giovedì 31 maggio 2007

Juve Smells Like Teen Spirit

"Load up on guns..."
Ci hanno sparato, ferito, ma non ucciso. Giornata dopo giornata, abbiamo armato i fucili, caricato le armi. Ogni gol, ogni vittoria, un colpo inferto a chi ci ha voluto affossare.
"...and bring your friends..."
14 milioni di tifosi e simpatizzanti. Fedeli, irriducibili. Dal "Bernabeu" di Madrid, al "Matusa" di Frosinone". Questo è amore, questa è la Juve.

"...it's fun to lose and to pretend..."
La sconfitta fortifica, così come i momenti di difficoltà. Ce ne sono stati quest'anno, e li abbiamo superati brillantemente, coronando la rincorsa con la A messa in cassaforte in anticipo. In futuro, quando, magari, ricordando gli affanni di Mantova, ci faremo una risata, ripensando al fatto che, almeno per molti, la B ha avuto, se non altro, l'effetto benevolo di renderci meno pretenziosi e presuntuosi.
"...she's over board and self assured..."
Arcistufa di polemiche, veleni, accuse infamanti, campagne antibianconere prezzolate da media livorosi. Tutto questo non finirà, mai, perchè stiamo parlando della Juve. Sicura di sè, perchè la storia non si cancella, ma non altezzosa. In campo, e questa stagione non ha fatto altro che rinforzare la tendenza, si vince con il sudore, non con i nomi e il palmares.
"... oh no, I know a dirty word..."
Serie B. Uno spettro, un'ombra lontana. Una brutta parola, un pensiero che mai in passato ha sfiorato gli amanti della Vecchia Signora. All'improvviso, una realtà scomoda. Un incubo, finalmente, finito.
"...Hello, hello how low?
Hello, hello how low?
Hello, hello how low?
Hello, hello, hello!..."
Molto giù. Nel baratro della B. "Caronte" Deschamps ci ha guidato per le torbide acque dei campi di periferia, facendoci risalire la corrente, sino a tornare nell'Olimpo dei Grandi del calcio.
"...With the lights out, it's less dangerous

Here we are now, entertain us

I feel stupid and contagious
Here we are now, entertain us..."
Calano le luci del grande calcio, si riparte dal basso. Rimini, Vicenza, Frosinone, Arezzo. Sembrava una formalità. Invece, niente divertimento, ma sudore. Sono state 40 battaglie, finora. Abbiamo vinto la guerra, onore ai combattenti.
"...A mulatto

An albino

A mosquito..."

I fotogrammi di una stagione.
Il primo, Boumsong, l'unico acquisto della nuova dirigenza, richiesto dall'(ex) tecnico. Degno erede del peggior Ivano Bonetti all'inizio, si è poi, grazie all'impegno e ad un'intelligenza non comune tra i calciatori, ripreso, almeno parzialmente. Senza il suo mentore, il suo futuro è avvolto nel dubbio. Un po' come quello della nostra Juve.
L'albino, Nedved, il cavallo che galoppa sulla fascia, sinistra, destra, centro. Furia cavallo del west? No, Furia Ceca.
Giovinco, la zanzara fastidiosa (chiedere al Bologna), peccato che sia stata centellinata con eccessiva parsimonia. Il futuro, però, passa anche per il fisico minuto e i piedi di questo mini-artista del futbol bailado.
"...My libido
Yay! Hey! Hey!
..."
Liberazione. Siamo in A. Grazie ragazzi, gioite, sfogatevi, ve lo meritate, dopo tutto.
"...I'm worse at what I do best
And for this gift I feel blessed..."
Dedicato a Drive Red e ai suoi compagni di merende (e in passato di CDA, siamo il paese del conflitto d'interessi. Il peggiore nell'affondare la Juve, la cosa che gli è riuscita meglio. Il peggiore perchè ci ha tolto uno scudetto vinto sul campo, senza intercettazioni che potessero delegittimarlo. Senza parole. Ce ne sarebbero, ma sono un signore, le tengo per me.
"...
Our little group has always been
And always will until the end..."
Il piccolo rimanda alla combriccola di facinorosi anti-Juventini che ci vogliono male. Piccolo gruppo rispetto al mare di 14 milioni di cuori palpitanti per l'ultracentenaria, ma sempre bellissima, Signora del calcio italiano. Esisterete sempre, ma le vostre voci si spegneranno subito, le nostre grida rieccheggeranno per l'eternità.
"...
And I forget just why I taste..."
Questo è ciò che vorrebbero coloro che si sono affrettati, e continuano nell'opera di rinnovamento, dimenticando 109 anni di storia, e rinnegando soprattutto gli ultimi 12, fantastici, anni. Io non ci sto. Non dimentico, non rinnego. Do you understand, Cobolli?
"...Oh yeah, I guess it makes me smile..."
Smile. Sorriso. Cosa ci sarai ma da sorridere. Non siamo diventati simpatici quest'anno, mai lo saremo. Supponi male, non fa sorridere. Do you understand, Lapo?
"...I found it hard, it was hard to find..."
Era difficile da trovare. Qualcuno che non ci difendesse adeguatamente dalle ondate di fango gettate addosso da stampa e affini in questi mesi. L'abbiamo trovato, quel qualcuno. Do you understand, Cobolli? Parole, parole, parole. Inutili, persino fastidiose quando (pratimcante sempre) non suffragate dai fatti. Meritiamo qualcuno che sia disposto a mettere faccia, a tirar fuori gli attributi per la Juve. Do you understand, Elkann?
"...Oh well, whatever, nevermind..."

Non è facile non preoccuparsi, impossibile fregarsene. Programmi nebulosi, voci, spifferi, dirigenti inesperti, strategia comunicativa degna del Borgorosso F.C. (senza offesa, almeno Sordi faceva ridere tutti, Cobolli non suscita tale sentimento negli Juventini), niente allenatore. E allora, che fare? Sforzarsi di vivere con serenità questi momenti difficili, per evitare di rovinarsi il fegato preventivamente. Forza ragazzi, abbattiamo le divisioni, tutti uniti, tutti cavalieri, o samurai se preferite, a fianco della Vecchia Signora.
"...A denial !!"
Un rifiuto. Quello di credere che tutto sia finito il 31 agosto 2006. La Juve non finirà mai, chi non l'ha capito se ne accorgerà presto. Minaccia? Avvertimento? La realtà.

Grazie a Kurt per averci regalato un capolavoro, grazie a quei ragazzi che il 1° novembre 1897 ci hanno regalato un sogno.

martedì 29 maggio 2007

22 anni dopo, per non dimenticare

Rocco Acerra
Bruno Balli
Alfons Bos
Giancarlo Bruschera
Andrea Casula
Giovanni Casula
Nino Cerullo
Willy Chielens
Giuseppina Conti
Dirk Daenecky
Dionisio Fabbro
Jacques François
Eugenio Gagliano
Francesco Galli
Giancarlo Gonnelli
Alberto Guarini
Giovacchino Landini
Roberto Lorentini
Barbara Lusci
Franco Martelli
Loris Messore
Gianni Mastrolaco
Sergio Bastino Mazzino
Luciano Rocco Papaluca
Luigi Pidone
Bento Pistolato
Patrick Radcliffe
Domenico Ragazzi
Antonio Ragnanese
Claude Robert
Mario Ronchi
Domenico Russo
Tarcisio Salvi
Gianfranco Sarto
Giuseppe Spalaore
Mario Spanu
Tarcisio Venturin
Jean Michel Walla
Claudio Zavaroni


R.I.P.

ANGELI BIANCONERI, SEMPRE NEI NOSTRI CUORI

lunedì 28 maggio 2007

Schizzo via (?)

Dopo la schiarita sul fronte Deschamps, altre nubi si addensano sulla Juve. Stavolta i problemi sono in seno alla società, con Tardelli che minaccia le dimissioni, congelate per una settimana. Ok, rimetto al fresco pure lo champagne che volevo stappare a mo' di festeggiamenti. Problemi con il management juventino, leggasi con Secco e Bettega. Mi ritornano alla mente le invettive lanciate contro il giovane DS, in un'intervista poi smentita. Probabile, però, che quelle frasi ricalcassero il Tardelli-pensiero. L'edizione odierna del quotidiano "Tuttosport" riporta, tra le altre, una frase molto significativa: «All’interno della Juventus, purtroppo, sono rimaste perso­ne che non avrebbero più il di­ritto di esserci». Quel "rimaste" rimanda a Secco e Bettega, visto che altri dirigenti sono new entry rispetto all'organigramma pre-Farsopoli. Ha sempre parlato della necessità di voltare pagina, pare quindi che il riferimento sia, nel caso specifico, a colui che ha fatto parte della famigerata Triade, l'uomo che per la "sua" Juve, al fischio finale della sfida casalinga, contro il Palermo, ha pianto, ed è uscito pulito da Farsopoli, persino sbeffeggiato negli affetti (il figlio Alessandro). Tardelli prima di parlare avrà pensato a queste cose? Non finisce qui, ha pensato bene di dire la sua sulla vicenda Deschamps: «Mi hanno riferito che dietro l’ab­bandono di Deschamps ci sia la figura di Alessio Secco. Se così fosse andata, si sarebbe trattato di un autentico scandalo». Secco è il direttore sportivo, Deschamps l'(ex) allenatore. Nel momento in cui vengono a mancare i presupposti per lavorare insieme, uno dei due si fa da parte. Di solito il tecnico. Così è stato. Dov'è lo scandalo? Sarebbe cosa gradita, piuttosto, se 'Schizzo' ci rivelasse il suo ruolo all'interno del consiglio di amministrazione. Si parla di consulenza tecnica, in soldoni ha un ruolo passivo e non gratificante per un uomo di campo come lui. La sua posizione è paradossale, seconda solo a quella di Montali, tifoso viola e CT dell'Italvolley maschile. Ufficialmente motivatore. Motivatore di chi? Della squadra? E l'allenatore che ci sta a fare? Mi auguro che non debba essere lui, dall'alto del suo incarico, a convincere Gigi a rimanere, altrimenti lo vedo a Milano a scegliere la villa dove abitare con Alena. Tornando a Tardelli, ha un glorioso passato in maglia bianconera, come dimenticare l'urlo contro la Germania, simbolo di un Mondiale vinto da una Nazionale molto bianconera. Un consiglio: dia le dimissioni, se davvero c'è questo malumore verso i dirigenti, rimanere non ha davvero senso. Il rischio, concreto, è di offuscare quanto di buono fatto in pantaloncini con l'attuale ruolo dirigenziale, che, forse, non è ben chiaro nemmeno a lui.

Per colpa di chi chi chi chi chichichirichi

Cos'hanno in comune Deschamps, Boumsong e Faty, oltre alla nazionalità? Il procuratore, tale Jeannot Werth. Ieri sera, nel corsa di una nota trasmissione sportiva, Ernesto Bronzetti ha accennato a frizioni tra la dirigenza e il tecnico francese causa l'ingerenza di un uomo vicino a Deschamps sul mercato bianconero. Tutte le strade portano al procuratore. Per inciso, ai tempi del Monaco, per lo stesso motivo ventilato dall'agente FIFA, si creò una frattura con la dirigenza monegasca che poi sfociò nell'esonero a stagione in corso. Qual è stato l'unico acquisto della nuova dirigenza l'estate scorsa? Quale calciatore quest'inverno ha rilasciato dichiarazioni da juventino, salvo poi approdare ad altri lidi la prossima stagione? Le risposte sono, rispettivamente, Boumsong (non l'avessero mai fatto) e Faty, ed entrambi, curiosamente, si erano affidati da poco tempo a Werth. A sentire le parole del difensore del Rennes ("A giugno andrò alla Juve"), sembravano non esserci dubbi sul suo destino. Le cose sono andate diversamente, la trattativa è stata bloccata, suscitando prevedibile malumore in Deschamps che lo aveva sponsorizzato. Voci insistenti rivelano che la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, nel sottile gioco di equilibri tra tecnico e società, sarebbero state le richieste del tecnico di Bayonne per la prossima stagione, niente meno di Gerrard, De Rossi e Toni. Obiettivi, chi per un motivo (incedibili, i primi 2), chi per un altro (economico e tecnico, il terzo), praticamente irraggiungibili. Se queste voci, rimbalzate spesso ultimamente, fossero fondate (e collimerebbero con le dichiarazioni rilasciate dal tecnico francese: "Volevo tornare a vincere subito"), saprebbero molto di tentativo, riuscito, di raggiungere la rottura definitiva. Anche io vorrei Scarlett Johansson nuda e vogliosa sul mio letto, mi rendo conto che è impossibile. Perchè fare richieste del genere? Magari per rafforzare la tesi della diversità di vedute per il futuro? Certamente tra Secco e Deschamps (o meglio, Deschamps e Werth) non c'era identità di vedute sul mercato. Le prove di ciò sono rintracciabili tra le righe dello scarno comunicato della dirigenza e nelle dichiarazioni post-dimissioni del tecnico francese rilasciate ai giornali ("In una società è impossibile andare tutti d’accordo, ma è necessario poter comunque lavorare insieme. Alla Juve non era più possibile, c’era troppa diversità di vedute sul futuro...").
Se e quando non si va d'accordo, è normale che le strade si dividano. Per il bene di tutti. Confermare un allenatore senza convinzione è controproducente, vedi caso Inter-Zac.

In assenza di una maggior dovizia di particolari, sarebbe opportuno evitare attacchi ad una o all'altra parti e anche assurdi catastrofismi. La Juve ha le spalle larghe, ed è in grado di andare avanti anche senza Deschamps. Come e con chi, lo scopriremo presto.

domenica 27 maggio 2007

Onore alla Reggina

Hanno tentato di affossarli.
Si sono difesi e non hanno ceduti.
Penalizzazione pesantissima (-15), a maggior ragione per una cosiddetta "piccola".
Tante le incognite in organico, apparentemente indebolito dalla partenza del capitano Cozza.
Pelizzoli non ha mantenuto le promesse di gioventù, a Roma pare essersi bruciato.
Mesto ha mostrato buone cose, ma non riesce ad affermarsi definitivamente.
Leon in A non ha mai destato entusiasmo, il meglio lo ha dato in B e soprattutto in C.
Amoruso è un onesto attaccante, i suoi sogni di gloria si sono infranti in quel maledetto Milan - Juve.
Bianchi un'incognita.
Per il resto, tanti punti interrogativi, squadra giovane, qualche elemento più esperto ma a digiuno o quasi di Serie A.
Come dire, retrocessione annunciata, non basta il piccolo sconto in arbitrato per cambiare un destino che pare già scritto.
Le speranze? Pubblico caldo, società solida, un grandissimo motivatore e sagace tecnico in panchina.
Il brutto anatroccolo si è trasformato in cigno. Nonostante discutibili errori arbitrali, la Reggina va.
A gennaio, per esigenze di bilancio, via Pelizzoli e Leon, finalmente esploso.
Dentro Puggioni e Vigiani, oltre al peperino Foggia. L'ex Livorno, un fedelissimo di Mazzarri, pagato un tozzo di pane dal Livorno, arriva e segna due gol, decisivi, proprio alla sua ex squadra. Un segno del destino...
All'ultima giornata, dopo una rincorsa entusiasmante, ancora il Milan, ancora al "Granillo", di nuovo un crocevia di stagione. Ancora una vittoria, ed è Serie A. Miracolo.
Onore a chi ce l'ha fatta, alla faccia dell'ingiustizia sportiva, di gufi e corvi.
Onore a Lillo Foti, che non ha lesinato sforzi per il bene della sua Reggina.
Onore a Walter Mazzarri, che ci ha sempre creduto, dimostrandosi un grande tecnico, capace di trasformare un handicap in un punto di forza.
Onore al pubblico calabrese, 12° uomo in campo.
Onore ai ragazzi, tutti, nessuno escluso. Menzione speciale per la miglior coppia gol della categoria, Bianchi - Amoruso, per Mesto, Leon e Modesto.
E' finita la favola del Chievo, retrocesso in B, si è compiuto il miracolo Reggina, 51 punti ed un'impresa portata a termine.

La fars-A è finita, siamo tornAti

E' finalmente finita la fars-A, alias campionato aziendale, che ha soppiantato la tradizionale Serie A. Vittoria finale dell'Inter, grazie al contributo della giustizia sportiva che ha pensato bene di eliminare le tradizionale concorrenti, con risultato già scritto in partenza. L'ultima giornata ha emesso l'ultima sentenza: finita la favola del Chievo che retrocede in B, si conclude nel migliore dei modi il miracolo Reggina, salva nonostante la pesantissima penalizzazione di 11 punti. Anche quest'anno abbiamo visto errori ed orrori arbitrali, liti, veleni, sospetti, biscotti, con l'ultimo turno che può sembrare prodotto di altissima pasticcieria italiana. Una domanda sorge spontanea, a costo di essere ripetitivi: ma non era colpa di Moggi? Che domande, fino all'anno scorso c'era l'orco cattivo che mangiava i figli degli arbitri e comprava le partite, quest'anno i direttori di gara sono "fuori forma" (Gussoni dixit).
Dall'anno prossimo, però, si torna a far sul serio. Juve di nuovo in A. Il campionato ritroverà il prestigio perso a seguito della torrida estate 2006.
Non sappiamo cosa ci riserverà il mercato, non conosciamo nemmeno il nome dell'allenatore. Una certezza l'abbiamo: saremo terribilmente incavolati, e assetati di vendetta sportiva. Risorgeremo come l'Araba Fenice, e saranno dolori per tutti . Non partiremo certo con i favori del pronostico, ma chiunque indosserà la gloriosa maglia bianconera, la impregnerà di sudore e avrà gli occhi di tigre. Impossibile dimenticare l'onta della B, i campetti di provincia, le prese in giro, alla faccia di "smile" e operazione simpatia. Non siamo il Chievo, il nostro DNA dice: antipatici e vincenti. Questo è il nostro destino, riprendiamoci ciò che ci spetta.
Moggiani, cobolliani, delpieristi, nostalgici di Lippi e/o di Capello, ultrà, pinguini, e chi più ne ha, più ne metta. Siamo in tanti, diversi ma allo stesso tempo simili, uniti dall'amore per la Vecchia Signora. Qualcuno l'ha fatta passare per una vecchia puttana, ma noi, quelli che hanno la Juve nel cuore, non c'abbiamo mai creduto. Da fine agosto, tutti capiranno che, anzichè affossarci, ci hanno reso più forti.
La società, da parte sua, dovrà riconquistare la fiducia dei tifosi con un mercato convincente e un nuovo approccio verso la stampa. Il periodo dei fantastick, dei complimenti e delle chiacchere ormai è finito, ci vogliono i fatti. Attendiamo, se non con fiducia, almeno con speranza. Senza dimenticare la consapovolezza della vera arma in più: una rabbia agonistica infinita.
Rullo di tamburi, squilli di trombe, la Juve è tornata. E, "cari" avversari, perdonate il francesismo, ora sono cazzi vostri.

Juventino o no?

Le voci si susseguono. La tensione sale. E sarà così sino all'annuncio del nuovo tecnico della Juve. L'addio di Deschamps ha ampliato la frattura tra società e tifo organizzato, come dimostra l'annullamento della manifestazione prevista per le 12, prima del match contro il Mantova, a dimissioni non ancora ufficiali. La curva, in occasione della sfida casalinga contro il Bologna, si schierò apertamente a favore del tecnico francese, contestando Secco e Bettega, chiedendo a Blanc di allontanarli. Ad avere la meglio, in una sorta di faida interna, è stata invece la linea promossa dal DS, in contrasto con le idee del tecnico francese. I due hanno sempre smentito dissapori, ma nemmeno una strampalata strategia comunicativa come la nostra contempla la rivelazione alla stampa dei problemi in seno alla dirigenza. Ormai Deschamps appartiene al passato, bisogna guardare avanti, se possibile, con fiducia. C'è un rapporto, quello con il pubblico, da ricostruire. Quale modo migliore del ritorno del Marcello? Pista tuttavia non priva di difficoltà. La spada di Damocle del processo al figlio Davide pende sulla testa di Lippi, preoccupato ora più della famiglia che di questioni calcistiche.
I nomi che si fanno sono tanti, e sono suddivisibili in due gruppi fondamentali: juventini e non. Si parla di Conte, Ferrara, Gentile, Vialli, oltre a Lippi, da una parte. E di Rossi, Novellino, Guidolin, e chi più ne ha, più ne metta, dall'altra.
I primi, indipendentemente dal bagaglio tecnico, avrebbero il consenso di parte del tifo, mentre i secondi incontrerebbero un maggior ostracismo. Una scelta di stampo bianconero richiamerebbe al "modello Milan". Galliani ha più volte affermato che il successore di Ancelotti sarà un ex rossonero, d'altronde la rosa di candidati è ampia, da Tassotti e Van Basten, passando per Rijkaard e Donadoni. I nostri ex, invece, non possono vantare curriculum pingui di vittorie, e minor fortuna hanno avuto nelle loro esperienze in panchina.
Deschamps, se non altro, è uno juventino DOC, che ha avuto il merito di accettare la panchina quando ancora non si aveva la certezza del campionato da disputare. Sostituirlo con un tecnico privo di un passato bianconero potrebbe generare uno strappo non ricucibile con parte del tifo. Addirittura, il possibile (?) ritorno di Capello (che pur ha giocato con la Juve, ma è il signore che disse: "Ci vediamo il 15 luglio a Vinovo", e certe frasi non si dimenticano) genererebbe contestazione ad oltranza da parte dei supporters bianconeri, ieri si hanno avute le prime avvisaglie.
I dirigenti devono dare, però, una prova di forza: guai ad assumere un tecnico solo per tener calma la piazza. Nessuno dubita della passione bianconera che anima i cuori di ex indimenticati, ma nel calcio le vittorie non arrivano con la riconoscenza e il curriculum da calciatore. Meglio un tecnico preparato, con esperienza in Serie A, e che goda della totale fiducia della dirigenza. Se poi non è juventino sin da bambino, amen. Non mi risulta che Lippi nutrisse simpatie juventine sin dalla culla, eppure non ha esitato a definirsi, non molto tempo fa, un "uomo Juve". Questo perchè il bianconero gli è entrato nel cuore, l'ha conquistato, e non c'è che dire, l'amore è ricambiato. Magari sarò tacciato di irriconoscenza, me ne frego, meglio un Rossi che un Conte. E ricordatevi, il mondo degli allenatori, non si ferma a Lippi. Chi era in fondo prima di venire alla Juve, se non un Delio Rossi qualsiasi? La speranza è che, sarebbe ora, i dirigenti tirino fuori gli attributi. I tifosi, se vorranno capire, capiranno, altrimenti problemi loro. Non dovete guardare in faccia a nessuno. Scegliete quello che pensate sia il miglior condottiero possibile. Chi si ostina ad urlare: "Solo il Marcello!" si metta l'anima in pace. L'augurio di avere il viareggino in panchina è condiviso, certo, ma chiunque sia il tecnico, qualsiasi siano le sue passioni calcistiche giovanili, lasciamo lavorare in pace. In bocca al lupo in anticipo.

sabato 26 maggio 2007

UFFICIALE: DESCHAMPS LASCIA LA JUVE

DAL SITO UFFICIALE:
http://www.juventus.com/it/news/detail.aspx?lml_language_id=0&trs_id=1203000&ID=11400

Deschamps lascia la Juventus

Juventus Football Club S.p.A. e Didier Deschamps comunicano di avere consensualmente risolto il contratto tra loro in essere che ha portato a entrambi soddisfazioni, gioie e successi. L’ allenatore e la Società hanno constatato che non sussistevano i presupposti per continuare il rapporto con altrettanta soddisfazione reciproca e hanno quindi deciso di separare amichevolmente le loro strade.

Zlatan sei uno... attaccato al d€naro

"Sono interista sin da bambino". Questa frase risuona come un insetto fastidioso e pestifero nelle orecchie dei tifosi bianconeri. A pronunciarla, con tanto di sorriso a 32 denti, è stato Zlatan Ibrahimovic, ex idolo del popolo bianconero, entusiasmato da giocate tecnicamente sopraffine e dal suo atteggiamento sbruffone e altezzoso. Oggi è probabilmente il calciatore meno amato (eufemismo) dai supporters bianconeri, che non perdono occasione di tributargli un coro di dubbio gusto, che evidenzia, qualora ce ne fosse bisogno, quel livore erede delle travagliate vicende estive. Eh si, perchè il sig. Ibrahimovic ha fatto di tutto pur di lasciare quel gruppo che aveva contribuito a rendere un'armata schiacciasassi, almeno in Italia. "Pilotato" dal manager, l'ex pizzaiolo Raiola, ha assunto atteggiamenti che mio nipote di 6 anni mai si sognerebbe di avere, come rifiutarsi di seguire la squadra per l'amichevole contro lo Spezia. Dopo una stagione a due facce, con 15 gol realizzati in campionato e 0 in Champions League, ora iniziano ad emergere i primi malumori (uhm, situazione familiare, vero Zlatan?). Sembra che Moratti non abbia gradito l'intervista rilasciata dal suo nuovo pupillo a "Libero", dove lo svedese ha dispensato pillole di saggezza e rivelazioni scottanti. In sintesi, ha parlato di trattative per l'adeguamento del contratto, puntualizzando che "alla Juve su queste cose erano più decisi", messo l'accento sul diverso atteggiamento delle squadre avversarie ("Quando entravamo in campo con la Juventus, gli avversari se la facevano sotto. Prima del fischio d'inizio eravamo già sull'1-0 per noi. All'Inter questa cosa non succede"), e, dulcis in fundo, piazzato una staffilata agli interisti: "L'hanno fatto fuori (il riferimento è a Moggi e alla Juve) perché vincevamo troppo: questione di gelosia. Quando sono arrivato all'Inter, la prima cosa che dissi a Moratti fu: 'Se vuoi cambiare mentalità devi prendere Luciano'".
Immaginare la faccia di Moratti alla lettura di queste frasi è uno dei motivi per i quali vale la pena vivere.
Amore rinnegato (quello per l'Inter) e riscoperta della passione per la Vecchia Signora? No. E' molto più semplice. Soldi. Quelli dell'aumento che ha chiesto all'Inter. Richiesta respinta, per ora. Non mi sorprenderei se, guardandosi dentro, ma soprattutto nel conto in banca, si riscoprisse tifoso della prima squadra disposta a riconoscergli l'ingaggio richiesto. Il suo futuro potrebbe essere lontano da Milano, certo è che la strada non pare in discesa, nonostante il (ricchissimo) contratto in essere con i nerazzurri. Si sa, i contratti sono fatti per non essere rispettati, almeno se ti chiami Zlatan Ibrahimovic, uno zingaro (nel senso di girovago) del pallone. Intenderanno questo gli ultrà juventini quando gli dedicano il coro, divenuto ormai un grido di battaglia? O forse il riferimento è al suo amore per il Dio D€naro? Propendo per la seconda ipotesi. Quando, da avversari ovviamente, le nostre strade si incroceranno, non ti aspettare attestati di stima, Zlatan, perchè maggiore è l'amore, più forte è l'astio susseguente all'addio. Il giorno della sfida contro il tuo passato, segui il mio consiglio, prepara i tappi per le orecchie.

Kaos Kosmico/2

DAL SITO UFFICIALE: http://www.juventus.com/it/news/detail.aspx?lml_language_id=0&trs_id=1203000&ID=11387

Nota della società


Torino, 26 maggio 2007 – La Juventus non ha ricevuto alcuna comunicazione delle dimissioni da parte di Didier Deschamps. Quindi l’allenatore sarà regolarmente in panchina nella partita odierna contro il Mantova. L’amministratore delegato Jean-Claude Blanc proseguirà i colloqui, già avviati nel corso della settimana, per chiarire rapidamente la questione con l’interessato.

Kaos Kosmico


La società si appresta a smentire le dimissioni di Deschamps.

Dopo che Sky, 13 ore e passa fa, ha dato la notizia.

Dopo che questa news è stata ripresa da agenzie, quotidiani e siti vari.

Dopo che i gruppi organizzati hanno annullato la manifestazione prevista per le 12, in segno di solidarietà verso il tecnico francese.

Per la serie: "Se c'è da fare i complimenti all'Inter, parlare di mercato ma non dire nulla, chiedere di Cobolli; per le cose serie, non siamo in casa".

P.S.: interpretazione personale: la società sta cercando di prendere tempo e raffreddare gli animi, in realtà la prossima stagione un nuovo tecnico siederà sulla nostra panchina.

Che ne sarà di noi?

Non sono ancora ufficiali le dimissioni di Deschamps, ma già si è scatenato il toto-allenatore. Potere dei media, nella fattispecie di Sky. Lippi, Novellino, Rossi, addirittura Capello... L'occasione per molti è ghiotta. La possibilità di attaccare la dirigenza fornita su un piatto d'argento. Che importa se fino a sabato scorso quelle stesse persone che esaltano la juventinità di Deschamps ne chiedevano la testa. Coerenza, dove sei? Passiamo oltre... il caos regna sovrano, la società non conferma nè smentisce, ma questo silenzio avvolora la notizia riportata da Ferri, inviato di Sky-Sport. E' stata una notizia che ha turbato il sonno di molti tifosi. Sorprende la tempistica più che la decisione in se stessa. Le frizioni tra il tecnico e il DS Secco non erano certo un mistero, per quanto sempre minimizzati dai due. Contrasti sul mercato, pare, con Secco non entusiasta della "francesizzazione" voluta da Deschamps, il quale a sua volta non pareva entusiasta dei possibili arrivi caldeggiati dal direttore sportivo (vedi dichiarazioni su Mesto). L'operazione più prossima alla chiusura pare essere l'acquisto di Iaquinta. Quest'affare, unito all'arrivo di Pezzotti ad inizio marzo, costituisce un indizio pesante. Entrambi sono molto legati a Lippi. D'accordo, due indizi non fanno una prova. O forse sì? Chi vivrà, vedrà... Certo che un Lippi III sarebbe sintomo di programmazione, e costituirebbe un deterrente all'addio di Buffon. Un altro nome è rimbalzato con insistenza nelle ultime ore. Vi dice nulla la frase "Ci vediamo il 15 luglio a Vinovo"? Che sia la verità, seppur con un anno di ritardo? Il ritorno di Capello sarebbe certamente mal digerito dalla tifoseria, e stonerebbe con la proverbiale allergia del mascellone friulano ad allenare squadre con prospettive piuttosto limitate nell'immediato (niente Champions League e scudetto più sogno che realtà, con il mercato che non prospetta campioni). Difficilmente l'arrivo del tecnico friulano significherebbe vivere un anno interlocutorio. Già nel 2004, sembrava fatta per Deschamps, poi Moggi piazzò il colpaccio. Risultato: 2 scudetti in 2 anni. Con Capello non si scherza, si vince. In Italia, almeno... Gli altri nomi non solleticano certo la fantasia dei tifosi. Lo stesso avvenne con Lippi nel 1994. Un tecnico non andrebbe giudicato per il nome che porta o per la sua fede calcistica, piuttosto per le capacità. E quelle di Rossi, ad esempio, non sono in discussione. Tecnico giovane e preparato alla guida di una squadra tecnicamente non eccellente ma anima da furore agonistico misto a spirito giovanile. Non so voi, ma con la mente mi riporta proprio a 13 anni fa, quando un signore dall'aria distinta, lo sguardo fiero e il capello grigio si accomodò sulla nostra gloriosa panchina. Lippi, ovvero il nome più tranquillizante, sinonimo di programmazione e competitività, nonchè presupposto importante per la conferma di Buffon. Capello, discusso e discutible ma vincente, vuol dire competitivi subito, e un mercato di alto profilo. Rossi o simili, leggasi progetto a media/lunga scadenza, con lancio di giovani talenti integrati con giocatori di sicuro affidamento. Nomi, storie, e, soprattutto, prospettive, almeno all'apparenza, diverse. Una certezza, il primo nome (che pare essere il candidato più accreditato) sarebbe il più gradito, e renderebbe meno amara per molti la separazione dal tecnico della promozione. "Chi vuol esser lieto sia, del domani non v'è certezza". Aveva ragione, il buon Lorenzo. La seconda frase è molto significativa, ed è sunto ideale del clima che, agli occhi dei tifosi, regna in questo momento in Corso Galileo Ferraris. Il presente si chiama Mantova, ma passa inevitabilmente in secondo piano. Più che la partita, sarà interessante il contorno, e gran parte dell'attenzione sarà rivolta verso Deschamps. Non nego la mia letizia, ma per definirmi veramente felice, attendo che l'opera venga completata. Siamo a metà, via un condottiero, dentro un altro, sperando che sia più valoroso del precedente. E sperando, aggiungo, che rinunci a spingere il passeggino del nipotino e non attenda la conclusione del processo ai danni del figlio, perchè, si sa, la giustizia è una macchina ingolfata quando non c'è da condannare la Juve. A buon intenditor, poche parole. Anzi, due: Marcello Lippi.

CLAMOROSO: DESCHAMPS SI E' DIMESSO (?)

Secondo Riccardo Ferri di Sky Sport, Deschamps avrebbe presentato le dimissioni a Blanc, e domani siederà per l'ultima volta sulla panchina della Juve, in modo da salutare i giocatori. Notizia non ancora ufficiale, confermata anche dal sito della Pravda Rosa.

venerdì 25 maggio 2007

Ciao Gaetano

Il 25 maggio 1953 nasceva, a Cernusco sul Naviglio, provincia di Milano, Gaetano Scirea, uomo e calciatore straordinario. Non ti dimenticheremo mai.


«Se mai c’è stato uno per cui bisognava ritirare la maglia, era Gaetano Scirea, grandissimo calciatore e grandissima persona» (Enzo Bearzot, 2005)

Mondiale? No, Coppa Italia!

Il dado è tratto, il cerchio si è chiuso: non manca più nulla, se non forse il torneo tra scapoli e ammogliati del baretto di quartiere, ma il più è fatto. Prima i quarti di finale di Champions League, ora la finale di Coppa Italia. Cos'hanno in comune? Ma che domande, l'aver fatto breccia, ancor più della vittoria Mondiale, nel sensibile cuore dell'eroe di Porta Metronia, dell'ottavo Re di Roma (ricordiamolo, dopo Carrick I, Smith, Rooney, Ronaldo I, Ronaldo II, Carrick II, Evra), di "uno dei 250 migliori attaccanti del mondo" (Danilo Sarugia dixit), dell'uomo che tra placca e chiodi ha più ferraglia lui nella caviglia destra che un negozio di ferramenta. In due parole: Francesco Totti, l'uomo nonostante più che grazie al quale abbiamo conquistato 24 anni dopo il titolo mondiale. Non basta certo il rigore (decisivo, per carità) contro l'Australia per rivalutare il suo Mondiale. Ha giocato al di sotto delle attese? Non importa, ha fatto di tutto per recuperare, è un eroe a prescindere da gioco e prestazioni. La placca continua ad infastidirlo, rendendo impensabile, al momento, un suo rientro in Nazionale. Strano, però, perchè quella stessa placca non gli ha impedito di avvicinarsi alla conquista della Scarpa d'Oro 2006/2007, con il titolo di capocannoniere di ciò che rimane della "a" già in tasca. Peccato, mi aspetterei maggior coraggio da una persona che ha il fegato di chiamare la figlia Chanel (o "Scianel", per dirla alla romana). Ma lui fa beneficienza, scrive (?!) un libro di barzellette... Ok, ha sputato agli Europei compromettendo il cammino dell'Italia, ma si è poi recato in un santuario per chiedere scusa alla Madonna con una letterina (tenerissimo!) e la maglia azzurra. D'accordo, è stato autore di gesti antisportivi (gancio destro in faccia a Colonnese da far invidia al miglior Tyson), ma subisce falli su falli, va tutelato, altrochè. Il gesto fatto a Tudor in quel Roma - Juve che noi bianconeri ricordiamo, ahimè, bene, dai, è simpaticissimo (se l'avesse fatto Giggs dopo la batosta di Manchester... beh, avrebbe dovuto usare due mani), perchè l'ha fatto Er Pupone! Dopo aver elargito tante perle di bontà nel corso della sua carriera, a chi volete che importi che tenga in scacco la Nazionale facilitato da un allenatore che ha la personalità di Cristian Zenoni. Piuttosto, rispetto per Totti, del quale tutor vari (per dirla alla maniera di Di Canio, il riferimento è a Veltroni e Costanzo) e giornalisti giallorossi sarebbero capaci di esaltare pure una flautolenza. Gioca male? E' colpa della placca. Gioca bene? Che eroe! Onore a lui, e ricordate, laif is nau.

2 anni, la disfatta rossonera di Istanbul

2 anni fa, il Liverpool batteva il Milan in quel di Istanbul, approfittando di quei 6 minuti di follia che nemmeno la mente più geniale del pianeta riuscirebbe a giustificare e spiegare razionalmente. Ricordare le facce sconvolte dei milanisti, con Shevchenko che, dopo averci castigato a Manchester, fallisce il rigore decisivo facendosi ipnotizzare da Dudek, è uno dei motivi per cui amare il calcio.

giovedì 24 maggio 2007

Juventus vuol dire (anche) gioventù


Dopo quella Caporetto bianconera che è stata l'estate 2006, ed in seguito alla promozione conquistata ad Arezzo nella tana dell'ex mai dimenticato Conte, la società può finalmente concentrarsi sul mercato. Rimangono in bilico le posizioni di alcuni big, da Nedved che ha avanzato propositi di ritiro, a Buffon che almeno ufficialmente non ha sciolto le riserve sul suo futuro, arrivando a Trezeguet che lancia messaggi d'amore ma nicchia sul rinnovo. Queste spade di Damocle incombono sulla futura competitività della Juve, ma non possono distogliere Secco e soci dai propositi di rafforzamento dell'organico. Mille nomi circolano, tanto da far sorgere nei tifosi il dubbio che la confusione regni in corso Galileo Ferraris. Per fortuna, delle certezze ci sono. Si chiamano Del Piero, Chiellini (un giovane già molto esperto), ma anche Marchisio e Palladino, per quest'ultimo la società ha già risposto picche alle richieste pervenute. Proprio i giovani possono costituire la linfa vitale per la Juve del futuro. Nell'immediato, scordiamoci i grandi campioni, piuttosto che riempire l'organico di doppioni e calciatori pompati ipervalutati dai presidenti, meglio dare spazio ai nostri ragazzi, che non difettano nè in talento, nè in motivazioni e personalità. Talenti del calibro di Marchisio e Giovinco, fossero rispettivamente spagnolo e brasiliano, a quest'ora avrebbero assaggiato ben altri palcoscenici, invece, sino a 20 anni hanno sgambettato tra i Primavera. Questone di spazi ristretti, d'accordo, ma anche di mentalità. All'estero, sarebbe inconcepibile che uno come Sebastian non abbia mai partecipato al ritiro pre-campionato con i grandi. In Italia, è la norma. Noi tifosi bianconeri siamo abituati a caviale e champagne, molti non hanno la pazienza di veder crescere, e quindi anche sbagliare, un ragazzo, seppur talentuoso. Non è certo questo, però, il momento di stare dietro agli umori della piazza. Abbiamo un serbatoio importante come il vivaio, sfruttiamolo. Alcuni dei migliori giocatori del pianeta, Terry, Puyol, Gerrard e Messi, dopo la trafila nel settore giovanile, sono stati lanciati in Prima Squadra, senza passaggi intermedi (leggasi: prestiti o comproprietà). Abbiamo Criscito, perchè riempire di soldi le tasche di Zamparini per Barzagli? Nocerino e Marchisio assicurano quantità e qualità in mezzo al campo, a che servire assoldare una schiera di centrocampisti di buon livello non in grado di assicurare un salto di qualità alla manovra? Perchè fantasticare su fantomatici talenti stranieri figli di You Tube quando si ha in casa un piccolo fenomeno come Giovinco? Non lamentiamoci se le squadre straniere ci "scippano" i giovani migliori, vedi Rossi e in tempi meno recenti Gattuso. Di fianco a proposte economiche allettanti, ci sono progetti tecnici importanti, che in Italia non si ha il coraggio di proporre. Abbiamo l'opportunità, anche per cause di forza maggiore, di invertire questa tendenza pericolosa per il futuro del nostro calcio. Largo ai Marchisio, ai Nocerino, ai Giovinco, ragazzi già pronti per un palcoscenico affascinante ed impegnativo come la Serie A. Integriamo i nostri talenti con giovani affamati di successo, vedi Belluschi e Huntelaar. Meglio una squadra giovane, forte e di prospettiva, piuttosto che un gruppo formato da giocatori importanti ma avanti con gli anni, non in grado di vincere subito, ma nemmeno di fornire prospettive futuribili adeguate. Basta prestiti, comproprietà, plusvalenza, un po' di coraggio. Se non si osa, rimarremo degli eterni incompiuti, insoddisfatti e rosiconi. Insomma, ci avvicineremo pericolosamente al pensiero dell'interista medio.

mercoledì 23 maggio 2007

Kulovic - Inzaghi, il Milan va

Come volevasi dimostrare. Champions League 2006/2007 al Milan, grazie alla zampata di Giovan Battista Kulovic che si impossessa di Inzaghi, e gol dello stesso Pippo nella ripresa. Inutile la rete di Kuyt nel finale. Tardivo l'inserimento di Crouch da parte di Benitez. Risultato che oscura lo scudetto vinto da... da... al momento mi sfugge.

Milan: per ora decide Kulovic

Atene, finito da poco il primo tempo, Milan in vantaggio 1-0, gol di Inzaghi che devia una punizione di Pirlo.

Palazzi? No, castelli di sabbia in aria

Palazzi apre un'inchiesta su Reggina - Empoli, successivamente ai sospetti avanzati da Catania e Chievo. Più che Palazzi, castelli di sabbia in aria.

Onore ai Meravigliosi!

Complimenti al Milan. No, non sono ubriaco, sono realista. Ma pensate che i meravigliosi perdano, di nuovo, due anni dopo, una finale di Champions League contro i Reds? Suvvia... rendiamo piuttosto onore ai Campioni d'Europa! Fossi in loro inizierei a preparare i kimono in vista del viaggio in Giappone, alla conquista dell'Intercontinenale.

La verità, nient'altro che la verità, sul mercato Juve

In questo periodo, un vortice di voci, sussurri, rumors avvolge il mercato della Juve. Bisogna diffidare dalle notizie infondate, messe in giro ad hoc solo per seminare zizzania. A questo proposito, grazie ad una "talpa" interna alla società (talpa nel senso che gli mancano 5/10 di vista per occhio), sono venuto a conoscenza di particolari segretissimi, che ho deciso di diffondere.
Capitolo Deschamps: finalmente i nodi stanno venendo al pettine (mai frase fu più adeguata). Il vero problema sono i rapporti burrascosi con Secco. La causa è presto detta: il tecnico francese ha chiesto il rinnovo, e, tra i bonus promozione, vuole che gli venga riconosciuta la fornitura decennale di gel. Secco, invece, fedele al capello ribelle, ha posto il veto. Ora si sta guardando attorno, e per evitare il ripetersi del problema, punta Spalletti e Colantuono.
Buffon andrà via, è destinato all'inter, in cambio di 40 milioni (di lire, ovvio) da pagare in 40, comodissime rate. Meglio che da Trony. In aggiunta alla contropartita economica, un piatto d'argento dove verrà posta, metaforicamente, la testa di Cobolli Gigli. Possibile venga inserito nell'affare pure Recoba, che passerebbe dal giardino di Moratti a quello di Del Piero, assieme a Miccoli, destinato a sostituire il partente Brontolo.
In difesa si punta a riconfermare Birindelli, per avvalersi dell'appoggio politico del Partito Pensionati, e Boumsong, che, essendo laureato in matematica, ha il compito di insegnare le diagonali a Balzaretti. Per ora, i risultati lasciano a desiderare. Si sta tentando di piazzare Piccolo all'Inter in cambio di Grosso, o dell'enorme Adriano. Vedremo, piccole chance di concludere. Kovac e Tudor saranno ceduti all'Ospedale delle Molinette di Torino, dove saranno assunti come testimoni della campagna contro l'osteoporosi. Interessava anche Zanetti, già precettato dal Sant'Anna per la prima campagna nazionale contro la contrattura muscolare. Oltre ai già presi Mimmo Candito (così recitò il sito ufficiale) e Zdenek Grygera, ex aiuto-pizzaiolo di Raiola, che tra l'altro sarà costretto a cambiare nome di battesimo per venire a Torino, il sogno è Giubilato (Napoli), in modo da formare la coppia Boumsong Giubilato, che è poi quello che chiedono i tifosi dalla partita di Rimini.
In mezzo al campo, il più conteso è Paro, detto "allegria portame via", prossimo testimonial della campagna "Se ce l'ha fatta lui, forse ci riesco pure io". La FISG (Federazione Italiana Sport Ghiaccio) vuole fare di lui l'uomo di punta della Nazionale di Curling verso Pechino 2008. Giannichedda, invece, dovrebbe partire. Resterà la Ridolfi, che, per ovviare ad ovvi problemi di sesso, verrà travestita da Patrizia. Camoranesi confermatissimo, a maggior ragione dopo aver rifiutato di interpretare il ruolo del capo tribù nel nuovo film di Mel Gibson dedicato agli Incas.
Nedved potrebbe ritirarsi, in lizza per sostituirlo ci sono Boudianski ed Enzo Paolo Turchi. Favorito il secondo, che potrebbe formare un bel duo con Palladino, detto, non a caso, il "Roberto Bolle campano". Arriveranno sicuramente Salihamidzic e Hitzlsperger, con i telecronisti che hanno già paventato uno sciopero generale.
In avanti, via Trezeguet, che per rimanere ha chiesto la soppressione di tutti gli esterni attuali della Juve e l'acquisto di Beckham, Cristiano Ronaldo, Mancini, Taddei, Figo, Robben, Joe Cole, Giggs, Ljungberg, Quaresma e Simao, tutti assieme. Zalayeta è destinato al "Processo di Biscardi", dove verrà usato per mostrare le azioni al rallentatore nel corso della "Supermoviola", senza il bisogno di ricorrere ad alcun artificio tecnologico. Bojinov diventerà testimonial della Gatorade. Arriveranno sicuramente Crouch, che verrà saltuariamente impiegato nei campi di Vinovo come spaventapasseri, oltre a Ribery, impiegato saltuariamente come spaventa... beh, non voglio essere volgare. Huntelaar scartato perchè il suo soprannome non è in linea con la politica animalista della società (è soprannominato "The Hunter", il cacciatore), l'altro arrivo potrebbe essere Martins. Al nigeriano il famoso scrittore Nicholas Evans dedicherà un libro, seguito ideale del best-seller "L'uomo che sussurrava ai cavalli". Titolo: "L'uomo che correva più del pallone e ci inciampava sopra". Robert Redford, inoltre, girerà un film prendendo spunto dal libro, e la parte di Martins sarà interpretata da Andrew Howe, che però è un calciatore migliore.
Ecco, questo è quanto, senza dimenticare le novità in seno alla società: Montali sarà cacciato via. Dopo aver tentato di motivare Buffon e Trezeguet a rimanere, e appurato che entrambi hanno immediatamente chiesto la cessione, si è messo a dare consigli di mercato. Per sostituire i due, ha suggerito l'ingaggio di Fei e Cisolla. Da qui, la scelta di allontanarlo. Tardelli andrà ad allenare la nazionale del Benin, dato che laggiù non sono arrivate le notizie delle mirabolanti imprese del tecnico comasco sulla panchina di Inter e nazionale egiziana, mentre Cobolli e Sant'Albano realizzeranno una serie di spot sul nuovo modello del "Super Liquidator". Inquietante un po' 'sta cosa...

Montero si ritira

Paolo Montero ha annunciato il ritiro. Onore a lui, indimenticabile in campo, difensore arcigno ed insuperabile, un leader, baluardo insuperabile, e fuori, il viaggio di 16 ore per venire al capezzale dell'amico Pessotto in lotta tra la vita e la morte testimonia lo spessore umano di questo ragazzone uruguaiano con la faccia da duro e il cuore tenero. Grazie di tutto, Paolo, sarai sempre nel mio cuore.

martedì 22 maggio 2007

Semplicemente, Alex Del Piero



Il Pelide Achille sta sulla collina e osserva. Ciò che ha visto quest'estate gli ha riempito il cuore di rabbia e tristezza, perchè è stata colpita la sua amata. Molti guerrieri hanno abbandonato quella che era un'armata pressochè invincibile. Il Capitano di mille battaglie, delegittimato e persino umiliato dal comandante con la mascella possente, non ha fatto una piega, dimostrando fedeltà all'amata che tanto ha dato, ma soprattutto tanto ha ricevuto dal suo Eroe. E questi di bocconi amari nella sua vita ne ha ingoiati, eccome. Sia sul piano personale (la perdita del padre, come dimenticare l'urlo del guerriero in seguito alla prodezza in quel di Bari), che sul piano sportivo (critiche, spesso feroci ed immotivate). La sua ascesa verso la gloria eterna interrotta quel maledetto 8 novembre 1998, nella fredda Udine. Il guerriero è ferito, nel fisico prima, e nell'orgoglio poi. Quanti bocconi duri da mandar giù, quante infamanti accuse verso chi non ha mai lesinato impegno per quella che è ormai la sua seconda pelle. Nonostante tutto ciò, e nonostante fatichi a tornare quello di prima, se ne sta, dall'alto della sua collina, ad osservare, ascoltare e riflettere. Non è da solo, però. Idealmente, su quel colle salgono tutti coloro, e sono molti, che lo amano e non lo hanno mai rinnegato, nemmeno nei momenti più duri. Assieme ai suoi numerosi fedelissimi, è ripartito, per zittire le malelingue che lo avevano bollato con sufficienza e fretta come "finito". In quella sua linguaccia ormai leggendaria c'è il genio di un poeta del pallone, e una sete di vittoria che mai si sazierà. Ancora oggi ci delizia con la sua classe infinita, unita ad una grinta che lo rende degno rappresentante di un popolo che va in fibrillazione al solo sentirlo nominare. I numeri sono inconfutabili, parlano per lui e ne dicono un gran bene. Sarò grato in eterno alla grandezza di quest'Uomo, con la U maiuscola, perchè il campione vero ha un comportamento esemplare, dentro e fuori dal campo di battaglia, si piega ma non si spezza, vince con classe e perde con onore, e anche nella sconfitta esce a testa alta. Un Uomo, un campione, un guerriero, semplicemente Alex Del Piero.

11 anni dopo, grazie guerrieri!

Peruzzi, Pessotto, Torricelli, Conte, Vierchowood, Ferrara, Sousa, Deschamps, Vialli, Del Piero, Ravanelli. E anche Di Livio, Padovano e Jugovic, l'autore del rigore decisivo. In panchina, a guidare una squadra di guerrieri, il condottiero Marcello Lippi. 11 anni, 11 leoni ci hanno portato alla conquista della Coppa Campioni, la seconda della storia dopo quella conquistata il 29 maggio 1985. Quella sera, come tutti sanno, è passata alla storia per altri, tragici eventi. La Coppa alzata a Roma è la vittoria di un gruppo straordinario, costruito ad immagine e somiglianza del tecnico viareggino, mix micidiale di classe e sudore. Come dimenticare il gol di Ravenelli che esulta come tradizione coprendosi il volto con la maglietta, lo sguardo di ghiaccio di Jugovic al momento di battere il rigore decisivo, le lacrime di Peruzzi, Bettega che scuote la testa a Torricelli con i due che si guardano con occhi spiritati e la gioia irrefrenabile e il pianto dirotto di Gianluca Vialli, alla sua ultima gioia bianconera, dato che l'anno successivo sbarcherà a Londra, sponda Chelsea. Proprio il buon Gianluca incarnava lo spirito di un gruppo di irriducibili guerrieri mai domi. La speranza di tutti i tifosi bianconeri è che quei fasti europei vengano rinverditi al più presto, magari già alla prossima Champions League. Sarà la stagione 2008/2009, e la finale si giocherà proprio a Roma. Corsi e ricorsi storici, al momento pare utopia, ma sognare non costa nulla. Spetta a società, allenatore e calciatore tramutare, come nelle favole, il sogno in realtà.

lunedì 21 maggio 2007

Guerriero Pavel, combatti ancora con noi!

A margine della partita scaccia incuBo contro l'Arezzo, Nedved ha ventilato la possibilità di appendere gli scarpini al chiodo. Sappiamo benissimo che Pavel è un ragazzo sensibile e umorale. E' colui che, sin da giovane, si allenava per ore nei tiri da fuori, che poi sono diventati una sua prerogativa. Che si allena pure nei giorni di festa, e fa una vita più vicina, per quanto riguarda i vizi, a quella del pensionato che a quella del calciatore. E' il biondino che ci ha trascinato in finale di CL con la sua furia agonistica, salvo farsi tradire proprio da quella, costretto quindi a saltare l'appuntamento atteso da una vita. Proprio la Coppa dalle grandi orecchie rappresenta il suo cruccio principale. La speranza è che si conceda ancora almeno due anni di carriera, per poter realizzare un sogno. Tredici anni dopo, Roma, stadio Olimpico: appuntamento al 2009. Anche quest'anno, ha dimostrato di essere un giocatore fondamentale. Ha preso per mano i compagni, illuminato la manovra con lampi di classe, è uno dei pochi che non ha pagato il passaggio da platee prestigiose al "Matusa" di Frosinone. Una delle poche certezze in questa stagione davvero tribolata, un riferimento imprescindibile, un faro nella nebbia della B. Dite che non si può prescindere da un signore di quasi 35 anni? Vero, a meno che questi non si chiami Pavel Nedved, un uomo bionico, che corre come un 20enne. Mai soprannome fu più azzeccato. Furia Ceca, ma col fiuto del gol.

domenica 20 maggio 2007

Biscotto sì, biscotto no...

Empoli - Reggina, da 3-0 a 3-3. Parole sospette tra Cagni e Mazzarri. E si parla di biscottone. Ormai la cultura del sospetto è insita in molte persone, ma non era Moggi il male del calcio? Addetti ai lavori e giornalisti (faziosi) quest'estate si sono riempiti la bocca di elogi per il "nuovo" calcio italiano, rappresentato da Matarrese (!), presidente della Federcalcio. Anche quest'anno, come sempre del resto, si parla di accordi, di partite "aggiustate". Ma è questo il nuovo calcio "pulito, didascalico e moralizzato" (Lotito dixit)? Mi chiedo perchè Borrelli e compagnia bella non si prodighino ad aprire inchieste, come avviene ogni qualvolta c'è la Juve di mezzo... Non sono il tipo che si scandalizza per certi atteggiamenti e risultati, continua a farmi riflettere la disparità di trattamento. Come se il bianconero fosse il colore del male...

Salvate il soldato Roberto


Torino, 7 maggio 2006: Juve batte Palermo 2-1, il 29° scudetto è sempre più vicino. Rimane scolpite nelle menti dei tifosi bianconero il pianto di Roberto Bettega, seduto di fianco a Moggi e Giraudo. In quelle lacrime c'è un po' di tutto, commozione, dolore, rabbia, senso di liberazione.
Torino, 12 maggio 2007: il tifo organizzato critica aspramente Secco e Bettega. "Crediamo che Secco e Bettega non siano in grado di fare una campagna acquisti quindi chiediamo a Blanc di allontanare quest due e di cambiare organigramma". Parola di Fabio Germani, responsabile dei gruppi ultrà della curva Scirea. Parole dure come un pugno allo stomaco, una bocciatura senza possibilità di appello.
Cosa è successo in questo lasso di tempo, lo sanno anche i muri. Le prospettive e gli scenari per la Vecchia Signora sono mutati, sono cambiate le facce in società, in campo e in panchina. Moggi fa l'opinionista TV, Giraudo si è rifatto una vita a Londra, dove lavora a fianco di Andrea Agnelli. Gli Elkann (nella persona di John), per chi ipotizza una sorta di lotta intestina alla famiglia, hanno avuto la meglio sugli Agnelli (Andrea). A livello dirigenziale, gli elementi di continuità con il passato, sarà un caso, sono proprio Alessio Secco, promosso direttore sportivo, e Roberto Bettega, suo stretto collaboratore.
E' lui, Bobby Gol, l'unico "sopravvissuto" della Triade. Più defilato e discreto degli altri due, il suo era più che altro un ruolo di rappresentanza, almeno in apparenza. In realtà, è stato presidente del G-14, il consiglio delle grandi d'Europa, e può vantare conoscenze importanti, soprattutto per una nuova società formata da dirigenti ancora inesperti a certi livelli.
Per amore della sua Juve, ha accettato un ruolo non ufficiale, aiutando il giovane Secco a farsi largo in quella giungla che è il mondo del calciomercato. Hanno lavorato in condizioni difficili, vittime di una situazione non invidiabile, eredità della bufera estiva di Farsopoli.
Tutto questo sembra non contare più. Per qualcuno, perchè, per quanto possa sembrare che il sig. Germani abbia parlato a nome del tifo bianconero, in realtà le sue parole sono espressione del pensiero della curva.
C'è anche chi non se la sente proprio di attaccare questo signore, uscito pulito da Farsopoli (anzi, per la serie, "oltre il danno, la beffa", pure colpito negli affetti, ricordo un'inter-cettazione nel corso della quale viene deriso il figlio), è rimasto accanto al vecchio e mai affievolito amore, nonostante le ferite morali, il fango gettato addosso alla Vecchia Signora. Il tutto senza che il suo lavoro sia legittimato da un posto nel CDA, dove siedono, per motivi che sfuggono ai più, l'opinionista RAI Tardelli, il CT (viola) dell'Italvolley femminile Montali, e altri personaggi che non sapremo riconoscere per strada.
Delegittimato dall'attuale dirigenza, senza auto dirigenziale e scrivania, inviso ai tifosi, rimane al suo posto. Motivo: un amore a strisce bianconere. Probabile che paghi l'appartenenza alla Triade, rinnegata da John Elkann prima, durante quel Juve - Palermo, con una bocciatura che sapeva già di condanna preventiva, e dagli ultrà poi, e le voci che vogliono lui e Secco in rotta con Deschamps.
Meriterebbe, invece, la riconoscenza e il rispetto di tutti, per ciò che ha rappresentato e rappresenta per la Juve, in attesa di vederlo operare sul mercato senza la spada di Damocle di Farsopoli. In attesa di ciò, un sentitissimo GRAZIE a chi ha dato tantissimo alla causa, e ultimamente sta ricevendo molto meno di quanto meriti.

Meisterschale allo Stoccarda

Lo Stoccarda si aggiudica la Bundesliga 2006/2007, dopo aver sorpassato alla penultima giornata lo Schalke 04. Squadra storicamente perdente quella della Ruhr. Nel 2001, si è vista sfilare il Meisterchale all'ultimo minuto dell'ultimo turno dal Bayern Monaco. Beffa atroce. L'ultima, e unica, vittoria a livello europeo, risale al 1997, Coppa Uefa conquistata ai rigori contro... l'Inter. Per la serie: per quanto tu possa essere perdente, se guardi ad Appiano Gentile troverai una squadra che sta peggio di te.

sabato 19 maggio 2007

Sentimentalismi

Non sono un sentimentale. Quando si parla di Juve, ciò che per me è norma nella vita viene meno. Cavolo, mi sto rendendo conto di adorare, uno per uno, tutti gli eroi della promozione. Scontata sì sulla carta, ma sudata dai nostri sul campo. Persino Paro, che ho difeso ad inizio stagione e poi ho contestato duramente nel prosieguo (questo perchè non sono uno che attacca a prescindere, ma valuto attentamente ciò che vedo) mi mancherà, un po'. Lo ritengo un giocatore mediocre, ad inizio anno ha sfruttato un ottima condizione e un migliore approccio psicologico rispetto ai compagni, ma nel complesso non va oltre il compitino. Non da Juve in A, insomma. Ciònonostante, grazie di tutto. Non ho vissuto lunghi periodi di magra (la Juve di Maifredi nemmeno me la ricordo, ero troppo piccolo), ma ora capisco chi dice di essersi affezionato a giocatori piuttosto scarsi. Facile amare i campioni e i grandi gregari (Conte, Di Livio, Torricelli, come non adorarli?), meno i calciatori senza particolare nerbo per indossare la maglia. Magia della maglia bianconera.

GrAzie, sempre nel mio cuore

Grazie a Gigi e alle sue parate, che ci hanno tenuto a galla mascherando, almeno in parte, le amnesie difensive. Indimenticabile l'urlo liberatorio rivolto alla Sud dopo il doppio capolavoro contro il Bologna all'Olimpico.
Grazie ad Antonio, che si è fatto trovare pronto quando è stato chiamato in causa, e sappiamo bene quanto è difficile per un portiere mantenere alta la concentrazione dopo tanto tempo passato in panchina.
Grazie ad Emanuele, il terzo portiere perfetto, uomo spogliatoio, mai una parola, e non è poco nella Babele juventina di quest'anno travagliato.

Grazie ad Alessandro, spesso titolare dopo anni bui, che, nonostante alcune incertezze, non ha mai lesinato impegno e sudore per la maglia.
Grazie a Jonathan, uno di cui si parla poco e male, ma che ha dimostrato anche quest'anno di essere un signor terzino quando riesce a mettere da parte le sue "Zebinate". Oltretutto, uomo mai banale, nè ruffiano.
Grazie a Jean-Alain, uno dei più contestati per via di alcune topic da "Mai dire Gol". Dopo un inizio da incubo, si è saputo riprendere. Il suo tallone d'Achille rimane la concentrazione. Onore a lui per non essere affondato nonostante le critiche.
Grazie a Robert, vittima di mille infortuni e per questo limitato nel rendimento, rientrato proprio contro l'Arezzo nel giorno della festa.
Grazie a Felice, che ha rivisto il campo dopo due anni molto difficile, tra infortuni ed incomprensione con gli allenatori.
Grazie ad Orlando, che mai è sceso in campo, ma ha comunque avuto la soddisfazione di andare in panchina in due occasioni, e soprattutto, ha provato la gioa più grande nella vita di un uomo: diventare papà.
Grazie a Nicola, che ha mostrato di poter essere in futuro un buon rincalzo, allontanando il ricordo del primo, pessimo, Legrottaglie in maglia bianconera.
Grazie a Giorgio, che nonostante sia uno dei più giovani in rosa, è ormai un veterano e trascinatore. Si è riscoperto difensore centrale, un'opzione importante per il futuro, sia suo che della Juve.
Grazie a Federico, piedi non tenerissimi ma cuor di leone, autore di prestazioni davvero sontuose.
Grazie a Paolo, che ha avuto poco spazio, ma ha regalato a tutti, in primis a se stesso, l'enorme gioia di un gol contro il Lecce dopo una cavalcata imperiosa.
Grazie anche a Igor, campione di sfortuna.

Grazie a Mauro German, ritornato il regista della squadra, elemento fondamentale, nella seconda parte di stagione, dopo polemiche e prestazioni sottotono.
Grazie a Marco, altalenante ma ricco di talento.
Grazie a Cristiano, sempre prezioso in mezzo al campo e capace di realizzare due gol pesantissimi. Peccato per i continui infortuni.
Grazie a Matteo, limitatosi al compitino, soprattutto nella seconda metà della stagione. Dopo un inizio incoraggiante, si è perso, peccato, comunque rimarrà nella storia come l'autore del primo gol bianconero in B.
Grazie a Giuliano, capace di un lavoro oscuro poco reclamizzato ma molto utile nell'economia della squadra.
Grazie a Claudio, forse la nota più lieta della stagione, destinato ad un futuro radioso, designato a leader futuro del nostro centrocampo.
Grazie a Dario, piccolo creatore di gioco, che non ha pagato lo scotto dell'esordio dimostrando carattere e personalità.
Grazie a Raffaele, proiettato in una dimensione nuova senza pagare dazio ai vecchi volponi della B.
Grazie ad Alessandro, che non ha avuto la possibilità di esordire, ma ha regalato a tutti i tifosi bianconeri l'emozione di risentire il nome Bettega tra i convocati, rievocando vecchi e piacevolissimi ricordi.
Grazie a Pavel, guerriero irriducibile, sempre l'ultimo a mollare, un combattente nato. Alcune sue prestazione hanno rinverdito i fasti del Pallone d'Oro 2002, semplicemente magnifico.
Grazie a Sebastian, piccolo artista e fenomeno del pallone, piccolo di statura, ma grande in quanto a talento e genialità.

Grazie a Valeri, (troppo) poco utilizzato per quello che ha mostrato. Talento incompreso, cresciuto molto dal punto di vista umano, alla faccia di chi lo dipingeva come un piantagrane. Buona fortuna, te lo meriti.
Grazie a Marcelo, gregario dell'attacco. Il lavoro come ragione di vita, mai una parola fuori posto, tanto impegno e gol pesanti.
Grazie a Raffaele, autore di gol pesanti e di giocate emozionanti. Acquisisca più personalità e carattere e potrà aspirare ad un futuro da protagonista.
Grazie a David, nonostante una stagione al di sotto delle attese, ha comunque fornito un buon contributo in zona gol. Miglior marcatore nella storia della Juve, nella storia.
Grazie, ovviamente, e tutti in piedi, vi prego, ad Alex, capitano vero, capocannoniere del campionato e trascinatore, mai domo. E pensare che c'era chi gli preferiva un inguardabile interista sin da bambino...

Grazie a DD, che, nonostante tutto, ci ha comunque portato in Serie A.
Grazie a tutto lo staff, dai magazzinieri a Corradini.
Grazie ad Alessio e Roberto, che hanno lavorato in condizioni davvero poco invidiabili. Il primo, addirittura all'esordio come DS.
Grazie di tutto, a tutti, con il cuore.

GrAzie di tutto A tutti i rAgAzzi!

Arezzo - Juve 1-5. Seria A conquistata matematicamente. Ora, cari nemici, tanto sapete a chi mi riferisco, sono cazzi vostri, scusate il francesismo. Un sentitissimo grazie a tutti i ragazzi, di cuore.

venerdì 18 maggio 2007

Milan ad immagine e somiglianza del suo presidente?

Se il Milan dovesse uscire di nuovo sconfitto da una finale di Champions per mano del Liverpool, avremo la prova che la squadra è davvero costruita ad immagine e somiglianza del Presidentissimo Berlusconi: quando vedono rosso, non ci raccapezzano più nulla.

Totti: meglio Coppa Italia o Mondiale?

Periodo d'oro per Totti. Prima la nascita di "Scianel", poi la conquista della Coppa Italia. Dopo la dichiarazione pre Manchester ("meglio un quarto di finale di Champions che la finale del Mondiale"), attendo con ansia la rivelazione che, secondo lui, è meglio vincere la Coppa Italia del Mondiale, portato a casa nonostante il suo rendimento, decisamente al di sotto delle attese. Alla faccia di chi lo esalta come divinità calcistica (la stampa romana).

Ecco come il Milan si prepara alla rivincita contro i Reds

Ore 8.00: sveglia generale.
Ore 8.01: Galliani va in bagno a sistemarsi i capelli.
Ore 8.01 e 10'': Galliani esce dal bagno.
Ore 8.02: Ronaldo rientra dall'Hollywood.
Ore 8.04: Storari lancia il dopobarba a Dida, che non riesce a bloccare e respinge in faccia a Fiori.
Ore 8.06: Nesta si sloga una caviglia scendendo dal letto.
Ore 8.10: Berlusconi: "Battere il Liverpool, un dovere morale"
Ore 8.15: Grimi disperato: non trova il ciuccio.
Ore 8.18: Costacurta disperato: non trova la panciera.
Ore 8.19: Mezza rosa del milan disperata per lo stesso motivo di Costacurta.
Ore 8.20: Gattuso entra in scivolata su che non ha rispettato il turno in bagno.
Ore 8.25: Ancelotti e Ronaldo scendono per fare colazione a buffet.
Ore 8.30: Ancelotti e Ronaldo terminano la colazione a buffet.
Ore 8.31: il resto della squadra scende per la colazione a buffet.
Ore 8.32: il resto della squadra risale in camera, non c'è più niente da mangiare.
Ore 8.40: Pellegatti elogia il sorriso di Berlusconi.
Ore 8.45: Ambrosini si lussa una spalla dopo aver ricevuto una pacca da Ronaldo.
Ore 9.00: tutti ad allenarsi.
Ore 9.05: Nesta si sloga un polso stringendo la mano al preparatore atletico.
Ore 9.10: invasione di campo: un tifoso ruba il palloncino a Grimi che scoppia in lacrime.Gattuso lo insegue, gli entra in tackle, spezzandogli tibia e perone della gamba sinistra, e urlandogli: "Lais is nau".
Ore 9.15: Kakà si mette a palleggiare con gli occhiali di Costacurta.
Ore 9.30: Borriello perde il cerchietto per i capelli.
Ore 9.42: Inzaghi riceve una carezza da Serginho, cade a terra, si rotola e urla: "E' rigore!".
Ore 9.50: Cafu perde la dentiera.
Ore 10.00: inizia la partitella.
Ore 10.01: Inzaghi in fuorigioco.
Ore 10.02: Inzaghi in fuorigioco.
Ore 10.03: Inzaghi simula.
Ore 10.04: Inzaghi in fuorigioco.
Ore 10.05: Inzaghi simula.
Ore 10.06: Inzaghi in fuorigioco.
Ore 10.07: Inzaghi viene sostituito.
Ore 10.15: Borriello sbaglia un gol a porta vuota.
Ore 10.25: Ronaldo trova per terra il cerchietto di Borriello e lo mangia.
Ore 10.29: Kakà inizia a palleggiare con la dentiera di Cafu.
Ore 10.44: Oliveira tocca il suo primo pallone.
Ore 10.45: Fine partitella.
Ore 10.50: Maldini, malconcio, entra in Milan Lab.
Ore 11.00: Maldini esce da Milan Lab, alto, biondo, con gli occhi azzurri, muscoli da palestrato.
Ore 11.15: Pellegatti elogià la capigliatura di Galliani.
Ore 11.25: Solo ora Pirlo si accorge che l'allenamento è finito da quasi trequarti d'ora.
Ore 11.30: Costacurta frega il cellulare a Serginho.
Ore 11.31: Serginho se ne accorge.
Ore 11.32: Costacurta si mette a correre.
Ore 11.32 e 5": Serginho acchiappa Costacurta.
Ore 11.45: Berlusconi: "Siamo invincibili".
Ore 12.00: squadra in pullmann, si va a mangiare al ristorante di Meani.
Ore 12.30: il pullmann arriva al ristorante di Meani.
Ore 12.32: arriva anche Collina.
Ore 12.35: la squadra si intrattiene a firmare autografi ai tifosi.
Ore 12.36: Ancelotti e Ronaldo entrano di soppiatto in cucina.
Ore 12.45: Ancelotti e Ronaldo escono dalla cucina.
Ore 12.50: Pellegatti elogia il dentista di Ronaldinho.
Ore 12.55: la squadra entra in sala da pranzo.
Ore 12.56: manca il seggiolone per Grimi.
Ore 13.00: la squadra si siede a tavola.
Ore 13.01: la squadra si alza da tavola: è tutto finito, non c'è più niente da mangiare.
Ore 13.05: la squadra riparte. Restano solo Galliani, Braida e Collina.
Ore 13.15: Pellegatti: "Galliani e Collina stanno discutendo sulla miglior marca di shampoo per i capelli".
Ore 13.35: il pullmann arriva a Milanello.
Ore 13.45: Gattuso gioca a freccette. Come bersaglio, la faccia di Gerrard.
Ore 13.50: Ancelotti ha mal di pancia.
Ore 14.00: Costacurta, Maldini, Fiori, Cafu, ecc... insomma, mezza rosa, vanno a ritirare la pensione.
Ore 14.10: Inzaghi riceve una pacca sulla schiena da Jankulovski. Si contorce, si rotola a terra e urla: "E' rigore!"
Ore 14.20: Gilardino viene fotografato e ricattato da Bonera.
Ore 14.30: la squadra ha mal di pancia, causa mancata consumazione pasti.
Ore 14.35: Simic ha un'idea: entra di soppiatto in camera di Ronaldo, stranamente assente, e svuota l'armadio. C'è cibo per tutta la squadra!
Ore 14.45: Ronaldo rientra dall'Hollywood (!).
Ore 14.50: Nesta si sloga in pollice giocando a "Mario Kart" con Grimi.
Ore 15.00: Borriello guarda "Uomini e Donne".
Ore 15.05: Pellegatti elogia la loquacità di Pirlo.
Ore 15.15: Berlusconi: "Il Liverpool è conosciuto come Reds. E' chiaro, sono comunisti".
Ore 15.20: Seedorf inizia a parlare di fisica termonucleare.
Ore 15.21: tutti si alzano e se ne vanno.
Ore 15.25: Gattuso vede un bambino con la maglia di Gerrard. Sala sulla schiena di Serginho e gli ordina di inseguire il bimbo. Una volta vicino, il calabrese gli salta addosso, lo morde strappandogli la maglia di dosso e urla: "Laif is nou".
Ore 15.35: Borriello si commuove guardando "Uomini e Donne".
Ore 15.45: Costacurta, nonostante i 30°, si alza per prendere la vestaglia e coprirsi.
Ore 15.50: Grimi e Bonera deridono Costacurta.
Ore 15.51: Costacurta: "Ue, pirlette, sarò vecchio, ma mi trombo la Colombari".
Ore 16.00: inizia l'allenamento pomeridiano.
Ore 16.01: il preparatore dei portieri lancia una borraccia a Dida, che non riesce ad afferrarla e la respinge in faccia a Storari.
Ore 16.05: Ambrosini si sloga la caviglia sinistra.
Ore 16.15: Costacurta: "Ma dove sta Ronaldo?"
Ore 16.16: Nesta si sloga l'indice per indicare Ronaldo a Costacurta.
Ore 16.20: Grimi in lacrime: si è sbucciato un ginocchio.
Ore 16.35: Arriva al campo Oliveira, che era stato dimenticato al ristorante di Meani dove nel frattempo si è fatto assumere come cameriere.
Ore 16.45: Berlusconi: "Ad Istanbul è stato un complotto comunista"
Ore 17.00: inizia la partita contro la Primavera.
Ore 17.01: fuorigioco di Inzaghi.
Ore 17.02: simulazione di Inzaghi.
Ore 17.03: fuorigioco di Inzaghi.
Ore 17.04: fuorigioco di Inzaghi.
Ore 17.05: simulazione di Inzaghi.
Ore 17.06: fuorigioco di Inzaghi.
Ore 17.07: Inzaghi sostituito con Gilardino. I due si danno il 5, stramazzano a terra strappandosi i capelli e urlando: "E' rigore!"
Ore 17.15: tiro del centravanti della Primavera, Dida non riesce a bloccare, la respinta di pugno finisce in faccia a Storari seduto in panchina.
Ore 17.25: Seedorf sorride e Borriello si specchia sui denti dell'olandese.
Ore 17.40: Jankulovski azzecca un cross.
Ore 17.44: Oliveira tocca il primo pallone.
Ore 17.45: fine primo tempo.
Ore 17.50: Berlusconi: "Il milan sta vincendo".
Ore 17.51: Pellegatti: "Certo, Presidentisismo, anche perchè sta giocando contro la Primavera che è sempre del Milan".
Ore 17.52: Berlusconi: "Mi contraddici: ma sei comunista?"
Ore 17.53: Pellegatti: "Non sia mai, Illustrissimo Integerrimo Cavalier Silvio".
Ore 18.00: inizia il secondo tempo dell'amichevole. Sostituzioni: esce Borriello, entra un altro tronista, Costacurta e Cafu cambiano il pannolone.
Ore 18.10: Gol di Gilardino. Fuorigioco nettissimo, convalidato lo stesso dall'arbitro, Collina.
Ore 18.25: Dida esce, sostituito da Storari che gli da il 5, Dida manca la mano e centra il viso del portiere ex Messina.
Ore 18.45: fine partita. Gattuso picchia un Primavera che aveva esclamato: "Toh, che bel gattino", riferendosi ad un randagio che passava accanto alla panchina, urlandogli: "Io non sono un gattino, sono un leone".
Ore 19.00: Seedorf invita tutti a discutere del problema nella fame nel mondo prima di andare a fare la doccia.
Ore 19.01: tutti vanno a fare la doccia, tranne Ronaldo che esclama: "Io ho fame".
Ore 19.15: Grimi entra in Milan Lab.
Ore 19.30: Grimi esce da Milan Lab moro, palestrato, alto come Crouch.
Ore 19.40: Costacurta a Grimi: "Toh, sembri Crouch".
Ore 19.41: Gattuso picchia Costacurta: "Non nominare il Liverpooooooooooool!"
Ore 19.50: Fiori corre in bagno: problemi di prostata.
Ore 19.56: Ancelotti e Ronaldo entrano di soppiatto in cucina.
Ore 20.00: Ancelotti e Ronaldo escono dalla cucina.
Ore 20.01: la squadra va a cena.
Ore 20.02: la squadra si alza da tavola, è tutto finito.
Ore 20.30: Ronaldo va all'Hollywood.
Ore 20.40: Seedorf ferma Borriello e gli chiede cosa pensa dei Dico.
Ore 20.41: Borriello scappa all'Hollywood.
Ore 20.45: Nesta va a giocare alla Playstation.
Ore 20.50: Nesta si sloga un pollice.
Ore 20.55: Berlusconi: "Prodi tifa Liverpool".
Ore 21.00: Gattuso continua a giocare a freccette, bersaglio la faccia di Gerrard.
Ore 21.10: Inzaghi: "Gilardino è il mio erede".
Ore 21.11: pure Inzaghi gioca a freccette, bersaglio la faccia di Gilardino.
Ore 21.20: Nesta si sloga l'anulare sinistro.
Ore 21.21: Gattuso abbandona le freccette e sostituisce Nesta alla Play.
Ore 21.22: Gattuso vs. Pirlo: quest'ultimo sceglie, non l'avesse mai fatto, il Liverpool come squadra.
Ore 21.23: Gattuso spacca la TV e con la Playstation colpisce ripetutamente Pirlo.
Ore 21.40: Cafu inveisce contro Costacurta per avegli fatto perdere 400 euro a ramino.
Ore 21.50: Ancelotti fa lo spuntino.
Ore 22.00: Galliani saluta Inzaghi che crolla a terra, si contorce e urla: "E' rigore!"
Ore 22.15: Gilardino fotografato e ricattato da Antonelli.
Ore 22.30: Seedorf parla da solo dei rapporti tra Chiesa e Stato italiano.
Ore 22.45: Maldini riceve il premio alla carriera, il "Pellegatti d'Oro".
Ore 23.00: tutti a letto.
Ore 23.01: Ramaccioni lancia la chiave della stanza a Dida che manca la presa e respinge il mazzo in faccia a Storari.
Ore 23.01: Ambrosini subisce una distorsione al ginocchio coricandosi a letto.
Ore 01.08: Gattuso urla nel sonno: "Gerrard, gattino sto caxxo!"
Ore 03.42: Nesta si sloga un pollice mandando un SMS a Pirlo.
Ore 04.27: Fiori è costretto a cambiare il pannolone.
Ore 05.12: Ronaldo rientra dall'Hollywood.
Ore 06.23: Berlusconi urla nel sonno: "Sono invincibile, i giudici sono comunisti, il Liverpool è comunista".
Ore 06.30: Oliveira non riesce a dormire, si alza e va in corridoio, incrocia Borriello di rientro dall'Hollywood e gli chiede: "Ma io, che ci sto a fare al Milan?".
Ore 06.31: Borriello: "Quello che ci sto a fare io: non l'ha capito nessuno".

Tu chiamale, se vuoi, emozioni

Il ragazzo ha gli occhi vispi, l'espressione furba e la sfrontatezza tipica dei suoi vent'anni. E' piccolo e magro, vedendogli gli omoni che sono in campo c'è da chiedersi che trattamento riserverebbero alle sue gambette esili e veloci, forse le spazzerebbero via come fili d'erba...
Forse...
Ed ecco che all'allenatore balena la pazza idea: buttare in campo quello scricciolo con l'argento vivo addosso. Lo chiama, non legge paura negli occhi del ragazzo. Lo sta per buttare nella mischia.
Chissà che emozione, dopo tanto sudore, la realizzazione di un sogno: l'esordio. Quanti ricordi in quei momenti avranno attraversato la sua mente, come un film della sua vita. Non c'è tempo per pensare, però: bisogna agire.
Ha appena messo piede in campo, per la prima volta, e il pubblico già lo acclama a gran voce.
Giusto il tempo di prendere confidenza con l'atmosfera della partita, e gli arriva un pallone. Sulla sinistra, spalle alla porta. Girata repentina e cross. Bell'impatto. Niente compiacimenti, però. Altro pallone, controllo, conversione verso il centro, passaggio smarcante per il compagno in fuorigioco. Peccato, la giocata avrebbe meritato miglor fortuna.
La squadra va in vantaggio, e il ragazzo è il primo ad abbracciare l'autore del gol. Il capitano, il numero 10. Che è poi anche il numero del giovane, almeno quando gioca con i pari età. I compagni lo coccolano, come fratelli maggiori, ma sanno benissimo di poter contare su di lui.
Il meglio deve ancora venire. Palla al piede, dalla sinistra punta l'area di rigore. Viene contrastato da un avversario, che pare una montagna. Niente da fare, il giovane avanza. Ha poco spazio per dettare il passaggio, ma di destro disegna un rasoterra perfetto per il compagno, che non sbaglia. Gol. Il bomber beneficiario del passaggio lo abbraccia, sembrano quasi padre e figlio, salutano la curva, i compagni lo sommergono.
E' vittoria. Di squadra, del ragazzo e di chi ha sempre creduto in lui.
Per chi non l'avesse capito, il ragazzo, il giovane, non è altro che Sebastian Giovinco, numero 43, classe 1987, alto (si fa per dire) poco più di un 160 cm e leggero come una piuma.
A tutti coloro che nutrono dubbi sulla sua tenuta contro colossi senza fronzoli, rispondo con il titolo di un film di Spielberg: "Prova a prendermi".
Per chi tirasse fuori la storia che i grandi fantasisti alla sua età già infiammavano le grandi platee, ricordo che Zola a 20 anni sgambettava nei polverosi campi della Serie C.
Tecnicamente, penso non si possano nutrire dubbi sulle sue qualità. Palla al piede fa ciò che vuole, sa smarcarsi, ottimo nel dribbling, grande visione nel gioco, assorbe bene i (frequenti) colpi che riceve, non difetta certo in personalità. L'età è dalla sua.
Non massacriamolo alla prima prova sottotono. Non eleggiamolo a 587916786 erede di Maradona.
Semplicemente, godiamocelo.
Il ragazzo ha una dote rara. Dispensa pillole di calcio vero, tecnico e veloce, come piace alla gente, pur non cercando la giocata fine a se stessa. Nel calcio di oggi, abbiamo bisogno di artigiani, ma anche di artisti geniali e particolari che ci riempiano il cuore.
In una stagione come quella in corso, si sente il bisogno di talenti che accendono il cuore con una giocata.
Giovinco, certo.
Non solo. Anche la sicurezza del "piccolo Lord" del centrocampo Marchisio, ormai una sicurezza.
Lo straripante De Ceglie, come dimenticare la sua corsa coronata da un bel gol contro il Lecce.
Il geometrico Venitucci, metronomo del centrocampo.
La semplicità di Bianco, che entra in campo giocando come sa, senza fronzoli e senza timore.
Senza dimenticare Palladino, a volte eccessivamente lezioso e poco cattivo, ma talentuoso.
Non saranno fenomeni, ma sono i nostri ragazzi, il nostro futuro. Il futuro è oggi.
Come rimanere indifferenti alle loro giocate?
Tu chiamale, se vuoi, emozioni.