sabato 30 giugno 2007

WLF (W La F...antasia)

Questa sessione di mercato ha evidenziato un cambio di rotta importante nella costruzione del centrocampo, come da tempo invocato da molti tifosi. Più qualità, meno quantità.
Gli acquisti di Almiron e Tiago sono da vedere nell'ottica di un arricchimento tecnico della mediana, che negli ultimi anni ha pagato l'assenza di un elemento in grado di illuminare il gioco, con la fantasia sacrificata sull'altare di una fisicità quasi esasperata. Non è un caso che i vari Camoranesi, Nedved e Del Piero si siano travestiti da registi per fornire palloni decenti a Trezeguet, soprattutto nell'anno della B.

Ora la tendenza è invertita. L'argentino e il portoghese sono due giocatori che si fanno preferire in fase di costruzione, con Tiago che negli ultimi anni si è completato, pur non eccellendo in interdizione. A Lione ha agito prevalentemente da interno destro nel centrocampo a 3 dei pluricampioni di Francia, in una posizione simile a quella ricoperta da Gattuso nel Milan, seppur con un approccio ovviamente diverso.
Se Ranieri decidesse di proporre un modulo simile, a quel punto si potrbbe profilare la caccia ad un trequartista.

Di elementi in grado di ricoprire tale posizione ce ne sono in rosa, Camoranesi, Nedved, al limite Del Piero o Palladino. L'oriundo ha dato il meglio da esterno destro con licenza di accentrarsi, mentre il ceco ha svoltato, e con lui la Juve, quando Lippi lo schierato come vertice più avanzato nel rombo di centrocampo. Del Piero sappiamo non gradire quel ruolo, sentendosi un'attaccante. Palladino, con la grinta messa in mostra sin qui, rischierebbe seriamente di veder poco il pallone.

Con questa situazione, l'ipotesi più accreditata è dunque legata al ceco, senza escludere del tutto l'avanzamento di Almiron che però sono anni che ha arretrato il proprio raggio d'azione.

Si tratta, insomma, di soluzioni tappabuchi, considerando poi che l'età di Nedved non consente di ipotizzare un suo utilizzo per 38 partite.

Manca un trequartista puro, un uomo di fantasia, ruolo che nessuno ha più ricoperto dall'addio di Zidane, sostituito da Nedved, in nome di un calcio meno tecnico e più fisico.

Sorge spontaneo, in un momento storico come questo, di ricostruzione, riflettere sull'opportunità di un innesto del genere.
Il finalizzatore è Trezeguet, che in area di rigore ha pochi rivali, e ha dunque bisogno di costanti rifornimenti. Per il suo stile di gioco, sarebbe più opportuno magari avere in rosa un esterno che vada sul fondo e metta in mezzo cross al bacio. Questo non lo fanno abitualmente nè Camoranesi, nè Nedved, i quali non sono certo esterni nel senso classico del termine.
La qualità è inoltre assicurata, nella zona centrale, come detto, dai nuovi innesti, mentre, sulle fasce, nonostante l'abbondanza numerica, l'unica ala pura è Marchionni, sul quale, almeno a parole, Ranieri punta molto. Un recupero di Marchionni sarebbe una manna dal cielo per lo stesso David, che potrebbe, finalmente, veder piovere cross da incornare in rete.
Data l'ossatura della squadra, piuttosto che spendere soldi in un trequartista, sarebbe consigliabile magari affiancare a Milito un altro centrale di grande valore, regalando solidità ad un reparto che ha penato contro il Serafini di turno quest'anno.
Senza nulla togliere all'indubbio fascino che avrebbe la presenza in rosa di un grandissimo talento sbocciato solo di recente come Diego, ed in grado di accendere entusiasmi nel popolo juventino, è corretto usare la testa nelle operazioni di mercato, e questa induce a ricercare altri giocatori.
Se poi dovesse avanzare denaro fresco, la ciliegina su una torta già ricca non la disdegnerebbe nessuno...

(Il) Torino regna

Ebbene sì. La geografia del calciomercato ha cambiato epicentro. Da Milano a Torino.
L'errore comune sta nel pensare alla Juventus.
In realtà, e sono i fatti, inconfutabili, a dimostrarlo, la regina del mercato è il Torino del presidente Urbano Cairo.
La società granata si è ripresa dalla cocente delusione per il campionato appena concluso.
L'obiettivo è sfumato a pochi passi dal traguardo.
E' sfumata la B, nonostante gli sforzi in tal senso del presidente Cairo, che a gennaio ha acquistato persino Coco. Non è bastato, la salvezza è arrivata, e anche quest'anno, niente campionato di vertice.
Ma l'Urbano non è uomo che si arrende facilmente, e le operazioni di mercato lo dimostrano.

Perso Abbiati, quello che l'anno scorso rifiutò la Juve per il pascolo, è arrivato Sereni dalla Lazio, reduce da alcuni stagioni di assenza dai campi da calcio per attriti con Lotito.
Più precisamente, ai tempi dell'ultimo match giocato da Sereni il Titanic era ancora in fase di progettazione, Mussolini era socialista e la TV non era in bianconero, manco era nata.
Sempre con un occhio particolare rivolto ai giovani, è arrivato Eugenio Corini, alla ricerca degli ultimi contributi per raggiungere una tranquilla pensione. Come ai tempi di Palermo, giocherà a fianco di Simone Barone, l'unico campione del mondo a non aver capito che cacchio ci faceva a Berlino, dato che aveva già prenotato una stanza alla Pensione "Mariuccia" di Tagliata di Cervia. Attenzione, però, alla terribile concorrenza di Paolo Zanetti e Grella, due giocatori, quattro ferri da stiro.

L'anno scorso, non sono bastati Abbruscato, Muzzi e Stellone per raggiungere la B. Difficile fare meglio.
Il primo è entrato nella storia perchè segna solo gol perfettamente inutili.
Quando il secondo segnava, il Titanic era da poco affondato, Mussolini aveva appena lasciato la direzione de "L'Avanti" e la TV, comunque, manco esisteva.

Stellone invece si fa la Barolo, e per questo merita stima e considerazione.

Il presidentissimo granata non si è lasciato abbattere dalle difficoltà, e sta facendo di tutto per fare meglio. I nuovi innesti in avanti sono Bjelanovic e Ventola. L'ariete croato è lento come Zalayeta con gli scarpini allacciati tra loro, ha le qualità tecniche di Gattuso dopo 4 bottiglie di grappa e il fiuto del gol di Pacione.
Per Ventola vale lo stesso discorso fatto per Stellone, sostituendo alla Barolo Kartika.

Ovviamente, resta da definire la difesa. Uno shock l'abbandono di Bovo, uno che, con il cognome che si ritrova, sembrava aver trovato al Torino la dimensione giusta. No, problem, resterà 'Beckembauer' Brevi, senza dimenticare le sgroppate del figlio illegittimo di Djalma Santos, Gianluca Comotto.
Coco dovrebbe restare in rosa, e per metterlo a suo agio Cairo sta cercando di acquistare il trans Patrizia, la comproprietà della discoteca 'Hollywood' di Milano e un quarto del 'Papeete' di Milano Marittima, oltre Brocchi e Vieri, in modo da costituire un trio in grado di far tremare qualsiasi locale di Torino e dintorni.
In panchina, siederà Walter Alfredo Novellino, che pratica come noto un gioco arioso e molto spettacolare. Insomma, i tifosi granata si divertiranno a vedere le progressioni di Balestri, i lanci di Barone, le conclusioni di Abbruscato.

Dopo che l'anno scorso De Biasi era stato licenziato prima dell'esordio ufficiale, con motivazione "lei non mi piace", ricordiamo che venne assunto Zaccheroni.
Il "manuale del buon presidente", comma 1, riga 4, recita così: "Non assumere come tecnico in corso d'opera Zeman e Zaccheroni". Ma siccome Cairo è avanti, se ne frega, e lo chiama. Poi però, dato che è troppo avanti, torna indietro e lo esonera, richiama De Biasi che, non avendo centrato l'oBiettivo, viene giustamente esonerato, anche perchè ci vuole qualcuno che faccia giocare bene la squadra. Ecco perchè è stato reclutato Novellino.
Oguro dovrebbe essere confermato. Al fine di favorirne l'ambientamento, Cairo sembra orientato ad ingaggiare i gemelli Derrick, mentre la trattativa per Julian Ross è saltata a causa dei suoi problemi cardiaci. Giocare con Comotto, Brevi e Coco potrebbe infliggergli il colpo di grazia. Lo stesso Oguro si è dimostrato fiducioso per un maggior impiego, avendo lasciato il lavoro che abitualmente lo teneva occupato la domenica, ovvero la vendita porta a porta di false miniature della Mole Antonelliana.
E' ancora in dubbio la posizione di Rosina. Problemi sentimentali potrebbero spingerlo ad abbandonare il Toro. E' stato lasciato dalla fidanzata, a causa del suo proverbiale amore per la palla. E' notoriamente un giocatore piuttosto egoista, che non si separa mai dal pallone. La sua ex compagna ha troncato la relazione dopo averlo beccato nel corso di un'orgia con un Supertele e il pallone di Germania 2006.
Il presidente Cairo, dopo lo spiacevole episodio della maglietta di dileggio contro la Juve, ha deciso di entrare in concorrenza con Lapo Elkann, dedicandosi alla produzione di una linea di occhiali da solo, di nome "Bovo Indipendent", dedicata "al tifoso granata che sogna la Cemps Lig".
La foto qui pubblicata mostra il primo prodotto della collezione, indossato dal presidente in persona, che pronuncia lo slogan di tutto un popolo, quello dei tifosi del Toro, tanto che l'immagine è diventata il simbolo della nuova campagna abbonamenti.

Certamente tale collezione avrà un successo enorme, e il Torino avrà nuovi fondi da investire sul mercato, in modo da poter, finalmente, raggiungere l'agognata B e disputare un campionato di vertice come la gloriosa storia impone.
Onore al Torino, l'unica società fondata il 17 luglio 2005 ad aver festeggiato il centenario il 3 dicembre 2006.

A.A.A. cercasi disperatamente Arturo Parisi

"A.A.A. cercasi disperatamente Ministro della Difesa per cementare reparto. Deve essere forte di testa e in marcatura, buona tecnica, in grado di dirigere il reparto. Astenersi Boumsong ed affini."
Ecco, se volessimo mettere la nostra situazione di mercato sotto forma di annuncio, il testo sarebbe più o meno questo.
Dopo aver innestato tasselli importanti dalla cintola in su, ora manca colui in grado di fungere da "mutanda" per difendere i gioielli di famiglia.
Quest'anno, diciamolo, con Boumsong ce la siamo fatta sotto spesso.
Ok, l'immagine non è bellissima, lo capisco, ma rende l'idea.
Speriamo che la mutanda non sia un pannolone (Cannavaro), anche se quest'ultimo non sembra rientrare nei piani della società. Un po' per l'età, un po' per l'ingaggio, soprattutto perchè appartiene al passato, e Cobolli con i suoi poteri extrasensoriali sta cercando di rimuovere quei ricordi dalla mente dei tifosi.
I candidati principali sembrano essere un portoghese, un argentino e un italiano. Sembra una barzelletta.
In realtà la vera barzelletta sarebbe avere l'italiano (Barzagli) come nuovo leader difensivo.
Personalmente non gli farei dirigere la difesa nemmeno a Pro Evolution Soccer.
E' il classico prodotto della cultura italiota che denota una polarizzazione dell'interesse verso soggetti che si presuppone siano in grado di fornire prestazioni di spessore notevole causa sovraesposizone mediatica e congiunture favorevoli [Tradotto significa: Zamparini lo valuta un fottio perchè è campione del mondo e ne parlano tutti]
Il portoghese, invece, è Pepe del Porto. Pepe nero, per la precisione. Dopo questa battuta potrei chiuderla qui, ma preferisco proseguire.
Trattasi di giocatore dotato di mezzi fisici ed atletici davvero notevoli, molto esplosivo, con una buona esperienza internazionale, dotato di buona personalità e discreto feeling con il gol. Non come Boumsong, che ha dimostrato ampiamente questa sua qualità nel senso che come li regala lui i gol, forse solo Dario Bonetti..., ma perchè è un ottimo colpitore di testa. E' ancora molto giovane (classe 1983) e ha notevoli margini di miglioramento, forse è un po' prematuro affidargli la difesa. E' valutato sui 20 milioni, perchè gli emuli di Zamparini sono come Fabrizio Corona e Paris Hilton, spuntano ovunque.
Il nome più gettonato è quello di Gabriel Milito. Argentino, palle quadrate come i piedi di Balzaretti, personalità e buona tecnica unite ad un temperamento molto alla Montero, bravo sia in marcatura che a dirigere il reparto. E siccome non ci facciamo mancare nulla, anche in questo caso c'è da superare la resistenza di un presidente, Iglesias, che chiede 25 milioni, forse 20, ma Secco vuole chiudere a 16.
Le cose sono due: o il grande capo del Saragozza (che di nome non fa Julio e non prolifera come il cantante, ma sa il fatto suo, basta vedere la squadra che sta costruendo) è uno squalo, oppure Alessio Dry è genovese sin da bambino.
Probabilmente la verità, come Almiron e Tiago, sta nel mezzo, e si chiuderà per una cifra tra i 16 e i 18 milioni.
La volontà del giocatore, lo ha dimostrato la recentissima vicenda Suazo, ha un peso specifico notevole. Tra l'altro Gabriel ha chiesto al fratello Diego di fare da intermediario con il presidente per convincerlo a mollare la presa. E si sa, a Diego Milito non si può dire di no... o sì?
Fatto sta che l'argentino pare essere la prima scelta, pretattica a parte.
Altre voci conducono a Cannavaro, Luisao e Fernando Meira, gigante portoghese dello Stoccarda.
La società tedesca minaccia di voler denunciare la Juventus perchè i nostri dirigenti avrebbero contattato il difensore e la punta Mario Gomez senza il loro consenso. Si parla di un'offerta bianconera di 25 milioni di euro.
Ecco, a questo punto denunciamoli per calunnia. Per quella cifra ci devono vendere tutta la rosa, lo stadio con dentro le tifose più p...rocaci e pure mezza città.
Per quanto riguarda Cannavaro, oltre ai problemi già esposti, restano da superare le resistenze di buona parte del tifo bianconero. Per farsi perdonare, Cannavaro dovrebbe:
- vendere il Pallone d'Oro su ebay e donare il ricavato ai suddetti tifosi;
- venire a Vinovo in ginocchio sui ceci, sostituiti da Pinerolo in poi dai chiodi;
- tornare indietro perchè si è accorto, proprio davanti all'ingresso del centro sportivo di Vinovo, di aver lasciato il gas acceso a Madrid;
- arrivare nella sua casa di Madrid dopo aver percorso la strada a ritroso e accorgersi che il gas l'aveva spento la moglie;
- percorrere di nuovo la stessa strada seguendo le medesime modalità.
Considerando che a conclusione di tale tragitto sarebbe inutilizzabile, potremo anche farne a meno.
Luisao invece, puzza da lontano di Boumsong II la vendetta.
L'anno scorso il termine 'difesa' era di questi tempi associato a Zaccone, oggi parliamo di Milito. Tutta un'altra vita, eh?
Nell'attesa che le parole si trasformino in fatti, non ci resta che goderci il mare, le donne, le interviste rilasciate da Corona e 'L'eredità'. Sperando di non beccare la scossa.

venerdì 29 giugno 2007

Money for nothing

La Juventus è stata finora l'indiscussare regina del mercato in Italia.
Le due milanesi litigano per Suazo, la Roma sta cercando di capire dove finirà Chivu e ha già provveduto a rimpiazzarlo con il brasiliano Juan, la Fiorentina ha dato un ulteriore impulso ad una politica improntata sulla linea verde cedendo Toni per lanciare definitivamente Pazzini, senza dimenticare l'arrivo di alcuni giovani talenti misconosciuti del calcio europeo.

Nel frattempo, Secco ha portato a Torino Iaquinta, Almiron, Nocerino e Tiago che vanno ad aggiungersi agli acquisti di vecchia data Criscito, Grygera e Salihamidzic. Molinaro sostituisce Balzaretti passato ai viola, Buffon e Trezeguet giurano fedeltà alla Vecchia Signora.

La necessità di ricostruire un gruppo vincente, sotto la guida del neo tecnico Ranieri, ha dato una significativa accelerata alle operazioni in ingresso, in modo da poter consegnare al mister un gruppo già al completo l'11 luglio, data di inizio del ritiro estivo in quel di Pinzolo.

In attesa del grande difensore necessario per consentire il salto di qualità al reparto più sofferente l'anno scorso (Milito? Pepe?), sono da definire anche alcune cessioni che portino denaro fresco in cassa.
Mirante è stato ceduto in prestito alla Sampdoria, dove si giocherà il posto con Castellazzi, assieme al difensore Gastaldello, riscattato alle buste dal Siena. Probabile che il nuovo secondo sia Belardi con Trini promosso terzo. In alternativa, un parametro 0. In difesa sono stati svincolati i croati, amici dell'infermeria, Kovac e Tudor. Per quanto non abbiano portato in cassa nemmeno un euro, il risparmio sugli ingaggi non è di poco conto, basti pensare che Kovac guadagnava ben 2.75 milioni di euro netti a stagione. Potrebbe seguirli a ruota Birindelli, tentato dalle sirene austriache del Salisburgo del Trap, che pesa sul bilancio con il suo stipendio superiore al milione di euro stagionale. Balzaretti è andato alla Fiorentina per far concorrenza a Ujfalusi e Pasqual. Insomma, a scaldare la panchina, a meno di cambiamenti tattici come lo spostamento del ceco al centro, ma soprattutto ha permesso una plusvalenza (lecita e regolare, meglio specificare) di ben 3.6 milioni di euro. Partiranno certamente anche Piccolo e Urbano, che andranno altrove, o in prestito, se non verranno trovati acquirenti, oppure, come auspicabile, a titolo definitivo. Molto probabile la partenza di uno tra Legrottaglie e Boumsong. Quest'ultimo, nonostante una stagione decisamente al di sotto delle attese e paurosi limiti di concentrazione, ha richieste dalla Turchia (Fenerbahce) e dalla Francia. Sembra siano pure disposti a sganciare quattrini, l'avranno scambiato per qualcun altro... Questo scenario rende probabile la conferma del pugliese come quarto centrale, dopo Mister X, Grygera e Criscito, utilizzabili anche sulla fascia, rispettivamente destra e sinistra, dove agiscono Zebina e Chiellini, oltre al già citato neoacquisto Molinaro (riscattato per 2.5 milioni).
Anche a centrocampo il quadro è ancora in via di definizione. Nedved ha paventato ipotesi di ritiro per l'ennesima volta, ormai ci siamo abituati come in Argentina hanno fatto il callo al continuo spuntare di eredi di Maradona. Il riavvicinamento con Camoranesi non dovrebbe compromettere la posizione di Marchionni, molto stimato da Ranieri, mentre Salihamidzic è un jolly molto prezioso.
In mezzo le opzioni abbondano. Almiron e Tiago si aggiungono ai confermati Marchisio e Zanetti. Nocerino è stato riscattato dal Piacenza per 3.7 milioni, potrebbe essere girato a qualche squadra di A. Le richieste non mancano, Udinese e Fiorentina su tutte, con i friulani in vantaggio, visto che i viola lo vorrebbero a titolo definitivo. Liberati dall'apatia di Paro, passato in comproprietà al Genoa, sono da valutare le posizioni di Blasi, Giannichedda e Tacchinardi. Quest'ultimo sarà quasi certamente svincolato, gli altri due ceduti. Inoltre, le cessioni alle buste di Bentivoglio, Boudianski e Sculli hanno portato qualche milioncino fresco fresco in cassa.

Il rinnovo di Trezeguet chiude la porta a Gilardino e Huntelaar, almeno per quest'anno. L'arrivo di Iaquinta e la conferma di Del Piero lasciano vacante un solo posto. Palladino ha diverse richieste, alla fine però potrebbe rimanere. Miccoli invece dovrebbe essere ceduto al Palermo per 5 milioni di euro, molto difficile rientri nell'affare Pepe. Zalayeta gradirebbe confrontarsi ancora con la Liga, ma le richieste per lui provengono soprattutto dall'Italia.

I giovani che si sono affacciati quest'anno in prima squadra sono destinati a partire in prestito (Giovinco) o comproprietà (Venitucci), altri come Volpato hanno già trovato una nuova sistemazione, mentre Paolucci è ancora in bilico.
Lo sfoltimento della rosa è un'operazione molto importante, che servirà anche per testare le capacità di Secco.

Permetterà inoltre di rimpinguare le casse sociali e alleggerire il monte ingaggi, che subirà un discreto ridimensionamento anche alla luce della politica di austerity, con il tetto salari fissato, per i nuovi, a 3.5 milioni.
Le entrate permetterebbero di incassare una cifra importante, grazie alla quale, magari, considerando anche i pagamenti rateali e l'arrivo di denaro fresco per le dolorose cessione dell'estate 2006, si potrebbe tentare l'assalto ad un secondo difensore, ad un altro bomber in caso di addio di Palladino, oppure piazzare la ciliegina sulla torta, magari un trequartista in grado di regalare fantasia, e di costituire una variante tattica importante per la squadra.
Se la condotta di mercato sarà saggia e oculata, ne vedremo delle belle.

Alive

Esattamente un anno fa iniziava il nuovo corso bianconero, ormai epurato da qualsiasi 'scoria' di epoca moggiana.
La celebrazione della ricorrenza (mi sorge spontaneo un: che culovic!) campeggia in questo momento sul sito ufficiale, celere nel render merito a Cobolli e soci.
Il tutto, dopo che l'esperienza del gruppo dirigenziale, certamente non nata sotto una buona stella, viste le contingenze, è poi proseguita nei mesi estivi tra promesse non mantenute e ricorsi non depositati. Indimenticabili alcune perle dispensate dall'oracolo Cobolli, l'uomo che si contraddice da solo, o meglio tramite il gemello Gigli. Ha parlato più lui (o loro?) di tutti i presidenti della storia del club. E pensare che all'Avvocato, quello vero, bastava una frase per lasciare il segno. L'unico segno che Cobolli ha lasciato è quello sulla pressione dei tifosi, salita oltre i livelli di guardia.
A proposito di avvocati (a volutamente minuscola), impossibile rimuovere dalla mente il patteggiamento della B da parte di Zaccone, difeso dalla società quando era lui a dover difendere noi. Peccato che successivamente lo stesso Cobolli ammetta che la Juve ha pagato un prezzo eccessivo. O forse era Gigli? Ma allora il TAR? Quel "combatteremo in tutte le sedi"? Più che "juventino incazzato", diciamo che il signorile Giovanni ha fatto incazzare tanti tifosi.
Pure (auto) gufo involontario, il Cobolli. Nell'intervallo della sfida di Rimini, prima assoluta in B, ebbe l'avventatezza di elogiare pubblicamente Boumsong. Non l'avesse mai fatto... un suo liscio clamoroso ha spianato la strada all'incredibile pareggio dei padroni di casa, provocando travasi di bile e tante piadine di traverso ai tifosi bianconeri.
Volendo dare un voto alla strategia comunicativa... no, scusate, strategia? Che parolone! I nostri uomini di potere hanno dimostrato di avere competenza nei rispettivi rami, ma la gestione della comunicazione non è il punto di forza di Blanc e compagnia bella. Pure i giocatori si sono allineati, (s)parlando, troppo, spesso.
Quando sul campo sono arrivate delusioni, come la doppia disfatta di Mantova, probabilmente anche i tifosi, non tutti, chiaro, hanno dato il peggio, azzardando visioni apocalittiche e liquidazioni in corso.
L'isteria collettiva si è diffusa a macchia d'olio in quest'annata maledetta.
Non solo per la B, ma anche per lutti ben più gravi: prima la vicenda di Pessotto, che si è per fortuna conclusa per il meglio, poi le morti dello storico massaggiatore Francesco Romeo e l'assurda tragedia di Vinovo, dove hanno perso la vita Alessio Ferramosca e Riccardo Neri.
Alla fine, però, ce l'abbiamo fatta a tagliare il traguardo, e siamo sopravvisuti alla Caporetto estiva prima, e all'annata tribolata poi.
Uno dei più contestati fin dallo scorso luglio, Secco, ha piazzato, con l'aiuto di Bettega, una serie di colpi importanti per costruire una squadra competitiva, facendo ricredere molti dei detrattori.
Una cosa è la gestione sportiva, un'altra quella del processo di Farsopoli. Questo è un altro paio di maniche, e non si dimentica.
Alla faccia della pulizia generale conclusasi con l'allontanamento di Bettega, che tanto bene aveva lavorato.
Questo sentir parlare di 'nuova Juve' sa tanto di volontà di tagliare i ponti con il passato. La Juve non è nuova, è vecchia, anzi, è la Vecchia Signora del calcio mondiale. Ha 109 anni di storia, questo è solo un nuovo ciclo, dopo che quello precedente, straordinario, durato 12 anni, ha portato tantissime soddisfazioni.
Pensino ad operare bene sul mercato. Lo stanno già facendo, l'importante è continuare sulla stessa strada.
Tirino fuori gli attributi, con Moggi il 'ribelle' Trezeguet, prima di scendere a più miti consigli, avrebbe pagato una multa esemplare.
Tanto che ci sono, facciano pure il gioco del silenzio.

giovedì 28 giugno 2007

Life wasted

Sembravano destinati entrambi ad una grandissima carriera.
Si erano presentati agli occhi del grande pubblico offrendo un saggio di classe purissima il primo, di potenza devastante il secondo.

Sto parlando di Antonio Cassano e Adriano, entrambi classe 1982, entrambi considerati dei predestinati.
Il barese, con il baby Bari è riuscito ad affondare l'Inter, grazie ad una magia, colpo di tacco in corsa, palleggio di testa, conversione tra due difensori interisti che possono solo guardare mestamente il pallone insaccarsi alle spalle di Peruzzi.
Il brasiliano si è rivelato al mondo con una punizione-bomba contro il Real Madrid. Tiro di una potenza e precisione impressionante.

Oggi, entrambi attraversano un momento, sportivamente e non, davvero poco esaltante.
Dalle vicende di Vallettopoli, è emersa una certa conoscenza da parte di Adriano dei bordelli di Lugano. Abbiamo visto foto piuttosto equivoche del giocatore, prima durante una festa data nella sua villa sul Lago di Como, poi in Brasile in moto senza casco, senza tacere delle notti bravi tra 'Hollywood' e altri locali pullulanti di vip e starlette.
In Spagna, di Cassano ha fatto furore la dissacrante imitazione che lo vede rimpilzarsi di merendine. Figura certamente estremizzata, ma che rende l'idea della linea (diciamo...) di condotta del ragazzo. E' stato persino messo fuori rosa dal suo mentore Capello, che non ne ha gradito l'atteggiamento, culminato dall'imitazione del tecnico friulano immortalata dalle telecamere. Difficile ipotizzare che il ragazzo, nonostante l'addio dell'ex tecnico della Juve, resti in Spagna. Cambiare aria non può che fargli bene.
Lo stesso vale per Adriano. Milano è una tentazione continua, tra locali e bellezze varie, senza dimenticare compagnie poco raccomondabili e 'roba' peggiore che sembrano circolare tra i vip.
Enormi potenziali inespressi.
Sulle qualità dei due, non ci sono dubbi. Il problema non sta nei piedi, ma più in alto. E' la testa che non va.
Per il barese si è parlato anche di Juve.
Tralasciando l'aspetto economico, ha un ingaggio che supera il salary cup imposto da Blanc, un giovane che nel suo vocabolario non contempla la parola 'scusa' (parole sue), che riesce a farsi buttar fuori persino da chi lo aveva sempre gestito bene in passato, in una Juve senza Moggi, ma con Cobolli a dispensare sorrisi, non multe, provocherebbe malumori, anche perchè il suo ruolo non sarebbe di primissimo piano.
Manca un uomo forte, in grado di evitare fughe di notizie e di tenere la disciplina.
Se non fa un bel bagno di umiltà, Cassano è destinato a diventare uno dei più grandi rimpianti del calcio italiano.

Per Adriano il discorso è leggermente diverso. Il brasiliano non ha dimostrato arroganza, ma immaturità. E' stato utilizzato al meglio non da un sergente di ferro in grado di sopportarne gli eccessi, ma da un gentiluomo, mago con i giovani come Prandelli. Lasciare la Milano da bere che tanto ama sarebbe un ottimo presupposto per rilanciarsi.
Magari il suo futuro non sarà a Torino, anche se la possibilità di fare un altro sgarbo a Moratti, dopo il caso Cannavaro, è particolarmente stuzzicante.
Proviamo a proporre uno scambio alla pari con Belardi, con Moratti sai mica come va a finire.

Il Calderone bollente si rovescia e travolge il Capello

Da oggi è ufficiale, Fabio Capello non è più l'allenatore del Real Madrid. Non è bastata la conquista sudatissima della Liga, dopo 4 anni di vacche magre per far recedere il presidente Calderon dalla sua posizione di ostruzionismo verso Capello.
Il rapporto tra i due è logoro da tempo, così il friulano se ne va da ricco e vincente.

Più volte nel corso della stagione, alla luce dell'andamento incerto in campionato e della pessima campagna europea, è stato ad un passo dall'esonero, rimandato per l'assenza di alternative plausibili e soprattutto da un contratto principesco. Che ora gli verrà comunque corrisposto.
Per sostituirlo è pronto Schuster del Getafe: scelta in linea con la follia madrilena, dove si guarda prima al bel gioco, poi alle vittorie. Politica questa che ha spianato la strada al dominio del Barcellona, prima del recente suicidio che, a sua volta, ha spianato la strada al Real di Capello.

Come al solito, il tecnico ha chiesto e ottenuto fior di campioni e giovani promesse del calcio mondiale. Non solo, ha rotto con Cassano, ha rotto e poi ricucito con un grande Beckham, ha sottoposto Raul al 'trattamento-Del Piero', e ha vinto.
Conquistadores nella Liga, matato in Europa dal Bayern peggiore degli ultimi anni. Ha comunque fatto meglio dei predecessori, nonostante uno spogliatoio come consuetudine bollente e un pubblico sin troppo esigente e umorale, capace di sventolare i celebri fazzoletti bianchi (simbolo di protesta) salvo poi eleggerlo a idolo.
Si sa, l'ambiente madrileno non conosce mezze misure, in un senso come nell'altro.

Intanto, mentre il Real vive un futuro incerto, sempre alla caccia del sogno impossibile Kakà con un tecnico forse troppo inesperto per gestire gli umori delle star dei blancos, Capello se ne starà a casa, pronto ogni mese ad incassare un lauto stipendio e a lanciare frecciatine ai suoi nemici storici.
Che poi, spesso, coincidono con i nostri.

mercoledì 27 giugno 2007

Come Pessotto combatto e lotto

Ricordo come fosse ieri che, esattamente un anno fa, non avevo nè voglia, nè forza di sorridere, la tristezza e la preoccupazione erano enormi.
Quella che si preannunciava come un'estate bollente, viene scossa da un evento ben più tragico della retrocessione in Serie B, perchè ha visto coinvolta una persona cara ai tifosi bianconeri: Gianluca Pessotto.
L'ex difensore, neo team manager al posto del neo DS Secco, uno dei simboli del rinnovamento bianconero, precipita da un abbaino, in cima alla sede del club in Corso Galileo Ferraris, finendo sule auto parcheggiate (tra queste, quella di Bettega) nel cortile interno. Ricoverato all'ospedale 'Le Molinette' di Torino, le sue condizioni sembrano subito gravi.
Cannavaro viene avvertito nel bel mezzo della conferenza stampa degli azzurri, si fa scuro in volto e abbandona la sala. Pochi giorni dopo, gli verrà dedicata la vittoria di Berlino.
La vicenda si tinge di giallo. Si parla di una telefonata piuttosto accesa con la moglie Reana, di tentato suicidio, con tanto di telefonino accuratamente appoggiato a terra prima dell'insano gesto e rosario in mano.
Non finisce qui, purtroppo. Il sensazionalismo, la caccia allo scoop sono quanto di più spregievole possa esistere in certe occasioni. Tante illazioni sono venute fuori. Problemi in famiglia, addirittura la preoccupazione per una grave malattia, per qualcuno incurabile, avrebbe portato Pessotto alla depressione e al tentato suicidio, l'ombra del doping che ritorna e si insinua infida, senza rispetto per il dolore di una famiglia.
Quella bianconera, perchè Gianluca era benvoluto da tutti. Non era un fenomeno, ma uno di quei giocatori che ogni tecnico avrebbe voluto alle proprie dipendenze. In grado di fornire un contributo costante, mai una parola fuori posto, cordiale con tutti.
Le parole di cordoglio espresse dalle altre società non erano certo di circostanza, ma reale partecipazione e vicinanza in un momento così difficile per la Juventus e la famiglia Pessotto.
Gli azzurri juventini, con un volo speciale, si sono recati immediatamente al capezzale dell'ex compagno, tornando poi con la Coppa del Mondo.
Oltre a loro amici, conoscenti, tifosi, e un Uomo speciale: Paolo Montero. Tanto aggressivo in campo, quanto straordinariamente sensibile fuori. E' rimasto accanto all'amico costantemente, sino a quando Gianluca non ha potuto abbandonare l'ospedale. Piccolo particolare: il roccioso uruguaiano si trovava nel suo paese natale e non ha esitato a prendere il primo aereo per rimanere per recarsi a Torino.
Probabilmente non si sentiva pronto per il nuovo ruolo, via pantaloncini e maglietta, in giro in giacca e cravatta come uno degli uomini del nuovo corso. Forse si aspettava di ricevere una proposta di rinnovo contrattuale, come calciatore.
Sicuramente, il perchè ha davvero poca importanza.
Ciò che conta realmente è che oggi Gianluca Pessotto sia vivo, possa sedere in tribuna sorridente a godersi la sua Juve.
Come dimenticare la sua uscita dall'ospedale, tra due ali di folla, e lui, sorridente, che esclama: "E' tutta scena", scatenando l'ilarità dei presenti.
I tifosi, in occasione della marcia del 1° luglio, gli hanno mostrato tutto il loro affetto.
Non poteva lasciarci, Gianluca. Per lui, padre premuroso, calciatore esemplare e uomo di fede, non è ancora arrivato il momento di lasciarci. Sicuramente l'amore della gente lo ha aiutato, alla faccia degli squali e dei calunniatori.
In un anno scandito da eventi tragici dal punto di vista sportivo (l'onta della B, con annesse polemiche sulla gestione della vicenda) e soprattutto umano (l'indimenticabile Francesco Romeo, Ale & Ricky), dopo la grande paura, una gioia ancora più grande ha pervaso i cuori bianconeri quando 'Pessottino' è stato dichiarato fuori pericolo.
Pronto a vivere una nuova avventura. Più semplicemente, pronto a vivere, a godersi una seconda, meritatissima, possibilità.
Prendiamo esempio dalla sua solarità, voglia di scherzare e rinnovata gioia di vivere. Parafrando un celebre striscione, 'Come Pessotto combatto e lotto'.
Ricordati, Gianluca, non sarai mai solo, noi tifosi saremo sempre con te.

Orgoglio e pregiudizio

Nonostante il processo di ricusazione del passato che ha visto, come ultima vittima, Roberto Bettega, gli anni della Triade non possono e non devono essere dimenticati. Solo apprendendo la lezione del passato, senza rinnegare episodi scomodi ed oscuri, si possono gettare le basi per un futuro importante.
Non si può certo scordare l'estate 2006, nei fatti e nelle persone che hanno reso bollenti ed infausti quei giorni.
Tra i personaggi come tacere dei calciatori che hanno abbandonato la barca quando stava affondando.
Le delusioni maggiori sono rappresentate dagli italiani, coloro che sanno bene cosa rappresenta la maglia bianconera e la gloriosa storia del club.
In un calcio dominato da soldi e sete di gloria, era forse presuntuoso aspettarsi la permanenza di alcuni elementi, considerando anche le esigenze di bilancio.
Era però lecito attendersi un comportamento diverso.
Zambrotta ha immediatamente preso le distanze dalla società, iniziando a guardarsi intorno e scoprendo un feeling innato con i colori rossoneri, salvo poi vestire la maglia blaugrana.
Cannavaro, dopo essersi dichiarato riconoscente alla Juventus, aver difeso Moggi ed essersi preso i rimbrotti di Drive Red, ha preso il primo aereo direzione Madrid per seguire Capello ed Emerson.
Il tecnico friulano non si è distinto come uomo di parola, ma per lui non è una novità. Il 15 luglio a Vinovo, nonostante la dichiarazione di facciata, non si è visto. Avrà sbagliato strada, e si è ritrovato davanti al Santiago Bernabeu...
La valutazione esula dal discorso tecnico, per quanto molti abbiano quasi raggiunto l'età pensionabile. E' una questione di principio, di rispetto. L'occasione l'hanno avuta, ma non hanno esitato ad andarsene con atteggiamenti discutibili di fronte allo spettro di un anno di B.
L'orgoglio bianconero è venuto fuori prepotentemene l'estate scorsa, ed è uscito persino rafforzato da Farsopoli.
Chi ha preferito inseguire alt(r)i traguardi nell'immediato, sappia che non sarà gradito un suo eventuale ritorno da molti supporters bianconeri. Questo perchè la delusione è stata grande, la ferita ancora aperta e sanguinante.
Onore piuttosto a chi è rimasto in B, dai campioni affermati ai ragazzi talentuosi e desiderosi di emergere.
La base di partenza, l'anno dopo lo tsunami, è buona. La restaurazione è iniziata, nonostante lo scetticismo che regna(va?) attorno alla dirigenza.
Le principali perplessità riguardavano la figura di Secco.
Troppo giovane ed inesperto, è come mandare una gazzella nella gabbia di un leone a digiuno da una settimana.
Era questo il pensiero di fondo di molti tifosi preoccupati per le sorti del mercato del club, anche alla luce della discussa sessione estiva 2006, che ha visto una vera e propria diaspora di campioni, un po' per la loro volontà, un po' per necessità di bilancio.
Quest'anno, in una situazione oggettivamente meno intricata, con l'aiuto del fido Bettega, abbiamo constatato che la lunga vicinanza a Moggi ha avuto benefici influssi sul giovane Secco, che ha concluso operazioni molto imporanti atte a rinforzare in maniera importante.
L'acquisto di Milito potrebbe spazzar via i pregiudizi duri a morire sull'attuale DS, dovuti probabilmente alla giovane età e alla faccia pulita, da bravo ragazzo, dell'ex team manager, in antitesi con la grande esperienza e conclamata abilità, unite alla faccia da schiaffi, di Luciano Moggi.
Ora, con i vari Grygera, Salihamidzic, Criscito, Almiron, Tiago, Nocerino, Iaquinta, uniti alle conferme di Buffon e Trezeguet, in attesa di schiarite sul fronte Camoranesi, abbiamo legittime speranze per un futuro migliore.
Con sentiti ringraziamenti a chi questi acquisti li ha conclusi, e 'simpatici epiteteti' verso chi di questo futuro non ha voluto far parte.

martedì 26 giugno 2007

Avanti con Trezegol

David Trezeguet rinnova con la Juventus sino al 2011.
Le cifre sembrano essere quelle emerse negli ultimi giorni: 4 milioni di euro per 4 anni.
32 milioni di euro lordi sborsati per una punta trentenne angustiata da accacchi fisici possono far storcere il naso.
Non sono tra coloro che sono stati colti da crisi di pianto per la commozione, oppure si sono ubriacati dalla gioia, ma ritenersi insoddisfatti per la conferma di una punta capace di realizzare 140 gol in 7 anni mi pare un po' ingeneroso.

Queste le prime parole del bomber franco-argentino fresco di rinnovo:
"Sono orgoglioso di legare il mio nome per altre quattro stagioni alla Juventus. Oggi ho fatto una scelta decisiva per la mia carriera e per la mia vita: questo è un club che mi ha dato tanto e con il quale voglio continuare a vincere. Negli ultimi quindici giorni ho apprezzato l'impegno della società e la considerazione che i dirigenti hanno dimostrato nei miei confronti. Un atteggiamento che mi ha convinto a mettere da parte le incomprensioni e a pensare solo al futuro, per ricominciare al più presto a regalare emozioni ai tifosi".
Tradotto: "Non c'era nessuno disposto a darmi ciò che chiedevo, tanto valeva restare in bianconero, ringrazio comunque la società per aver fatto un piccolo sforzo".
L'unico club che pareva interessato, il Valencia, non era in grado di garantire al francese i 4.5 milioni d'ingaggio pretesi dal francese.
Sono passate esattamente due settimane dalla spiacevole piazzata messa in scena contro lo Spezia.
Ecco le sue parole nel post partita:
"Il mio futuro? Semplice. In questi sette anni mi sono guadagnato la stima di 14 milioni di tifosi e dei compagni, purtroppo la nuova società la pensa diversamente. Io il mio contributo l’ho dato e sono il primo a essere dispiaciuto per questa situazione. Sento poca fiducia: la dirigenza e il presidente mi hanno detto che dovevo rinnovare il contratto o andare via". E ancora: "La proposta che mi hanno offerto, mi ha fatto capire che il club aveva fatto un’altra scelta. Era meglio dire che non contavano su di me". Prosegue: "Mi porto dietro 140 gol in sette anni, che non sono pochi, sono nella storia. Se restavano dubbi sulle mie capacità di attaccante, l’ho dimostrato sul campo, così come l’attaccamento alla maglia". L'ultima stoccata: "Ho parlato con il mister dieci minuti e lui ha detto che conta su di me. E io volevo fermarmi, ci tenevo, ma la società la pensa diversamente. Pensavo di avere la loro stima, ma non c’è più possibilità di rimanere». Il passo d'addio: "Adesso vado in vacanza, il club comunicherà a mio padre se ci sono offerte, e io vedrò se sono di mio gradimento".
Parola da innamorato deluso.
O, per meglio dire, da dipendente che si sente delegittimato dall'ultima offerta, al ribasso, di rinnovo contrattuale.
Cosa è successo in questi quattordici giorni? Non ciò che Trezeguet si aspettava.
Offerte importanti non ne sono arrivate. Stagione al di sotto delle attese, questioni tecnico/tattiche (Trezeguet è poco 'europeo' e l'antitesi dello spettacolo) ed età avanzata ne hanno bloccato il trasferimento, nonostante la situazione contrattuale.
La società ha alzato l'offerta, e nonostante la chiusura pressochè totale che si evince dalle parole del bomber del post partita, 500mila euro in più
sono bastati per convincerlo a rinnovare.
Si parla di una fantomatica offerta di 6 milioni l'anno da parte del Chelsea. Restano da verificare alcuni aspetti, in primis la veridicità della notizia, in seconda battuta l'eventuale offerta alla Juventus e se la proposta era stata avanzata nell'ottica di un acquisto a parametro 0 nel 2008.
Sia chiaro, David è legato alla maglia bianconera ma, come molti suoi colleghi, pure, se non soprattutto, ai soldi.
Ovviamente ciò che è emerso, ed emergerà maggiormente, è il lato da libro cuore della vicenda.
Nel calcio, però, i sentimenti vengono messi da parte. Troppi interessi.
Nel caso specifico, la Juve non poteva permettersi di non riuscire a vendere Trezeguet non avendo poi la liquidità sufficente per dare l'assalto ad uno tra Huntelaar e Gilardino.
Il giocatore intascherà una cifra consistente che nessun altro gli avrebbe corrisposto ed entra nel novero delle bandiere bianconere.
E tutti vissero felici e contenti.
Consapevoli della realtà, diversa dalle apparenze, ma gli 'smile' di circostanza con reciproche pacche sulle spalle e frasi sdolcinati si sprecheranno.
Amen.

UFFICIALE: TREZEGUET BIANCONERO SINO AL 2011

DAL SITO UFFICIALE:
http://www.juventus.com/it/news/detail.aspx?lml_language_id=0&trs_id=1203000&ID=11547
Trezeguet bianconero sino al 2011

Un altro colpo del mercato bianconero. Dopo i rinnovi di Zebina e Buffon, dopo gli acquisti di Iaquinta, Tiago e Almiron ecco la conferma di David Trezeguet, lo straniero più prolifico nella storia del club, il centravanti da 145 gol in bianconero. Per lui un rinnovo fino al 2011, altri quattro anni alla Juventus per battere nuovi record.
La firma è arrivata in serata, nella sede della Juventus, dove ad accogliere il giocatore francese c’erano il presidente Cobolli Gigli, l’amministratore delegato Blanc e il direttore sportivo Secco.
"Sono orgoglioso di legare il mio nome per altre quattro stagioni alla Juventus. Oggi – ha detto Trezeguet – ho fatto una scelta decisiva per la mia carriera e per la mia vita: questo è un club che mi ha dato tanto e con il quale voglio continuare a vincere. Negli ultimi quindici giorni ho apprezzato l’impegno della società e la considerazione che i dirigenti hanno dimostrato nei mie confronti. Un atteggiamento che mi ha convinto a mettere da parte le incomprensioni e a pensare solo al futuro, per ricominciare al più presto a regalare emozioni ai tifosi".
La soddisfazione della Juventus è stata espressa dall’amministratore delegato Blanc: "Con David abbiamo discusso a lungo e alla fine abbiamo trovato un punto di equilibrio che soddisfa entrambi. Da parte nostra c’è sempre stata l’intenzione di confermare un campione che in sette anni ha scritto la storia della Juventus, segnando tantissimi gol e contribuendo a raggiungere traguardi importanti. Abbiamo chiarito in modo definitivo le reciproche posizioni e adesso non possiamo che essere soddisfatti per un accordo che rende la squadra competitiva ai massimi livelli".

Vai David!

domenica 24 giugno 2007

Deep Purple

Ennesimo primato per l'Invincibile Armata di Moratti.
Dopo aver vinto uno scudetto arrivando al 3° posto a 15 punti dalla prima, un altro in seguito all'eliminazione preventiva degli avversari, ecco l'ennesimo successo: il buco di bilancio più pesante di tutta la Serie A.
No problem, basterà cedere mezza Primavera al Pizzighettone e mettere a bilancio i giocatori valutandoli ognuno 20 milioni di euro, così, oplà, il profondo rosso del bilancio non c'è più.
Potere della finanza creativa.

Simply the Best

Il calcio attuale è popolato da fighetti lampadati, saliti alla ribalta più per fidanzamenti e flirt celebri che per le loro qualità nel rettangolo di gioco.
Una volta, molti anni fa, non era così. C'erano meno interessi, tattica e fisicità, il contorno di starlette era cosa sconosciuta, gli artisti del pallone avevano lo spazio che meritavano.

E poi c'era George Best, un nordirlandese che incarnava perfettamente lo spirito di ribellione di una terra bellissima ma tormentata.
Lui era tutto il contrario di tutto.
Un genio del pallone, prima di tutto. Palla al piede, poteva fare qualsiasi cosa. Aveva Manchester, mezzo mondo, ai suo piedi.
E' stato il primo esempio di 'calciatore-rockstar', lontano però dai tamarri che popolano le discoteche più 'in' di Milano e della riviera romagnola.
Lo chiamavano il 'quinto Beatles'.
All'epoca, i capelli a caschetto erano un must, e lui incarnava il perfetto mix tra genio e sregolatezza. Le ragazze andavano in visibilio per lui.

"Ho speso un sacco di soldi per alcool, donne e macchine veloci... Tutti gli altri li ho sperperati". Questa è la frase più celebre pronunciata da Best, e ne descrive perfettamente l'indole ribelle e zingaresca. Saltava regolarmente gli allenamenti, era un tipo che amava stupire, in campo e fuori, come quando si presentò con tanto di sombrero in testa all'areoporto. Proprio in quest'occasione nacque il mito del 'quinto Beatles'.
'Icona pop', 'calciatore rockstar', selvaggio, animato da vivida mentalità punk.
Già, nel rettangolo di gioco. Poetico, genio folle, fantasioso, piedi illuminati dalla luce che irradia solo i fenomeni. Peccato che tutto sia finito a 28 anni, dopo aver entusiasmato le folle in Inghilterra e in Europa. Protagonista assoluto nella conquista della Coppa Campioni 1967/'68, capace di segnare 6 gol in una sola partita, in Coppa d'Inghilterra contro il Norhampton Town. Dopo l'addio al calcio dei grandi, è stato uno dei pionieri del 'soccer' americano.
La vita sregolata, l'amore per alcool e donne, soprattutto il primo, lo ha hanno consumato in fretta.
Il 20 novembre 2005, appare sul '
News of the World' l'immagine di un Best lontano anni luce dai fasti di un tempo. Sciupato e sofferente, con un ultimo messaggio da lanciare: 'Don't die like me". "Non morire come me". Sapeva benissimo che la vita gli stava ormai sfuggendo, ha voluto ricordare a tutti coloro che l'hanno amato che la sua lezione non deve essere seguita. Ha immolato un potenziale enorme sull'altare di 'sesso, droga e r'n'r". Si è sentito un superuomo, invincibile, ma alla fine ha compreso i suoi errori, troppo tardi per salvarsi, ma non per consigliare la retta via ai giovani che lo vedono come un modello.
L'epatite lo divora, i suoi occhi azzurri, da poeta, un po' sognatore, un po' incantatore, non vedranno più luca dal 25 novembre di quello stesso anno. Alle 14.30 di quell'infausto giorno, si spegne un grande artista.
Il suo paese gli dedicherà addirittura l'areoporto della capitale, Belfast, dove era nato il 22 maggio del 1946.
Best non ha mai conosciuto mezze misure. Il giorno del suo funerale un oceano di persone era presente per l'ultimo saluto al campione.
Così, anche la gente, o lo ama, o lo odia. Parlare al presente è opportuno, quando ci si riferisce al sentimento comune verso un mito.
Immortale, come le grandi rockstar. Kurt, Jim, Sid, e altri.
Come loro, sempre nel cuore di chi lo ama.
George, The Best.
O, per meglio dire: 'MARADONA GOOD, PELE' BETTER, GEORGE BEST'.

No al 4-2-3-1

Pur non avendo nulla contro Trezeguet, e al contempo non stravedendo per un giocatore con le sue caratteristiche, mi auguro di cuore che, in caso di sua conferma, non si ricorra al 4-2-3-1.
Lo stesso attaccante francese non ha fatto mistero di non gradire questa disposizione tattica.
Qualcuno potrebbe obiettare che Van Nistelrooy, l'attaccante che più ricorda David nel panorama internazionale, nel 4-2-3-1 del Real ha realizzato ben 25 reti, arrivando ad un passo dalla Scarpa d'Oro. A questo proposito, sono doverose alcune osservazioni:
- la Spagna è il paradiso degli attaccanti e il cimitero dei difensori. Gli spazi sono più larghi, e questo facilita il lavoro alle punte, le quali raggiungono bottini ragguardevoli pur non essendo fenomeni. Casi recenti, Milosevic, eroe a Saragozza, incompreso a Parma, e Oliveira, oggetto misterioso del Milan. Il percorso inverso compiuto da certi difensori ha portato a risultati allo stesso modo non esaltanti, vedi Samuel e Cannavaro, i quali, non sempre protetti adeguatamente, sono stati esposti a brutte figure, mettendoci però in proprio svarioni inusuali;
- nel Real nessun giocatore, a pare Ruud, ha superato i 10 gol;
- le qualità tecniche dei giocatori Blancos noi ce le sognamo. Non che rimpianga l'assenza in rosa di un circense come Robinho, però è chiaro che la presenza di elementi del calibro di Reyes, Robinho e il 'ripescato' Beckham, in grado di mettere in mezzo palloni importanti, è una manna dal cielo. Noi, Camoranesi e Del Piero a parte, non abbiamo giocatori tecnici e fantasiosi (che tra l'altro beneficerebbero di una punta che gioca più palla a terra). Il secondo non ha più il cambio di passo di una volta, tanto che egli stesso ha la necessità di giocare più vicino alla porta;
- Reyes è un'ala, così come Beckham, Robihno agisce sulla fascia per sfruttare qualità tecniche non indifferenti, e Raul o Higuain finiscono per affiancare l'olandese in avanti; spesso, insomma, il 4-2-3-1 non è altro che un 4-4-2 mascherato, modulo che tanto sta a cuore al tecnico friulano. Alla Juve l'unico esterno puro, che va sul fondo e cross, ed è dunque in grado di esaltare uno dei punti di forza di Trezeguet (il colpo di testa) è Marchionni, che tecnicamente non è certamente ai livelli dei suddetti calciatori del Real.
- Lo stesso Ruud, per quanto in fase di costruzione di gioco non sia molto attivo, riesce a dare un contributo maggiore di Trezeguet, il quale è ancora più devastante in area di rigore.
Anche la Nazionale francese utilizza questo modulo, e Trezeguet, tralasciando il fatto che al momento è escluso dalle scelte del discutibile Domenech, ai Mondiali ha passato più tempo seduto in panchina che in campo.
Modulo? 4-2-3-1. Centrocampo granitico, trio tutto tecnica e fantasia dietro l'unica punta Henry.
E' nota la non eccessiva simpatia che intercorre tra il nostro centravanti e il CT dei Blues. Ciò non toglie che ci siano dei presupposti tecnico-tattici a motivare la sua esclusione, e che i fatti abbiano dato ragione a Domenech, così come a Lippi che, escludendo spesso e volentieri Del Piero, ha portato a casa la Coppa del Mondo.
Ribery, Zidane, Malouda: due fantasisti e un esterno d'attacco. Elementi ideali per una punta tecnica, rapida e brava ad attaccare la profondità. Con tutto il rispetto per il buon Trezegol, non sono propriamente le sue caratteristiche. Piuttosto, è la descrizione di Henry. Poco male se quest'ultimo ha nel colpo di testa il proprio tallone d'Achille. Risultato? La punta ora al Barcellona titolare e grande protagonista, Trezeguet ricorderà il Mondiale solo per il rigore decisivo sbagliato contro l'Italia.
Fondamentalmente ci sono due prototipi di punte per il 4-2-3-1, un centravanti tecnico (Totti, che non a caso nasce trequartista) e uno che gioca spalle alla porta per far salire la squadra (Gilardino al Parma). C'è poi il mix perfetto, attaccante, in origine seconda punta, veloce, tecnico, grintoso, abile sia nello stretto che negli spazi larghi, in due parola, Wayne Rooney. Rimaniamo in Italia.
Trezeguet non è nè Totti, nè Gilardino. Le caratteristiche sono diverse. Palese questo con Totti, meno con il centravanti del Milan. Quest'ultimo ha dato il meglio a Parma, come unico riferimento offensivo, considerando la sua capacità di tener palla, spalle alla porta facendo salire la squadra.
David ha bisogno di avere accanto una punta che apre spazi e gli porta via uomini, oltre che fornirgli palloni importanti. Non a caso, con Ibrahimovic accanto, nel 2005/2006, è diventato capocannonieri. Grande coppia? No, almeno nell'occasione, solo grande Trezeguet, con il contributo dello svedese sotto porta assolutamente insufficiente.
Da solo, il francese, fatica, e lui è il primo a saperlo.
Anche Del Piero, tra l'altro, non gradisce una posizione più arretrata. C'è da capirlo, ha una certa età, e, in seguito all'infortunio, e allo sciagurato lavoro compiuto su di lui da Ventrone (potenziamento fisico in barba a scatto e cambio di passo), ha perso alcune peculiarità di inizio carriera, che ora gli farebbero comodo. Lo abbiamo visto stanco morto gli ultimi due mesi di B, dopo aver compiuto un estenuante lavoro di raccordo tra centrocampo e attacco, causa apatia di Camoranesi e conclamata incapacità di Paro di creare gioco. Partendo da trequartista, rischia, non avendo lo scatto di una volta, di pagare dazio oltremisura alla freschezza atletica altrui. L'ipotesi estrema di sostituirlo con un fantasista puro (Diego?) comporterebbe per Trezeguet un isolamento ancora maggiore.
Senza dimenticare che la presenza contemporanea di Tiago e Almiron, giocatori più di qualità che di quantità, genererebbe uno sbilanciamento offensivo della squadra, troppo proiettata in avanti.
Insomma, se vogliamo trattenere Trezeguet ed evitare che Del Piero perda anni di vita, lasciamo da parte il 4-2-3-1.

sabato 23 giugno 2007

Una vita da bovino

Parlavano di Champions League, anzi, di 'Cemps Lig', per dirla alla maniera del presidentissimo, il vigile Urbano (Cairo).
Hanno acquistato, al momento, in vista della prossima stagione, Bjelanovic (un Vieri meno mobile e tecnico) e Zanetti dall'Ascoli, Corini (un anno e avrà i contributi necessari per la pensione e una vecchiaia serena) dal Palermo, Grella dal Parma e Ventola (quello che sta con Kartika, quella che faceva la pubblicità con il granchio porcello che le frega la parte superiore del costume).
Gli ultimi tre sono arrivati a parametro 0, tanto per dimostrare che Cairo è disposto a spendere per il suo Torino.
Un uomo dallo stile consolidato, il presidente granata, come dimostra la maglietta di dileggio dopo la mancata assegnazione degli Europei con conseguenti grosse complicazioni del progetto stadio per la Juve.

E come dimenticare l'esordio di De Biasi, mandato via l'anno scorso, prima dell'inizio della stagione, in malo modo con una telefonata in tarda serata. Motivazione: a Cairo non piace. Argomentazione oculata, evidente prodotto di una lunga e tormentata riflessione. Berlusconi? No, degno erede di Denti Marci.
Ah, non solo: lo sanno tutti, è l'ABC del buon presidente. Non chiamare a stagione in corso allenatori dalle idee tattiche ardite come Zeman e Zaccheroni. Indovinate chi ha sostituito De Biasi? Ma si, proprio lo Zac.
Finale già scritto, esonero, ritorno dell'ex tecnico (e torniamo sempre lì, il vigile Urbano è tirchio), salvezza sudatissima ottenuta grazie a risultati discutibili, come la vittoria all'Olimpico contro una Roma in disarmo.

Nuovo benservito a fine stagione, e l'arrivo di Novellino.

Come se il problema fosse il mister.
Quando hai in attacco Elvis 'segno-solo-se-non-serve' Abbruscato, Roberto 'sto-con-la-velina-ma-non-mi-chiedete-di-segnare' Stellone e Roberto 'bei-tempi-quando-facevo-gol-ma-allora-la-Loren-era-figa-e-senza-rughe' Muzzi, è dura la vita.
Rosina è giovane e talentuoso, ma non passa il pallone manco se gli puntano la 44 magnum dell'ispettore Callaghan alla tempia.

Senza dimenticare Oguro, avvistato in giro per Torino a vendere miniature contraffatte della Mole Antonelliana.
Certo, in rosa c'è pure un campione del mondo. Ecco, del mondo, specifichiamo, perchè trattasi di Simone Barone, due piedi, due ferri da stiro Philips.
Attacco disastroso, dicevamo, difatti a gennaio arrivano due difensori. Oddio, non è che là dietro, con 'Djalma Santos' Comotto e 'Beckembauer' Brevi si dormano sonni tranquilli. Sonni si, nel senso che il vizio diffuso è quello di dormire in campo.
Vengono acquistati un centrale e un terzino.
Il primo porta nel cognome i segni di un destino inconfutabile: Cesare Bovo. Bovo al Torino. Bovo ai Bovini. Un uomo, uno scioglilingua.
Il secondo è il leader incontrastato della discoteca 'Hollywood' di Milano, il cui punto di forza è la marcatura a uomo, cioè a donna, cioè a donne, cioè a starlette varie. Sto parlando di Francesco Coco.
Questo, e molto altro, basta aspettare, è il Torino, l'unica società fondata nel 2005 a festeggiare il centenario nel 2006.
Grazie per essere rimasti in A, dopo essere partiti con una penalizzazione l'anno scorso, iniziare a +6 fa alquanto piacere.

Good times bad times

Pieni poteri a Blanc.
Cabrini al posto di Tardelli nel CDA.
Cinquini in sostituzione di Bettega.

Ranieri manager all'inglese, come Ferguson per intenderci.
Questo lo scenario che pare delinearsi per la Juve post-Bettega.

La presenza di Tardelli nel CDA non è mai stata compresa del tutto, probabilmente lo stesso 'Schizzo' non ha esattamente capito cosa c'è stato a fare per un anno circa. I maliziosi potrebbero giustificare tale presenza fondamentalmente per due motivi, occupare una sedia ed avere uno stipendio garantito, oltre a quello di telecronista RAI. Fatto sta che gli attriti con Secco hanno comportato l'addio di uno degli eroi di Spagna '82, con tanto di ennesima dimostrazione dell'assenza di una strategia comunicativa accettabile.
Cabrini, al pari di Tardelli, è un uomo di campo che ha fatto la storia della Juve. Entrambi hanno avuto una carriera in panchina non proprio esaltante, soprattutto il 'Bell'Antonio' non ha mai ottenuto risultati di rilievo.
Figura di rappresentanza? Forse.

Sempre meglio di Montali, che non può nemmeno essere considerato un uomo immagine.

Peccato che uno dei simboli della Juventus, trasversale e punto d'incontro tra il vecchio e il nuovo, dopo aver camminato sul filo e agito nell'ombra per oltre un anno, si stato messo alla porta.

Al suo posto, forse, Oreste Cinquini, caldeggiato da Ranieri, professione direttore sportivo. Come Secco.

Se Bettega era un semplice consigliere di mercato, almeno sulla carta, e la sua figura costituiva una garanzia agli occhi degli interlocutori, l'ex DS legato al tecnico romano da esperienze comuni, è un personaggio ingombrante, abituato a rivestire un ruolo di primo piano sul mercato.
Data l'operazione di epurazione iniziata all'indomani dello scoppio del bubbone Farsopoli, con Moggi e Giraudo, e proseguita tra addii volontari (Capello) e non sino alla recente separazione con Bettega, non è da escludere che lo stesso Secco, nonostante l'ottimo mercato impostato per ora, rischi il posto.

Dai rumors emerge una certa confusione, con il potere concentrato in mani diverse, e si sa, troppi galli nel pollaio finiscono per litigare.

Quando si sente parlare di pieni poteri a Blanc, non è molto chiaro cosa si intenda. La gestione finanziaria della squadra è già in mano sua, e non ci sono dubbi sulle sue competenze in tal senso. Permangono forti perplessità sulle sue competenze calcistiche, magari può tenere lezioni per spiegare la differenza tra dritto e rovescio ai digiuni di tennis, di calcio non ne capisce molto, per sua stessa ammissione. Non sarebbe un problema, a meno che anch'egli non abbia voce in capitoli sul mercato, in quanto a valutazioni tecniche, e non economiche, dei futuri, papabili, bianconeri.

Ranieri, avendo allenato in Inghilterra, ha già esperienza come allenatore dalle ampie prospettive. Ha peraltro dimostrato buon fiuto nell'aver puntato e capacità per aver valorizzato Lampard.

Il problema è che sembrano essere in troppi.
Passi per un duopolio sul mercato Secco - Ranieri, anzi, è auspicabile che DS e tecnico lavorino in sinergia per costruire un gruppo importante.
Da evitare figure inopportune e troppo ingombranti.

La persona discreta che agiva nell'ombra, ottima soluzione per far crescere Secco, non c'è più.

Avere come collaboratore un collega con maggior esperienza nel medesimo ruolo potrebbe portare più guai che benefici, vedi consapevolezza di non godere di molta fiducia e diversità di vedute.
Il quadro è nebuloso.
Speriamo in una rapida schiarita, considerando che il periodo non è certo il più adatto per dare avvio a ribaltoni societari.

C'è un mercato da fare, una grandezza da riconquistare.
Datevi da fare.

Se il buongiorno si vede dal mattino...

Viviamo in un mondo frenetico.
Vorresti complimentarti con qualcuno, e puff!, in un attimo non lo trovi più. Messo da parte.

Questa la triste vicenda di Roberto Bettega.

La situazione impone però di non stare troppo a rimuginare, perchè il mercato ancora non è finito. Sino a questo momento, abbiamo ragione di ritenerci molto soddisfatti dell'operato di Secco & company.
Chiusa la parentesi DD, forse per l'eccessiva invadenza del procuratore del francese, è arrivato Ranieri, dopo aver tentato senza successo di convincere Lippi. La strategia comunicati ha lasciato, ancora una volta, a desiderare. Guardando però ai fatti, trattasi di un tecnico esperto e preparato, recente protagonista del miracolo Parma, bravo con i giovani. Il progetto pare calzargli a pennello.

Il primo colpo è stato però piazzato a gennaio, con il riscatto di Criscito per un valore complessivo di 7.5 milioni di euro comprensivo delle comproprietà di Masiello e Konko (esborso di 5.25 milioni). Scacciato, così, il rischio buste, e si sa, Preziosi, quando si tratta di mettere soldi in contenitori chiusi, buste o valigette che siano, non va tanto per il sottile.

Presi a parametro 0 i duttili Grygera e Salihamidzic, è stata poi la volta di Iaquinta. Tralasciando il fatto che il buon Cobolli lo ha presentato come un campione (in realtà è campione del mondo, stop), trattasi di un giocatore estremamente duttile e prezioso, serio professionista che accetta la panchina e garantisce un discreto bottino di gol, in grado di adattarsi a giocare sia con Trezeguet (o chi per lui) che con Del Piero. Il prezzo può far storcere il naso, 11.3 milioni non sono pochi, ma bisogna tener conto del pagamento rateale e soprattutto dell'interlocutore, Pozzo, abile ad alzare il valore di mercato dei propri giocatori. Non si vende Kroldrup (!) a 7.5 milioni (!!) per caso.

L'apertura delle buste ha sancito il ritorno a casa del promettentissimo Nocerino, uno dei centrocampisti più promettenti della nuova generazione, mentre sono stati sacrificato Boudiaski, Bentivoglio e Sculli. Ce ne faremo una ragione.

Torna anche Molinaro (2.5 milioni di euro), che prende il posto di Balzaretti, ceduto alla Fiorentina per 3.8 milioni di euro. Certamente non un fenomeno, il buon Federico, ma giocatore volenteroso e grintoso, uno di quelli che se ce l'hai ti affezioni, ma quando lo vendi non ti mangi le unghie dalla disperazione. Tra l'altro, aspetto molto importante, è stata realizzata una plusvalenza di 3.6 milioni.
Ancora fresco è il doppio colpo che ha di fatto sistemato la mediana.
Almiron, arrivato dall'Empoli per 9 milioni di euro, pagabili in tre comode rate, è uno dei giocatori più sottovalutati della Serie A. Perfetto per il 4-2-3-1, ha classe, personalità e una bella castagna da fuori. Eventuali contropartite probabilmente verranno definite con tutta probabilità ad inizio luglio per motivi di bilancio.
Tiago costituisce probabilmente il capolavoro di Secco&Bettega: 13 milioni da versare in due rate, la prima il 2 luglio di quest'anno, la seconda il 2 gennaio 2009. Trattasi di un centrocampista moderno, completo, bravo soprattutto in fase di costruzione e con una spiccata attitudine agli inserimenti offensivi.
Il Chelsea lo ha sbolognato troppo in fretta, Mourinho si è pentito dell'operazione, perchè il portoghese assicura qualità salvaguardando gli equilibri di squadra.
Non finisce qui, ovviamente.
Il bilancio non può che essere provvisorio.
Positivo, ma provvisorio.
Resta da sciogliere il nome del nuovo leader difensivo. Dopo un anno con Boumsong, probabile che qualsiasi scelta costituisca un deciso passo in avanti.
Serve, però, un campione. Sul mercato ce n'è uno: Gabriel Milito.
Costa 20 milioni, forse 25, l'offerta è ferma a 16.5. Anche il giocatore è fermo nelle sue intenzioni: o Juve, o niente. O meglio: vuole solo la Juve. Con un piccolo sforzo, verrà accontentato.
Le alternative, Pepe, Garay, Barzagli
e Meira, chi per un motivo, chi per un altro, non convincono del tutto, per quanto il brasiliano del Porto sia indicato dagli esperti come un grandissima promessa.
La conferma di Buffon è stata importantissima, sia dal punto di vista tecnico che dell'immagine, ma restano irrisolte alcune vicende interne a turbare il sonno dei tifosi juventini.
Le situazioni di Camoranesi e Trezeguet sono piuttosto intricate.
Sulla carta, quella del primo pareva essere di più facile soluzione. Guadagna 2.5 milioni, meno di Kovac (a proposito, ci siamo liberati del suo stipendio pesante, altro aspetto positivo), legittima la richiesta di aumento, per quanto la stagione non sia stata delle migliori. La rottura, però, pare vicina. Non è da escludere che nel progetto tattico di Ranieri non sia contemplata la presenza di un giocatore come l'italo-argentino, a favore di un'ala pura (Marchionni).
Trezeguet chiede il mantenimento dell'attuale stipendio, la Juve offre un nuovo contratto con decurtazione dell'ingaggio, da 4.5 a 3.5 milioni di euro. Si arriva alla rottura, resa palese dal deprecabile gesto del francese, autore di una piazzata degna di una sceneggiata napoletana. Lo strappo sembra ricucirsi. La società offre 4 milioni di euro, forse si troverà l'accordo.
Ecco una dimostrazione di forza. I dirigenti, consapevoli dello scarso mercato di cui gode attualmente Trezeguet, offrono il rinnovo al ribasso. Giocatore e procuratore fanno la voce grossa, salvo ridimensionarsi sensibilmente dopo aver vagliato le possibilità alternative. Forse pensavano che, dall'alto dei 140 gol realizzati, ci fosse la fila sotto casa. Errore, motivi tattici ed economici complicano eventuali interessamenti.
Il francese potrebbe restare, e Huntelaar rimanere ancora un anno all'Ajax per sbarcare a Torino nel 2008 assieme a Maduro. Non male come scenario.
Secco dovrà tra l'altro impegnarsi per piazzare i giocatori in esubero, tra elementi inadatti alla categoria e rientri per fine prestito. C'è tempo sino al 31 agosto, se ce l'ha fatta Corvino l'anno scorso con oltre 30 elementi da cedere, ce la farà pure il buon DS, che finora ha compiuto un ottimo lavoro.
La strada è ancora lunga, ma diamo ad Alessio ciò che è di Alessio. Aggiungiamo pure Roberto e Jean Claude, senza scordare il prezioso Sensibile. Un lavoro di squadra, che però ha perso il tassello più nascosto ma forse più importante.
Peccato, ma soprattutto, complimenti.
Nella speranza di poterli rinnovare spesso da qui al 31 agosto.

venerdì 22 giugno 2007

Pechino di rigore

Minimo risultato accettabile con il massimo sforzo possibile, anche a causa dell'ingenua espulsione di Giuseppe Rossi.
L'Under 21 di Casiraghi (sic) guadagna il pass per Pechino 2008 battendo ai rigori il Portogallo.
Ci si aspettava certamente di più che una qualificazione strappata allo spareggio.
Il modulo imposto da Casiraghi, il 4-1-4-1, ha lasciato troppo isolato Pazzini, con un centrocampo sbilanciato in avanti, senza dimenticare la riproposizione di un Andreolli in costante difficoltà e l'inversione tra il gladiatorio Chiellini e Criscito.
C'è molto da lavorare in vista delle Olimpiadi, in primis urge un esame di coscienza da parte dei tecnici (uno non bastava a far danni, grazie Albertini), altrimenti il rischio brutta figura sarà consistente.

Abbondanza in mezzo

Con gli acquisti di Almiron e Tiago, il cartello 'lavori in corso' relativo alla mediana può essere tranquillamente tolto. Per lo meno in riferimento alle operazioni in entrata.
Al momento, infatti, regna l'abbondanza. Il riscatto di Nocerino e i rientri per fine prestito di Blasi e Tacchinardi si aggiungono alle novità già citate e ai confermati, per ora, Giannichedda, Marchisio, Paro e Zanetti.
Il presunto regista di Asti dovrebbe approdare all'Empoli, la speranza è che, indipendentemente dalla destinazione, trovi una nuova sistemazione, per noi e per lui, che in provincia troverà la giusta dimensione.
Anche Giannichedda e Tacchinardi, che ormai hanno dato il meglio, verrano sbolognati. Con tutta probabilità anche Blasi, che potrebbe essere inserito in qualche scambio.
Ne restano cinque. Per quanti posti?
L'anno prossimo non disputeremo coppe europee, probabile che si opti per tenerne quattro. A quel punto, uno sarebbe di troppo.
Intoccabili, ovviamente, i neoacquisti Almiron e Tiago, restano in bilico Marchisio, Nocerino e Zanetti.
Il primo è stato autore di una grande stagione, dopo essersi guadagnato, in ritardo ma non per colpa sua, i gradi di titolare. E' stato un percorso in crescendo, vista la considerazione di Ranieri è probabile che tale progresso continui in casa.
Zanetti è un giocatore di sicuro affidamento, che firmò prima dello scoppio di Farsopoli ben sapendo di essere destinato alla panchina. In caso di permanenza, il suo destino sarà il medesimo.
Nocerino è probabilmente il più completo del lotto. Tampone, cuce e rilancia con efficacia e grinta, è diventato il trascinatore del Piacenza e dell'Under 21. Eppure, pare il maggior indiziato alla cessione.
Si parla di un interessamento bianconero per Quagliarella, e di un inserimento nell'operazione dello stesso ex piacentino, assieme a Paolucci.
Attenzione, però: il rapporto ormai molto stretto che Zanetti ha instaurato negli anni con l'infermeria potrebbe far desistere la società dall'ipotesi di cedere Nocerino.
In B abbiamo patito la penuria di giocatori in mezzo al campo, l'anno prossimo Ranieri potrebbe avere l'imbarazzo della scelta.
E potrebbe anche optare per un centrocampo a 3. Gli uomini ci sono, sta al mister metterli nella condizione migliore per far bene.

Non ti dimenticheremo, Roberto

Doveva essere il giorno di Almiron e Tiago. I due, come previsto, sono stati annunciati, ma la giornata è velata da un'atmosfera di tristezza.
Le strade di Roberto Bettega e della Juventus si dividono dopo 13 anni di fruttuosa collaborazione. Prima come vice presidente, membro meno appariscente della Triade che tante gioie ci ha regalato, poi, nell'anno della B, consulente di mercato a fianco del giovane DS Secco.
Il contratto di collaborazione, in scadenza il 30 giugno, non verrà rinnovato. Con lui, se ne va un altro pezzo di storia, alla quale il nuovo corso societario sembra voler voltare le spalle.
Bettega ha contribuito fattivamente alla conclusione delle operazioni di mercato in vista della prossima stagione, probabilmente con la consapovelezza che ogni affare poteva essere l'ultimo nella sua esperienza dirigenziale.
Accantonato, si dice, per far spazio a Cabrini, o comunque a qualcuno che non sia legato all'epopea moggiana.
L'operazione di 'pulizia' ha dunque trovato il suo culmine. Ormai l'ultimo anello di congiunzione in Corso Galileo Ferraris con il passato è rappresentato dal Direttore, Sportivo (l'unico Direttore sarà sempre e solo Luciano Moggi) Alessio Secco, la cui posizione, nonostante il brillante andamento della campagna acquisti, potrebbe essere rivista tra qualche tempo.
La bufera estiva non ne ha intaccato l'immagine, anzi, è uscito ferito negli affetti, visto che in una telefonata Moggi ne dileggia il figlio.
Ha accettato un brusco ridimensionamento, niente ufficio, niente auto aziendale, ha lavorato nell'ombra per amore della Vecchia Signora, eppure, con il suo carisma e la sua esperienza, ha aiutato Secco a districarsi in quella giungla che è il calciomercato.
Ha sopportato la dura ed ingiusta contestazione prima della sfida contro il Bologna.
Negli anni della Triade non era un semplice uomo immagine. E' stato presidente del G-14, il consiglio del calcio che conta, il che garantisce aggangi importanti. Ha partecipato ad importanti trattative di mercato, come quella che ha condotto Vieira a Torino.
L'ultima immagine di Bettega legata a Moggi e Giraudo è, però, struggente. Era il 7 maggio 2006, la Juve batte il Palermo, John Elkann scarica la Triade, Bettega piange. Non riesce a trattenersi come Moggi, sanno che la bufera è imminente. Roberto, uomo sensibile, con la Juve nel cuore e nell'anima, si lascia andare, e l'immagine di lui che con la mano sinistra tenta di mascherare le lacrime è rimasta nella mente dei tifosi bianconeri.
Impossibile dimenticare quei momenti.
Come non si possono scordare i 178 gol realizzati in maglia bianconera, il gol di tacco nella tana del Milan, il lungo stop causa tubercolosi, il rientro, più forte di prima, con la conquista della Nazionale, esperienza culminata con lo splendido gol nel Mondiale argentino proprio contro i padroni di casa e futuri campioni del Mondo, la dolorosa rinuncia a Spagna '82, maledetto fu quel terribile infortunio al ginocchio.
Tutto questo, evidentemente non è bastato. Cuore bianconero e competenza, niente a confronto dell'accostamento con la Triade, vero? Ha probabilmente pagato tutto ciò.
Come se aver fatto il bene della Juve sia una colpa. L'attuale dirigenza ne deve fare di strada, e ne dovrà mangiare di polvere prima di raggiungere i fasti di 12 anni indimenticabili. Bobby-gol poteva essere l'uomo giusto per facilitare il ritorno della Juve ai livelli che le competono.
Il suo amore per la Juve e le sue capacità dirigenziale non possono certo essere messe in ombra da un gruppo di dirigenti alle prime armi.
Che se lo mettano bene in testa, i dirigenti. Questo desiderio di rompere con il passato non è ben visto da una parte consistente del tifo bianconero. Più che rottura con il passato, parlerei di rottura, e basta. Di cosa, penso si intuisca.
Non ti dimenticheremo mai, Roberto, noi tifosi, che sappiamo benissimo che i presupposti per un futuro radioso stanno nel non ripudio di un passato molto importante, del quale tu sei stato parte importante, prima in pantaloncini a dare calci al pallone, poi dietro la scrivania.
Grazie di tutto, 'Cabeza Blanca'.

UFFICIALE: INGAGGIATI TIAGO E ALMIRON

DAL SITO UFFICIALE:
http://www.juventus.com/it/news/detail.aspx?lml_language_id=0&trs_id=1203000&ID=11539
Ingaggiati Almiron e Tiago

Forze nuove nel centrocampo della Juventus. La società bianconera ha ufficializzato un doppio acquisto: dall’Empoli arriva l’argentino Sergio Bernardo Almiron e dal Lione il portoghese Tiago Cardoso Mendes. Entrambi hanno firmato un contratto quinquennale fino al 2012.
Due ingaggi che permettono alla squadra (ma in particolare al reparto) di crescere sotto tutti gli aspetti: qualità, quantità, esperienza e apporto in zona gol.
Tiago Cardoso Mendes ha compiuto 26 anni lo scorso 2 maggio. Nativo di Viana do Castelo, è il quarto portoghese ad indossare la maglia bianconera dopo Rui Barros, Dimas e Paulo Sousa. Vanta un curriculum di tutto rispetto. Ha militato in club importanti, abituati a lottare per il vertice: Benfica, Chelsea e Lione, oltre alla nazionale portoghese. Nelle ultime tre stagioni, ha conquistato altrettanti titoli, uno in Inghilterra (con il connazionale Mourinho in panchina) e due in Francia. Ora è in Italia con la voglia di proseguire: “Sono qui per vincere altri titoli – sono state le prime parole dopo la firma. Sono felice della scelta. La Juventus è un grande club europeo, arrivarci era un sogno e ora l’ho realizzato”.
Chi invece il campionato italiano lo conosce molto bene è Almiron. A 27 anni (nato a Santa Fè l’8 novembre 1980), una fetta importante della sua vita l’ha passata nel nostro paese, dove è giunto nel 2001, ingaggiato dall’Udinese che lo prelevò giovanissimo dal Newell’s Old Boys. Udine e Verona sono state tappe per la sua crescita, fino alla consacrazione ad Empoli, dove ha contribuito (anche con i suoi gol, uno fatto a Buffon!) ad una promozione, ad una salvezza e ad una storica qualificazione alla Uefa. Ritrova Iaquinta e le sue prime parole assomigliano molto a quelle del compagno: “Sono qui per mostrare a tutti il mio valore, sono pronto ad affrontare ogni difficoltà. Ce la metterò tutta, come ho sempre fatto. E’ un nuovo punto di partenza della mia carriera, lo aspettavo da tempo”.

Benvenuti, ragazzi, fateci sognare!

giovedì 21 giugno 2007

Facciamoci sentire!

Egregio Signore,
-------------------Sono un tifoso juventino e le scrivo per esprimere il mio stato d'animo alla luce dei recenti accadimenti. Immagino che di e-mail ne avrà ricevute tantissime in queste ore, da tifosi di bandiere diverse. Ormai il livello di sopportazione ha oltrepassato il limite. Nelle ultime estati abbiamo assistito dapprima al processo ai danni del Genoa, già condannato prima dell'inizio dell'iter giudiziario, con tanto di bigliettini di dileggio verso la persona di Preziosi, successivamente, ed è una ferita che per un tifoso bianconero non si rimarginerà mai, alle vicende estive di Calciopoli, chiamata anche Moggiopoli da certi organi di stampa, come se Luciano Moggi fosse il male assoluto del pallone.
Uno degli aspetti che ha più infastidito il tifo juventino è senz'altro l'assegnazione dello scudetto 2005/2006 all'Inter, nonostante l'assenza di intercettazioni relative al suddetto campionato. Moratti e compagnia bella si sono riempiti la bocca di termini come "Scudetto dell'Onestà". Mi pare che, se provate i gravi sospetti gettati dal PM milanese Nocerino, i presupposti di onestà e pulizia per l'assegnazione del titolo vengano meno, indipendentemente dal rischio prescrizione.
L'esercizio di 'finanza creativa' atto ad avere i parametri finanziari per l'iscrizione al campionato costituirebbero un grave illecito. Campionato che, tra l'altro, come certamente saprà, ha visto i nerazzurri staccati di 15 punti dalla prima (ovviamente la Juventus), nonostante ciò, dopo anni di vacche magre, si sono potuti fregiare di un titolo arbitrariamente assegnato da Guido Rossi, ex membro del CDA della società di Moratti.
Se davvero le accuse venissero dimostrate, il primo passo dovrebbe essere la revoca dello scudetto all'Inter, in aggiunta alla retrocessione della squadra nella serie cadetta (o, come minimo, punti di penalizzazione).
Ciò che auspico, da tifoso e sportivo, non è un Calciopoli-Bis in casa interista. L'estate scorsa non è stata fatta giustizia, bensì c'è stato un processo (troppo) rapido, influenzato dalla pressione popolare e che, proprio per i tempi ristretti, ha impedito alle difese di organizzarsi in maniera efficace. Retrocessi senza che vi siano partite comprate e/o vendute (l'unico sospetto è relativo a Parma - Lecce, così ha detto Ruperto). La mia speranza è che finalmente si faccia giustizia. Sembra il minimo, ma nel mondo del calcio sarebbe già una novità.
Anche se è stato eretto un muro di omertà attorno alla vicenda (se anzichè Oriali fosse stato coinvolto Moggi fiumi d'inchiostro sarebbe stati sprecati), non dimentico i mesi di carcere convertiti in pena pecuniaria inflitti a Recoba e Oriali per la vicenda di 'Passaportopoli'. Sanzione ridicola dato il fatto commesso.
Casi del genere non si devono ripetere. Se pugno di ferro deve essere, che sia così con tutti, Inter compresa. Se Inter - Grosseto deve essere, così sia.
Altrimenti, il calcio sarà sempre un ambiente distante anni luce da quella solo presunta pulizia seguita all'allontanamento di Moggi.
Non 'due pesi, due misure', non sete di giustizialismo sommario, solo GIUSTIZIA.
Un saluto
Marco

mercoledì 20 giugno 2007

UFFICIALE: NOCERINO TORNA IN BIANCONERO

DAL SITO UFFICIALE:
http://www.juventus.com/it/news/detail.aspx?lml_language_id=0&trs_id=1203000&ID=11529

Nocerino torna in bianconero

Dopo Cristian Molinaro, un altro giovane talento italiano arriva alla Juventus. Si tratta di Antonio Nocerino, 22enne centrocampista campano – è nato a Napoli il 9 aprile 1985 - che in bianconero ha già militato nel settore giovanile (quattro anni dal 1999 al 2003) e che nell’ultima stagione si è messo in luce con il Piacenza (37 presenze e 6 gol) e con l’Under 21. Con la squadra di Casiraghi ha preso parte all’Europeo di categoria in corso di svolgimento in Olanda. Prima di arrivare in Emilia ha indossato le maglie di Avellino, Genoa, Catanzaro, Crotone e Messina (in Serie A).
La risoluzione della comproprietà di Nocerino è stata solo una delle tante operazione svolte in giornata dalla dirigenza bianconera, presente a Milano con il direttore sportivo Alessio Secco.
Oltre alle operazione riguardanti Molinaro e Balzaretti, si sono definite altre comproprietà:
Simone Bentivoglio: risolta la comproprietà a favore del Chievo Verona;
Viktor Boudianski: risolta la comproprietà a favore dell’Ascoli;
Matteo Cavagna e Stefano Dicuonzo: rinnovata la comproprietà con il Ravenna Calcio, neo-promossa in Serie B;
Andrea Gasbarroni: il Parma ha esercitato il suo diritto di opzione sul giocatore aggiudicandosene la proprietà;
Daniele Gastaldello: risolta la comproprietà a favore della Juventus che ha acquisito la totalità del cartellino del giocatore;
Douglas Ricardo Packer e Andrea Rossi: il Siena ha esercitato il suo diritto di opzione acquisendo la metà dei loro cartellini;
Giuseppe Sculli: il Genoa ha esercitato il suo diritto di opzione sul giocatore aggiudicandosene la proprietà;
Francesco Volpe: il Ravenna Calcio ha esercitato il suo diritto di opzione acquistando la metà del cartellino del giocatore.

Benvenuto, Antò!