di ritrovarsi attaccato da due uomini senza il raddoppio di Raffaele è concreto. Come seconda punta ha caratteristiche diverse rispetto a Del Piero, non fa da raccordo con il centrocampo, si perde in ghirigori, dribbling, abboccando a volte alle sue stesse finte. Da centravanti, la partita contro il Vicenza è indicativa. Gol realizzato con freddezza, ma anche due reti sbagliate solo davanti al portiere, causa quel tocco in più tipico di colui che si piace troppo. Ci vuole maggior cattiveria, e Palladino sembra incapace di tirarla fuori. Sicuramente l'utilizzo da parte di Deschamps in un ruolo a lui non congeniale (spesso vice-Nedved, addirittura a tratti surrogato di Camoranesi) non ne ha facilitato l'affermazione, ma è altrettanto vero che il ragazzo non è facilmente inquadrabile tatticamente: ovunque lo metti, gli manca qualcosa. Fatica entrando a partita in corso, proprio per il suo stile di gioco eccessivamente raffinato. Il talento non gli manca, ma l'approccio al match non è quello del futuro campione. Tanto Giovinco, per esempio, tenta la giocata efficace, quanto Palladino prova il numero ad effetto eccedendo in virtuosismi e perdendo palloni di troppo. Si è fantasticato l'estate scorsa circa una fantomatica offerta di 20 milioni di euro da parte del Manchester. Panzana clamorosa, molto probabilmente, per quanto Ferguson sia sensibile ai talenti italiani e non disdegni investimenti all'apparenza eccessivi (la recente operazione Hargreaves). Personalmente, di fronte ad un'offerta del genere, non vacillerei affatto. Accetterei senza esitazioni, non intravedendo in Raffaele i crismi del campione. Rincalzo duttile e prezioso, non erede di Del Piero come qualcuno si era affrettato a definirlo. Sarebbe ora che il ragazzo si desse una svegliata, lasciasse da parte i fronzoli che lo hanno spesso contraddistinto, e tirasse fuori gli attributi, senza i quali un posto da titolare nella Juve rimarrà un sogno.
Palladinho, Aladino, nuovo Ibrahimovic, erede di Cristiano Ronaldo... no, solo Palladino, ultimamente vicino come movenze più che altro a Roberto Bolle, celebre étoile del "Teatro alla Scala di Milano".
Altro che (arditi) paragoni con campioni affermati.

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