martedì 5 giugno 2007

Stile Juve

I processi, soprattutto mediatici, che hanno visto protagonista (vittima) la Juventus hanno gettato ombre pesanti sul cosiddetto "Stile Juve", quello degli Agnelli, di Scirea e Boniperti.
Nomi non casuali, che fanno riferimento a figure legate indissolubilmente al marchio Juventus. Chi perchè passato a miglior vita (Gianni e Umberto Agnelli, Gaetano Scirea), chi perchè ormai ha fatto il suo tempo (Giampiero Boniperti), ormai rappresentano il passato, glorioso ed indimenticabile, ma pur sempre passato.
Le vicende estive hanno lasciato una macchia indelebile nella nostra storia, l'onta della B non si può cancellare.
Addirittura, c'è chi, dall'alto di una posizione privilegiata ottenuta non per meriti propri, si è arrogato il diritto di impartire lezioni di stile ed onestà. Curioso, proprio le stesse persone che hanno falsificato passaporti e dopato i bilanci. Beh, ma loro sono gli Onesti per eccellenza...
I nostri attuali dirigenti si sono affrettati a rinnegare il passato, leggasi due terzi della Triade (ora anche Bettega è in bilico), avvolarando la tesi di coloro che sostengono che "la Juve ruba". Non si può dire che i metodi di Moggi, da alcuni definiti persino "mafiosi" (roba da querela), siano in linea con lo stile Juve.
Piccolo ripasso di storia. 1994, la famiglia Agnelli decide di cambiare: su diktat umbertiano, chiama Moggi, Giraudo e Bettega, ovvero, la Triade. Un simbolo della Juve, dell'orgoglio sabaudo come Boniperti accantonato per un granata e un ex ferroviere.
L'epopea bonipertiana aveva regalato poche soddisfazioni in campo e grossi debiti. D'ora il poi investimenti zero, si punta sull'autofinanziamento, tutto in mano alla nuova dirigenza. Superfluo dire come sono andate le cose, scommessa vinta.
Il calcio, con l'avvento di Berlusconi, è mutato, i tempi dei galantuomini sono finiti, anche la Juve si deve adattare.
Ci vuole spirito imprenditoriale, che a Giraudo soprattutto non manca di certo. La Juve si avvicina sempre di più ad una dimensione meno romantica e più imprenditoriale. Antipatici e vincenti.
E lo stile? Beh, quello vive nei singoli. Indimenticabili le battute fulminanti dell'Avvocato.
Già, Gianni Agnelli. Quanti rimpianti, chissà cosa direbbe oggi fosse ancora in vita.
A farne le veci, ci sono i fratellini Elkann. Andrea Agnelli, assieme all'amico Giraudo, si è rifugiato a Londra. John e Lapo, il quale è in tutt'altre faccende affaccendato, non sembrano avere le spalle abbastanza larghe per gestire il gioiello di famiglia.
La proprietà è parsa distaccata, in compenso a parlare di Juve ci hanno pensato i dirigenti del nuovo corso. Su tutti, il presidentissimo Giovanni Cobolli Gigli, che ha più volte preso le distanze dal passato, in nome di una nuova politica che sa tanto di calcio "pulito, didascalico e moralizzato", come direbbe Lotito.
Il sig. Cobolli, oltre a curare la sua sindrome da sdoppiamento di personalità, dovrebbe chiedersi cos'è realmente lo stile Juve.
Non sono le telefonate di Moggi, che mai si è innalzato a paladino del calcio di lotitiana speranza, la coerenza bisogna riconoscergliela.
Lo stile Juve non è nemmeno fare false promesse, generando speranze e aspettative prontamente deluse.
Una data: 31 agosto 2006, il punto più basso della nostra storia.
Lo stile Juve non è parlare tanto e a sproposito, dispensando mezze verità smentite successivamente dalla stessa bocca (!) o da altri dirigenti.
Le frecciate dell'Avvocato sono inimitabili, stare zitti però è possibile. In assenza di qualcosa da dire, è persino consigliabile.
Lo stile Juve non si ripristina con i complimenti all'Inter, gli smile e i fantastick.
Rivivrà nei ricordi di personaggi immortali, e oggi nel simbolo della Juve, Alessandro Del Piero, non in chi dovrebbe rappresentare milioni di tifosi, "cavo" Presidente.
'Il troppo stroppia', signori sì, ma con astuzia, e Cobolli sembra un pesce balla (non palla) in un mondo di squali.
La storia insegna, Moggi ha i suoi difetti, of course, ma ci sapeva fare, si faceva valere e rispettare, non si comportava in maniera dissimile dagli altri.
E' la legge del più forte, il calcio è una giungla (tempo presente, lo è pure, forse di più, senza Moggi).
Chi ci doveva difendere dall'accanimento mediatico si è piegata nel nome di un nuovo corso, del taglio netto con il passato e degli smile.

Povero Gianni, si starà rivoltando nella tomba, il suo insegnamento è rimasto inascoltato.
Stile vuol dire anche combattere in nome dei propri ideali.
Peccato che qualcuno se lo sia dimenticato. Vero Cobolli?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

questo, è un grande, grande pezzo. complimenti.
forte, preciso, non banale, efficace. bravo marco.

Anonimo ha detto...

BRAVO!!! bel pezzo.
Ottimo blog sulla juve forse il migliore che c'è in circolazione.
Continua così

pinturicchio_87 ha detto...

Grazie per i complimenti