venerdì 31 agosto 2007

(I can't get no) Satisfaction

"I can't get no satisfaction
I can't get no satisfaction
'cause I try and I try and I try and I try
I can't get no, I can't get no"

The end, giù il sipario, l'Ata Quark Hotel di Milano pian piano si svuota.

Alle 19, il mercato si è ufficialmente chiuso.
Il colpo del giorno è stato l'atteso passato di Recoba al Torino, in prestito, a dimostrazione dello stato comatoso del mercato italiano.
Sull'altra sponda del Po, nessun segnale di vita.
Boumsong resta in bianconero, dall'alto del ricchissimo quadriennale firmato un anno fa, eredità del due Deschamps-Werth.
Lo scorso anno, conoscemmo l'onta della B, con il tacito consenso della proprietà.
Nel 2004, arrivarono addirittura Cannavaro, bistrattato e scartato dall'Inter, in cambio di Carini, e il ribelle di talento Ibrahimovic; entrambi, destinati a diventare punti di forza dell'armata capelliana.
Attendere un colpo proprio al fotofinish era più che altro una speranza autoindotta, vista la chisura totale di Blanc, Cobolli e Secco, i Qui, Quo, Qua, o, per meglio dire, i quaquaraqua del nuovo corso juventino.
Serpeggia un senso di incompiutezza e insoddisfazione comune a parte del tifo bianconero.
I tre campioni promessi non si son visti, come prevedibile. Ulteriore esempio di promessa non mantenuta da questa dirigenza tafazziana.
La linea verde, prima coccolata poi messa da parte. Mentre i vari Antunes, Hable e Mazuch sono approdati altrove, Criscito è rimasto a lungo in bilico tra Juve e Genoa, Nocerino ha fatto retromarcia all'altezza di Firenze Sud, con conseguente prestito di Marchisio all'Empoli, stessa destinazione e formula per Giovinco. L'unico intoccabile, il più scarso, 'Roberto Bolle' Palladino.
Dall'alto della ricca ricapitalizzazione, solo pochi club in Europa avrebbero dovuto investire quanto noi. Parte di quei 50 e passa milioni destinati al mercato sono rimasti in cassa, il resto è stato utilizzato per innesti discutibili.
Sia Andrade che Tiago sono seconde scelte, le prime, Milito e Frings, sono sfumate per motivi diversi.
Proprio l'ex Lione è l'oggetto misterioso della campagna acquisti, e pur essendo colui che più si avvicina all'idea di campione, paradossalmente è l'investimento peggiore.
Bloccato da tempo Almiron, conclamata l'idea di dare un gioco alla squadra con l'arrivo di un regista, restano misteriosi i motivi che hanno spinto a prendere un incursore anzichè un mediano da affiancarli.
E' un acquisto da Inter, collezionista di gioielli fini a se stessi.
Fretta, errore tecnico o quant'altro, perso Frings e bocciato Sissoko, la strada da percorrere era un'altra.
Il campo, non a caso, ha confermato l'inamovibilità di Zanetti, salvo (frequenti) problemi fisici.
A proposito di paradossi, in un paio di reparti, portieri e attaccanti, erano più forti lo scorso anno.
Aggiungere l'assenza di un ricambio adeguato per i centrali difensivi titolari, una spruzzatina di 'speriamo che a Buffon non venga il mal di schiena', una manciata di 'AAA vice Trezeguet cercasi', mescolare bene, ed ecco la collezione estate della Juve 2007/2008.
Per fortuna, poi, ci sono i 'samurai' Buffon, Camoranesi, Nedved, Del Piero e Trezeguet, giovani del calibro di Criscito e Nocerino, nuovi di qualità e sostanza come Almiron e Iaquinta, tutta gente che ha gli occhi di tigre e tanta voglia di mettersi in mostra, con motivazioni diverse ma obiettivo comune: vincere.
Nonostante il mercato deficitario, un posto in Champions è tranquillamente alla portata dell'affamata truppa di Ranieri, anche alla luce della lacune avversarie.
In caso contrario (siete autorizzati a toccarvi)... meglio non pensarci.
Tra rabbia e sofferenza, abbiamo già dato. Evitiamo almeno di farci premature seghe mentali.

The final countdown

Il tempo stringe, ormai ci siamo quasi.
Alle 19, chiuderà i battenti il calciomercato estivo.
Certamente non si arresterà la ridda di voci e polemiche in attesa della finestra di gennaio, quando le società potranno colmare le lacune evidenziate nei primi mesi di campionato.
Esattamente 1 anno fa, per qualcuno, moriva la Juventus.
In realtà, la Vecchia Signora non perirà mai, ma la ferita del 31 agosto 2006, con la supina accettazione dell'espiazione di colpe non meglio definite con la retrocessione in B, difficilmente si rimarginerà.
Guardando il presente con la retrospettiva del dramma di un anno fa, si può sorridere.
Meno, ripensando a quello che doveva essere e non è stato.
Una fiammella di speranza resta accesa, ma va consumandosi man mano che passano i minuti e lo stop alle operazioni si avvicina.
Il mercato della Juve pare veramente chiuso, come anticipato da Secco, allievo di Moggi ma sincero al contrario del maestro.
Boumsong è ancora bianconero, e le varie pretendenti sono state scartate una dopo l'altra. Forte di un ingaggio principesco, preferisce restare, mentre la società non ci sente proprio quando si parla di prestito. Dopo lo sciagurato investimento caldeggiato da Deschamps, l'obiettivo è veder rientrare in cassa almeno parte di quei 4.8 milioni versati al Newcastle, ancora sorpreso per cotanta grazia.
Tutto qui, non sembrano esserci in ballo altri affari.
I tre campioni promessi restano utopia. Prevedibile, del resto, viste le contingenze. Lampard e Ribery sono stati solamente sogni di mezza estate. Alla luce di ciò, altro errore di comunicazione di una società poco in linea con le esigenze di un pubblico che non vuole più essere illuso e tradito.
Dovevamo essere una delle società in Europa ad investire più liquidi sul mercato, ma i conti non tornano.
Parte di quei 50 milioni circa della ricapitalizzazione destinati alla campagna acquisti sono rimasti in cassa.
Altri non sono stati spesi al meglio.
Decisamente evitabile l'acquisto di Tiago, spacciato per spalla di Almiron fino alla manifesta incompatibilità dei due che ha relegato il portoghese in panca.
Comprare un incursore per utilizzarlo da mediano a fianco del regista bloccato da tempo (l'ex empolese, appunto) in un 4-4-2 classico è un grave errore di valutazione. Imprescindibile la presenza di un vero mediano, che sia Nocerino o Zanetti.
Il portoghese, non a caso, costituisce un ripiego dopo il niet di Frings, preoccupato più che altro di strappare un ingaggio maggior al Werder, e la bocciatura di Sissoko.
Stesso dicasi di Andrade, acquistato dopo il naufragio dell'operazione Milito.
Quest'ultimo, assieme ad Huntelaar, era l'unico giocatore davvero importante (campione è un termine eccessivo) appetibile per la Juventus.
Il gioco al rialzo di Iglesias e la scarsa celerità nel concludere dei nostri hanno fatto saltare il banco.
Un vice Trezeguet non avrebbe fatto schifo a nessuno, visto che Iaquinta pare destinato a giocarsela con Del Piero, mentre Palladino non da segni di vita, incamminandosi verso una carriera da incompiuto.
Soprattutto, a mancare è un ricambio difensivo di livello.
Che la salute assista Andrade e Criscito, altrimenti sono cavoli amari.
C'è sempre il mercato di riparazione, a gennaio, ma potrebbe già essere troppo tardi.

giovedì 30 agosto 2007

No excuse

Caro Roberto, dove eravamo rimasti l'anno scorso? Già, a San Siro, all'amara vittoria per 3-1 contro la Roma.
Risultato assolutamente inutile, alla luce del tennistico 6-2 subito all'Olimpico dai giallorossi in versione Federer.
Ci siamo ritrovati, ancora a Milano, ancora contro la banda Spalletti. Sconfitta per 1-0, rigore di De Rossi, niente Supercoppa, sarà per un'altra volta.
Il tecnico in conferenza stampa accenna ad un "è stato meglio così", guai a montarsi la testa dopo la sbornia di successi inanellati l'anno scorso.
All'esordio casalingo in campionato, l'Udinese agguanta il pareggio proprio nel recupero con un'autorete di Cordoba, che insacca alle spalle di Toldo, subentrato al pessimo Cruz a seguito dell'espulsione di Julio Cesar.
Faceva troppo caldo e la stazza fisica di certi uomini richiede tempo per vederli al massimo della forma. Notoriamente gente come Chivu, Maxwell, Figo, Stankovic, dall'alto dei loro 200cmX90kg necessitano di un paio di mesi per risultare davvero incisivi.
Ieri sera, l'ultima perla. Un Barcellona scatenato, nella sfida valevole per il trofeo 'Gamper', rifila 5 sonore pere agli Onesti.
Sembrava di vedere la classica sfida infrasettimanale, tra il grande club e i timidi dilettanti locali.
Non fosse stato per le parate di Toldo, ci voleva il pallottoliere.
I fenomeni blaugrana, con Giovani Dos Santos in grandissimo spolvero, infilano la difesa di burro interista. Rivas si dimostra eccellente wrestler, mentre Chivu rivive la serata di Manchester, dimostrandosi lento e falloso. Colpa del fisico, ovvio.
Partita senza storia, addirittura Henry nella ripresa avrebbe chiesto ai compagni di non infierire.
Per la cronaca, i marcatori sono Ronaldinho su rigore, Dos Santos dopo un bel numero in area di rigore, Tourè con un bolide da fuori, Iniesta che si infila tra due interisti dopo una splendida azione di Messi, e, dulcis in fundo, Motta di testa su azione d'angolo. Ce n'è per tutti i gusti.
Questa volta, all'assortimento di motivazioni addotte dal tecnico più mechato del pianeta si aggiunge l'età media della squadra. Inter B, molti giovani in campo.
Nel primo tempo, terminato sul 3-0, ha giocato il neoacquisto Pelè, sostituito poi da Filkor, nazionale ungherese. Successivamente sono entrati Maaroufi, Balotelli ("Il Milan ha preso Pato? Noi abbiamo Balotelli", Moratti dixit), il giovane 31enne Recoba, Alfonso e Fatic, ancora sul 4-0. Hanno partecipato alla disfatta, a risultato ormai acquisito e congelato, pure Pedrelli e Filippini.
Non c'è dubbio, ha ragione ancora una volta lui, "'L'UOMO CHE VINCE SEMPRE".
Come faremo senza di lui? Moratti, facci un favore, prolungagli il contratto, perchè il calcio italiano ha bisogno del Mancio, della sua isteria, delle sue innovative e sagaci scelte tattiche e delle sue conferenze stampa.
A proposito, il trofeo 'Gamper' se l'è aggiudicato solo una squadra italiana è la Juve, nel 2005, ai rigori dopo il 2-2 dei tempi regolamentari.
Moggi: non così!

mercoledì 29 agosto 2007

Parma grattugiato, avanza la Juve

Nel terzo turno di Coppa Italia, la Juve piega il Parma per 3-1, grazie alle reti di Molinaro, Almiron e Salihamidzic.
Avete capito bene, Molinaro, Almiron e Salihamidzic, non è uno scherzo.
Ranieri, il grande ex, evidentemente è ancora legato al Parma, e lo dimostra schierando una formazione sconclusionata in mezzo al campo, dove propone la strana coppia Almiron e Tiago, con ai lati il Brazzo e Nocerino. In difesa, le assenza di Grygera e Criscito costringono il tecnico ad inserire Legrottaglie a fianco del mastino Andrade. La coppia d'attacco è quella che ha steso il Livorno, Iaquinta - Trezeguet.
Nel primo tempo, i parmigiani hanno fatto meglio di una Juve contratta e rinunciataria, prendendo possesso del centrocampo.
Almiron sbaglia troppo, rischiando il patatrac con un retropassaggio alla Bogarde sventato in angolo da un attento Andrade dopo appena 8 minuti. La punizione vincente non cancella i troppi errori in costruzione.
Tiago, ne abbiamo avuto la conferma stasera, è vittima dalla 'sindrome di Paro'. Lezioso, compassato e timido, si accende ad intermittenza con qualche pregevole verticalizzazione. Troppo poco per colui che, da colpo di mercato, si è trasformato in oggetto misterioso.
Inutile negarlo, lui e l'ex empolese insieme non quagliano. Timido il primo, anarchico tatticamente l'altro. Urge elisir di eterna giovinezza per Zanetti.

Nocerino è un pesce fuor d'acqua sulla fascia. Quando Ranieri lo inverte, al 37°, con Salihamidzic dirottandolo a destra, la situazione non cambia. Il suo posto è in mezzo al campo.
Le due punte dimostrano buon sincronismo nei movimenti, grazie alla generosità del veloce Iaquinta, abile nel dar profondità alla squadra, e al solito Trezeguet, tanto avulso dal gioco quanto pericolosissimo ad ogni pallone toccato.
Buone nuove dal pacchetto arretrato. Andrade fa un passo in avanti, ma è soprattutto Legrottaglie a non sbagliare nulla. La presenza del talentuoso ma acerbo Paponi al centro dell'attacco avversario agevola non poco il compito dei due, ma questo passa il convento, dovremo, ahimè, accontentarci.
Proprio Nicola si infortuna in chiusura di primo tempo e viene sostituto da Boumsong.
Panico, per fortuna la pochezza avversaria rende indolore il cambio.
Nella seconda metà di partita, la Juve prende coraggio, e va in vantaggio con un colpo di testa dell'insospettabile Molinaro, appena entrato in luogo del deludente Nocerino, su cross dalla sinistra di Chiellini. E' stato un remake di una scena simile vista a Pescara l'anno scorso, protagonista Birindelli.
Di Carlo corre ai ripari, inserendo Morfeo e Budan per Tombesi e Paponi, regalando fantasia e peso alla squadra. Proprio il fantasista offre un pallone importante a Parravicini che costringe Buffon a respingere di piede.
La punizione di Almiron, che batte con un siluro il non irreprensibile Pavarini, sembra chiudere i conti.
Un minuto dopo, Zebina spinge da dietro Budan, l'arbitro fischia il rigore, trasformato da Castellini. E' il 74°, partita riaperta.
Fino all'83°, quando il tiro da fuori di Salihamidzic (generoso, ma piedi degni dello sponsor New Holland) viene deviato da un difensore alle spalle di Pavarini.
1-3, giù il sipario, qualificazione in tasca.
Potevano pure essere quattro, ma il pallone buono capita alla persona sbagliata, Palladino, subentrato a Iaquinta.
Più che la forza degli ospiti, è l'eccessiva leggerezza dell'undici di Di Carlo a far pendere l'ago della bilancia verso i bianconeri.
L'ex condottiero del Mantova ha comunque disposto bene la squadra, considerando l'assenza di ali, chiamando i suoi al raddoppio sistematico su Iaquinta, ben sapendo di complicare la vita, così facendo, pure a Trezeguet, vista anche l'abulia di Almiron e Tiago. Paponi è un diamante da sgrezzare, ancora non può reggere il peso dell'attacco.
Guardiamo comunque il bicchiere mezzo piano, meglio vincere, pur demeritando, contro il Parma che andare in Spagna per essere presi a pallate dal Barcellona.

LE PAGELLE:
Buffon 6 - Bravo su Parravicini.
Zebina 5.5 - Regala qualche brivido, un po' ingenuo nell'azione del rigore.
Andrade 6.5 - Attento, anche perchè marca il nulla.
Legrottaglie 6.5 - Idem come sopra, si fa male di nuovo. Campione di sfortuna (Boumsong 6 - Non commette errori marchiani, per lui è già tanto).
CHIELLINI 6.5 - Si conferma su buoni livelli dopo la vigorosa prova di Livorno.
Salihamidzic 6 - Generoso, fortunato e tecnicamente modesto.
Almiron 5.5 - La rete non cancella i troppi errori in impostazione.
Tiago 5 - Chiamate "Chi l'ha visto?".
Nocerino 5 - Si perde sulla fascia (Molinaro 6.5 - Gol da centravanti).
Iaquinta 6 - Fa il suo, non è Del Piero ma da profondità alla squadra (Palladino 5 - Cosa ha sbagliato?!).
Trezeguet 5.5 - Quando tocca palla è un pericolo costante. Quando la tocca...

Ranieri 6 - Deve capire che quei due in mezzo non ci possono stare, e Nocerino è un centrale. Provvidenziale l'innesto di Molinaro.

Parma: Pavarini 5.5, Coly 6.5, Paci 5.5, Couto 5.5, Castellini 6; Parravicini 5.5, Dessena 5.5, Morrone 6, Tombesi 5.5 (Morfeo 6); Reginaldo 5.5, Paponi 5 (Budan 6). All.: Di Carlo 6.

Arbitro, Bergonzi 5.5 - qualche dubbio sul rigore per il Parma.
Assistenti, Maggiani 6, Pirondini 6.

martedì 28 agosto 2007

Riposa In Pace Antonio

Siviglia in lutto, è morto Puerta
Un grave lutto colpisce il Siviglia. Non ce l'ha fatta Antonio Puerta che oggi pomeriggio è deceduto presso l'Ospedale Virgen del Rojo di Siviglia dove era ricoverato da sabato.
Il 22enne esterno sinistro della Nazionale spagnola era stramazzato al suolo, durante la gara di campionato contro il Getafe di sabato scorso. Colpito da più arresti cardiocircolatori il fisico del difensore non ha retto.
Il grave lutto che ha colpito il club andaluso potrebbe far rinviare la finale di Supercoppa Europea tra Milan e Siviglia, in programma venerdì sera a Monaco.
La società rossonera, con un comunicato pubblicato sul suo sito ufficiale, ha espresso il proprio cordoglio per la morte del giocatore e si è detta pronta ad adeguarsi alle decisioni che la Uefa prenderà nelle prossime ore in vista della Supercoppa.
Intanto la Uefa ha deciso di sospendere il match tra Siviglia e Aek Atene, in programma questa sera e valida come ritorno del terzo turno preliminare di Champions League.
(http://sports.alice.it/it/cmc/calcio/200735/cmc_112908.html)

CONDOGLIANZE ALLA FAMIGLIA, AL SIVIGLIA E AI SUOI TIFOSI.
REST IN PEACE ANTONIO.

Creep

Non solo Materazzi.
Un altro protagonista annunciato della supersfida tra Italia e Francia sarà costretto a dare forfait.
Raymond Domenech, CT dei transalpini, è stato squalificato dalla UEFA per un turno, e pagherà una multa di 6000 euro, a seguito delle accuse lanciate al calcio italiano, poi parzialmente ritrattate.
Personaggio discutibile, di lui si dice che per fare le formazioni si serva dell'oroscopo.
Trezeguet non lo sopporta, come lui buona parte dell'opinione pubblica.
Diciamolo, un gatto attaccato ai maroni è più simpatico di lui.
Mancini no, ora non esageriamo.
Le frasi sconnesse, pronunciate da un uomo sull'orlo di una crisi di nervi che vive su un filo pronto a spezzarsi al primo pesante insuccesso, hanno adirato Tardelli, generando un clamoroso effetto domino nel tifo bianconero, d'accordo con l'ex membro del CDA come mai era accaduto prima. A parte quando si dimise, of course.
Un applauso a Platini, che ha dato seguito alle promesse, fatto inusuale ai piani alti.
Il presidente della FIFA aveva garantito pugno di ferro, e la UEFA ha seguito i dettami del nuovo capo del calcio.
Certo, la multa poteva e doveva essere più pesante, ma il principio è stato applicato, se non altro.
Ora, però, l'ultimo passo.
Le Roi, facci un favore.
Squalifica pure Donadoni.
Motivo? Qualsiasi, l'importante è che se ne stia alla larga da San Siro l'8 settembre.
L'Italia, con lui diventata Italietta e messa alle corde dalla modesta Ungheria, è già decimata di suo, ci manca solo il CT con i suoi aborti calcistici. Ultimi esempi, Aquilani e Pirlo insieme nel centrocampo a 3, con conseguente sbilanciamento della squadra che espone il fianco al contropiede avversario e Del Piero esterno d'attacco a portar la croce.
Barzagli titolare basta e avanza, i brividi sono assicurati in quantità industriale.
Non riuscendo, da italiano, a desiderare un flop italiano pur di vedere Donadoni allontanato in malo modo, l'unica speranza è un regalo dall'alto, nel senso di poteri forti.
Certamente, il tecnico è nell'occhio del ciclone e, come il collega d'oltralpe, è inviso a molti.
A favore di Domenech, se non altro, propende il risultato ottenuto ai Mondiali 2006, mentre l'ex ala milanista è arrivato sulla panchina azzurra fresco di esonero dal Livorno di Spinelli, per quanto discutibile.
Per quanto sgradevoli e assolutamente ingiustificate, le accuse del tecnico più ciglia munito del pianeta, se lette nell'ottica giusta, trovano purtroppo riscontro. Non ci sono partite comprate, nemmeno da Moggi, che se ne dica, ma il nepotismo e le amicizie trovano terreno fertile in un terreno affatto bonificato l'estate scorsa. Donadoni e Casiraghi ne sono la conferma.
Non c'è aria di ribaltone, sconsigliabile al momento anche per l'assenza di alternative percorribili (Capello e Lippi sono in altre faccende affaccendati e non paiono interessati).
A questo punto, che la UEFA sia con noi.

lunedì 27 agosto 2007

Invincible

Quale mese fa, il settimanale Sport Week, abbinato il sabato alla Gazzetta dello Sport, sbattè in prima pagina il faccione lampadato, tirato e poco espressivo di Roberto Mancini, con tanto di titolone che oggi risulta irridente: "L'UOMO CHE VINCE SEMPRE".
Roba da spanciarsi, anche alla luce del lungo sottotitolo, che mette in bella evidenza i DUE SCUDETTI che il Mancio ha portato all'Inter. Povero Guido Rossi, si sarà offeso, non l'hanno nemmeno menzionato.
Questione di giorni (che tempismo!) e gli Onesti rimediano un'epocale scoppola all'Olimpico di Roma, uscendo sconfitti per 6-2. Il contemporaneo svolgimento degli Internazionali di Tennis al Foro Italico non fanno altro che aumentare i risvolti comici dell'ennesima Caporetto interista.
Un'estate non può cancellare le vecchie abitudini, se non si ha più un ex membro del CDA a capo della FIGC, ed agosto si restituisce la solita, pazza, Inter. Sconfitta senza appello in Supercoppa, ancora contro la banda di Spalletti, e pareggio interno contro l'Udinese.
In fondo, meglio così, non sia mai che qualche nerazzurro si possa montare la testa.
Brutta bestia l'abitudine alla vittoria.
Mancio lo sa, e previene il problema con chirurgica tempestività.
Contro i capitolini, schiera ben 4 centrali in difesa, con lo spaesato Burdisso in brodo di giuggiole di fronte a Totti e la squadra tutta incapace di creare seri grattacapi a Doni.
Per non farsi mancar nulla, all'esordio in campionato tiene fuori Crespo e Suazo per dar spazio al febbricitante Cruz, autore di errori degni del rammaro Pancev. In panchina anche Chivu, annunciato in pompa magna dopo una trattativa estenuante, ma rimasto ai margini nonostante l'assenza di Materazzi.
Una volta espulso Julio Cesar, dopo aver sostituito l'impalpabile giardiniere, il lampo di genio: fuori Figo, dentro Suazo, per sfruttarne la velocità in contropiede. Poco importa se la squadra fosse in vantaggio, stesse soffrendo e l'honduregno avesse pagato dei movimenti sgraditi al tecnico con l'esclusione dall'undici iniziale. In pieno recupero, il patatrac, come quello di Suazo contro i cartelloni pubblicitari, unico, tangibile, segno di vita dell'ex cagliaritano.
No problem, è caldo, la scusa è servita.
D'altronde, Udine dista meno km dal mare rispetto a Milano, l'allenatore si chiama Marino (rimanda a mare, abbronzatura, caldo), quindi sono più abituati alle alte temperature.
E' di oggi un'altra sc... motivazione allo scialbo pareggio interno. L'Inter è una squadra fisica, impiega più tempo ad entrare in condizione. Come noto, giocatori come Maxwell, Dacourt, 'Sciagura' Zanetti e Stankovic puntano tutto sullo strapotere fisico. Ci sarebbe pure il gigantesco Ibrahimovic, migliore in campo nonostante la stazza, ma vabbè, sono particolari.
Altro particolare, la muscolare Juve di Capello, due anni or sono, inanellò 10 vittorie consecutive in campionato. A fine stagione, l'Inter pagherà 15 punti di distacco dall'armata bianconera.
Ah no, scusate, dimenticavo, è colpa di Moggi.
In condizioni normali, Mancini vince sempre, inoltre è l'anno dell'Inter, come da 12 estati a questa parte.
Se le speranze maturate sotto l'ombrellone non si sono concretizzate, cari interisti, prendetevela con quel cattivone di Lucky Luciano.

domenica 26 agosto 2007

Jump

Può sembrare assurdo muovere critiche ad una squadra che ha asfaltato l'avversario con un inequivocabile 5-1. Eppure...
Il risultato è figlio, oltre che della forza della Juve e dei suoi solisti, dell'inconsistenza di uno sparring partner decimato e con alcuni uomini chiave in palese ritardo di condizione.
Le pecche nella prestazione della Vecchia Signora ci sono, e dovrebbero far riflettere la dirigenza, colpevole di un mercato deficitario.
A parte l'ormai palese incompatibilità tattica tra Almiron e Tiago, a destare perplessità è il reparto difensivo, soprattutto nei due centrali.
La nostra fortuna è stata l'assoluta inconsistenza delle punte avversarie, con Tavano ancora sovrappeso e Rossini, dimostratosi uno dei peggiori attaccanti della A, abile solo nel gioco di sponda ma nullo sottoporta.
Proprio le palle alte sono il tallone d'Achille dei due centrali.
Andrade è ancora troppo irruento ed impreciso, autore di improbabili rilanci nel primo tempo, e dopo l'infortunio sembra aver perso qualcosa nello stacco.
Criscito, piedi buoni e personalità da vendere, ha due pecche. La prima è che porta troppo palla, eredità questa della stagione vissuta a Genova nella difesa a 3. L'altra è la sofferenza quando si tratta di controllare il centravanti avversario spalle alla porta. Se questi trova l'appoggio sul corpo di Domenico, può facilmente aggirarlo sfruttando una maggior prestanza fisica. Finchè la prima punta è uno tra Rossini e Tristan, poco male, con Ibrahimovic e Totti la storia sarebbe diversa.
All'ex genoano servirebbe un mese di lavoro intensivo con Ventrone, il 'marine' oggi sotto contratto proprio per il Livorno, per metter su qualche chilo in tempi brevi.
Sono lontani i tempi della Juve di Capello, che poteva contare su giganti del calibro di Thuram, Vieira ed Ibrahimovic, senza dimenticare il poderoso stacco di Cannavaro.
Paradossalmente, lo scorso anno, avevamo più centimetri al centro della difesa, con Boumsong e Chiellini. Il problema era un altro, visto che il francese marcava la propria ombra o i compagni anzichè l'avversario di turno.
Per ovviare al problema, servirebbe come il pane un marcatore arcigno, alto, massiccio e forte di testa.
E' l'identikit di Meira, ma anche di Zapata, bravo oggi contro Ibrahimovic.
Il primo ha il vantaggio di essere più esperto e conoscere bene il connazionale Andrade, l'altro invece è più giovane e ha ovviamente maggiori margini di miglioramento.
Sono obiettivi costosi, ma il loro contributo tecnico sarebbe importante.
Difensori a buon mercato, vuoi per il cartellino, vuoi per l'ingaggio, non ce ne sono, si rende necessario un investimento, possibile grazie al tesoretto che comprende soldi incassati con le cessione e avanzati dalla campagna acquisti.
Basterebbe un raffreddore per uno dei due centrali a creare problemi al mister, costretto ad adattare uno tra Chiellini, Grygera e Zebina. Quest'ultimo, grazie alle doti aeree potrebbe riguadagnare posizioni come terzino.
I due centrali di riserva, Boumsong e Legrottaglie, godono di scarso credito agli occhi di Ranieri. Comprensibile, visto che il prode Bum Bum non perde occasione per dare cattiva prova di sè (vedi colossale dormita in Nazionale B).
Secco, se ci sei, batti un colpo.
Anzi, fai un colpo. In difesa.

1° giornata: posticipo e classifica

Posticipo: Palermo - Roma 0-2
Show degli uomini di Spalletti, che ammutoliscono il Renzo Barbera dopo appena 4 minuti con il gol di Mexes, abile a sfruttare un tiro-cross di Giuly. Raddoppia al 27° Aquilani con una bomba dai 30 metri che sorprende Fontana. I giallorossi fanno la partita, e nella ripresa, nonostante la reazione del Palermo, ringalluzzito dagli innesti di Bresciano e Cavani, riesce a resistere, e anzi si rende pericolosa in più occasioni. Per i rosaneri, una grande occasione con lo stesso Cavani sventata ottimamente da Doni.

Classifica:
JUVENTUS*, Milan, Roma, Fiorentina, Cagliari, Sampdoria 3
Lazio, Torino, Catania, Parma, Atalanta, Reggina, Inter, Udinese 1
Siena, Empoli, Napoli, Palermo, Genoa, Livorno 0

* 77 giornate consecutive in testa alla Serie A.

Fattore C


La A inizia all'insegna del 'Fattore C'.

Calcio vero, finalmente, dopo un anno di pausa a seguito delle note vicende dell'estate 2006.
Calci, chiedere all'esordiente Mimmo Di Carlo per maggiori informazioni.
Caldo, torrido pressochè ovunque.
C..., ehm, fortuna, chi ce l'ha e chi no.
Ne ha avuta, un po', la Juventus ieri sera, senza che questo abbia comunque viziato eccessivamente la vittoria assolutamente meritata contro un mediocre Livorno.
Al contrario, la Lazio ha un conto aperto con la sfiga. Non bastavano le indisponibilità di Stendardo e Siviglia, nel primo tempo si sono infortunati pure Kolarov e Diakite (per lui, frattura scomposta della tibia, auguri). Al posto del bielorusso, è entrato Scaloni, appena in tempo per regalare a Rosina il pallone del vantaggio. Giornata caratterizzata dagli infortuni, vittima pure Grella, e da difese molto allegre, gol a grappoli e spettacolo.
Oggi pomeriggio, l'Inter, attesa alla prova del nove contro la bestia nera Udinese, va in vantaggio con Stankovic, imbeccato da una magia di Ibrahimovic. Cruz si traveste da Adriano e sbaglia tutto, Julio Cesar sfarfalla fuori area e si fa espellere. Al 91°, arriva la doccia fredda nel caldo torrido di San Siro. Cordoba indirizza verso il povero Toldo una spizzata di Mesto, e fissa il risultato sull'1-1.
Ovviamente, è colpa del caldo, argomento sul quale Mancini ha calcato la mano nel dopopartita, senza sottovalutare le assenze di Bolzoni e Recoba. E poi, 'sto Moggi...
Il Milan, al contrario, espugna il Ferraris per 3-0. Gasperini sbatte la testa contro l'armata rossonera, palesando l'inadeguatezza del suo gioco offensivo per la massima serie. Una maggior elasticità è quantomai necessaria, ondevitare brutte sorprese. Kakà si conferma da Pallone d'Oro, purtroppo per Ancelotti, pure Gilardino non si smentisce.
Anche il Napoli riceve un bentornato molto caloroso dal Cagliari, che si impone per 2-0 al San Paolo. Di Matri e Foggia su rigore le marcature, mentre Hamsik ingaggia un duello personale con Fortin, vinto da quest'ultimo con l'aiuto del 'Fattore C'. Colpa del caldo, comunque, anche per De Laurentiis. Stavolta mi sa che non ci farà un film.
Nell'unico derby di giornata, la Fiorentina strapazza l'Empoli con un perentorio 3-1. Dopo le difficoltà del primo tempo, Pazzini porta avanti i viola, che poi allungano con Mutu e il capolavoro di Montolivo. Saudati accorcia le distanze nel recupero, imbeccato da un vivace Marchisio, in campo nella ripresa come Giovinco.
Il clou, però, è a Parma. In campo, succede tutto nel primo tempo, 2-2 firmato Morimoto, Pisanu, Rossi (Marco) e Baiocco. A bordo campo, invece, Baldini, dopo essersi sfanculato con Di Carlo, gli rifila un poderoso calcio nel posteriore. Personaggio discutibile e fin troppo sanguigno, auspicabile una lunga ed esemplare squalifica.
A Siena, il gran ritorno di Vincenzino Montella, autore di un gran gol (di destro!) che regala i 3 punti alla Samp, dopo che Corvia aveva risposto a Bellucci. Da segnalare la buona prova di De Ceglie.
Scendendo lungo la penisola, arriviamo a Reggio Calabria, dove i padroni di casa e l'Atalanta, attanagliati dall'afa, non si fanno male, pareggiando 1-1. Reti dei soliti Amoruso e Doni, su rigore generosamente concesso.
A questo proposito, arbitraggi davvero discutibili, tra fuorigioco inesistenti (gol annullato ieri a Pandev), rigori dubbi (due negati alla Juve, uno regalato al Milan). Collina avrà da lavorare molto.
Stasera, posticipo che promette scintille tra Palermo e Roma. Pelati contro (Colantuono vs. Spalletti), bomber a confronto (Amauri vs. Totti). Ci sarà da divertirsi.
Pure fosse uno scialbo 0-0, ci ha già pensato l'impareggiabile Inter ad alleviare l'ultima, caldissima, domenica d'agosto al popolo juventino.
P.S.: +2.
P.S.1: è l'anno dell'Inter.

sabato 25 agosto 2007

Tre-zeguet, la Juve mette la Ia-quinta

Davvero niente male il battesimo della Juve targata Ranieri in A.
Il 5-1 subito dal Livorno è frutto del crollo finale dei toscani, e se da un lato evidenzia una buona condizione, dall'altro non può mascherare le pecche mostrate soprattutto in fase difensiva.
Il mister schiera la squadra con il classico 4-4-2, riproponendo sulla destra il duo Salihamidzic - Nocerino che tanto bene aveva fatto contro la Roma.
Gli avversari si dimostrano poca cosa, con centrocampo leggerino e attacco sovrappeso.
Ciononostante, il possente Rossini si dimostra insuperabile di testa nella prima frazione, quando, staccandosi dai centrali bianconeri, tutti i lanci lunghi sono roba sua. Nella ripresa, fiutando il pericolo, Ranieri chiede al pimpante Chiellini di accentrarsi per contrastarlo.
Il vantaggio arriva con Trezeguet, che incorna alle spalle di Amelia un cross col contagiri di Del Piero. Il portiere livornese poco prima aveva sventato un colpo a bocca sicura del bomber francese, e si ripeterà successivamente in volo plastico su punizione di Del Piero.
Il raddoppio arriva su calcio di rigore, procurato e realizzato da Iaquinta, che concede il bis deviando fortunosamente un tiro da fuori dell'indomito Nedved.
A questo punto, i resti del Livorno nulla possono contro la galvanizzata armata bianconera, e Trezeguet realizza la sua tripletta nel giro di 5 minuti, tra il 42° e il 47° della ripresa. Prima, a coronamento di un bel contropiede, sfrutta l'imbeccata di Iaquinta scaricando un potente sinistro alle spalle di Amelia, poi sfrutta, di tacco, il cross rasoterra di Nocerino, e soprattutto il regalo confezionato dal portiere livornese e Knezevic.
Loviso, uno dei più propositivi, concentra la rabbia toscana in un missile da fuori area imparabile per Buffon, e chiude sul 5-1.
Il passivo unisce furore agonistico dei padroni di casa con la scarsa vena degli ospiti, che con Rossini, sul 2-0, falliscono un'occasione clamorosa per riaprire il match.
Proprio in quel frangente, vengono fuori le pecche del reparto difensivo bianconero.
Salihamidzic sbaglia la diagonale, Andrade non se ne accorge e lascia il gigante libero di incornare sopra la traversa. Sono le palle alte il nostro tallone d'Achille, urge difensore alto e forte fisicamente.
Il portoghese si distingue, tra qualche rudezza di troppo, per lanci completamente sballati nel primo tempo, mentre Criscito soffre lo strapotere fisico di Rossini e del neoentrato Tristan. Il punto debole del talentuosissimo ex genoano sono le marcature del centravanti spalle alla porta, il quale, trovando l'appoggio, può facilmente far valere una maggior prestanza aggirando il ragazzo.
Pesi e palestra, con raziocinio, la soluzione consigliata. Deve imparare anche a liberarsi prima del pallone, non si può concedere certe libertà.
Dei quattro dietro, l'unico veramente convincente è Chiellini, abile a sfruttare gli spazi lasciati liberi dal movimento a pendolo di Nedved e l'assenza di esterni puri da quella parte.
A destra, il Brazzo rimane troppo sulle sue, mentre Nocerino è poco a suo agio così defilato.
Meglio al centro, dove Zanetti si conferma preziosissimo, oscurando il generoso Almiron.
I due si intendono bene, con movimenti opposti (uno si inserisce, l'altro detta il passaggio e rimane dietro), e l'argentino mostra quell'anarchia tattica che renderà molto difficile la convivenza con Tiago.
A proposito d'intesa, Del Piero e Trezeguet si confermano coppia affiatata. Peccato per il recente, dispendioso impegno in azzurro del primo che ne limita l'autonomia. Dopo un'ora, Alex lascia spazio a Iaquinta. Vincenzone, generoso, cerca la traccia esterna (Caressa dixit), e rivela una condizione in crescendo. La doppietta, un po' fortunosa, si vede l'esultanza in occasione del 3-0, se non altro fa morale. Il suo ingresso è comunque servito a dare profondità alla squadra, la manovra ne ha giovato.
Su David, che dire, pochi palloni toccati, quattro tiri, tre gol, in due parole, David Trezeguet, prendere o lasciare.
La nota più negativa è la prestazione dell'arbitro, che ci nega due rigori, salvo concederne uno un po' dubbio. Addirittura ha visto un fallo di Del Piero su Galante, quando era palese il tentativo di 'stupro' di quest'ultimo sul malcapitato Alex.
Anche alla luce dell'altro anticipo, Lazio - Torino 2-2, per l'amico di Meani ci sarà tanto, tanto lavoro.
Come per Ranieri. Forza e coraggio, auguri mister.

LE PAGELLE
:
Buffon 6
- Ordinaria amministrazione, incolpevole sul bolide di Loviso.
Salihamidzic 5.5 - Resta troppo sulla sue, certi cross dalla trequarti sono degni di Birindelli. Perde Rossini regalando una chance al Livorno, deve sovrapporsi di più (Zebina 6 - Quando entra, il Livorno si sta già sciogliendo come neve al sole. Autore di una discesa imperiosa, le sue doti atletiche e fisiche saranno preziose).
Andrade 5.5 - In difficoltà sui palloni alti, rischia di regalare un rigore al Livorno, e nel primo tempo eccede con i lanci lunghi, tutti fuorimisura.
Criscito 6 - Più sicuro del compagno, tiene comunque troppo palla e soffre l'impatto fisico con gli avversari.
Chiellini 6.5 - Stantuffo inesauribile sulla sinistra, dove sfrutta il movimento di Nedved e la pochezza di Emanuele Filippini e Grandoni.
Nocerino 5.5 - Poco a suo agio sulla fascia, nella ripresa scompare salvo riemergere quando a scomparire è il Livorno.
Zanetti 6.5 - Preziosissimo, regala equilibrio al reparto. Buona l'intesa con l'argentino, peccato per la solita ammonizione.
Almiron 6 - Troppo anarchico tatticamente, conferma di non poter giocare con Tiago. Si inserisce e tenta il tiro da fuori, denota buona personalità (Tiago ng - Da rivedere).
Nedved 6.5 - Generoso come al solito, cresce alla distanza, il terzo gol è merito suo.
TREZEGUET 7 - Quattro tiri, tre gol.
Del Piero 6 - Si sbatte molto, ma è meno incisivo del solito, paga probabilmente il recente impegno in azzurro (
Iaquinta 6.5 - Due gol, il secondo alquanto fortunoso, e il solito, impagabile, movimento).

Ranieri 6.5 - Buona l'impostazione iniziale, ora chieda un rinforzo in difesa e ci siamo. Saggio nel chiedere a Chiellini di contrastare Rossini sui lanci lunghi.

Livorno: Amelia 6, Grandoni 5, Knezevic 5, Galante 5.5, Pasquale 5; E. Filippini 5 (Volpe 5.5), Loviso 6, Pulzetti 5.5, A. Filippini 5.5; Tavano 5 (Tristan 5.5), Rossini 5 (Diamanti 6). All.: Orsi 5.

Arbitro, Gava 4.5 - Nega due rigori alla Juve nel primo tempo, ne concede uno più dubbio nella ripresa. Qualche perplessità per una lieve trattenuta di Andrade su Galante nella ripresa.
Assistenti, Biasutto 6, Lion 6.

Gli avversari: Livorno

Probabile formazione (4-4-2): Amelia, Grandoni, Knezevic, Galante, Pasquale; A. Filippini, Pulzetti, Loviso, E. Filippini; Tavano, Tristan.
(De Lucia, Pavan, Balleri, Bergvold, Volpe, Diamanti, Rossini).
All.: Orsi.

Il Livorno si presenta ai blocchi di partenza con l'ambizione di ottenere una salvezza tranquilla.

La notizia più sorprendente è la conferma di Orsi, reduce da un buon finale di stagione, sopravvissuto alla traumatica convivenza con il presidentissimo Spinelli, rinomato mangia-allenatori. Non a caso, l'ex collaboratore di Mancini è accreditato di una quota bassa per chi fosse interessato a scommettere sul primo tecnico esonerato.
Il mercato ha visto materializzarsi lo spettro, più volte manifestatosi in passato, della cessione di Lucarelli, approdato, da buon compagno, in Ucraina per racimolare qualche 'spicciolo' (milione) in più.

Il fardello di un'eredità pesantissima, non solo per i gol ma per l'indiscutibile carisma dell'ex capitano, è caduto sulle spalle di Diego Tristan.
L'attaccante spagnolo, un tempo conteso dalle grande d'Europa, è reduce da annate sottotono, a causa di una vita troppo sregolata, si dice, e di frequenti infortuni. Resta comunque un uomo pericoloso, in area di rigore sa il fatto suo, ed è la spalla ideale per il veloce e fantasioso Tavano.
Per lui il presidente Spinelli ha staccato un assegno record per gli standard dei toscani, ben 6.5 milioni finiti nelle casse del Valencia. Reduce dall'infelice annata tra Spagna e Roma, vuole rilanciarsi a suon di gol per conquistare anche Donadoni.
Potrebbe ritrovare presto Riganò, giù suo compagno di reparto ai tempi di Empoli. Per Ciccio fu l'annata dell'esplosione, mentre l'idolo della Fiesole ha dovuto attendere una stagione per affermarsi come bomber anche in A.
Da non sottovalutare, tra le alternative, il giovane Volpe, scuola Juve, attaccante riciclato ala destra, pronto a sfruttare eventuali flop dei compagni di reparto. Ottimo il suo precampionato, così come quello di Diamanti, fantasista dotato di grande tecnica che finalmente può confrontarsi con palcoscenici più consoni alle sue potenzialità. Si tratta, insomma, di due ragazzi in grado di far felice qualsiasi fantallenatore.
Mentre non sarà facile sopperire alla partenza di Lucarelli, ad oggi, 25 agosto, l'altro big, Amelia, rimane il portiere del Livorno.
Le sorprese sono dietro l'angolo, il ragazzo è particolarmente apprezzato in terra d'Albione, ma la sua cessione è complicata viste le difficoltà nel reperire un sostituto all'altezza in così breve tempo. Le esose richieste di Spinelli mal si conciliano con la scarsa pecunia in circolo nel nostro calcio, così si rischia di perdere un altro azzurro.
Il modulo dovrebbe oscillare tra il 3-5-2 (che diventa 5-3-2 in fase difensiva) e il classico 4-4-2.
L'ago della bilancia è la presenza della bandiera Balleri, particolarmente a suo agio sulla fascia nonostante l'età.
Contro la Juve, potrebbe partire dalla panchina, e la, probabile, presenza di Grandoni, Knezevic e Galante fa pensare a due ipotesi: difesa a 4 con terzino destro bloccato per contenere Nedved, oppure schieramento a 3 con avanzamento dell'incompiuto Pasquale a centrocampo. Più probabile la prima, visto il livello dell'avversario.
In mezzo al campo, dopo la partenza di Morrone verso Parma, è stato preso Giannichedda, l'ex di turno. Il buon Giuliano sembra vittima di una maledizione che gli impedisce di affrontare il suo passato, difatti, come accadde prima contro la Lazio e poi contro il Frosinone ai tempi della Juve, non sarà della partita.
Assente pure Dhorasoo, che torna in Italia con l'obiettivo di cancellare la negativa esperienza milanista, spazio per i giovani Pulzetti e Loviso. Il primo è reduce da un'annata positiva a Verona, nonostante la retrocessione della squadra, il secondo vuole ritornare ai fasti degli esordi bolognesi.
Coppia giovane e vogliosa di mettersi in mostra, dunque, con ai lati i gemelli Filippini di nuovo riuniti. Entrambi sono giocatori grintosi, non ali classiche, quindi la spinta dovrebbe arrivare soprattutto dalle sovrapposizioni del già citato Pasquale.
Sulla carta, non è certo un avversario impossibile, ma il livello di guardia in difesa dovrà essere costantemente alto, perchè Tavano, la stella della squadra, può regalare sprazzi di classe in qualsiasi momento.

venerdì 24 agosto 2007

Get the party started

Con l'anticipo pomeridiano Lazio - Torino, riparte la Serie A.
Quella vera, senza intercessioni di tribunali, club penalizzati o peggio ancora retrocessi.
Il livello medio della competizione si è decisamente innalzato, non solo per il ritorno della Vecchia Signora, ma anche di Genoa e Napoli. Per quanto inusuale possa sembrare, nessuna delle neopromosse rischia un rapido ritorno in cadetteria.
Volendo dividere il campionato in fasce, tra le teste di serie vanno inserite le due milanesi, la Juventus e la Roma, ovvero hype mediatico e potere economico. Alle avversarie restano le briciole, tranne alcune isole felici come Firenze e Palermo capaci di ingesti investimenti.
L'Inter, campione (...) in carica, parte in pole position, nonostante le perdite di Materazzi per infortunio e Guido Rossi per conflitto d'interessi (è presidente Telecom, ma guarda te la vita...).
Chivu è l'uomo giusto per dirigere il reparto arretrato, mentre Suazo costituisce per Mancini un'importantissima arma tattica da sfruttare soprattutto in trasferta, viste le doti da contropiedista-centometrista dell'honduregno. L'organico è in grado di reggere l'impatto con il doppio impegno, A e Champions, ma, si sa, in Via Durini la sanno lunga, e come l'anno scorso usciranno anzitempo dall'Europa per dedicarsi al campionato. Sono furbi, loro.
I cugini rossoneri, falliti gli assalti ai gioielli blaugrana, hanno ingrandito la colonia brasiliano con il giovanissimo Pato, già arruolato per gennaio. Per il resto, gruppo collaudatissimo, con Ronaldo a disposizione da settembre inoltrato, Costacurta in pensione e il malinconico Olivera rispedito in Spagna. L'età media da ospizio e la mentalità europea del club potrebbe lasciare spiragli insperati a Juve e Roma.
Gli Spalletti boys hanno, pare, eliminato il tallone d'Achille, complice della disfatta di Manchester, ovvero l'assenza di seconde linee all'altezza. Gli arrivi di Cicinho, Andreolli, Giuly ed Esposito regalano alternative preziosissime per il tecnico toscano, finalmente in grado di ricorrere al turnover senza scomodare i ragazzi della Primavera.
La Juve, da neopromossa atipica, si colloca ai livelli dei giallorossi, appena dietro il Milan, staccata dagli Onesti. Sta a Ranieri trovare il perfetto mix tra vecchi e nuovi, campioni e giovani, per entusiasmare i tifosi. Andrade, buon innesto, forma una coppia ben assortita con Criscito, già uno dei primissimi centrali italiani. Lo stesso non si può dire per Almiron e Tiago, difficilmente compatibili nel 4-4-2 classico, con Nocerino e Zanetti pronti a sfruttare la situazione, mentre Iaquinta sarà la terza punta ideale quando inizierà, se non altro, a tirare in porta. Un difensore regalerebbe tranquillità e spessore, ma la società fa orecchie da mercante.
In seconda fascia troviamo Lazio, Fiorentina e Palermo, potenze emergenti, o riemergenti, in costante crescita, tanto da aspirare a conquistare un posto al sole a medio termine.
Il club di Lotito, sempre osteggiato dalla curva, conta su un gruppo affiatato, impreziosito da giovani come Kolarov e Meghni e ben diretto da Delio Rossi, in attesa di sciogliere il nodo Carrizo.
Corvino ha regalato a Prandelli, che ha deciso di adottare uno spregiudicato 4-2-3-1, Semioli coronando un lungo inserimento. La crescita dei giovani farà il resto, ma l'assenza di Toni si farà sentire. Non potevano mancare le classiche 'corvinate', occhio dunque a Mazuch, Hable e Lupoli, oltre al confermato Kuzmanovic.
In Sicilia, grande attesa per il Palermo, affidato a Colantuono (durerà?), che conta moltissimo sul rientrante Amauri, sulla voglia di riscatto di Miccoli e l'esuberanza di Jankovic e Cavani. Confermati altri pezzi pregiati come Barzagli e Bresciano, si annunciano fuoco e fiamme, spettacolo garantito.
Più dietro, un folto gruppo formato da Genoa, Napoli, Empoli, Sampdoria e Udinese, tutti club che ambiscono ad approfittare di qualche debacle per conquistare un posto in Uefa.
A Genova, si ripropone il derby della Lanterna.
Da una parte, la Samp delle scommesse, come Cassano e Montella in cerca di rilancio, e della certezza Mazzarri, eroe di Reggio; dall'altra, il Genoa a trazione anteriore di Gasperini, che riabbraccia Paro ma già rimpiange Criscito, con un Papa Waigo in più nel motore.
Il Napoli, dopo aver clamorosamente toppato lo scorso anno il mercato, punta sui talentuosi Gargano, Hamsik e Lavezzi, ennesimo erede di Maradona, con il compito di infiammare il San Paolo. Loro, assieme allo zoccolo duro protagonista della doppia risalita, sarà artefice del destino di Reja.
L'Empoli non si smentisce, e nonostante lo strabiliante campionato 2006/2007, mantiene il caratteristico low profile puntando sui giovani di casa Juve Marchisio e Giovinco, guadagnandosi così l'attenzione del popolo bianconero.
Anche ad Udine si punta sulla linea verde. Marino, profeta di un calcio offensivo di stampo zemaniano, può contare su uno dei migliori attacchi della A, il tridente Di Natale - Floro Flores - Quagliarella, con Asamoah alternativa di lusso, promette scintille. Palla a terra, scambi veloci e tanto divertimento, questa la ricetta che potrebbe proiettare i friulani in Europa.
A distanza pericolosa dalla zona calda si pongono Livorno, Parma e Torino, meglio attrezzati rispetto ai club più in bilico.
Senza il capopopolo e bomber Lucarelli, Spinelli punta su Tavano e Tristan, entrambi in cerca di rilancio. I due Filippini e Giannichedda garantiscono grinta ed esperienza, mentre i vari Diamanti, Pulzetti e Volpe possono stuzzicano molti fantallenatori italiani. Amelia, per ora, è a disposizione del confermato Orsi, ed è una garanzia.
Il Parma, persi Rossi e Ranieri, artefici della miracolosa salvezza, si affida al bravo Di Carlo e a giovani emergenti come Cigarini, Dessena e Reginaldo, preso dalla Fiorentina. Gasbarroni può essere l'ago della bilancia, se si ricorda di avere numeri molto importanti.
Urbano ha reclutato una sfilza di parametri 0, su tutti Corini, Grella e Ventola, mentre in panca siede il sanguigno Novellino. Manca il bomber da 20 gol, ma c'è ancora il fantasioso Rosinaldo. Niente 'Cemps Lig', ma i brividi dell'ultima annata sembrano scongiurati.
La lotta per la salvezza riguarda soprattutto Atalanta, Cagliari, Catania, Reggina e Siena.
I bergamaschi sembrano indeboliti, difficilmente Doni riuscirà a ripetere il recente exploit. Del Neri vuole dimenticare le ultime, infelici esperienze, il suo gioco sulla fasce potrebbe esaltare Ferreira Pinto.
Il bravo Giampaolo è chiamato ad una doppia impresa: salvare il Cagliari privo dei 'tre tenori' Esposito, Langella e Suazo (soprattutto quest'ultimo), affidandosi a giovani come Acquafresca, Larrivey e Matri, e sopportarsi con Cellino. Foggia è l'ancora di salvezza, ma potrebbe non bastare.
Cambiando isola, il Catania vuole dimenticare il terrificante girone di ritorno 2006/2007, aggrappandosi disperatamente ai gol di Spinesi. Baldini non è tipo da spaventarsi di fronte a missioni difficilissime, e questa, non c'è che dire, lo è. Fondamentale la conferma di Caserta, il portiere Bizzarri è solo l'incognita principale di un gruppo modesto.
Poco distante, la Reggina, dopo il miracolo targato Mazzarri, punta su un altro emergente, Ficcadenti. Tornato Cozza, profeta solo in patria, l'arma principale può essere l'entusiasmo di un manipolo di giovani provenienti da estero e serie inferiori. Almeno una certezza c'è, persi Bianchi e Mesto, ed è rappresentata dai gol di Nick Amoruso, a meno di cessioni dell'ultimo momento.
Dulcis in fundo, il Siena. Il colpo migliore è stato Gerolin, ex capo degli osservatori ad Udine e ottimo talent scout. L'organico è poca roba, il tecnico (Mandorlini) lascia qualche perplessità. Bucchi cerca il rilancio dopo la deludente esperienza di Napoli, i vari Bertotto, Vergassola e Chiesa garantiscono esperienza e carisma, ma le prospettive non sono rosee.
Come sempre, tranne l'anno scorso, al campo le ardue sentenze.
Occhi puntati sulla classe arbitrale, e su Collina, per i maligni il vero colpo del Milan.
Le polemiche possono aspettare, da domani, tutti in poltrona (chi può, allo stadio), lo spettacolo inizia.

Who wants to live forever

Dopo aver espiato le nostre colpe (Vangelo secondo Cobolli), finalmente si riparte.
Ci eravamo lasciato a Bari con la festa per quel 29° scudetto inopinatamente assegnato agli Amici di Guido da Guido stesso.
La tensione interna al tifo bianconero createsi con lo scoppio del bubbone Farsopoli è diventata con il tempo un'insanabile divisione ideologica tra 'vedove di Moggi' e 'cobolliani'.
Il mercato continua a tenere banco, e l'eco delle polemiche non si spegnerà certo il 31 agosto.
Domani sera, l'attesa per il come back (come direbbe Lapo) finirà, e l'Olimpico gremito accoglierà i Ranieri boys impegnati contro l'ostico Livorno.
E' necessaria la creazione di un fronte comune a sostegno della squadra, accantonando per 90 minuti tutte le liti e il livore verso nuova o vecchia dirigenza. I ragazzi hanno bisogno di noi.
La scorsa stagione, tra mille difficoltà, il pubblico di fede bianconera e non ha riempito gli stadi, con un'attesa ai limiti del fanatismo, solo per vedere Del Piero e soci.

Prima dell'onta della B, il dramma di Pessotto; durante, l'assurda morte di Ale e Ricky.
Un'annata maledetta, a conclusione della quale non possiamo che ringraziare uno splendido gruppo di ragazzi, che ci hanno fatto gioire e arrabbiare, inveire ed esultare, contribuendo, con alterne fortune e partecipazione.
Belardi, Buffon, Mirante, Balzaretti, Birindelli, Boumsong, Chiellini, Kovac, Legrottaglie, Piccolo, Zebina, Bianco, Camoranesi, De Ceglie, Giannichedda, Giovinco, Marchionni, Marchisio, Nedved, Paro, Venitucci, Zanetti, Bojinov, Del Piero, Guzman, Lanzafame, Palladino, Trezeguet, Zalayeta.
Assieme al tecnico Deschamps, si sono garantiti tutti un posto nella storia del club, essendo gli alfieri della promozione. Grazie ancora a tutti.
C'è chi è rimasto, chi cercherà fortuna altrove e chi invece, momentaneamente, è approdato in altri lidi in cerca di un posto nella Juve del futuro.
L'arrivo di Claudio Ranieri from Testaccio, Roma, è stato il primo passo.
A seguire, le conferme di tutti i campioni in rosa.
Sono sbarcati a Torino molti volti nuovi, ognuno con una diversa storia alle spalle, ma l'obiettivo comune di lasciare il segno.
Novembre e Van Strattan, giovani portieri, catapultati in una nuova dimensione dopo aver militato nelle serie minori.
Criscito e Nocerino, giovani prodotti del vivaio, reduci da una splendida stagione in B, ansiosi di confrontarsi con il calcio che conta.
Almiron e Iaquinta, pronti per la grande chance a coronamento degli anni vissuti in provincia.
Andrade e Tiago, compagni di nazionale, alla prima assoluta in Italia dopo essersi già fatti un nome a livello internazionale.
Grygera e Salihamidzic, preziosi gregari, arrivati a parametro 0, in cerca di spazio.
I nostri ragazzi hanno 38 appuntamenti con la storia da onorare sino in fondo.
L'obiettivo, minimo, è un posto in Champions.
Il sogno, superfluo dirlo, la terza stella.
Combattere fino al fischio finale è l'imperativo categorico assoluto, un qualcosa di insito nella mentalità juventina.
L'immenso Freddie Mercury cantava "Who wants to live forever?" ("Chi vuole vivere per sempre?").
Vincere significa questo, entrare nella leggenda diventando immortali, come le più grandi Juve di tutti i tempi.
Dal 1897 a regalarci emozioni, per una storia d'amore che non finirà mai.

giovedì 23 agosto 2007

Crazy

Mentre nel tifo bianconero serpeggia il malumore per l'immobilità della dirigenza sul mercato, all'estero, laddove la nuova stagione ha già emesso i primi, significativi, vagiti, sono già state emesse le prime sentenze.
In Spagna, in attesa dello start della Liga, la Supercoppa se l'è aggiudicata il Siviglia con una doppia, indiscutibile vittoria sul Real di Schuster. Clamoroso il tonfo interno degli ex Galacticos, sconfitti per 5-3.
Con il tecnico tedesco lo spettacolo non è mancato, anche se difficilmente l'esigente pubblico del Bernabeu può ritenersi soddisfatto.
Nel frattempo, sogghigna Capello, che non si esime dal rilasciare dichiarazioni polemiche verso i mai amati Calderon e Mijatovic.
Il presidente spagnolo si è confermato una sorta di 'Moratti iberico'.
Il parallelismo è tanto inquietante per gli aficionados del Real quanto auspicabile per i supporters blaugrana.
Entrambi hanno allontanato un tecnico (con)vincente con la scusa dell'assenza di bel gioco; collezionato doppioni manco fossero figurine; accantonato coloro che pochi mesi prima erano stati annunciati in pompa magna; strapagato presunti fenomeni.
L'errore di fondo è la cacciata di colui che aveva ripristinato l'ordine nel caos cosmico perenne dello spogliatoio madrileno. Colpevole di non piacere al pubblico, ora Don Fabio si sta gustando la rivincita.
L'esteta Schuster si è dimostrato incapace di gestire un gruppo di primedonne e ragazzini incostanti.
La serrata corte a Kakà non ha portato, come prevedibile, i frutti sperati.
Per rinforzare la traballante difesa, oltre al parametro 0 Metzelder, sono arrivati il brasiliano Pepe, (stra)pagato 28 milioni al Porto, e Heinze (12). A centrocampo, infornata di orange, Drenthe, Sneijder e Robben, costati complessivamente quasi 80 milioni. Un bagno di sangue, ancor più incomprensibile pensando alla predilezione dei tre per la fascia sinistra occupata dal funambolico Robinho. Solo l'attacco non mostra i segnali della follia di Calderon, con il buon acquisto a titolo gratuito di Saviola. A margine, la svendita di Emerson al Milan.
Sforzarsi di trovare un filo logico è un masochistico esercizio mentale. Non c'è.
Benvenuti al circo 'Ramon Calderon'.
Se da un tipo del genere ti aspetti questo e altro, dal serioso Sir Alex Ferguson uno ha pretese diverse. Quantomeno, essendo manager navigato, non sembra tipo da follie.
Come spendere 25 milioni per rilevare il cartellino di Hargreaves dal Bayern Monaco, con Beckenbauer che sentitamente ringrazia. Eppure, l'estate 2007 è stata la stagione degli eccessi anche nella grigia Manchester.
I Red Devils hanno evidenziato, nella doppia sfida contro il Milan, palesi carenze difensive, oltre alla mancanza di un centravanti in grado di sfruttare l'enorme mole di gioco sviluppata da Cristiano Ronaldo e dai sempreverdi Scholes e Giggs.
Cosa va a combinare Sir Alex? Davanti a Van der Sar, nessun innesto a parte il ritorno da Saragozza del giovane Piqué, anzi la partenza di Heinze, pur sempre uno dei meno peggio là dietro,
destinazione Real. Quella punta di peso che manca dai tempi dell'addio di Van Nistelrooy (ennesimo incrocio Real-Manchester), non è arrivata. In compenso, acquistato, per una cifra non definita in una giungla di procuratori e multinazionali, Carlitos Tevez, doppione di Rooney. Risultato, 1 gol realizzato in 3 partite di Premier, con ovvia falsa partenza ed imprevisto inseguimento.
Gli innesti dei giovani e lunatici Anderson (mai utilizzato) e Nani, pagati rispettivamente 30 e 25 milioni, non hanno sortito ancora gli effetti sperati, mentre l'addio di Rossi ha lasciato l'amaro in bocca al ragazzo, e anche a Ferguson costretto a far fronte all'ennesimo infortunio di Rooney e Saha.
Non basta avere i soldi, bisogna pure saperli investire. E bisogna pure investirli, vero Blanc?
Moratti, evidentemente, non ha insegnato nulla.
Chi li capisce, è davvero bravo, o forse un po' pazzo.

mercoledì 22 agosto 2007

Oh my God

Sembra di tornare ai tempi di Puskas, quando la grande Ungheria era inarrestabile come Attila, flagello di Dio, travolgente con i suoi straordinari fuoriclasse.
Allora, una sconfitta per 3-1 contro i magiari era un risultato certamente preventivabile ed accettabile.
Oggi, lo stadio di Budapest è intitolato alla memoria del mitico Ferenc, deceduto lo scorso novembre, e di Attila c'è Filkor, giovane Primavera dell'Inter. La Grande Ungheria non esiste più, ma contro l'Italietta di Donadoni, erede indegna della Nazionale campione del mondo appena un anno fa, bastano Juhasz , Gera e Faczesin. Chi sono? Bella domanda, ne ignoravo l'esistenza fino ad un'oretta fa. Di certo, non entraranno nella storia del calcio, ma da oggi sono da considerarsi eroi nazionali. Altrettanto sicuramente, Cannavaro li ricorderà a lungo. A proposito, l'orrenda prestazione di stasera del napoletano è un motivo in più per non riprenderlo.
I gol dei tre carneadi hanno ribaltato il fortunoso vantaggio iniziale di Di Natale, e solo un prodigioso Buffon ha evitato un passivo più umiliante.
La mente torna alla scorsa estate. Lippi lascia la Nazionale, a causa del processo ai danni del figlio e dell'atteggiamento di coloro (Melandri, Rossi e compagnia bella) sono saliti sul carro dei vincitori senza averne i meriti.
Al suo posto, Donadoni, esonerato dal Livorno nel febbraio 2006.
Via pure Gentile, campione d'Europa e bronzo olimpico nel 2004, dentro Casiraghi, esonerato dal Legnano (C2A) dopo pochi mesi nel 2003.
Qualcosa non torna? Al contrario.
E' stato Demetrio Albertini a scegliere il nuovo organigramma tecnico delle nazionali.
Lui ha giocato con Donadoni, Casiraghi e Zola (assistente del CT dell'Under 21).
Il cerchio si chiude, il dado è tratto, l'Italia arranca.
Il nostro CT è stato incapace di dare un'identità alla squadra, cambiando troppo spesso modulo e uomini, di motivare un gruppo adagiatosi dopo la sbornia tedesca e di gestire il caso Totti.
Bocciato.
L'ultima spiaggia, la sfida di Milano contro la Francia.
Perdere comprometterebbe la qualificazione ad Euro 2008.
Sarebbe un fallimento clamoroso.
Non serve cercare scuse, come fatto stasera, tirando fuori la solita manfrina della condizione.
I campionati, poi, in Italia, si sa, non possono iniziare una settimana prima, perchè la gente è ancora spaparanzata al sole, non va allo stadio, niente dindini in cassa.
Viva il nuovo calcio.
Grazie Demetrio.

martedì 21 agosto 2007

Parole parole

Italia - Francia, amichevole tra le due rappresentative Under 21, è lo specchio delle discutibilissime scelte di mercato di Secco e compagnia.
Giovinco salta gli avversari come birilli, Marchisio pressa, recupera palloni e fa ripartire l'azione. Uscito, nell'intervallo, il primo, si è spenta la luce.
Ragazzi giovani ma già maturi, vittime della miopia dei dirigenti italiani.
Proprio ieri Rossi ha espresso rammarico per essere finito in Spagna.
Voleva l'Italia, l'Italia non l'ha voluto.
Questione di soldi, ma non solo. Manca il coraggio di investire sui giovani, si preferisce l'usato sicuro, il prestito gratuito, per ritrovarsi daccapo l'anno successivo.
Alla faccia della linea verde, due dei migliori talenti bianconeri quest'anno vestiranno solo la maglia azzurra, Empoli o Under 21 che sia.
Gli addetti ai lavori profetizzano per entrambi una luminosa carriera, con Sebastian che smuove paragoni pesanti, da Messi a Zola.
Parole, solo parole.
Nei fatti, c'è solo la paura. Che non hanno avuto il Barcellona con i vari Valdes, Puyol, Oleguer, Motta, Xavi, Iniesta, Dos Santos e Messi, o il Manchester che negli anni '90 ha costruito le proprie fortune sui giovani del vivaio.
Abbiamo speso 13 milioni di euro per Tiago.
Ottimo giocatore, innesto importante nel rapporto qualità/prezzo. Peccato che sia costretto a portare la croce, mentre lui sia abituato a cantare, rendendo giocabili i palloni sporchi (da qui il soprannome 'lavatrice') e soprattutto inserendosi senza palla per far valere il tiro da fuori.
Marchisio è gratis, cresciuto a pane e Juve, protagonista della risalita in A, coccolato da tutti.
Torniamo sempre lì. Parole, e basta. Via, biglietto per Empoli.
Investire quella cifre per un big in difesa o quant'altro, affidandoci in mezzo al campo a due giovani del vivaio, affiancati da Almiron e Zanetti, evidentemente, era ipotesi poco gradita a dirigenza e allenatore.
Quantomeno, auguriamoci di vederli spesso in campo ad Empoli.
Se per Marchisio non dovrebbe sussistere problemi, per Giovinco il discorso si fa più complicato.
Questioni di concorrenza (Antonini? In Italia anche lui può costituire un 'problema') e di caratteristiche. Un piccoletto come Sebastian può servire come apriscatole da gettare nella mischia quando il ritmo si abbassa e subentra la stanchezza. Peccato che la 'formica atomica' sia molto più che un'arma tattica.
Conto sull'intelligenza calcistica di Cagni.
Avevo riposto fiducia pure su Ranieri e Secco, sbagliando, almeno in questo caso.
C'è chi, tra i tifosi, reclama un innesto di fantasia, come 'moviola' Riquelme oppure i sogni impossibili Diego e Van der Vaart.
Bastava tenere Giovinco, ma è italiano, leggerino ed inesperto.
Gourcuff, titolare giovanissimo ai tempi del Rennes, ad oggi oggetto misterioso al Milan, fosse italiano sarebbe stato spedito a calci in provincia. Tra lui e il buon Claudio, un abisso di personalità, inutile specificare a favore di chi.
Poi in Italia, forti di una faccia di bronzo ineguagliabile, gli stessi dirigenti si lamentano della fuga dei giovani all'estero.
Se lo scenario è questo, fanno bene a scappare.

A volte ritornano

E' stato il caso dell'estate.
Di chi sto parlando? Non è difficile, basta spremere un po' le meningi.
Suazo conteso dalle milanesi? No, al confronto, una bazzecola.
Chivu in bilico tra Spagna, Inter e Roma? Quisquiglie.
Un altro aiuto: è un portiere.
Facile! Carrizo, estremo difensore argentino in procinto di trasferirsi alla Lazio. A bloccare il trasferimento, le difficoltà nell'acquisire il passaporto comunitario. Il presunto trisavolo di Pinerolo sembra sia in realtà svizzero, quindi extracomunitario, e Lotito si trova costretto a battere altre piste, in attesa di trovare una soluzione a riguardo. Gli Onesti, con il fido Lele, un problema del genere non l'avrebbero mai avuto.
Eppure, la risposta è sbagliata. Non è lui.
Sono buono, ultimo e decisivo indizio.
Nazionalità: australiana.
A questo punto, non ci sono più dubbi, trattasi di Jess Kedwell Van Strattan.
Se non lo conoscete, tranquilli, è normale.
L'anno scorso ha militato, a partire da gennaio all'Ancona, dove ha disputato solo una partita. A contendersi la maglia n.° 1 erano infatti Simone Farelli e David Zomer.
Il suo cartellino appartiene però al Verona, fino alla rescissione contrattuale, sancita il 27 giugno, motivata dal calciatore adducendo a motivi familiari.
I dirigenti veneti si mettono una mano sul cuore, e acconsentono alla richiesta.
In seguito, si scoprirà che, a quanto pare, il giocatore non si sarebbe dovuto accasare per le due successive annate in un club italiano.
Nemmeno la mente geniale di Orson Wells avrebbe saputo partirire una beffa del genere.
Il portierone (per la stazza, eh) australiano firma un triennale per la Juve, e parte per il ritiro di Pinzolo come terzo, con l'obiettivo di contendere il ruolo di secondo a Belardi.
E la fregatura è servita (per chi, non si sa...).
Questo fa saltar la mosca al naso ai dirigenti del Verona.
Non ci stanno, fanno ricorso sentendosi presi in giro.
Nel frattempo, Van Strattan, abituato a confrontarsi con Pegolo, si allena tutti i giorni con Buffon.
L'8 agosto, la doccia fredda.
"La Commissione Tesseramenti, in accoglimento del reclamo della Hellas Verona dichiara nulla la risoluzione consensuale di contratto del 27 giugno 2007, intercorsa tra la reclamante e il calciatore Vanstrattan Kedwell Jess. Per l’effetto dichiara nullo il contratto economico e il conseguente tesseramento del medesimo calciatore in favore della F.C.Juventus".
Questo il comunicato della FIGC.
Si parla di firme false, qualcuno nel Verona sapeva e ha fatto il gioco del portiere.
Forse. Chi lo sa. Ma soprattutto, chi se ne frega.
Il destino, però, ha in serbo un percorso diverso per l'australiano.
I veneti lo cedono, in prestito, alla Juventus. E' il 21 agosto, la vicenda si può considerare chiusa.
Difficile che una notizia del genere cambi la giornata a qualcuno che non sia Van Strattan, un suo familiare o amico.
Il ping-pong è finito, sarà lui il terzo portiere della Juve.
Un altro 'Van', dopo Van der Sar. Brividi, la mente torna ai due scudetti persi, di cui uno grazie soprattutto agli errori del gigante olandese.
Avevano ragione i giornalisti, comunque.
"Mercato chiuso", annunciavano cinguettanti i vari Cobolli, Blanc e Secco.
Fandonie, secondo i quotidiani.
Da Costa, Ivanovic, Meira, Gilberto Silva, Cacia. Questi i nomi che ci hanno associato.
Si parlava anche del possibile ritorno di qualche ex. Cannavaro? Emerson? Nisba, è arrivato (tornato) Jess Kedwell Van Strattan.
Ora si che noi tifosi possiamo sognare.

La Juve da i numeri

DAL SITO UFFICIALE:
http://www.juventus.com/it/news/detail.aspx?lml_language_id=0&trs_id=1606000&ID=12037

I numeri di maglia 2007/08

A meno di una settimana dall’inizio della stagione ufficiale, la Juventus ha depositato presso la Lega Calcio la numerazione fissa utilizzata durante le competizioni nazionali: campionato e Coppa Italia.
Non ci sono sorprese rispetto ai numeri utilizzati dai bianconeri nel corso delle amichevoli estive. Alcune novità invece rispetto alla stagione scorsa. Camoranesi lascia il 16, utilizzato fin dal suo arrivo nel 2002, e prende l’8. Zebina recupera il 5 al posto del 27. A Legrottaglie il 33 invece del 30, tanto caro a Tiago. Gli altri nuovi: Almiron 4, Salihamidzic 7 (che fu di Pessotto, l’anno passato non assegnato) Iaquinta 9, Andrade 14, Criscito 19, Grygera 21, Nocerino 23, Molinaro 28, Novembre 31.

1 Buffon
2 Birindelli
3 Chiellini
4 Almiron
5 Zebina
6 Zanetti
7 Salihamidzic
8 Camoranesi
9 Iaquinta
10 Del Piero
11 Nedved
12 Belardi
14 Andrade
17 Trezeguet
18 Boumsong
19 Criscito
20 Palladino
21 Grygera
23 Nocerino
24 Olivera
25 Zalayeta
26 Blasi
28 Molinaro
30 Tiago
31 Novembre
32 Marchionni
33 Legrottaglie

lunedì 20 agosto 2007

FORZA BOJO!

Manchester City: tegola Bojinov, out 5 mesi
Il bulgaro si e` rotto i legamenti del ginocchio sinistro nel derby di domenica L`attaccante del Manchester City Valeri Bojinov si e` rotto i legamenti del ginocchio sinistro: out 5 mesi. Derby di Manchester. Contro lo United, Sven Goran Eriksson decide di schierare dal primo minuto il nuovo acquisto Bojinov, lasciando fuori Rolando Bianchi. Pare un`investitura. In realta` la cattiva sorte e` dietro l`angolo. E dopo 6` colpisce. Il bulgaro, acquistato dalla Fiorentina per 6 milioni di sterline, cade malamente e si rompe i legamenti del ginocchio sinistro.

Gli esami clinici effettuati quest`oggi hanno confermato che l`attaccante dovra` stare fuori per i prossimi cinque mesi. Per il City, primo in Premier League a punteggio pieno, si tratta della prima brutta notizia dell`anno. Per il giocatore, invece, dell`ennesima pagina sfortunata in una carriera che stenta a spiccare il volo.
(http://it.eurosport.yahoo.com/20082007/8/manchester-city-tegola-bojinov-out-5-mesi.html)


Questo ragazzo ha le potenzialità per diventare un campione.
Per ora, purtroppo, è solo campione di sfortuna.

L'esplosione a Lecce, le prime difficoltà a Firenze, con un infortunio che lo blocca sul più bello, il rientro, un gol decisivo per la salvezza contro il Chievo. L'arrivo di Prandelli, i dissidi con la società, le lacrime per il mancato passaggio all'Inter, il periodo vissuto ai margini.
Nonostante tutto, riesce a dare un buon contributo alla causa.
Chiuso da Toni e Pazzini, la grande chance alla Juve. In comune con la squadra bianconera, un'enorme sete di riscatto.
Grande entusiasmo, presto smorzato dall'
'ostruzionismo di Deschamps, che non lo vedeva proprio nonostante la scarsa vena di altri attaccanti e un contributo importante del bulgaro nelle poche occasioni avute a disposizione. Tecnicamente, un anno perso, se non altro, l'esperienza gli è servita per crescere sotto il profilo umano. Ha dimostrato umiltà e impegno, alla faccia di chi lo aveva dipinto come un attaccabrighe.
Quando il periodo buio sembrava ormai acqua passata, il grave infortunio occorsogli proprio nel corso dell'attesissimo derby di Manchester.
Ad attenderlo, mesi difficili, ma il ragazzo ha la pellaccia dura, tornerà più forte e 'arrabbiato' di prima.
Auguri con tutto il cuore per una completa guarigione, futuro campione!

domenica 19 agosto 2007

Fluorescent adolescent

La Primavera di Chiarenza è stata sconfitta dal Manchester per 1-0 nella finale della Champions Youth Cup, disputata in Malesia.
Trattasi di una sorta di Mondiale per Club Under 19, che vedeva ai nastri di partenza alcune delle squadre più prestigiose dell'universo calcistico.
L'inizio per i nostri ragazzi non è stato dei più facili. Punteggio ad occhiali all'esordio contro il Qatar, anche a causa dell'espulsione di Leta, vittoria di misura contro il PSG ed infine il punto decisivo conquistato nel match con il Barcellona. Girone di qualificazione superato grazie al pareggio tra asiatici e francesi, una vittoria dei primi ci avrebbe estromesso dalla competizione.
E' dai quarti in poi che viene fuori la vera forza del gruppo. Convincente vittoria all'inglese contro l'Inter, con il somalo Daud sugli scudi, autore di una magia. Pasquato chiude i conti nella ripresa.
Avanti il prossimo, tocca al Milan, sconfitto tra le polemiche per 2-1 grazie ai due maggiori talenti del gruppo, l'esterno Esposito e il già citato Pasquato.
Sogno spezzato in finale, come da tristemente consolidata tradizione bianconera. Prima squadra o Primavera non fa differenza, la maledizione delle finali colpisce ancora.
La sconfitta all'ultimo atto non deve cancellare quanto di buono messo in mostra dai Chiarenza boys.
Gruppo stravolto per questioni anagrafiche, ma consolidato da anni di militanza comune nelle squadre giovanili. Pochi, ma mirati, gli innesti.
La difesa, tallone d'Achille del precedente gruppo, è solida sin dalle fondamenta, con Merlano sugli scudi. Davanti a lui, sulla destra, l'ivoriano Bamba (classe '90) mostra notevoli mezzi fisici abbinati ad una buona tecnica, come l'altro coloured Bassoulè sull'altra fascia. Il nuovo acquisto Ariaudo, centrale difensivo, da sicurezza al reparto, ricordando addirittura Criscito nelle movenze eleganti.
Gli elementi di spicco sono i Esposito, Pasquato e Daud, trio-spettacolo.
L'esterno napoletano regala numeri di classe, sfruttando un'ottima tecnica di base. Bravo nell'uno contro uno, deve irrobustirsi e mettersi più al servizio della squadra, ma il tempo è dalla sua.
A sinistra, il rapido Daud, somalo trapiantato ancora bambino a Torino, mostra una notevole abilità nel dribbling, e un'importante castagna da fuori. Chiedere a Tornaghi, Inter, per maggiori delucidazioni. Per farsi un'idea, pensate al portoghese Nani del Manchester.
Pasquato ha ereditato da Giovinco la maglia numero 10. Rispetto a Sebastian è meno scattante e fantasioso, ma è più robusto e ha un maggior feeling con la porta avversaria. Non ha agito da seconda punta, arretrando spesso per cercare palloni giocabili.
Il rischio che corrono questi tre promettentissimi ragazzi, pur non trovando ancora riscontro nei libri di medicina, è conosciuto come 'Sindrome di Guzman'. Colpisce giovani baciati dal talento, inversamente, però, proporzionale alla concretezza. Tra le vittime, ovviamente lo stesso Guzman, in aggiunta Chiumiento e Palladino, tutti e tre eredi molto presunti di Del Piero.
Non bisogna caricarli di eccessive pressioni, nemmeno gasarli con paragoni presuntuosi, piuttosto va tenuto a mente il loro anno di nascita: Daud ed Esposito sono del 1990, mentre Pasquato è un classe 1989.
Gruppo giovane, dunque, alcuni avranno due/tre anni di tempo per lasciare il proprio nome nella storia del settore giovanile bianconero.
Chi il proprio nome l'ha già posto in calce invece è Vincenzo Chiarenza, che a fine stagione meriterebbe una chance tra i prof, dopo aver plasmato fior di talenti.
Sono loro il vero tesoro della Juve, unitamente ai vari Criscito, Nocerino, Marchisio, Giovinco, e l'elenco non finisce qui.
Bisogna crederci, e le contingenze ne facilitano l'inserimento in prima squadra, magari dopo un anno in provincia, tipico della mentalità italiana.
Intanto segnatevi i loro nomi, così tra qualche anno potrete dire anche voi "Io l'avevo detto".

sabato 18 agosto 2007

Bomba boomerang

Antonio Cassano ce l'ha fatta.
La Sampdoria se l'è assicurato, al termine di un'asta selvaggia, battendo la concorrenza di... ehm... nessuno.
Ok, riavvolgiamo il nastro.
Euro 2004, l'Italia è clamorosamente bloccata sull'1-1 dalla modesta Bulgaria. Il genietto di Bari Vecchia, già a segno contro la Svezia, insacca, in girata di destro, il pallone della vittoria. Grande esultanza, che ben presto diventa sconforto alla notizia del biscottone nordico che esclude gli azzurri dai quarti di finale.
Il sorriso a trentadue denti illumina quella faccia da schiaffi costellata di brufoli. E' uno degli ultimi fotogrammi del Cassano felice.
Successivamente, le tormentate vicende giallorosse restituiscono al calcio italiano un Cassano diverso, o forse, molto più semplicemente, il solito Antonio, senza la supervisione di un sergente di ferro.
Scazzato come Julian Casablancas e Liam Gallagher fusi in un solo corpo, più irascibile di Zidane dopo gli insulti alla sorella, fuori posto come Rocco Siffredi in un gay club, le gioie per il ragazzo sono effimere, e la Roma tutta vive un'annata disgraziata, segnata dal passaggio di ben 4 allenatori.
Il resto è storia recente.
Qualche mese ai margini, a gennaio passaggio al Real con (ormai ex) fidanzata starlette al seguito, i chili di troppo, le tribune frequenti e le delusioni cocenti. L'arrivo di Capello non cambia le cose, anzi, paradossalmente acuisce il malessere del ragazzo rinnegato pure da chi lo aveva sostenuto a Roma.
L'ex fenomeno del calcio italiano ha fatto parlare di se a Madrid per una serie di rilevanti episodi:
- Un gol contro il Betis in Coppa del Re all'esordio, di una facilità disarmante, successivamente parodizzato (ragazzo talentuoso);
- una crudele parodia/imitazione subita da parte di un comico spagnolo, che lo dipinge come golosissimo di merendine in eterno conflitto con la bilancia (ragazzo deriso);
- la sua rivincita: l'imitazione di Capello (ragazzo simpatico);
- lo stesso Capello che non ne capisce l'ironia e lo sbatte fuori rosa (ragazzo dal talento comico incompreso);
- la mancata convocazione per il ritiro (ragazzo dal talento calcistico incompreso).
Tutto sembrava perduto, sino all'arrivo del Salvatore, Marotta, che ordina a 'Lazzaro' Cassano: "Alzati e cammina", che tradotto significa "Ragazzo, muovi il c..o e via la pancetta".
Ha scelto il numero 99, come il compagno di merende (ma pure di colazioni, pranzi, cene e uscite notturne...) Ronaldo.
In conferenza stampa dimostra una maggior apertura verso i media e padronanza dell'italiano.
E' la sua occasione, si è persino ridotto l'ingaggio di 500 mila euro (sta menghia!) per approdare in blucerchiato.
Ha detto di voler tornare il giocatore di un tempo, non nascondendo di ambire alla maglia azzurra.
Se tornasse ad essere un calciatore sarebbe già un inizio.
Dovrebbe poi riproporsi a livelli consoni al talento che nei piedi, imparare a chiedere scusa al prossimo ("
Ho commesso errori, ma non ho mai usato la parola 'scusa' e mai la userò"), fare un bel bagno d'umiltà dando seguito ai buoni propositi iniziali, poi, forse, se ne riparla.
Il suo futuro è costellato dai 'se'.
L'unica certezza è rappresentata dal fatto che quel gol realizzato da ragazzino contro l'Inter ha rappresentato il miglior investimento che potesse fare su se stesso, essendo stato foriero di guadagni da nababbo, in quanto rivelatore di un potenziale notevole rimasto però inesploso. Un po' come la Santarelli, che ha investito sul suo proprio corpo, rifacendosi le tette, vedendosi ripagata da un certo successo tra TV e cinema.
Ecco, se Cassano tornerà quello di Bari e dell'annata 2003/2004, allora la Samp avrà piazzato il colpo dell'anno.
In caso contrario, sarannno gatte da pelare per Mazzarri, una delle poche certezze di un gruppo ricco di incognite soprattutto in avanti, vedi Montella e Caracciolo. Un clamoroso boomerang, insomma.
O adesso, o mai più. Non conosce mezze misure il ragazzo. A Genova presto lo capiranno, finendo per amarlo od odiarlo a seconda del rendimento.
Un bivio, insomma, l'ennesimo nella carriera tormentata di un talento tormentatissimo.
Ha fatto tutto da solo, sta a lui uscirne, per il suo bene, e del calcio italiano, illuso ma presto disilluso come un amante tradito, abbagliato dal talento di un ragazzo a sua volta rimasto abbagliato dalle luci della ribalta dopo un'infanzia difficile.
Auguri, a Cassano, ma pure alla Samp, ne avranno bisogno.

Superpippo non perdona

Venerdì 17, incroci pericolosi tra Juventus e Milan.
Mentre i baby di Chiarenza battono i rossoneri per 2-1 (gol delle stelle Esposito e Pasquato) nella semifinale della Champions Youth Cup, gli uomini di Ranieri vengono sconfitti all'inglese dai campioni d'Europa in carica, doppietta di Superpippo Inzaghi.
Il manuale del buon difensore, articolo 1, primo paragrafo, recita più o meno così: "Mai lasciare più di 1 millimetro quadrato a Filippo Inzaghi all'interno dell'area di rigore". Andrade e Criscito versione belle statuine gli hanno concesso un metro buono. Un gioco da ragazzi per il famelico bomber incornare alle spalle di Buffon. Nel caso specifico è giusto parlare di concorso di colpa, visto che prima è Andrade a perdere l'uomo, ma nel momento in cui il portoghese va sul primo palo dovrebbe essere il giovane napoletano a prendere in consegna l'attaccante avversario. Dovrebbe.
Il raddoppio, ad inizio ripresa, è il classico gol alla Inzaghi: piattone ad un metro dalla porta dopo spizzata di Criscito (!) su azione d'angolo.
Episodi (per quanto decisivi) a parte, in realtà la partita dell'ex genoano non è stata degna del peggior Boumsong. Ha mostrato eccessiva irruenza in certi frangenti ma pure calma olimpica e classe cristallina. Il partner Andrade si conferma tipo senza fronzoli, lui nel dubbio il piede lo mette sempre, palla o gamba è un dato accessorio.
Pensare che per mezz'ora sono è l'undici di Ranieri a fare la partita.
Almiron è il regista atteso per anni. Gioca di prima e si inserisce, tentando spesso la botta da fuori. I compagni lo hanno già eletto faro del gioco.
Nocerino dimostra di meritare la nomea di 'Gattuso dai piedi buoni', aggredendo il portatore di palla avversario e mostrando una buona disciplina tattica.
Note dolenti arrivano dalle fasce, private di alcuni attori protagonisti come Chiellini, Camoranesi e Marchionni, e dall'attacco orfano di Trezeguet.
Molinaro è come Balzaretti appena sbarcato a Torino sulla sponda giusta: l'approssimazione fatta calciatore. In fase difensiva soffre l'intraprendente Oddo (stantuffo dai piedi buoni, ciò che manca alla Juve), in offesa si fa vedere saltuariamente.
Dalla parte opposta, mentre Grygera si rivela buon terzino di posizione, attento su Seedorf e abile nel cross nelle rarissime sortite offensive, Salihamidzic fa quello che può con i piedi che si ritrova, lasciando ad Ambrosini il tempo di controllare pure la direzione del vento in occasione del vantaggio milanista.
Le punte si fanno un mazzo tanto, e Del Piero tenta, e porta a compimento, giocate degne dei tempi d'oro, costringendo non di rado al fallo gli avversari.
Iaquinta è una punta di manovra, per chi non l'avesse capito. Tiri in porta? No, grazie.
La sincronia nei movimenti è buona: se uno dei due viene incontro, l'altro attacca la profondità o si defila, allargando le maglie rossonere e permettendo gli inserimenti degli intraprendenti Almiron e Nedved. Peccato che tutto ciò sia stato vanificato dall'assenza di uno stoccatore professionista come Trezeguet.
Il Milan ha il problema opposto. Due bocche da fuoco come Inzaghi e Gilardino finiscono per pestarsi i piedi, con il risultato che il più timido dei due (il Gila, of course) scompare dal gioco. Movimenti spesso identici facilitano il compito dei marcatori bianconeri, abili nel metter loro la museruola. Fino alla fatale distrazione.
Il match si mette in salita con il primo gol di Inzaghi, e la pendenza aumenta vertiginosamente con il raddoppio ad inizio ripresa.
Ranieri aveva appena sostituito Almiron e Iaquinta con Tiago e Palladino.
Bocciata, almeno per ora, la coppia annunciata, difesa ad oltranza, e giustificata più dagli investimenti che da una logica tattica. Il portoghese cresce alla distanza, andando vicino al gol con una bomba da fuori destinata a togliere le ragnatele dal sette. Dida, però, non è d'accordo, e mette in angolo.
Raffaele da Mugnano di Napoli è una sorta di Iaquinta con meno fisico e più tecnica. Curioso vedere come pressi ma, palla al piede sia inconsistente. Date a Vincenzone i piedi del Palla e vi solleverà il mondo. O, almeno, tirerà in porta.
Nei secondi 45 minuti, il Milan controlla la partita, mettendola in naftalina sino ai minuti finali, quando l'orgoglio della Juve viene fuori e Dida deve sporcarsi i guanti in un paio d'occasioni.
Una Juve double face, insomma.
Più che buona prima della zampata di Inzaghi, con i reparti distanti al punto giusto, manovra fluida e difesa logicamente alta per mettere in fuorigioco le punte avversarie.
E' bastato disunirsi un po', e arriva il giustiziere della notte milanese che non perdona.
Ecco la differenza tra Juve e Milan: entrambi belli a tratti, ma inconcludenti noi, cinici loro. Quando l'appendice principale si chiama Inzaghi, l'essenzialità trova la sua massima espressione.
Peccato, ma è già un altro giorno. E' tempo di guardare avanti, di serrare le fila. C'è tempo, almeno sino al 25 agosto, giorno della sfida contro il Livorno.
Questo, per quanto riguarda Ranieri.
La società, invece, dovrebbe fare un ulteriore sforzo, regalandoci un nuovo centrale difensivo, vista la pochezza qualitativa del parco alternative. Per far ciò, c'è tempo sino al 31 agosto.
I soldi ci sono, non fate i genovesi.

Pagelle:
Buffon 6
Grygera 6
Andrade 6
Criscito 6
Molinaro 5.5
Salihamidzic 5.5
Almiron 6.5
Nocerino 6.5
Nedved 6
Del Piero 6.5
Iaquinta 6