martedì 31 luglio 2007

AUGURI ALEX & SONIA!

Tratto dal suo sito ufficiale:
www.alessandrodelpiero.com

Cari amici, ci sono dei momenti della vita in cui i sentimenti nella loro intensità sono difficili da esprimere. La dolce attesa da parte di Sonia di un bebè è per noi una grandissima emozione destinata a cambiare in meglio la nostra vita. Non è nostra intenzione parlare con continuità del futuro evento in quanto lo riteniamo molto personale. Vi salutiamo con simpatia. Alessandro e Sonia


AUGURONI AL CAPITANO E A SONIA!
Maschio o femmina che sia, sarà certamente un bebè fortunato.
Sarebbe fantastico, un giorno, avere un altro Del Piero di bianconero vestito, ma l'importante è la salute, a prescindere da tutto il resto.
Complimenti, e mi raccomando, Alex, regalagli uno scudetto.

4/11/2007

E' già partito il conto alla rovescia.
A meno di anticipi, la resa dei conti ci sarà il 4 novembre 2007.
La sfida contro l'Inter, inutile girarci intorno, è la più attesa della stagione.
Per fortuna non siamo ai livelli dei cugini granata, per i quali il derby vale una stagione, ma non possiamo fingere indifferenza verso una partita che si preannuncia infuocata.
Lo scudetto cucito sulle maglie nerazzurre, indossate da Ibrahimovic e Vieira tra gli altri, è uno spettacolo desolante per la vista del popolo bianconero.
Una vittoria varrebbe ben più di 3 punti.
Non potrebbero nemmeno dare la colpa a Moggi, stavolta.
Immagino Nedved quella sera, sguardo di fuoco, furia agonistica a mille.
Come lui, gli altri campioni, da Buffon a Del Piero, i nuovi, i più giovani.
Tutti spinti da milioni di appassionati che non hanno dimenticato.
Tutti consapevoli del peso della sfida.
Vedere le facce di Moratti, Mancini ed Ibrahimovic al triplice fischio finale, in caso di sconfitta, non ha prezzo.
Perchè no, ai aggiungiamoci pure Guido Rossi. In fondo, è lui il vero artefice dell'artificiosa gioia interista, frutto di tribunali e penalizzazioni. Laddovè le sentenze nulla hanno intaccato, le hanno prese. Da Valencia all'Olimpico in versione Foro Italico, l'Italia ha saggiato la reale consistenza dei nerazzurri.
L'andata si giocherà in casa, con lo stadio a maggioranza bianconera, dunque, a qualcuno fischieranno le orecchie.
Che bello sarebbe richiamare, solo per quella sfida, Paolino Montero.
Ci terrebbe certamente ad incrociare i tacchetti, nel vero senso della parola, con lo svedese.
Dopo un anno di frecciatine, è arrivato il momento di affilare le armi.
Non in senso letterale, ci mancherebbe.
Civiltà prima di tutto.
In seconda battuta, vittoria.
Ammetto che baratterei all'istante una doppia vittoria contro i nerazzurri con lo scudetto, a costo di prenderle sia a Torino che a Milano, ma tanto sono discorsi che lasciano il tempo che trovano.
Quando le squadre saranno in campo, per la prima sfida ufficiale post Farsopoli, le chiacchere staranno a zero, tutti gli occhi saranno puntati all'Olimpico di Torino.
Il divario tecnico mortificato da una fame unica che tutto può.
Una missione, un obiettivo, una sfida: VINCERE.
Il 4 novembre è una ricorrenza importante. E' l'anniversario della conclusione del 1° Conflitto Mondiale, la giornata delle Forze Armate, ricordando tutti i caduti.
Nel 1918 finì una guerra, 89 anni dopo si combatterà una battaglia.
Niente armi nè armature, bensì un pallone rincorso da 22 uomini (chi più, chi meno) in maglietta e pantaloncini.
Così come allora fu il paese a vincere chiudendo una triste e lunga odissea, l'augurio è che la Juve possa battere il nemico, con un Ranieri in versione Armando Diaz e un fiume bianconero festante a conclusione di un periodo buio, figlio di un calcio che di didascalico e moralizzato non ha un bel niente.
L'attesa è lunga, ma abbiamo aspettato oltre un anno, siamo tipi pazienti.
Sportivamente, in bocca al lupo ad entrambi i contendenti.
Sperando che il lupo sia la Juve e i nerazzurri ne finiscano divorati.

CALENDARIO JUVENTUS SERIE A 2007/2008

1° JUVENTUS - Livorno
2° Cagliari - JUVENTUS
3° JUVENTUS - Udinese
4° Roma- JUVENTUS
5° JUVENTUS - Reggina
6° Torino - JUVENTUS
7° Fiorentina - JUVENTUS
8° JUVENTUS - Genoa
9° Napoli - JUVENTUS
10° JUVENTUS - Empoli
11° JUVENTUS - Inter
12° Parma - JUVENTUS
13° JUVENTUS - Palermo
14° Milan - JUVENTUS
15° JUVENTUS - Atalanta
16° Lazio - JUVENTUS
17° JUVENTUS - Siena
18° Catania - JUVENTUS
19° JUVENTUS - Sampdoria

Inizio: 26 agosto.
Fine: 18 maggio.

Juve vs. Onesti è prevista per il turno del 4 novembre.

L.S.F. (Lost Souls Forever)

Potrebbe scrivere un trattato dal titolo "Come dilapidare un enorme talento".
Antonio Cassano da Bari Vecchia è uno di quei talenti purissimi che spuntano come oasi nel deserto, infatti, alla luce delle sue ultime performance, possiamo ben dire che è stata un'allucinazione.
Non le sue qualità, lapalissiane, bensì l'aver predestinato per questo ragazzo ribelle un futuro da salvatore di un calcio che lascia sempre meno spazio alla fantasia.
E' la dimostrazione vivente che una grande carriera non si costuisce dal basso (piedi), ma dall'alto (testa).
Ancora ragazzino ammaliò l'Italia intera, mandando in visibilio il San Nicola nella sfida contro l'Inter.
Lancio lungo, Antonio si porta avanti il pallone di tacco, palleggio di testa, tocco di sinistro, palla sul destro, avanza per poi convergere tra Blanc e l'accorrente Panucci, tiro di destro, dritto per dritto, che trafigge Peruzzi. Gol nel suo stadio, con la sua maglia. Fantastico.
Il 'baby-Bari' sconfigge la, presunta, corazzata nerazzurra. Al suo fianco, il nigeriano Enynnayia, meteora del calcio italiano finita a svernare in Polonia falcidiato dagli infortuni.

Al suo ex compagno di reparto è andata decisamente meglio. Dopo una stagione, da titolare, nella squadra della sua città, il passaggio alla Roma per 60 miliardi, cifra irraggiungibile per la Juventus e che le casse romaniste pagheranno a caro prezzo.
E' il 2001, 19 anni e una nazione intera che strabuzza gli occhi per te.
Abituato alla povertà e ai pericoli del quartiere, la scintillante Roma può essere un'arma a doppio taglio. A tenerlo sotto controllo, per quanto possibile, la mamma che lo segue nella nuova avventura.
La sua annata migliore è la stagione 2003/2004, condita da 14 gol in giallorosso. A coronamento di ciò, un Europeo da stella annunciata, assieme all'amico Totti. Quando questi, causa eccesso di salivazione, esprime la propria antipatia per Poulsen con uno sputo, non ci si può che affidare a Cassano, il quale segna la rete decisiva per la vittoria contro la Bulgaria, proprio in extremis. Il biscotto nordico rovina tutto e la spedizione finisce prima del previsto.
La stagione precedente, così come pure la prima in giallorosso, scandita da alti e bassi, è stata condita dalle cosiddette 'Cassanate', tra litigi e allenamenti saltati. Un episodio su tutti, in finale di Coppa Italia, espulsione con annesse corna ed insulti vari al malcapitato Rosetti. Infine, calcio ad un cartellone pubblicitario.
I rapporti con Gentile sono gelidi. Il tecnico non gradisce le teste calde, e non si fa problemi a tenero fuori, lo stesso Cassano pare già con la testa agli Europei che lo vedranno, in conclusione, protagonista a metà, per colpe non sue. Arriva persino a rifiutare le convocazioni.
Con Capello le cose vanno diversamente. Per quanto i battibecchi siano all'ordine del giorno, il tecnico friulano, fama da duro, riesce a trovare un giusto equilibrio, alternando bastone e carota, come solo Fascetti aveva saputo fare. L'annata pre-Europeo sembra dare ragione a tutti coloro che vedevano in Antonio come un predestinato.
Quando il suo mentore friulano 'fugge' a Torino, sembra proprio che Cassano sia destinato a seguirlo. I rapporti con Totti si logorano, senza colui che ne aveva frenato gli ardori giovanili, il talento pugliese è come perso.
Cambiano gli allenatori, Prandelli, Voeller, Del Neri e Conti, ma la sostanza rimane inalterata.
Stagione negativa per la Roma, poco positiva per il ragazzo.
Le grane contrattuali non tardano ad arrivare. Rifiuta un ricco rinnovo, vuole cambiare aria. Capello sembra disposto ad attenderlo a Torino, in modo da farne l'erede di Del Piero. Niente di fatto, nemmeno con l'Inter, il ragazzo resta a Roma, destinato a svincolarsi a parametro 0 il giugno successivo.
A gennaio, però, arriva l'offerta del Real. Cassano fa le valigie e parte, per cercare la gloria altrove.
Ormai in Italia, qualsiasi cosa faccia è guardato con sospetto e diffidenza. I rapporti con Totti e la tifoseria erano ai minimi storici.
Sbarcato in quel di Madrid con tanto di fidanzata vip al seguito, deve fare presto i conti con i cattivissimi comici spagnoli. Celeberrima diventa la parodia del calciatore, tutto ciccia, brufoli e merendine.
A giugno 2006, la svolta: la bufera estiva di Farsopoli porta Capello ("Ci vediamo il 15 luglio a Vinovo") al Bernabeu.
Ritrovare il proprio mentore può essere un toccasana, proprio nell'estate che avrebbe potuto consacrarlo a livello mondiale con i Mondiali che vedrà in TV.
Madrid non è Roma, soprattutto, il Real non è la Roma.
I disastri delle precedenti gestioni hanno lasciato in eredità uno spogliatoio di primedonne. Non c'è tempo di star dietro ai capricci del talentuoso barese. Finisce persino fuorisquadra, abbandonato da Don Fabio.
Un'annata da buttare, insomma.
L'arrivo dell'esteta Schuster non sancisce alcun benefit, tanto che Cassano non è nemmeno convocato per il ritiro austriaco.
A proposito di Austria, lo cerca il Salisburgo di Trapattoni, così si dice. Niente, guadagna troppo.
Il Real tenta di sbolognarlo al Milan inserendolo nell'operazione Julio Baptista. "No, grazie", la risposta cordiale ma decisa da Via Turati. Almeno per ora.
Mancini lo vorrebbe, Moratti tentenna, certamente il ruolo non sarebbe di primissimo piano.
Altrove, lo snobbano, l'etichetta di piantagrane è pesante quanto il suo stipendio, e, alla luce dei recenti exploit, decisamente più giustificata.
Il procuratore Bozzo minaccia il Real di rifiutare destinazioni non gradite restando a libro paga di Calderon sino al 2010, anno di scadenza del contratto.
Più che rappresentare un problema per la società spagnola, significherebbe con tutta probabilità porre la parole 'fine' sulla carriera del ragazzo.
Gli serve un ambiente stimolante dove credano in lui. Da parte sua, una mentalità nuova e più aperta.
Il ragazzo che nel suo vocabolario non contempla la parola 'scusa' non può andare avanti, ci vuole un nuovo Cassano, che si lasci 'cassanate' varie, imitazioni del proprio tecnico comprese, alle spalle.
La Juve ora è lontanissima, anche perchè questa società difficilmente riuscirebbe a frenarne gli istinti (auto)distruttivi.
Al momento il talento di Bari Vecchia si trova nel limbo, ad un passo però dal finire nel girone destinato alla anime perse.
Sta a lui darsi una regolata, ridimensionare le pretese economiche e ripartire con umiltà.
E' un po' come chiedere a Siffredi di far voto di castità, ma per Cassano la redenzione è l'unica via per salvare il salvabile e non buttare tutto nel cesso.

lunedì 30 luglio 2007

Sick sick sick

Iban Mayo, scalatore basco della Saunier Dauval, è risultato positivo all'Epo ad un controllo antidoping effettuato il 24 luglio.
Immediatamente sospeso dalla propria squadra, è solo l'ultimo anello marcio di una catena destinata, si spera, a spezzarsi prima o poi.
Come ampiamente prevedibile, anche la maglia gialla Contador finisce nell'occhio del ciclone. Ad avanzare pesanti sospetto è Werner Franke, un'autorità nella lotta al doping, che ha definito la recentissima vittoria di Contador al Tour come "la più grande truffa della storia dello sport", facendo riferimento al suo iniziale coinvolgimento nell'Operation Puerto, e rivelando persino il cocktail di sostanze proibite utilizzato dal ciclista iberico per migliorare le proprie prestazioni. Significativa una frase: "Tutto è stato tenuto nascosto in Spagna".
Indipendentemente dal fatto che si tratti di un soggetto in cerca di pubblicità o le sue accuse siano realmente fondate, che la Spagna sia una sorta di paradiso per la libera circolazione di sostanze proibite è cosa nota. Pochi controlli, indagini superficiali per non dire inesistenti, non è casuale l'esplosione dello scandalo più grande della storia di questo sport, tanto da far impallidire persino il Tour 1998 e il caso Festina, sia esploso proprio nella penisola iberica. Molto probabile che dietro i vari nomignoli rinvenuti nelle intercettazioni telefoniche si celino ciclisti sudditi di Juan Carlos. Peccato che ad aver pagato siano stati solo Basso, Scarponi e Ullrich, mentre Valverde, tanto per non fare nomi ma cognomi, corre nonostante le nubi su di lui non siano scomparse.
Intanto, lo strappo tra Uci (Unione ciclistica internazionale) e organizzatori della Grand Boucle si è fatto insanabile. La guerra verbale tra McQuaid e Preud'Homme ha raggiunto picchi di tensione massima su Rasmussen, con il grande capo del Tour che ha fatto ben poco per nascondere il proprio livore verso il presidente dell'Uci. Accuse di scarsa chiarezza e professionalità e assenza di fiducia non nelle istituzioni, ma negli individui che le rappresentano.
Se da un lato è comprensibile il desiderio di pulizia, in modo da salvaguardare un patrimonio nazionale come il Giro di Francia, è altrettanto difficile condividerne i metodi.
Inaccettabile che, per un corridore positivo, debba pagare con l'esclusione tutta la squadra. La caccia alle streghe fa vittime innocenti, non è questa la strada giusta.
Per evitare il terzo Tour consecutivo reso 'zoppo' da sospetti, veleni e positività, gli organizzatori stanno cercando di staccarsi dal tanto vituperato Pro Tour, in modo da aver pieni poteri di scelta su squadre e modalità.
Percorso più corto, meno tappe e più giorni di riposo, ma soprattutto, team nazionali, come non avveniva da 40 anni a questa parte. Potrebbe essere la ricetta per salvare il salvabile.
Lo spettacolo ne risentirebbe, in quanto c'è il rischio che certe nazionali si ritrovino con troppi galli nel pollaio, mentre altre fatichino a trovare il numero di corridori per partecipare.
Sarebbe un'anomalia, imbastita per contrastare quella che sta diventando la norma, ovvero i Tour della vergogna.
La strada è in salita, perchè gli sponsor sanno benissimo che non esiste miglior veicolo che le strade di Francia per farsi pubblicità, essendo la Grand Boucle la terza manifestazione sportiva mondiale, dopo Olimpiadi e Mondiali di calcio, la prima a cadenza annuale.
Quella di Mayo è la terza positività al Tour 2007, dopo Vinokourov e Moreni. Aggiungiamoci il caso Sinkewitz che ha fatto levare le tende alla TV tedesca, la clamorosa esclusione di Rasmussen in giallo vestito, oltre ai già citati sospetti sul vincitore finale, e abbiamo la misura di quanto le cose vadano male.
E forse l'unico sport nel quale, indipendentemente dal tifo, viene esaltato il gesto atletico del protagonista, sostenuto a gran voce dal pubblico festante a bordo strada, o in piedi davanti allo schermo.
Tutto questo rischia di non esistere più, spazzato via da sospetti, voci e parzialità.
La cura del Tour non è necessariamente quella del ciclismo tutto.
Ben venga la collaborazione con la Wada (agenzia antidoping internazionale), ma l'isolamento dal resto delle competizioni rischia di provocare una spaccatura profonda.
Lo stesso discorso, sia chiaro, vale anche per Giro, Vuelta e le grandi classiche, in quanto sembra proprio che pure queste affascinanti gare vogliano uscire dal calendario Pro Tour, isolando di fatto l'Uci.
Rischiamo di avere un ciclismo a due facce, a due velocità, soprattutto, e con regole diverse.
Fino a che non verrà varato uno standard internazionale sul modello francese, vedremo mano pesante in certi paesi e omertà in altri.
Avremo Basso a casa e corridori spagnoli spuntare come funghi in classifica.
Non tutti dopati, si spera, ma più liberi, volendo, di sperimentare gli ultimi ritrovati della trasgressione sotto forma di sostanze illecite.
E' triste, ma di positivo in questo Tour ci sono Contador come piacevole rivelazione, Vinokourov, Moreni e Mayo, speriamo di poterci fermare qui, come valori riscontrati nel sangue.
Il vaso di Pandora non è stato ancora scoperchiato, altrimenti ci sarebbero state molte più vittime, forse anche illustri.
Siamo in attesa di novità dagli inquirenti. Un mesto 'aspetta e spera' sorge spontaneo.
Così come siamo in attesa di scoprire come si concluderà il processo a Landis, che si trascina da tempo immemore.
Il Tour 2006 non ha un vincitore.
Quello del 2007 ce l'ha, ma ci sono pure ombre e accuse.
Augurarsi, semplicemente, normalità per la prossima edizione è quanto di più saggio si possa fare in questo momento.

Communication breakdown

Mentre sotto l'ombrellone sogna l'interista chiaccherone, il popolo bianconero si interroga, comprensibilimente, sulle prospettive stagionali della propria squadra.
La prima uscita ha lasciato in eredità interessanti spunti di riflessioni, spesso estremizzati in sonore bocciature o precoci promozioni.
Ci si chiede se il mercato è davvero chiuso, se il geometra Almiron saprà creare quel gioco mancato l'anno scorso, se Palladino diventerà meno narciso e più pratico, e cosi via.
Un altro interrogativo dovrebbe balenare nelle menti dei supporters della Vecchia Signora: la dirigenza si dimostrerà all'altezza?
Sul mercato, qualcosa non torna. Si parlava di un esborso di 50 milioni, quando invece il passivo nel rapporto acquisti/cessioni è fermo a 27 circa, e le operazioni in entrata, a detta di Blanc e soci, sono finite. A meno che non vengano ceduti alcuni difensori (in lizza, con formule e motivazioni diverse, Boumsong, Chiellini, Criscito e Legrottaglie), ma a quel punto si tratterebbe semplicemente di rimpiazzare l'elemento in partenza.
Quella giungla che è il calciomercato è un mondo fatto di bugie e mezze verità, nonchè di difficoltà legittimate dall'insolito ruolo di neopromossa, di lusso si, ma pur sempre senza un'Europa qualsiasi da conquistare.
Manca oltre un mese alla data limite per i trasferimenti, quel 31 agosto che ha segnato i destini bianconeri.
Nel 2004, arrivarono il presunto rottame Cannavaro e il bizzoso ma talentusissimo Ibrahimovic.
L'anno scorso, la B è diventata una tristissima realtà, con annesse inevitabili polemiche di fronte ad un atteggiamento che definire poco combattivo è un eufemismo.
Ciò su cui non si può aspettare, invece, è la messa a punto di una strategia comunicativa.
Abituati con Moggi che non faceva uscire nemmeno gli spifferi dallo spogliatoio, ci siamo ritrovati ad avere, con la 'nuova' Juve, portoni spalancati con fuga di voci e malumori.
I casi presunti, rientrati ma riemersi fragorosamente (Deschamps, Tardelli).
La tentazione, apparentemente irrefrenabile, di dirigenti e alcuni calciatori (Buffon su tutti) di comunicare il proprio stato d'animo e situazione contrattuale a mezzo stampa.
Il semplice voler ricordare al mondo la propria esistenza (quanto avrà parlato Cobolli?) e il solito "bla bla" senza dire, in sostanza, nulla.
Le contraddizioni non solo reciproche, ma provenienti persino dalla medesima bocca (sempre lui, Cobolli), tanto da indurre il pensiero di uno sdoppiamento di personalità.
Tutte cose che non dovranno accadere in futuro.
Il periodo di rodaggio è alle spalle. E' stato doloroso e difficile per tutti, ma ora, niente scherzi, si fa sul serio.
La storia insegna che i presupposti per il successo nascono dalle fondamenta, da un gruppo di comando in grado di isolare la squadra dall'ambiente esterno.
Una sorta di quarantena, necessaria per evitare scombussolamenti e fughe di notizie, magari false e tendenziose.
All'Inter ne sanno qualcosa, per anni i media ci hanno informato pure se Recoba aveva un'unghia incarnita.
I risultati prima dell'uragano Drive Red si sono visti.
Onde evitare di finire in malo modo, urge porre freno ai fiumi di parole, che generano fiumi di inchiostro infame e polemiche a getto continuo.
L'Avvocato arrivava e fulminava tutti con una battuta arguta e maliziosa.
Nessuno possiede la sua classe e personalità, a maggior ragione, il silenzio diventa la miglior cura.
Si è parlato tanto di 'operazione simpatia'. Non servono smile o fantastick, ma rendere la squadra competitiva per risultare indigesti agli avversari come la peperonata a colazione e mostrare gli attributi a nemici e media.
Come avveniva una volta.
Amata dai propri tifosi, odiata, sportivamente parlando, dagli altri.
Questo è ciò era la Juve, questo è ciò che deve tornare ad essere.

domenica 29 luglio 2007

"Siamo talmente avanti che se ci guardiamo indietro vediamo il futuro"

I nostri dirigenti sono avanti.
"Siamo talmente avanti che se ci guardiamo indietro vediamo il futuro", disse un profetico Ciccio Graziani del programma 'Campioni'.
La stessa frase la potrebbe pronunciare Cobolli, ma non lo farà, perchè è umile, modesto e pure fashion.
Le parole che escono dalle bocche dei nostri dirigenti si prestano a facili fraintendimenti, si sente l'assenza di una strategia comunicativa.
Potrebbe apparire come un problema, agli occhi dei supporters è così.
Tutto calcolato.
Lo scopo è quello di confonderci le idee, in modo da poter rigirare la frittata come meglio credono.
Non è stata rivelata la cifra esatta destinata al mercato, ma si è parlato prima di 30/40 milioni di euro, poi, a seguito del cospicuo aumento da capitale, lievitata sino a 50, forse di più.
Il saldo acquisti-cessioni è positivo per meno di 30 milioni, quindi, apparentemente qualcosa non torna.
Invece, no. Si è parlato di un esborso ingente (intuitivamente, certamente più di quanto speso). Ed effettivamente, sono usciti dalle casse più di 50 milioni. Poco male se ne sono entrati oltre 20.
Furbi, eh?
Le dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa o TV non dicono niente. Bisogna interpretarle.
Cobolli parla di ricorso al TAR? Già, ma non l'hanno preso in tempo.
Deschamps resta? Certo, senza panchina.
Mezze frasi, mezze verità, come dei rebus che sta a noi completarli.
Il 31 agosto sapremo se sto scherzando io, oppure se hanno 'scherzato' Cobolli & Friends.
Ok, dati i precedenti, un'idea, ahimè, ce l'ho...

C'è tempo

Nel primo assaggio di calcio vero, dopo gli antipasti in salsa trentina e cinese, la Juventus esce sconfitta per 2-0 dal St. James Park per mano del Newcastle.
Sono andati in gol Luque al 9° su rigore generoso concesso per presunto atterramento di Milner da parte di Zebina, e Carroll al 36°. La seconda marcatura ha evidenziato qualche pecca nello scacchiere difensivo bianconero, con il francese ancora protagonista in negativo, avendo tenuto in gioco Martins sul passaggio filtrante di un compagno. Il tiro del nigeriano è stato prontamente respinto da un ottimo Buffon, per il liberissimo Carroll è stato un gioco da ragazzi metterla dentro con un preciso diagonale.
E' opportuno ricordare che i Magpies sono decisamente più avanti nella preparazione, visto che esordiranno la Premier League parte due settimane prima della A.

Ranieri ha schierato la squadra con il 4-3-3, passando rapidamente ad un più solido 4-4-2.
I riflettori erano puntati soprattutto sui nuovi. Andrade si è mosso bene, dimostrandosi piuttosto attento in marcatura. E' l'ultimo arrivato, deve migliorare l'affiatamento con i compagni e il girovita, ma le premesse sono buone.
Anche Grygera, schierato sul centro-sinistra, ha mostrato un buon tempismo negli interventi.

Molinaro ha tutte le attenuanti, per carità. Abituato al Siena dopo una vita a Salerno, era alla prima assoluta in campo internazionale. Impacciato, piedi poco educati, ha mostrato tutte le sue lacune. Bocciarlo definitivamente sarebbe ingeneroso, ma occorre lavorare molto sui fondamentali. Le diagonali sono degne del peggior Balzaretti.

Per uno che delude, c'è invece un altro che già brilla. E' Almiron, tanto timido fuori dal campo quanto propositivo nel rettangolo di gioco. Qualità, ma anche una discreta quantità, almeno fin quando le gambe reggono. Le intuizioni migliori partono dai suoi piedi, per il modo di stare in campo ricorda vagamente Veron. Qualche lancio lungo in meno e ci siamo.

Tiago, invece, è stato spesso preso d'infilata dai centrocampisti avversari, apparendo un po' imballato. Se gli scambi sullo stretto con l'ex empolese hanno evidenziato una tecnica di base più che buona, in fase di contenimento dovrà crescere, altrimenti il fiato sul collo di Nocerino e Zanetti potrà diventare minaccia costante. Il pericolo, comunque, viste le qualità del soggetto, non dovrebbe sussistere, con il tempo tornerà in versione 'lavatrice' come a Lione. Non sarà comunque facile riproporre i fraseggi in Italia, dove c'è più pressione sul portatore di palla.
Iaquinta, con il fisico da giraffone che si ritrova, paga ancora i carichi di lavoro del ritiro, mostrandosi ancora impacciato. Un'azione è esemplare per descrivere il momento dell'ex Udinese: dopo una serie di scambi, palla a terra ed in velocità, Nedved serve in profondità Vincenzone, che si allunga la sfera facile preda di Given.

A proposito, invece, di conferme, Zebina è sempre il solito, la temuta 'Zebinata' è sempre in agguato. I meccanismi difensivi vanno ancora oliati, tanto che, per ben due volte è il francese a non salire con il resto della retroguardia creando pericoli al sempre attentissimo Buffon, già in versione Superman (fantastico nella ripresa su Dyer).

Marchionni è una zanzara che, non appena trovata la giusta collocazione tattica, ha dato un saggio della sua velocità; per la precisione nei cross, ci vediamo alla prossima.
I 'vecchi' non si smentiscono, Nedved mai domo e Trezeguet piuttosto fermo.

La girandola dei cambi che caratterizza spesso le amichevoli estive non c'è stata ad inizio ripresa. Per un attimo, ho avuto un flashback, ripensando all'ultimo tecnico bianconero che aveva manifestato una certa fobia nel cambiare in corso d'opera, tanto che ho temuto di veder entrare al 20° della ripresa Birindelli per Zebina.

Progressivamente, le energie sono venute meno, e la partita si è spenta, con Buffon che ha comunque dovuto effettuare gli interventi più pericolosi.
Gli ingressi di Chiellini (ultimo match in bianconero?), Nocerino e Palladino (c'è del tenero tra lui e l'allenatore in seconda? No, dai, meglio la pupa) prima, Salihamidzic e Zanetti poi non hanno cambiato l'inerzia del match.

In compenso, ricordandosi di essere nella patria del rugby, Nedved, Marchionni e il 'Brazzo' hanno improvvisato una sfida a chi realizzava più mete, con il risultato che i guanti di Given sono rimasti quasi intonsi da metà ripresa in poi, dopo le occasioni di Marchionni e Tiago.

Fosse stato un match ufficiale, si potrebbe imputare a Ranieri un errore nello schieramento iniziale, che ancora non siamo in grado di reggere, presto rimediato (dal 4-3-3 al 4-4-2); trattandosi di un match amichevole, è più giusto parlare di esperimenti. A centrocampo è mancato il filtro, la difesa nell'uno contro uno è andata quindi in difficoltà.
C'è ancora tempo. Per fortuna, aggiungo, visto che c'è molto da lavorare.
Contro l'Amburgo di Van der Vaart, speriamo di vedere qualche passo in avanti.
Note marginali: la sfida è stata trasmessa in esclusiva su Juventus Channel, ma si sa, le vie dello streaming sono ìnfinite.
Stadio pieno, pubblico composto e festante.
In sottofondo, nell'intervallo, si è potuta sentire 'When You Were Young' dei The Killers, a dimostrazione che gli inglesi hanno orecchio per la buona musica. Complimenti.

sabato 28 luglio 2007

Seven Nation Army

Per comunicare con tutti, Ranieri dovrà sfoggiare tutta la propria padronanza di spagnolo e inglese approfondita con le esperienze a Valencia e Londra.
La Juventus che si presenta ai blocchi di partenza della nuova stagione è un melting pot in espansione.
Gli stranieri sono al momento 12, un australiano (Van Strattan), 3 francesi (Boumsong, Zebina e Trezeguet), 2 portoghesi (Andrade e Tiago), 2 cechi (Grygera e Nedved), 2 uruguayani (Olivera e Zalayeta), un bosniaco (Salihamidzic) e un argentino (Almiron). Oddio, i connazionali di Maradona sarebbero due, ma Camoranesi è pur sempre uno degli eroi di Berlino, nonostante non canti l'inno.
Sono dunque 7 le nazionalità straniere che trovano spazio nel nuovo gruppo. Alcuni potrebbero presto cambiare aria.
Il destino degli uruguayani potrebbe essere lontano da Torino, sempre che si trovi una sistemazione per i due assistiti di Paco Casal. Zalayeta vuole l'estero, altrimenti tanto vale fare la quinta punta in bianconero. Olivera, piedi buoni mortificati da una scarsa disciplina, tattica e non solo, vedasi certi suoi raptus in blucerchiato, non ha esattamente la fila sotto casa.
La speranza di piazzare in un qualsiasi angolo del mondo Boumsong non è sfortunatamente condivisia dal giocatore, che si è innamorato della Vecchia Signora e vorrebbe pure prolungare il contratto. A Roma direbbero "Mo non t'allargà". Fatto sta che non si muove. Da Torino, e nemmeno in campo. Sfortuna doppia.
Gli altri, eccezion fatta per il semisconosciuto lungagnone australiano, sono destinati a rivestire un ruolo più o meno importante nell'economia della squadra.
Andrade, nella speranza che torni quello di un tempo, sarà il nuovo leader difensivo, e sulla destra giostrerà Zebina, che in forma e senza 'Zebinate' è pur sempre un bel terzino. Accanto al portoghese, Grygera dovrà guardarsi da una concorrenza certamente agguerrita ma ancora non ben definita. Sfruttando la sua duttilità, riuscirà a ritagliarsi un certo spazio.
In mezzo al campo si parlerà straniero, con la bandiera italiana tenuta alta solo dall'oriundo Camoranesi. Nedved a sinistra non si discute, mentre in mediana la coppia designata, non fosse altro per l'esborso, è Almiron - Tiago, tanta qualità e buona quantità. Il jolly della situazione è 'Brazzo' Salihamidzic, generosissimo esterno, in grado di giocare a destra come a sinistra, a centrocampo come in difesa. Cotanta versatilità sarà con tutta probabilità ripagata con un buon minutaggio.
L'attacco parla italiano, con Del Piero, Iaquinta e Palladino. Trezeguet, ormai, padroneggia benissimo la nostra lingua, ma è pur sempre franco-argentino.
La cessione di Chiellini spianerebbe la strada all'argentino Heinze, mentre l'addio, o arrivederci, di almeno uno tra Boumsong, Criscito e Legrottaglie, aggiungerebbe una nuova pedina allo scacchiere difensivo bianconero, probabilmente uno tra lo svizzero Senderos e il colombiano Zapata.
Una Juve internazionale, internazionale, insomma, ma non come l'Internazionale F.C., altrimenti detti 'Onesti'.
Spulciando l'organico dell'Inter, di italiani se ne trovano ben pochi. Solamente Toldo e Orlandoni, rispettivamente secondo e terzo portiere, e Materazzi tengono il tricolore ad Appiano Gentile. Con Grosso approdato a Lione, Andreolli finito a Roma, non c'è rimasto altro, se non qualche virgulto della Primavera, come Balotelli. Italiano solo di passaporto, essendo stato adottato dalla famiglia Balotelli appunto, ma per il resto africano al 100%.
L'inserimento nell'organico di alcuni ragazzi del settore giovanile permetterà di ovviare alle norme vigenti, ma di italiani ne vedranno davvero pochissimi i tifosi nerazzurri. In campo, molto probabilmente uno soltanto.
I colleghi bianconeri non avranno lo stesso problema. Tre dei campioni rimasti, Buffon, Camoranesi e Del Piero, erano azzurri a Berlino, e almeno uno tra Chiellini e Criscito dovrebbe restare ed entrare nell'11 titolare. Senza scordare Belardi, Birindelli, Nocerino, Zanetti, Marchionni, Iaquinta, anch'egli protagonista in Germania.
Vedremo dunque una Juve internazionale, ma con un'anima, come sempre, italiana.
Siamo pur sempre il club che più uomini ha dato a Lippi per i Mondiali, per quanto qualcuno abbia preferito altri lidi. A proposito, ci restino.
L'importante non è la nazionalità dei giocatori, ma il loro atteggiamento in campo.
Meglio un bosniaco volenteroso e attaccato ai colori, piuttosto che un italiano mercenario e svogliato. Se poi quest'ultimo è svedese e micragnoso, peggio ancora.
A buon intenditor, poche parole.

Stairway to heaven

"There's a lady who's sure all the glitter is gold and she's buying a stairway to heaven...".
Così inizia uno dei capolavori immortali nella storia del rock, attorno al quale circolano oscure leggende che non fanno altro che aumentare il fascino di cotanto splendore messo in musica. Dio benedica Robert, Jimmy e John, e si coccolo il compianto 'Bonzo'.
Questi magnifici versi calzano a pennello per l'attuale Juventus. E' speranza diffusa tra i tifosi della Vecchia Signora ("lady") che i nuovi innesti possano rivelarsi innesti decisivi nella scalata verso il Paradiso, inteso come scudetto, che oggi appare utopia, tra qualche mese chissà.
Il percorso verso la gloria è irto di ostacoli e difficoltà, con una concorrenza agguerrita che non starà certo a guardare. La scala è quantomai ripida, ma non siamo certo tipi da lasciarci spaventare dalle avversità.
Consci di limiti e prospettive, ci affacciamo con ottimismo misto a sano realismo al campionato ormai alle porte.
Indubbiamente i galloni di favorita campeggiano metaforicamente sul petto, a fianco di un mortificato scudetto (mortificato dal nerazzurro circostante e dall'assenza della solita lotta per accarrarselo) sulla maglia degli Onesti. Un gruppo solido e forte rinforzato da 'Swarosky' Chivu e Suazo sarà difficilmente contrastabile.
Tecnicamente, inutile girarci intorno, non c'è storia.
Dovremo giocare con la bava alla bocca, il fuoco negli occhi, in modo da ovviare al gap che ci separa dai nerazzurri.
A guardar bene, le loro riserve, almeno in difesa, hanno ben poco da invidiare ai nostri titolari, portiere escluso, s'intende. Non è un caso che, per puntellare il reparto, si sia parlato a lungo di Burdisso e Samuel, attesi all'Inter da un anno di panca.
Sarà fondamentale l'affiatamento, gli schemi e i meccanismi da oliare al più presto, e questa incertezza su uomini in rosa e possibili rinforzi non favorisce il lavoro del mister.
Meglio completare presto lo scacchiere difensivo, nella speranza di liberarci dei pesi morti come Boumsong e Legrottaglie, per reinvestire la somma in un mastino con i fiocchi, magari di prospettiva.
In attesa che alcuni giovani talentuosi ma veloci di lingua tornino sulla Terra (Chiellini e Criscito) e Andrade si ambienti, speriamo nella buona salute di Gigi, nelle geometrie di Almiron e la concretezza di Ti-ago, oltre che nelle consolidate certezze.
Mentre il Milan, che ha l'età media dell''Ospizio Mariuccia' ma pure la classe intatta dei suoi campioni pare già essere con la testa a Tokio, la Roma ha rinforzato le seconde linee ma vedrà persistere problemi di continuità legati al suo gioco tutto velocità, uno-due palla a terra e scambi sullo stretto.
Il secondo posto, sin da ora, lo si può non considerare una bella utopia. Per il resto, c'è tempo.
L'obiettivo, scontato, è un posto in zona Champions, andare oltre è tanto di guadagnato, una minor pressione rispetto al passato e l'assenza di coppe europee sono due fiches da giocare.
Non che ce ne sia bisogno, ma sarebbe bello dimostrare sin da subito che vincevamo senza l'aiuto via telefonino di Moggi.
Senza illuderci, vivendo un po' alla giornata, crediamoci.
Per poter anche solo competere con i nerazzurri ci vorranno tante componenti, talento, fortuna, unità d'intenti.
E un po' di magia, come quella che possiede, intatta, la nostra maglia, e come quella che quattro ragazzi inglesi hanno usato per raccontare di quella signora che ha comprato la sua scala verso il Paradiso, come se, molti anni prima, avessero voluto narrare della Vecchia Signora in cerca di riscatto.

venerdì 27 luglio 2007

D.D. (Dubbio Difesa)

Il buon Jorge Andrade ha bisogno di un partner.
Nessun outing, non lo vedremo nemmeno tronista dalla De Filippi (per quello, semmai, c'è 'fashion Cobolli'), semplicemente è tuttora ignoto il nome del compagno di reparto del portoghese.
I dirigenti hanno smentito nuove operazioni in entrata.
In tempi non sospetti, si parlò di una squadra fatta al 98%, diventato poi 99%, per bocca di Blanc, con la retromarcia di/su Nocerino.
Le recenti dichiarazioni di Cobolli non lascerebbero spazio alla fantasia dei tifosi. Per quanto ultimamente si sia rivelato una sorta di oracolo, la calura estiva può portare progressivamente al nuovo sdoppiamento di personalità, storia vecchia, con Cobolli che fa e Gigli che disfa.
Colui che sembrava dover diventare uno dei pilastri della Juve del futuro possa invece finire con il dare l'addio ai colori bianconeri. Per lui si parla insistentemente di Manchester City.
Effettivamente, Giorgio Chiellini è un pilastro, nel senso che ha i piedi di marmo. In compenso, possiede grinta in quantità industriale, è dotato di una buona corsa sfruttando un fisico corazzato. I cross non sono il suo forte, purtroppo per Trezeguet. Di fronte ad un'offerta importante, nell'ordine dei 10 milioni di euro, ci si pensa bene prima di oppore un secco "No" alla sua cessione. Vista anche la recente polemica estiva con conseguente risposta piccata di Ranieri, la posizione del gigante toscano è quantomai incerta.
Anche Boumsong e Legrottaglie hanno le valigie in mano, per quanto il francese si ostini a non prepararle. Il celebre 'Infradito' potrebbe finire in Turchia, dove ritroverebbe, nel Fenerbahce, il simpatico Appiah, in una reunion dal sapore particolare tra i due 'colpi' del mercato bianconero piazzati da Moggi nel 2003.
Da queste operazioni, aggiungendo pure Blasi richiesto anch'egli da Eriksson, la Juve potrebbe ricavare un tesoretto di una ventina di milioni (prospettiva ottimista) da reinvestire per rimpolpare un reparto ridotto all'osso.
Il primo obiettivo è Heinze, in partenza da Manchester, possibilmente verso lidi stranieri. Duttile, in grado di giocare sia al centro che a sinistra, garantisce esperienza e grinta. Non un fenomeno, ma un colpo importante nel rapporto qualità/prezzo.
Altra ipotesi, investire su un giovane talento. Senderos o Zapata i nomi più gettonati. Il primo vanta una consolidata esperienza internazionale, il secondo risponde con l'esperienza pluriennale in A, nonostante sia un '86. Lo svizzero in rotta con Wenger pare essere la prima scelta, e sarebbe un colpo davvero importante, trattandosi di un grande prospetto, solido, rude e bravo di testa.
Se a salutare Torino fosse solo uno tra Boumsong e Legrottaglie, basterebbe un innesto, altrimenti occorrerebbero due pedine.
Al momento, oltre ad Andrade, con il dubbio Chiellini, ci sono Grygera e Criscito.
Il ceco non ha particolarmente impressionato durante il ritiro, è un buon elemento, niente più, difficilmente sarà titolare.
Criscito, lingua lunga a parte, ha mostrato qualità importante, confermandosi come uno dei migliori talenti espressi dal nostro calcio negli ultimi anni. Personalità, rapidità, pulizia e tempestività negli interventi, per sfondare non gli manca nulla. Può giocare sia al centro che a sinistra, dove potrebbe giostrare se arrivasse un giovane centrale. Con Heinze, duttile come il napoletano, le prospettive sarebbero sostanzialmente immutate.
E' difficile capire chi affiancherà il portoghese ex Deportivo davanti a Buffon, se ora pare in vantaggio Domenico, il via vai di mercato può sconvolgere le carte in tavola.
L'anno scorso la miglior difesa del campionato è stata quella della Fiorentina, a dimostrazione, oltre che dello scadente livello dell'ultima A, della necessità di formare un pacchetto affiatato. Senza fossilizzarsi sui nomi, è aspicabile che il nuovo innesto arrivi al più presto, in modo da potersi inserire nella nuova realtà.
Altrimenti, il povero Andrade potrebbe sentirsi solo.
D'accordo, c'è ancora Bum Bum, ma, come dice il proverbio, 'meglio soli che mal accompagnati'.

giovedì 26 luglio 2007

Incubo su due ruote

Ormai siamo al delirio, uno degli sport più amati dal pubblico perde credibilità ogni giorno che passa.
Il ciclismo sta davvero toccando il fondo in concomitanza del Tour 2007. L'edizione più pulita della storia, così si diceva. Quando l'avevo sentita questa frase? L'anno scorso, eppure sembra che nulla sia cambiato.
Vinokourov, grande favorito alla vigilia, finisce nella rete dell'antidoping, eterotrasfusione, a casa.
Con lui, tutta l'Astana, e un'intera nazione, il Kazakistan, in lutto.
Moreni, onesto gregario della Cofidis, cacciatore di corsa, viene 'catturato' dalla tentazione di andare più forte. Positivo al testosterone, rinuncia alle controanalisi. Se non altro, ammette la colpa senza accampare scuse, ciò non gli eviterà però una mesta conclusione di carriera.
Dulcis in fundo, si fa per dire, la maglia gialla Rasmussen viene licenziata dalla Rabobank per aver violato il regolamento interno, essendo sfuggito a due controlli a sorpresa nel mese di giugno. Era in Messico, così aveva detto. No, si trovava in Italia. Non si può parlare propriamente di ennesimo caso doping, ma le nubi sul corridore danese si addensano minacciose. Sarà difficile per lui trovare una nuova squadra, la sua carriera, se non finita, è certamente irrimediabilmente macchiata.
In questo squallido quadretto, c'è pure chi avrebbe il sacrosanto diritto di lamentarsi, oltre agli appassionati che stanno vedendo morire questa disciplina. Sono infatti stati esclusi dalla corsa francese i gruppi sportivi dei ciclisti positivi ai controlli durante il Tour. La responsabilità oggettiva, peraltro da rivedere, e non solo nel ciclismo, non deve assolutamente coinvolgere gli altri corridori della medesima squadra. Bisogna tenere gli occhi aperti nella lotta al doping, ma anche nel distribuire condanne. Colpire i colpevoli, non indistintamente chi li circonda.
Le responsabilità vanno accertate. Non deve essere sufficiente il sospetto, altrimenti si ritornerà ai tempi della Rivoluzione Francese, della ghigliottina e del 'Terrore', quando bastavano voci e spifferi per condannare cittadini innocenti.
La situazione attuale non facilità una battaglia incentrata su un fronte compatto. Ogni stato, dal punto di vista legislativo, affronta la piaga doping in maniera diversa.
Mentre in Italia sono frequenti i controlli a sorpresa, in Francia questi vengono effettuati da un ministero interno a quello della salute, evitando così qualsivoglia insabbiamento. Altrove, leggasi Spagna, le norme sono decisamente meno restrittive.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: la famigerata 'Operation Puerto' è scoppiata in Spagna, protagonisti un medico, Fuentes, e un direttore sportivo, Saez, di una squadra, la Liberty Seguros, tutti spagnoli.
Al Tour di quest'anno, 7 corridori nelle prime 13 posizioni sono sudditi di Re Juan Carlos.
Contador è stato prosciolto da ogni accusa per insufficienza di prove, mentre Valverde sembra essere coinvolto nella vicenda. Intanto, però, corre, mentre altri, come Basso e Scarponi, giustamente, stanno a casa.
A pagare sono stati gli italiani, oltre al tedesco Ullrich, ormai un ex. Impensabile che tutte quelle sacche di sangue rinvenute siano riconducibili ad un esiguo numero di atleti.
La giustizia viaggia a velocità variabile, di stato in stato, rendendo ineluttabile il bisogno di fissare uno standard internazionale.
E' lampante che i cattivi sono in vantaggio, la malattia è più forte della cura, non per questo bisogna fermarsi.
Almeno nella lotta, perchè, forse, andare tutti a casa aiuterebbe a ritrovare la credibilità perduta, nell'attesa di trovare una panacea efficace.
Il clima di sospetto, comunque, non aiuta, nè i corridori, nè gli appassionati a non allontanarsi da questo mondo.
Pene severe, da inasprire se necessario, solo però quando la colpevolezza è palese.
Più controlli a sorpresa. Per chi sfugge ad essi, stop di un mese dalle competizioni.
Sospensione dell'atleta solo a colpa accertata.
Differenziazione tra doping tentato e consumato. Un anno di squalifica e un altro di esclusione da qualsiasi corsa Pro Tour per chi prova a fare il furbo, due per chi viene beccato dai controlli. Per entrambi, esclusione a vita dai top team.
Per i corridori sospesi, una volta ripresa l'attività sportiva, percentuale di stipendio (diciamo un bel 20%) da versare nelle casse di Wada e Uci per finanziare la lotta al doping.
Sanzione pecuniaria pari all'ammontare complessivo del contratto in essere (esempio: triennale da 100mila euro, 300mila euro da pagare) per i colpevoli accertati, pari allo stipendio annuale per il tentativo di doping.
Diminuzione del numero dei team Pro Tour.
Eliminazione della responsabilità oggettiva per le squadre.
Diminuzione del chilometraggio delle tappe nelle corse a tappe, non più di 200 km, meno giorni di corsa e più di riposo.
Fissare un dislivello massimo per tappa.
Queste alcune, personali, possibili, soluzioni.
Non si può scindere l'aspetto tecnico dalla lotta al doping, perchè certi sforzi necessari per competere non fanno altro che fomentare il problema, spianando la strada ai furbi alla luce dei fatiscenti controlli praticati in certi 'paradisi del doping'.
Il garantismo deve essere applicato con rigore, perchè troppo spesso finiscono per essere coinvolti atleti che poi escono puliti da storie apparentemente brutte e senza sbocchi positivi.
Chiaramente, tutte queste idee esulano da ciò che potrà essere il regolamento del Tour, se, come pare, si staccherà dal Pro Tour per diventare un'entita scissa, con la possibilità, per gli organizzatori, di ridurre il numero di squadre partecipanti, filtrando persino i corridori con esclusione di elementi non graditi.
In attesa di ciò, restano dei coni d'ombra non indifferenti su certi, recenti, accadimenti.
Perchè una vecchia storia di doping con protagonista Di Luca, che ormai pareva chiusa, è riemersa l'indomani della sua vittoria al Giro?
Perchè la positività di Sinkevitz, risalente all'8 giugno, è stata resa nota sono durante il Tour, quindi un mese e passa dopo, con il corridore che era già ritirato per incidente? C'entra la freschissima minaccia, poi puntualmente diventata realtà, della TV tedesca, di lasciare la Francia al primo caso doping con protagonista un qualsiasi atleta legato al paese teutonico? E ancora, perchè il corridore ha firmato quella sorta di Patto Antidoping, rinunciando così ad un anno di stipendio, ben sapendo di essersi iniettato testosterone poco tempo prima? L'hanno incastrato, ha voluto fare il furbo, o è semplice incoscienza?
Se Rasmussen non fosse stato in lizza per la vittoria, il suo caso avrebbe avuto tale risalto, oppure non se ne sarebbe nemmeno parlato?
Di certo c'è che un nuovo caso Landis (a proposito, il processo va avanti, tra tragedie, testimonianze eccellenti e 'americanate' in piena regola come la paventata macchina della verità, e ancora non si conosce il nome del vincitore del Tour 2006) non sarebbe stato digeribile dai grandi del ciclismo.
A questi quesiti, ognuno può dare una propria risposta, perchè, ancora una volta, tra tanti veleni e sospetti, le certezze sono poche, la dietrologia si spreca, ma soprattutto, il ciclismo ne esce malcioncio.
Sempre di più, per l'ennesima volta.
Ora basta, bisogna risalire, perchè c'è chi, per quanto non sia facile, ancora crede in questo sport, almeno un po'. O per lo meno, ci spera.

mercoledì 25 luglio 2007

Se a Buffon viene la febbra, siamo nella merda

Cari fratelli e care sorelle bianconere, preghiamo.
Come novelli Legrottaglie, pur senza l'apporto (la mano) di Guzman, riscopriamo la fede.

I motivi per chiedere aiuto all'Onnipotente (non Moggi) sono molteplici, dal bisogno condiviso da molti di vedere Boumsong e Legrottaglie con altre casacche l'anno prossimo, fino alla questione portiere, escludendo l'augurio di disgrazie altrui.
Sembra strano essere angustiati dall'estremo difensore, quando il titolare si chiama Buffon. Più comprensibile, invece, se si pensa che le alternative sono Belardi, Van Strattan e Novembre.
'Ciccio' Belardi è il classico simpaticone, uomo spogliatoio, serio professionista. Encomiabile, ma non basta contro Ibrahimovic & Co..

Van Strattan è una vecchia scoperta di Moggi, portato in Italia ormai sette anni fa, non ha mai mostrato le sue qualità, basti pensare che gli ultimi sei mesi li ha passati ad Ancona, raccimolando appena un gettone di presenza. Tra l'altro, un portiere il cui cognome inizia con 'Van' rinfocola sinistri ricordi nel tifoso bianconero.

Novembre l'anno scorso giocava in D con il Fano, i motivi del suo acquisto sono ignoti ai più. Difficile ipotizzare un suo utilizzo nel settore giovanile, essendo un '87. E poi, può uno che di cognome fa Novembre giocare con la Primavera? No, è fuori stagione, dai.
La situazione non è tranquillizzante, insomma, roba da mettere Gigi in quarantena al primo starnuto.
Quando, nell'agosto 2005, a Buffon saltò la spalla destra durante il Trofeo Berlusconi in seguito ad uno scontro con Kakà, il magnanimo Silvio dispensò Abbiati ai poveri bianconeri alla ricerca di un guardiano. Tranne qualche sporadico episodio (vedi papera di dimensioni ciclopiche in Champions contro il Bayern) se la cavò egregiamente grazie ad una difesa impermeabile come le Geox, tanto che, senza Farsopoli, Buffon avrebbe vestito la casacca rossonera e Christian, anzichè diventare bovino, sarebbe rimasto zebra.

Altri tempi, altre storie.

Sperando che Alena ce lo preservi sano e integro, un intervento sul mercato sarebbe auspicabile.

L'estremo difensore in questione deve essere esperto, disposto a fare panchina e bravo a farsi trovare pronto in caso di bisogno.
Mica facile. Un po' come trovare una donna al contempo bella, fedele e poco petulante (badate bene, ho detto una). Un po' come riuscire a decifrare le scritte sulle caverne risalenti alla Preistoria, oppure un dialogo tra Trapattoni e Totti.
Il cerchio si stringe.
Ci sarebbero Calderoni e Fontana.
Vediamo...
Esperti? Oh yes, il secondo ha 40 anni ma poco da invidiare a certi brasiliani, vedi Doni.
Disposti a fare panchina? La Juve è sempre la Juve, quindi, anche qui, sì.
Bravi a farsi trovare pronti se necessario? Entrambi avvezzi al ruolo di secondi, risposta affermativa.
Negativa potrebbe però essere la risposta dei DS di Atalanta e Palermo.
L'estremo difensore dei siciliani, tra l'altro, vanta pure un pessimo rapporto con Mancini, risalente ai tempi dell'Inter, il che, soprattutto di questi tempi, non guasta.
C'è tempo, comunque, sino al 31 agosto, anche se l'impressione è che resteremo così.
E allora, compagni di tifo, rinnovo l'invito: prima di andare a letto, una preghierina per la salute di Gigi non guasta.

martedì 24 luglio 2007

Giovani, bravi, in prestito

Alla Juve, il verde ha lasciato spazio al grigio.
Nessun problema d'irrigazione ai campi di Vinovo, niente rivoluzione cromatica nelle maglie.
Semplicemente, la tanto sbandierata linea verde continua a perdere pezzi.
Prima la 'formica atomica' Giovinco, ora Marchisio. Per entrambi, un biglietto per la campagna toscana, Empoli, con tagliando di ritorno comunque già in tasca.

Ovviamente, il tifo si divide tra coloro che prediligono il 'modello Arsenal', ovvero tenere i migliori talenti facendoli crescere accanto ai campioni, e quelli che invece pensano sia più opportuno vederli impiegati come titolari seppur in provincia.

Personalmente, mi associo al primo gruppo, ma comprendo le motivazioni che hanno spinto la società a prendere questa decisione.

In una stagione senza Europa, quattro centrali di centrocampo dovrebbero bastare. Il condizionale è legato all'incognita infortuni, problema che Zanetti ha spesso evidenziato nel corso della carriera. Nell'eventualità (scongiuri) di un'epidemia generale di mediani, si può sempre accentrare uno tra Camoranesi e Nedved. Senza scordare che Blasi attualmente è ancora in rosa.

Certamente, la cessione di Claudio è l'ennesima stecca di una dirigenza che fatica nel tramutare le parole in fatti.

L'anno scorso è stata la vera sorpresa della stagione, il miglior centrale di centrocampo della rosa. Con un tecnico più coraggioso, avrebbe raggranellato ancora più presenze, e Paro sarebbe ben presto finito in panca.
E' stato necessario aspettare infortuni in serie dei titolari per vederlo lanciato definitivamente nel calcio dei grandi.
Personalità, corsa, tecnica, grinta, con questi ingredienti, una volta entrato in formazione, non ne è più uscito. Si può ben dire, senza timore di offendere qualcuno, che in senso assoluto è stato uno dei migliori. Indimenticabile il suo esordio in quella bolgia che è il San Paolo di Napoli, in doppio passo che gli ha permesso di saltare agevolmente l'avversario e servire il capitano al tiro.
La distanza dalla Juve moggiana è sempre minore: allora puntare sui giovani in ottica prima squadra non costituiva assolutamente una necessità, oggi lo è ma viene fatto il meno possibile, e, forse, non sempre su quelli giusti, vedi Palladino.

Per quanto Almiron sia un giocatore sottovalutato e di ottimo livello, non sarebbe stata idea malvagia risparmiare su di lui, per investire maggiormente in difesa (Milito?) e tenere Marchisio, alternandolo con Nocerino a fianco di Tiago.
Presto capiremo se l'Empoli preferirà puntare su giocatori di sua proprietà (Moro) o sui quali detiene comunque il diritto di riscatto (Giacomazzi), oppure se prevarrà la meritocrazia. In questo caso, il buon Claudio non ha nulla da temere.

In bocca al lupo, Claudio, nella speranza di ritrovare, tra un anno, il 'Piccolo Lord' cresciuto e capace di ricoprire un ruolo importante nella Juve.

Piccola curiosità, sempre a proposito di giovani: il Siena ha acquistato dalla Juventus Alessandro Bettega a titolo definitivo.

Il ragazzo, come si evince dal cognome, è figlio di Roberto.

Non ha il talento del padre, gioca centrocampista, e si distingue, oltre che per la zazzera bionda, per la buona tecnica e la capacità di inserimento.

Francamente non penso che sarà mai uno da Juve, Siena può essere realmente la sua dimensione, per quanto nell'immediato sia auspicabile un prestito in categorie inferiori al fine di avere spazio.

Ciò non toglie che la formula sia quantomeno curiosa.
Cedere l'intero cartellino di un ragazzo appena uscito dalla Primavera ad un altro club di A, senza inserirlo come contropartita in qualche operazione, è cosa molto rara per la Juve. Non mi sovvengono proprio precedenti.

Vuoi vedere che quel cognome, improvvisamente scomodo nella 'nuova' Juve, ha favorito l'operazione?

"Non è ancora il momento di cominciare a farci i pompini a vicenda"

Guardo con un po' di timore alla prime, vere, amichevoli.
Dopo le sgambate contro Mezzocorona e Cina Olimpica, la tournèè inglese, inframezzata dall'impegno in terra tedesca contro l'Amburgo di Van der Vaart, permetterà di ricavare le prime indicazioni rilevanti.
L'essere più indietro nella preparazione rispetto a club che prima di noi assaggeranno l'atmosfera del confronto ufficiale potrebbe portare a spiacevoli sconfitte, ma fa parte dei giochi. Per entrare in forma rapidamente è utile confrontarsi con chi è più avanti nella preparazione. Il tecnico deve essere abile nel trarre da queste amichevoli le indicazioni giuste, calandole nel contesto.
Anche i tifosi non devono trascendere. E' quanto mai consigliabile non eccedere, nè in euforia nè in disperazione, di fronte a qualche stop estivo.
In primis, non dimentichiamoci che i nuovi hanno bisogno di tempo per calarsi nella nuova realtà. Devono trovare l'intesa con i compagni, nel caso di Almiron e Tiago soprattutto dovranno imparare a conoscersi per completarsi al meglio.

Prima di attaccarli per un movimento errato o per aver perso qualche pallone di troppo, meglio aspettare il campionato.

Pensiamoci bene, non siamo messi così male, quindi lasciamo da parte il cupo pessimismo.
Certamente, sulla carta, non possiamo godere dei favori del pronostico. Non è detto che sia un male.
Gli Onesti, a livello di organico, hanno qualcosa in più rispetto a tutti, potendo contare su un gruppo coeso e non ancora appagato. Ci mancherebbe altro, uno scudetto a tavolino, un altro conquistato con le sentenze di Farsopoli che hanno retrocesso o penalizzato la concorrenza, con qualche 'Coppa Mancini', non bastano certo per riempire lo stomaco.

Il Milan ha già la testa a Tokio, la dimensione storicamente europea del club e la carta d'identità ingiallita rendono difficile pensare ai rossoneri campioni d'Italia al termine della stagione.

Scendendo lo stivale, la Fiorentina ha perseguito la linea verde, fiducia a Pazzini che difficilmente nell'immediato sarà in grado di non far rimpiangere Toni, mentre Vieri farà il suo, perchè è più uomo di tutti noi.

La Roma si è involontariamente rinforzata, avendo acquistato Juan per sostituire Chivu, ma ritrovandosi con il rumeno in rosa, per ora. L'impressione è che non basti, le qualità tecniche e il gioco tecnico, veloce e dispendioso la rendono una squadra più da Coppa che da campionato.

In teoria, sembrano esserci poche speranze di gloria in patria per le avversarie degli Onesti.
Ci vorrebbe un qualcosa in più, unito ovviamente a qualità tecnico-tattiche importante.
Fame. O, se preferite, visto il caldo, sete. Di vendetta. In questo, non siamo secondi a nessuno.

A meno di una sorta di miracolo sportivo, non sarà sufficiente per conquistare la terza stella.

C'è un gap tecnico importante, dei tre campioni promessi neanche l'ombra, ma era prevedibile, per quanto il concetto di campione sia molto relativo. Cobolli, infatti, parlava in questi termini di Iaquinta, campione... del mondo con l'Italia.

Difficile comunque fare meglio sul mercato. Manca un grande difensore, a meno che Andrade non ritorni all'improvviso quello pre-infortunio. Punteremo sulla compattezza del reparto, concetto sconosciuto l'anno scorso, non dimenticandoci certo di San Gigi da Carrara, e che la miglior difesa della scorsa stagione era guidata da Dainelli (Fiorentina).

Vedremo, intanto godiamoci l'estate, senza tanti interismi, pardon, isterismi.

Il tempo dirà se Ranieri sarà il nostro Mr. Wolf, l'uomo che risolve problemi, oppure magari il maldestro e scapestrato Vincent Vega, che i problemi li crea.
Certo è che un Del Piero in versione Jules Winnfield, a recitare il passo del Vangelo, Ezechiele, 25:17, ce lo vedo da Dio.

lunedì 23 luglio 2007

Sempre le stesse facce

Baldi giovani si affacciano alla ribalta in numerosi sport, tra la curiosità degli appassionati e il fastidio mal celato delle vecchie volpi.
In un ciclismo funestato dalla piaga doping, Schleck al Giro e Contador al Tour forniscono valide alternative alle ombre che aleggiano su questa disciplina che gode di sempre minor considerazione persino da parte dei media.

Rimando nell'ambito delle due ruote, Stoner, come il ranocchio baciato dalla principessa, si è trasformato da 'Rolling Stoner' in 'BaStoner', con sommo 'impeperonimento' (Meda dixit) di Rossi. Nella fattispecie, la principessa è interpretata dal team Ducati e dalle gomme Bridgstone, ovviamente coadivate da un manico che dispensa bastonate a destra e a manca, nonostante uno sguardo da ragazzino timido e un pochetto nerd.
Aggiungi due ruote, la musica non cambia. Hamilton, in attesa della sentenza di giovedì che ne potrebbe spezzare i sogni di gloria, ha mostrato al mondo talento, sangue freddo e continuità invidiabile, facendo rimpiangere ad Alonso Briatore (forse) e alla Ferrari Schumacher (sicuramente).

Il calcio è un po' saturo di cambiamenti. La Juve in B e l'Inter che vince uno scudetto arrivando 1° e non 3° per distacco sono colpi mica facili da assorbire.

Ora la situazione è tornata, in parte almeno, nella norma. Si parte tutti alla pari, e le pretendenti sono sempre quelle. Onesti su tutti, a seguire i cugini, la Roma e appunto noi, che a proposito di rinnovamenti non abbiamo da invidiar nulla a nessuno.
Anche perchè nessuno ha cambiato.
Via il lupo cattivo e tutti i suoi amici, dentro un gruppo di imberbi giovanotti, più o meno, poco avvezzi ai ritmi forsennati del mondo pallonaro, timidi e impacciati, invisi a molti. Il mondo, si sa, si evolve, perchè le persone mutano. Chi si sarebbe aspettato che Cobolli potesse passare da momenti di inquietante sdoppiamento di personalità alla nuova, sfavillante versione di oracolo molto fashion e cool?

Nobili decadute, poi, ritornano e rinvigoriscono mai del tutto sopiti entusiasmi di piazze affamate di calcio che conta. Genoa e Napoli, alla fine, ce l'hanno fatta, e dispongono di liquidi e fascino per recitare il ruolo di guastatrici, meno finemente definibili 'squadre rompiscatole'. Le maglie non sono una novità assoluta, ma rinfrescano ricordi più o meno lontani.
In una realtà dove vige spirito conservatore, basti vedere i vertici, da Abete a Matarrese, dopo un anno di assenza ritroviamo le stesse facce, magari dislocate altrove, come Vieri che ha trovato il bischero disposto a rimpinguarne il già ricco conto in banca, nella speranza che la butti dentro, ogni tanto. Inteso, meglio specificare trattandosi di Bobone tutto lustrini e veline, come fare gol. Emblema dei tempi moderni, un po' come Corona rapper e maestro di vita (brividi). In tutta sincerità, però, un po' di sana invidia per lui è umana. Anche perchè è più uomo di tutti noi e ha visto più gnocca lui che i telespettatori di 'Studio Aperto'.
Alla fine, gira che ti rigira, i volti nuovi son pochi. Le nuove sensazioni stanno altrove. Forse, qualcuno arriverà, vedi Pato destinato a vestir rossonero. Altri prediligono lidi diversi. Ora il rischio è perdere quel poco che è rimasto. Pensare che Pellè nell'Az Alkmaar potrebbe insidiare Huntelaar come capocannoniere olandese è piuttosto inquietante. Si preferisce puntare su Bjelanovic o il fu Tristan.
Apriranno gli occhi i presidenti oppure continueranno a lagnarsi per i diritti TV, a farsi i dispettucci e difendere il proprio orticello collezionando allenatori? Ai posteri l'ardua sentenza.
Il desiderio di rinnovamento, vero e almeno relativo, per il bene del calcio italiano, ai ranghi tecnici, è sempre più una necessità.
Anni fa per accapparrarsi un Giuseppe Rossi ci sarebbero state aste selvagge come le orgie dei Led Zeppelin dei tempi d'oro. Oggi, i magnati guardano altrove, e i presidenti nostrani sono sempre più macchiette e sempre meno generosi nell'elargire moneta sonante. Pure San Silvio da Arcore ha detto stop. O un campione, o niente. Per ora, la seconda.
Il piatto piange, nonostante un livellamento verso l'alto di un campionato che per un anno ha perso credibilità. Non inganni la vittoria rossonera in quel di Atene, il calcio italiano paga dazio, perchè nel tempo ha avuto un passo da gambero, regredendo a squallido torneo aziendale.
Altrove, tra difficoltà più (il doping nel ciclismo) o meno grandi, c'è un ammirevole tentativo di cambiare in meglio, mentre l'immobilismo del pallone è pari solo a quello di una classe politica piena di rughe e reumatismi.
Ora ci manca solo che torni Carraro, poi siamo davvero a posto. O meglio, a quel punto ce lo avrebbero definitivamente messo, in quel posto. Intanto, Matarrese si porta avanti con il lavoro.

sabato 21 luglio 2007

Totti a casa

Finalmente è ufficiale: Francesco Totti lascia la Nazionale.
Motivi fisici, dice lui.

Insomma, non ce la fa, perchè il fisico non è più quello di una volta, ma nonostante ciò ha vinto l'ultima edizione della Scarpa d'Oro, perchè lui è bravo, bello, coatto, abbronzato, ha la moglie famosa e fa beneficienza. Unica pecca, Gattuso si è aggiudicato a sue spese l'ambitissimo premio per il "Cassetto più ordinato".
Tra viti e Vito (Scala), il rapporto con l'Italia è tormentato da tempo.
Il teatrino che si è protatto per un anno con Donadoni imbarazzata controparte ha stancato i più, e questa notizia non desta nè scalpore nè eccessivo dolore. .
La storia insegna, molti giocatori profeti in patria non sono stati sempre all'altezza in azzurro. Persino Mancini in Nazionale non ha fatto proseliti, mentre di Del Piero, che pure i suoi 27 gol li ha messi, si ricorda soprattutto la disgraziata finale di Euro 2000. Baggio, che invece ha un curriculum azzurro davvero invidiabile, ha confermato la propria fama di talento maledetto con il rigore calciato alle stelle in quel di Pasadena.
Il capitano della Roma non ha incontrato grandissima fortuna con l'Italia, tra dualismi, sputi e caviglia malconcia.

Lungi dall'avere l'ardore agonistico di Gattuso, ci siamo sorbiti per mesi la storia di San Francesco da Porta Metronia, il calciatore con le viti.

E' stato attaccato, giustamente, da chi ne ha pieni i cosiddetti per la manfrina da soap che si protraeva dalla scorsa estate, ma no, la colpa è di una sorta di razzismo tutto italiano, contro Roma e i romani.
Stia tranquillo, il sig. Totti, se al suo posto ci fosse stato Marco Rossi da Milano, la rabbia sarebbe stata la medesima.
Mentre Nesta ha realmente evidenziato dei limiti di tenuta fisica non indifferenti, costretto a saltare buona parte della stagione, Totti ha giocato il miglior campionato della carriera.
Degna di nota è anche la forma, leggasi la tenuta con la quale si è presentato all'importante conferenza stampa: smanicato della Maggica con tatuaggio di un gladiatore romano in bella vista. Romanita ostentata, liberissimo, ma non era questo il problema? Mah...
Totti è l'uomo che, dopo il vergognoso sputo a Poulsen (colpa delle telecamere puntate addosso, delle responsabilità o di una salivazione eccessiva?), ebbe il coraggio di chiedere, tramite gli avvocati della FIGC, la riduzione della squalifica di un turno perchè lo sputo non era arrivato a destinazione (OMG!), e poi, facendo pubblica ammenda, rivelò di essersi recato in un santuario per chiedere scusa alla Madonna (non la cantante, eh) con tanto di letterina (non Ilary, eh) e maglia azzurra. Paraculaggine mista a purificazione dell'immagine sfregiata dal gesto.
Tutto ciò non conta, perchè ha segnato il rigore all'Australia, e questo lo colloca nel mito, nella leggenda, per sempre, verso l'infinito e oltre, ahò, anche se è
"Meglio il quarto di Champions della finale Mondiale" e "Meglio la Coppa Italia del Mondiale".
E c'è chi lo rimpiange.
Quando si capirà che l'azzurro è un onore ancor prima che un onere, sarà sempre troppo tardi.
Ora Totti avrà tutto il tempo per coccolare Ilary, Christian e la piccola Chanel nella sua Roma.
Si godrà la vita dentro il raccordo anulare, perchè, nessuno meglio di lui lo sa, "laif is nau".

giovedì 19 luglio 2007

Un uomo, un perchè: Giampaolo Montali, il calcio e la Juve

In occasione della sfida contro il Mezzocorona, una presenza d'eccezione in tribuna: Giampaolo Montali, CT della Nazionale maschile di pallavolo, tifoso viola e membro del CDA della Juventus. Con lui, il DS Secco e l'AD Blanc.
Ecco cosa si sono detti.


Montali: "Dai che si parte"
Secco: "E' emozionato?"

M: "Un po'. Mi sono informato sulla disciplina, sa, per non fare brutta figura"

S: "Complimenti"

M: "Senta Secco, ma perchè sono in 11 per squadra in campo?"

S: "Fortuna che si è informato..."


M: "Quel ragazzone, che se non sbaglio è fidanzato con quella bellissima ragazza ceca, non sapevo fosse il libero della squadra"

S: "Guardi che Buffon, questo è il suo nome, è il portiere infatti"

M: "Che roba è? Comunque c'è un errore, è il libero ad indossare una maglia diversa dagli altri"
S: "Le consiglio di ripassarsi meglio la disciplina"

S: "Fallo di mano"

M: "Embè, che c'è di strano? Io non capisco perchè questi giocassero solo con i piedi, tranne quello che lei chiama 'portiere'"

S: "Vabbè, ci rinuncio"

(calcio di punizione per la Juve)

M: "Secondo lei, caro Secco, tenteremo l'ace?"

Blanc: "Per me sì"
Secco, attonito, non riesce a replicare.


S (al cellulare con Cobolli): "Senta, Presidente, a me non pare che il sig. Montali abbia ben chiaro il suo ruolo nel CDA, inoltre non lo vedo così ferrato in materia calcistica"

Cobolli: "Caro Secco, non si preoccupi, ho sentito che Bodiroga si è ritirato, che ne pensa, può essere un sostituto all'altezza?"

S: "No, guardi, lasci perdere. Faccia finta che non le abbia detto niente. Anzi, questa telefonata non è mai stata effettuata"

C: "Lo diceva pure Moggi, e guardi dove siamo finiti. Parlando di cose serie, secondo lei sono più figo di Interrante?"

S: "Non sta a me giudicare, Presidente"

C: "Che dice, Secco, mi sta meglio il bianco o il nero? Formale o informale? Sa, devo presentarmi dalla De Filippi per le selezioni di tronista a "Uomini e Donne", ci tengo a fare bella figura. Sarò il primo presidente tronista della storia del calcio mondiale"

S (imbarazzato): "Beh, auguri e complimenti"

C: "Grazie, e si ricordi, prima di andare a letto, scriva nel Diario cento volte 'Moggi è il Diavolo'"

S: "Certo, sarà fatto. Arrivederci"

C: "Arrivederci"


S: "Rete!"
M: "Peccato"

B: "Già, peccato davvero"

S: "Vorrei chiedervi perchè, ma ho paura delle risposte"

M: "Che domande, ora il servizio passa agli avversari"

B: "No, guardi, il servizio rimane ai bianchi, occhio piuttosto al doppio fallo"

M: "Eh?"
S: "Jean Claude, lascia perdere, ti prego"


S: "Ancora rete!"

B: "Peccato, doppio fallo"


B: "Senti, Alessio, dato che mi occupo anche del mercato, mi permetto di consigliarti il portiere del Mezzocorona. Caspita, vedi che incomincio a capire di calcio?"

S (perplesso): "Si, vedo..."
M: "Perdonatemi, magari non è il momento, ma, in confidenza, io non avrei chiarissimo il mio ruolo nel CDA..."

S (imbarazzato): "Ehm... ho lasciato il gas acceso a casa. Devo andare. Arrivederci, Montali"
B: "Che sbadato, stanno dando in TV la replica dell'importantissimo match Udomchoke - Berlocq dell'ultimo Wimbledon. Scappo, arrivederci Montali"
M: "Ok, arrivederci"


M (rivolgendosi a Trezeguet): "Schiaccia!"

E' la goccia che fa traboccare il vaso, la security trattiene a forza Secco che voleva tornare indietro per menare Montali.



Ah, se qualcuno non lo avesse capito, sono ironico.

Programma estivo

11-22/07: RITIRO A PINZOLO
18/07: Juventus - Mezzocorona 5-0
(Boumsong; Trezeguet , Salihamidzic, Palladino, Marchionni)

22/07: Juventus - Nazionale Olimpica Cinese 4-0
(Trezeguet; Del Piero, Nedved, Palladino)

28/07-04/08: Tournèè in Inghilterra e Germania
29/07: Newcastle - Juventus 2-0
(Luque rig., Carroll)
01/08: Amburgo - Juventus 1-0
(Choupo-Moting)
04/08: Sunderland - Juventus 1-1
(Murphy; Molinaro)

08/08: Trofeo 'Birra Moretti' con Inter e Napoli
Juventus - Napoli 1-0
(Del Piero)
Juventus - Inter 0-1
(Cesar)
11/08: Juventus - Roma 5-2
(Vucinic, Mexes, Trezeguet 2; Iaquinta, Del Piero, Zalayeta)
14/08: Trofeo 'TIM' con Inter e Milan
Inter - Juventus 0-0 (5-4 ai rigori)
Juventus - Milan 0-1
(Gilardino)
17/08: Trofeo 'Berlusconi': Milan - Juventus 2-0
(Inzaghi; Inzaghi)

22/08: Juventus - Biellese 4-0
(Palladino, Nedved; Legrottaglie, Bottone)

martedì 17 luglio 2007

UFFICIALE: ANDRADE ALLA JUVE

Finalmente il tanto atteso transfert è arrivato, Andrade è ufficialmente un giocatore della Juventus. Benvenuto, Jorge.

Per maggiori dettagli, cliccare nel link sottostante:
http://www.juventus.com/it/societa/index.aspx?lml_language_id=0&trs_id=1207000

Non ci sono più i giovani di una volta

Prima Criscito, ora Chiellini, ci ricordano che persino le pulci hanno la tosse. Soprattutto nel caso di Giorgio, il riferimento al minuscolo animale è puramente concettuale, essendo il terzino toscano un marcantonio di 186 cm.
Il gigante toscano ha pensato 'bene' di esprimere il proprio malumore in conferenza stampa. Immediata la replica, comprensibilmente seccata, di Ranieri, che lo ha accusato di essersi comportato troppo da bambino.

Parole sante. Quelle del mister, ovvio.

Un passaggio è particolarmente indicativo. "Se ci è rimasto male lui, cosa dovrebbe dire Del Piero?". Come dare torto al mister, il capitano è rimasto l'unico big in attesa di ridiscutere il contratto in scadenza nel 2008.
Chiellini, di 'big' ha solo fisico e tenacia, quella che gli ha permesso di progredire con il tempo e di sgrezzarsi grazie al paziente lavoro dei tecnici che lo hanno allevato.

I piedi sono quelli che sono, l'Avvocato li avrebbe definiti 'emozionanti', eppure il giocatore fa la voce grossa e gonfia il petto.

Dovrebbe ringraziare ogni giorno Moggi che lo portò in bianconero aiutando il Livorno a riscattarne il cartellino dalla Roma, altro che lamentele.

Quando avrà vinto qualcosa, magari con la Juve, e affinato la propria tecnica, citofoni in Corso Galileo Ferraris l'ufficio di Blanc, forse allora se ne potrà parlare.

Per ora, pensi a sudare, assieme all'altra lingua sciolta, Criscito.
L'unico obiettivo deve essere quello di conquistarsi il posto, altro che storie.
Stiamo parlando di giovani, talentuosi ma pur sempre ragazzi che al momento hanno avuto spazio al massimo nell'Under 21, della quale Giorgio era capitano.

Per quanto nutra perplessità sull'utilizzo del toscano centrale con l'ex genoano a sinistra, è il mister che decide, loro si adeguino, se hanno problemi ne parlino a quattr'occhi con lui.

Se Del Piero avesse rivelato, a suo tempo, in conferenza stampa il proprio livore verso Capello, avrebbe spaccato lo spogliatoio.
Visti i tempi, può bastare un Chiellini qualsiasi a creare fratture. Persino un piccolo esercito di pulci può fare molti danni.

Sembra che la prima amichevole stagionale l'ex capitano dell'Under 21 la vedrà dalla panchina.
Scelta tecnica? Sì, ma guai a giocare con la pazienza del tecnico. Sembra buono e caro, ma quando si arrabbia è consigliabile essere da tutt'altra parte.

Mi permetto di dare un consiglio a Mr. Ranieri: tra una seduta d'allenamento e l'altra, Chiellini e Criscito necessitano pure di qualche lezione di self control e umiltà. Come docente, auspicabile il capitano, magari affiancato dal timido e tenero Almiron.
Non bastano le qualità tecniche e tattiche, che per altro in Giorgione non abbondano, per sfondare. Perdere di vista la realtà è molto pericoloso, soprattutto se non sei un fenomeno.
Nell'opera 'Orlando Furioso', Ariosto narra che il prode Astolfo, cavalcando un ippogrifo, andò sulla Luna per recuperare il senno perduto da Orlando a causa delle pene d'amore patite per Angelica.
Attento, Giorgio, per recuperare il senno potrebbe essere necessario un viaggio assai meno fantasioso, ma realisticamente lontano da Torino e da quello che rischia di diventare un amore tormentato, ovvero il rapporto con la Vecchia Signora.