domenica 24 giugno 2007

No al 4-2-3-1

Pur non avendo nulla contro Trezeguet, e al contempo non stravedendo per un giocatore con le sue caratteristiche, mi auguro di cuore che, in caso di sua conferma, non si ricorra al 4-2-3-1.
Lo stesso attaccante francese non ha fatto mistero di non gradire questa disposizione tattica.
Qualcuno potrebbe obiettare che Van Nistelrooy, l'attaccante che più ricorda David nel panorama internazionale, nel 4-2-3-1 del Real ha realizzato ben 25 reti, arrivando ad un passo dalla Scarpa d'Oro. A questo proposito, sono doverose alcune osservazioni:
- la Spagna è il paradiso degli attaccanti e il cimitero dei difensori. Gli spazi sono più larghi, e questo facilita il lavoro alle punte, le quali raggiungono bottini ragguardevoli pur non essendo fenomeni. Casi recenti, Milosevic, eroe a Saragozza, incompreso a Parma, e Oliveira, oggetto misterioso del Milan. Il percorso inverso compiuto da certi difensori ha portato a risultati allo stesso modo non esaltanti, vedi Samuel e Cannavaro, i quali, non sempre protetti adeguatamente, sono stati esposti a brutte figure, mettendoci però in proprio svarioni inusuali;
- nel Real nessun giocatore, a pare Ruud, ha superato i 10 gol;
- le qualità tecniche dei giocatori Blancos noi ce le sognamo. Non che rimpianga l'assenza in rosa di un circense come Robinho, però è chiaro che la presenza di elementi del calibro di Reyes, Robinho e il 'ripescato' Beckham, in grado di mettere in mezzo palloni importanti, è una manna dal cielo. Noi, Camoranesi e Del Piero a parte, non abbiamo giocatori tecnici e fantasiosi (che tra l'altro beneficerebbero di una punta che gioca più palla a terra). Il secondo non ha più il cambio di passo di una volta, tanto che egli stesso ha la necessità di giocare più vicino alla porta;
- Reyes è un'ala, così come Beckham, Robihno agisce sulla fascia per sfruttare qualità tecniche non indifferenti, e Raul o Higuain finiscono per affiancare l'olandese in avanti; spesso, insomma, il 4-2-3-1 non è altro che un 4-4-2 mascherato, modulo che tanto sta a cuore al tecnico friulano. Alla Juve l'unico esterno puro, che va sul fondo e cross, ed è dunque in grado di esaltare uno dei punti di forza di Trezeguet (il colpo di testa) è Marchionni, che tecnicamente non è certamente ai livelli dei suddetti calciatori del Real.
- Lo stesso Ruud, per quanto in fase di costruzione di gioco non sia molto attivo, riesce a dare un contributo maggiore di Trezeguet, il quale è ancora più devastante in area di rigore.
Anche la Nazionale francese utilizza questo modulo, e Trezeguet, tralasciando il fatto che al momento è escluso dalle scelte del discutibile Domenech, ai Mondiali ha passato più tempo seduto in panchina che in campo.
Modulo? 4-2-3-1. Centrocampo granitico, trio tutto tecnica e fantasia dietro l'unica punta Henry.
E' nota la non eccessiva simpatia che intercorre tra il nostro centravanti e il CT dei Blues. Ciò non toglie che ci siano dei presupposti tecnico-tattici a motivare la sua esclusione, e che i fatti abbiano dato ragione a Domenech, così come a Lippi che, escludendo spesso e volentieri Del Piero, ha portato a casa la Coppa del Mondo.
Ribery, Zidane, Malouda: due fantasisti e un esterno d'attacco. Elementi ideali per una punta tecnica, rapida e brava ad attaccare la profondità. Con tutto il rispetto per il buon Trezegol, non sono propriamente le sue caratteristiche. Piuttosto, è la descrizione di Henry. Poco male se quest'ultimo ha nel colpo di testa il proprio tallone d'Achille. Risultato? La punta ora al Barcellona titolare e grande protagonista, Trezeguet ricorderà il Mondiale solo per il rigore decisivo sbagliato contro l'Italia.
Fondamentalmente ci sono due prototipi di punte per il 4-2-3-1, un centravanti tecnico (Totti, che non a caso nasce trequartista) e uno che gioca spalle alla porta per far salire la squadra (Gilardino al Parma). C'è poi il mix perfetto, attaccante, in origine seconda punta, veloce, tecnico, grintoso, abile sia nello stretto che negli spazi larghi, in due parola, Wayne Rooney. Rimaniamo in Italia.
Trezeguet non è nè Totti, nè Gilardino. Le caratteristiche sono diverse. Palese questo con Totti, meno con il centravanti del Milan. Quest'ultimo ha dato il meglio a Parma, come unico riferimento offensivo, considerando la sua capacità di tener palla, spalle alla porta facendo salire la squadra.
David ha bisogno di avere accanto una punta che apre spazi e gli porta via uomini, oltre che fornirgli palloni importanti. Non a caso, con Ibrahimovic accanto, nel 2005/2006, è diventato capocannonieri. Grande coppia? No, almeno nell'occasione, solo grande Trezeguet, con il contributo dello svedese sotto porta assolutamente insufficiente.
Da solo, il francese, fatica, e lui è il primo a saperlo.
Anche Del Piero, tra l'altro, non gradisce una posizione più arretrata. C'è da capirlo, ha una certa età, e, in seguito all'infortunio, e allo sciagurato lavoro compiuto su di lui da Ventrone (potenziamento fisico in barba a scatto e cambio di passo), ha perso alcune peculiarità di inizio carriera, che ora gli farebbero comodo. Lo abbiamo visto stanco morto gli ultimi due mesi di B, dopo aver compiuto un estenuante lavoro di raccordo tra centrocampo e attacco, causa apatia di Camoranesi e conclamata incapacità di Paro di creare gioco. Partendo da trequartista, rischia, non avendo lo scatto di una volta, di pagare dazio oltremisura alla freschezza atletica altrui. L'ipotesi estrema di sostituirlo con un fantasista puro (Diego?) comporterebbe per Trezeguet un isolamento ancora maggiore.
Senza dimenticare che la presenza contemporanea di Tiago e Almiron, giocatori più di qualità che di quantità, genererebbe uno sbilanciamento offensivo della squadra, troppo proiettata in avanti.
Insomma, se vogliamo trattenere Trezeguet ed evitare che Del Piero perda anni di vita, lasciamo da parte il 4-2-3-1.

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