lunedì 28 luglio 2008

E' solo Spagna

Ipotizzare, alle idi di luglio, un CSC in giallo a Parigi era quantomai legittimo, alla luce della scintillante classe di Andy Schleck, coadiuvato dal fratellone Frank e dallo stagionato Sastre. Appariva altresì pretestuoso immaginare quest'ultimo, al culmine di una vita da gregario, sfoggiare sugli Champs-Elysées il simbolo del primato. La cotta patita baby lussemburghese al battesimo pirenaico, unitamente alla sagacia tattica mostrata dallo stesso lungo i ventuno-tornanti-ventuno dell'Alpe d'Huez, hanno contribuito ad incoronare il 33enne di Madrid leader maximo della corsa, forte di una condizione spumeggiante che gli ha consentito di domare in solitaria la mitica ascesa alpina. L'ultima crono, conclusasi a Saint-Amand-Motrond, pareva però il beffardo epitaffio dei sogni di gloria coltivati dal grimpeur spagnolo, incalzato dallo specialista Evans. In barba alle previsioni, si è trasformata nella scenografia di un successo insperato, epilogo ideale d'una guerra di cervelli, muscoli e nervi che lo ha visto prevalere con pieno merito.
Al termine di tre settimane avide di spettacolo 'pulito' (precisazione doverosa, come è doveroso rivedere gli sperticati elogi profusi dai più verso Riccò e i suoi compagni), ha vinto l'unico ardito, a corollario di un anno fin qui propizio ai sudditi di Juan Carlos, protagonisti ad ogni latitudine nei più disparati campi dello scibile sportivo. Il ciclismo, per l'appunto, non fa eccezione: sul fronte grandi giri, in attesa di giocare in casa, i due vessilli più preziosi sono finiti a Madrid (il rosa a casa Contador, già in giallo a Parigi dodici mesi fa); nelle classiche del nord hanno furoreggiato Oscarito Freire, vincitore a Wegelvem, e Alejandro Valverde, che ha piazzato il bis alla Liegi. Il primo esce
dalla Grand Boucle col sorriso sulle labbra e la maglia verde addosso, il secondo ha dilapidato minuti a cronometro, al pari del maggiore degli Schleck, e pagato dazio sull'ascesa di Hautacam, dovendosi così accontentare di un mesto piazzamento nei 10. La prima scalata ha mietuto altre vittime illustri, da quell'Andy Schleck poi riciclatosi in formidabile apripista per le stoccate dei capitani al nostro Damiano Cunego, impresentabile, ahimè, a certi livelli. I passi in avanti nelle corse contro il tempo sono stati vanificati da continue difficoltà in salita, dovute forse ad un eccessivo potenzialmente muscolare teso a limare secondi nelle crono. Incoraggianti gli squarci nel buio della spedizione azzurra offerti dal coraggioso Nibali, giovane punta di diamante del movimento nostrano e prossimo, si spera, al definitivo salto di qualità, magari favorito dallo stimolante confronto con il baby ceco Kreuziger e dai consigli degli esperti Basso e Di Luca, in Liquigas dal 2009.
Le sorprese, in un senso come nell'altro, non sono certo mancate. Forse nemmeno i familiari di Bernard Kohl, maglia a pois e clamoroso bronzo finale, avrebbero scommesso sul piccolo spazzacamino viennese, specializzato in arrampicate ma autore di un'eroica difesa nella crono finale, vinta, al pari della precedente, da uno stratosferico Schumacher. Senza cadute ed ingenuità, il terzo gradino del podio se lo sarebbero giocato il russo Menchov, ingenua vittima di un classico 'ventaglio' nell'interlocutoria tappa di Nantes e caduto in discesa nella frazione di Prato Nevoso, e l'ex 'postino' di Armstrong Vandevelde, finito anch'egli a terra sulle Alpi. Nella top ten, da segnalare la presenza dei tignosissimi Samuel Sanchez (7°), Kirchen (8°) e Valjavec (10°).
Un capitolo a parte lo meriterebbe Cadel Evans, l'eterno piazzato, sinonimo di sconfitto, delle due ruote. Dopo aver preso la paga, per una questione di secondi, da Contador un annetto fa, stavolta è riuscito a rosicchiare mezzo minuto scarso ad uno scalatore puro come Sastre in 53 km pianeggianti, roba da esaurimento nervoso. La sua velatamente triste storia da controcopertina fa passare in secondo piano capitoli importanti, come i quattro scritti da Mark Cavendish, presente e futuro delle volate e avanguardia dell'emergente movimento inglese; oppure la rivincita di Chavanel, finalmente vincente dopo tanti tentativi a vuoto. La copertina, però, se la spartiscono Sastre e l'agenzia antidoping francese, capace di sgamare i furbetti 'armati' di eritropietina di nuova generazione. In corsa, di furbi, ce ne sono. E forse anche in ammiraglia. Semplice constatazione, sia chiaro, dettata, tra le altre, dall'Operation Puerto, che ha costretto a giusto stop i vari Basso, Scarponi, Ullrich e pochi altri, risparmiando il gotha del ciclismo spagnolo che, pare, fosse invischiato nell'affare. Non Sastre, magari nemmeno Contador, sfiorato dalle indagini preliminari ma ben presto uscitone senza macchia, ma quel 'Valv-piti' qualche sospettuccio lo addensa sul capo di Valv-erde. A mero titolo informativo, Piti è il nome del suo cane, esattamente come Birillo, nomignolo utilizzato per identificare il già citato Basso, è il quattrozampe dell'ex CSC.
A proposito di CSC: il team danese, diretto dal 'reo confesso del doping' Bjarne Riis, ha annichilito la concorrenza, grazie a gregari poderosi, su tutti Cancellara, Gustov e Voigt, ai quali si è poi aggiunto Schleck jr., al servizio dei capitani. A differenza del Giro, dal percorso più tortuoso ma storicamente ignorato da molti pesi massimi (quest'anno l'eccezione), in terra di Francia le difficoltà derivano dall'approccio assai più aggressivo impostato dalle squadre meglio attrezzate, capaci di inasprire il più anonimo dei cavalcavia. Al resto, stavolta, c'ha pensato Sastre, con la sua 'gamba' supportata da un'invidiabile calma olimpica. E da un pensiero, rivolto al cielo, rivolto al cognato Josè Maria Jimenez, eccezionale scalatore morto suicida nel 2001, divorato dalla depressione. Questo successo, il 6° in undici anni di professionismo, è tutto per lui.

domenica 27 luglio 2008

I (presunti) turbamenti del 'vecchio' David

Puntuale come le repliche de 'La signora in giallo', ogni estate rispunta sotto l'ombrellone il tormentone Trezeguet, croce dei tifosi, delizia dei giornalisti sportivi. La nuova onta da lavare sarebbe la concorrenza di Amauri, seria minaccia alla sua titolarità indiscussa. A spezzare l'idillio tra Madama ed il suo principe del gol può provvedere il solito Barcellona, suo spasimante incallito incapace però di prodursi in avances convincenti.
I blaugrana, sbolognato Ronaldinho ed in attesa di fare altrettanto con Eto'o, sono alla spasmodica ricerca di un nuovo ariete. La Juventus, forte di un contratto in essere sino al 2011, chiede 25 milioni sull'unghia, ingolosita dall'ipotetico incasso ma al contempo dubbiosa sulla valenza tecnica dell'operazione. A far pendere la bilancia in direzione Catalogna provvederebbe il malcontento del ragazzo, non nuovo a propositi d'addio. Fresco è il ricordo della plateale sceneggiata adesca-consensi a mo' di congedo da cadetteria e squadra e, a corredo, le pepate dichiarazioni rilasciate nel post Juve - Spezia, roba di un annetto fa. Dalla frattura insanabile all'amore eterno il passo è breve, giusto il tempo per la società di ritoccare la proposta e per il campione di apporre la firma sul nuovo contratto e di snocciolare il clichè del perfetto innamorato.
Citando una celebre pellicola di Verdone, 'l'amore è eterno finchè dura', dunque mai dire mai. Nel dubbio, i media ci sguazzano, e fu così che la celata insofferenza divenne trattativa in corso. Difficile, però, che Laporta sganci i quattrini richiesti, cosicchè, salvo improbabili inserimenti last minute, il giustiziere azzurro ad Euro 2000 potrà rimpinguare sensibilmente il proprio bottino di gol all'ombra della Mole, Amauri e umore permettendo. I primi test probanti hanno difatti evidenziato una preoccupante, ma rimediabile, contiguità tra i due centravanti, inclini a battere le stesse piste alla ricerca del gol, trovato con una certa facilità dalle punte, teoricamente, di scorta. Essì, perchè pure Iaquinta è partito di slancio, depositando due bijoux alle spalle di Weidenfeller
in quel di Dortmund.
La coppia d'oro è avvertita. Se Del Piero c'ha fatto il callo, tra concorrenti più (Ibrahimovic) o meno (Miccoli) accreditati, e delega le risposte del caso, storicamente positive, al campo, il bomber francese ha goduto a lungo dello status d'intoccabile grazie a peculiarità non rintracciabili nei compagni, eccetto in quell'Inzaghi che lo costrinse a mesi d'anticamera prima d'infortunarsi e cambiar casacca. Il mercato ha servito su un piatto d'argento la sfida più affascinante: saggiare la consistenza dell'ex idolo del Barbera, potenziale campione in irresistibile ascesa. Lungi dall'esser un classico finalizzatore, l'epigono di Ibra coniuga classe, potenza e killer instict, alla faccia di chi, scorrendo a ritroso i suoi numeri, lo etichetta come 'stitico' in zona gol, ignorando ad esempio i quindici sigilli dell'ultima annata in rosanero. La sua presenza non esclude quella del 17, ma la pone quantomai 'sub-judice', ed il giudice in questione è ovviamente Ranieri. D'altronde, fossilizzarsi su un tandem con questo popò d'attacco sarebbe delittuoso, con buona pace di chi in coppia ha scritto gloriose pagine di storia del club.
Il ventilato malumore di Re David, pur umanamente comprensibile, farebbe a pugni con il buon senso, che impone di digerire il turnover, dogma inattaccabile quando lotti su tre fronti, dividi il reparto con fior di calciatori e hai abituato il pubblico a pause 'celentaniane' (puntualmente spezzate dal ritorno al gol). Buttare un occhio fuori dal proprio orticello aiutarebbe a schiarire le idee: nessun club d'alto lignaggio è disposto a garantirgli una maglia da titolare accompagnata da un congruo ingaggio. Hai voluto la bicicletta? Ora pedala, di buona lena e in compagnia, altrimenti, bando al palmares, i novizi non perdonano.

sabato 26 luglio 2008

CALENDARIO JUVENTUS SERIE A 2008/2009

1° Fiorentina - JUVENTUS
2° JUVENTUS - Udinese
3° Cagliari - JUVENTUS
4° JUVENTUS - Catania
5° Sampdoria - JUVENTUS
6° JUVENTUS - Palermo
7° Napoli - JUVENTUS
8° JUVENTUS - Torino
9° Bologna - JUVENTUS
10° JUVENTUS - Roma
11° Chievo - JUVENTUS
12° JUVENTUS - Genoa
13° Inter - JUVENTUS
14° JUVENTUS - Reggina
15° Lecce - JUVENTUS
16° JUVENTUS - Milan
17° Atalanta - JUVENTUS
18° JUVENTUS - Siena
19° Lazio - JUVENTUS

Inizio: 31 agosto
Fine: 31 maggio

venerdì 25 luglio 2008

A.A.A. cercasi qualità

Gli assenti, veri o presunti che siano, spesso fanno più notizia dei presenti. Non fa eccezione la qualità, il cui allontanamento dal cuore del centrocampo bianconero grida vendetta. Dalla verità supposta Xabi alla supposta vera e propria Poulsen, il passo è breve e doloroso.
Armati di orgoglio e pregiudizio, di pazienza e Prozac, i tifosi juventini assistono impotenti alla riedizione, seppur meno cruda e comprensiva di eccezioni, del teatro degli orrori già in onda un annetto fa, i cui primattori sono tuttora in gruppo. O in infermeria, vedi Andrade, habitué dei bollettini medici fresco di ricaduta, tanto da scongiurare velleità di recupero o rottamazione. Obiettivo, quest'ultimo, perseguibile per il duo angoscia Almiron&Tiago, 'piallato' dal peso della maglia e da avversari incarogniti e motivatissimi a vender cara la pelle. Il credito di cui gode il portoghese tra compagni e, parte dei, supporters è uno dei misteri del Vangelo secondo Cobolli, prossimo allo scioglimento a fronte dell'addio del fu 'Ti-ago ti amo', destinazione Madrid sponda Atletico. Deo agimus gratias. Il suo emulo pelato può aspirare ad una sistemazione provvisoria in provincia (Fiorentina o Sampdoria) o in periferia (Grecia). Comunque vada, sarà un'insuccesso, che tradotto in gergo fiscale vuol dire minusvalenza.
Rinfoderato il fioretto, è il momento di brandire la spada, se non la clava. In tal senso, l'ingaggio di Poulsen è un manifesto alle intenzioni, con annesso processo alle stesse da parte delle vedove di Alonso, e non solo. Il garante Ranieri rigetta piccato i ricorsi, consapevole di giocarsi una fetta considerevole di credibilità, già intaccata dai poco incoraggianti precedenti, e sbandiera la superiorità, figlia dell'esperienza, del neo-acquisto rispetto all'idolo delle folle Sissoko, altra (pardon, unica) scommessa vinta tra lo scetticismo, presto evoluto in amore, generale.
Chi, suo malgrado, ha convissuto con gli scettici sin da bambino è Seba Giovinco, fantasista bonsai, giovane 'piromane' capace d'infiammare il pubblico con un elementare, per lui, cambio di passo. L'ambiente alterna acqua e benzina onde evitare bruciature pericolose, nella piena consapevolezza di poter sfoggiare un gioiellino anomalo e assai prezioso. Dopo la vetrina toscana, ecco quella olimpica, in attesa di esporlo, bardato di bianconero, all'Olimpico di Torino, con sommo gaudio del pubblico di casa. Constatata la ruggine del declinante Nedved, è la Formica Atomica la chiave d'innesco ideale per le punte, indipercui si raccomanda di attenersi alle seguenti avvertenze d'uso: costringerlo a fare avanti e indietro lungo l'out di sinistra è un crimine contro lo spettacolo; è altresì opportuno lasciarlo libero come una libellula sul prato, per il bene di tutti, avversari esclusi.
A fargli da scudiero, in quel di Pechino, ci sarà Claudio Marchisio, compagno di mille avventure cresciuto a pane e Juve. Fiore sbocciato nel letame della cadetteria e poi testato con successo, in provincia, assieme al fantasista mignon, si appresta a reindossare la propria seconda pelle a strisce bianconere. Seppur incarni il prototipo del centrocampista moderno, è stato spesso omesso dai vaticini juventini in luogo di ipotetiche stelle mai apparse nel cielo di Torino. Destino infausto, il suo, condiviso dal sottostimato Zanetti, collante fondamentale tra difesa e attacco nella stagione passata con motivati propositi di bis. Come da copione abusato, ci si innamora della strafiga insipida, si dilegga l'Ugly Betty tutta sostanza ed, infine, si torna tra le braccia della vecchia fiamma. Morale della favola? La bellezza c'è, non necessariamente in superficie, ma c'è, tutto sta nel saperla trovare e valorizzare. A buon intenditor...

domenica 20 luglio 2008

Chiuso per sdegno

Non c'è pace per la Grand Boucle. Una provetta, e il nuovo che avanza diventa male da estirpare. Riccardo Riccò, giovane grimpeur di Formigine, è stato pizzicato dall'inflessibile Agenzia antidoping francese grazie ad un controllo effettuato l'8 luglio, subito dopo la crono individuale di Cholet, che lo ha visto chiudere in ritardo siderale rispetto agli altri big. Pur professandosi innocente e meditando battaglia, la Saunier Duval gli ha dato il benservito, al pari del fido gregario Piepoli, quest'ultimo colpevole di risposte elusive sullo scottante argomento. Voci non confermate parlano di altre due positività in seno al team franco-spagnolo, e i sospetti vertono sul 'trullo volante' e su Cobo, la coppia d'arrampicatori capace di domare l'Hautacam.
L'effetto domino sarà presumibilmente sconquassante: come se non bastasse l'immediato ritiro dalla corsa, è lecito ipotizzare un ritiro della sponsorizzazione, fresca di rinnovo sino al 2013 (ossigeno puro di questi tempi), a fine stagione. Venissero confermati i due casi di cui sopra, poi, l'ombra del doping di squadra s'allungherebbe su Gianetti e soci, e al danno s'aggiungerebbe la beffa di una sacrosanta citazione in giudizio per gli incalcolabili danni d'immagine arrecati al main sponsor. In attesa di effettuare le controanalisi, Riccò è stato rilasciato dalle autorità francesi dopo una notte in gattabuia e un interrogatorio-fiume. L'inesorabile legge francese in materia punisce la detenzione di sostanze dopanti con il carcere, ma nella camera d'albergo del campioncino modenese sarebbero state rinvenute solo flebo e siringhe.
Aveva toccato il cielo con un dito, il Riccò, ma come Icaro ha osato troppo e c'ha rimesso non le penne, ma senz'altro la faccia. Carattere fumantino e lingua biforcuta gli hanno attirato l'inimicizia del gruppo, e, unitamente ad una classe innata ed istintiva, la simpatia di un pubblico disilluso dalla caduta degli Dei travolti da Operation Puerto e affini. La scintilla era scoccata sulle strade del Giro, dove i suoi scatti hanno incendiato corsa e cuori, salvo doversi accontentare di complimenti e seconda piazza, alle spalle del conquistadores Alberto Contador da Madrid.
E' scivolato sulla Cera, il Riccò. Eritropoietina di nuova generazione, avente un effetto prolungato nel tempo. Due iniezioni, et voilà, per un mese buono sei a posto. Almeno finchè non incroci l'efficientissima macchina 'stronca-furbetti' messa a punto dai cugini d'Oltralpe. A quel punto, sei sistemato per le feste. Addio sogni di gloria, le porte del baratro ti si spalancano davanti, il Paradiso può attendere, forse per sempre.
E dire che il ragazzo aveva avuto il suo bel daffare, sin da dilettante, con l'antidoping, causa livello di ematocrito alto per natura. Una sorta d'invito alla prudenza, rimasto a quanto pare inascoltato, al pari di illustri precedenti, del pugno di ferro minacciato e applicato dagli organizzatori dei grandi giri e del tanto vituperato codice etico. Inutile interrogarsi sui perchè di cotanta disonestà, su cosa possa spingere, ad esempio, un 37enne in disarmo come Manuel Beltran, ex 'postino' di Armstrong, un contratto, quasi, al minimo sindacale, prolungato a mo' di premio-carriera, tutto da perdere (stima consolidata in anni di onesto gregariato) e nulla da guadagnare (suvvia, nemmeno campasse a pane ed Epo potrebbe insidiare i big), a ricorrere a pratiche illecite.
Alla fin fine, forse, è meglio così. E' facile pensare come nelle maglie della rete, una volta catturato il pesce più pregiato, resteranno impigliati svariati pesciolini, dando così il via all'atteso repulisti generale. Riccò è uno dei tanti, i panni dell'unico diavolo in un oceano di verginelle non gli si addice. E' arrivato il momento di dare un volto e un nome a quei tanti, altrimenti il cartello 'lavori in corso' andrà sostituito con un più calzante 'chiuso per sdegno', perchè ormai il vaso è colmo, e l'amore è cieco, non scemo.

sabato 19 luglio 2008

Camaleonte solido e solidi dubbi

Quanti indizi costituiscano una prova è materia opinabile, ma ormai non v'è dubbio che questa Juve ha sufficienti scorte di fantasia, almeno in cabina di comando. Dopo il 'quadridente' di Cobolli Gigli, ecco a voi il 'camaleonte solido' di Ranieri, fugace affresco d'una Juve dai contorni incerti, stante la spasmodica ricerca di un mediano dal profilo ambiguo, individuato infine nel sirenetto danese Poulsen.
Ad esser camaleontico è senza dubbio il progetto (?) tecnico-tattico di Tinkerman, la cui genesi è stata tormentata assai sin dal suo insediamento. La doppia iniezione di qualità operata un anno or sono con gli innesti di Almiron e Tiago ha avuto lo spiacevole effetto di un anestetico, cosicchè si è tornati ben presto all'abitudinario 'viva il parroco' di capelliana memoria. Memore di codesto fallimento, Claudione nostro ha privilegiato la continuità (leggasi: quantità) cooptando l'alter ego ariano, meno fisico e più celebrale, di Sissoko, alla faccia di Xabi, sedotto e abbandonato ad un passo dall'altare. Tale scelta affonda le proprie radici nel terreno riarso della mediana bianconera, laddove i salici piangenti importati da Empoli e Lione non hanno attecchito. Onde evitare pericolosi tentativi d'imitazione, la qualità è stata bandita dal cerchio di centrocampo e costretta a cercar rifugio lungo le corsie laterali, con buona pace delle vedove di Alonso.
Verrebbe da chiedersi ordunque perchè quest'ultimo sia stato a lungo corteggiato, ma tale quesito è destinato a rimanere inevaso. Le riserve su passo e funzionalità sono legittime: il basco è una chiave importante, ma apre solo determinate porte. La sua capacità di verticalizzare mal si concilia con l'assenza di giocatori, eccetto la riserva Iaquinta, abili nell'aggredire la profondità. Poulsen, invece, è una forcina per capelli, buona per tutte le serrature/occasioni, pur privilegiando talvolta vie oblique (fallo sistematico e/o provocazioni) per conseguire l'obiettivo. La strada maestra per spalancare portoni blindati e al contempo serrare le fila a difesa del proprio fortino, rappresentata da uno sfizioso passe partout
come Veloso, anima dello Sporting Lisbona, è stata battuta con scarsa convinzione e presto abbandonata, come se abbinare le due fasi di gioco fosse un peccato anzichè un pregio al cospetto di geometri e taglialegna. Salva(guarda)te gli Zanetti, specie in via d'estinzione.
Il cocktail di sentimenti servito a Pinzolo prevede fisiologico entusiasmo shakerato con malessere e preoccupazione, lascito inevitabile di un progetto orientato dal mercato quando il manuale del buon manager sportivo recita l'esatto contrario. Sulla scia di cotanta delusione, l'ex Siviglia è stato ingenerosamente definito un 'bidone'. Attenzione. Siamo di fronte ad un bel mastino, discretamente abile nel breve, meno nel pezzo forte di casa Xabi, ovvero il cambio di gioco. Non se ne sentiva al bisogno, ma alla fin fine non ci si sputa, al contrario di Totti, che con quell'eccesso di salivazione gli appiccicò l'ingenerosa etichetta di provocatore, alimentata da successivi screzi con Gattuso e, udite udite, il pacato Kakà. Le previsioni del tempo prevedono piogge di fischi all'indirizzo del biondino in quel di Roma e Milano. Poco male, ciò che non uccide fortifica.
I processi alle intenzioni lasciamoli agli sputasentenze-tiratori-scelti di professione. La miglior cura al tafazzismo imperante è il campo, terreno privilegiato per convertire il popolo juventino al verbo randellare, sulla scia di Momo Sissoko.
Che lo spirito del camaleonte solido sia con te, guerriero Christian.

venerdì 4 luglio 2008

Il Grande Tranello

Orfani di 'The Militos', nostalgici di 'Amauriful', calma e gesso, la Coboll&Gigli SpA sta lavorando per voi. Dopo una gestazione durata mesi e scandita da ballottaggi, dietrofront, liti e provini più o meno fruttuosi, siamo ormai prossimi al parto. L'incoronazione del vincitore, inizialmente prevista entro il 4 luglio, è stata procrastinata a data da destinarsi, ma secondo i bene informati non scivolerà oltre metà mese.
Primo obiettivo: riscattare il flop della prima edizione. I trionfatori Almiron e Tiago, una volta sbaragliata la concorrenza, capeggiata dal teutonico Frings, hanno familiarizzato con la signorina Gloria Effimera e sono già al passo d'addio. Farli rimpiangere, oggettivamente, travalica i limiti dello scibile umano.
L'occhio vigile del Grande Fratello monitore vita, morte (tiè!) e miracoli dei 'sopravvissuti' alle scremature che hanno progressivamente assottigliato i petali della rosa di candidati al ruolo di mediano.
Le epurazioni eccellenti sono state inaugurate ad inizio anno, e rispondono ai nomi di Diego e Van der Vaart, animatori della Bundesliga con le maglie, rispettivamente, di Werder Brema e Amburgo.
Troppo trequartista il primo, troppo seconda punta il secondo, troppo costosi entrambi. Il primo caso certificato di corna è rappresentato dal tradimento di Ever Banega, promesso sposo di Madama, salvo preferirle l'instabile Valencia e... il sesso virtuale. Il meccanismo dei ripescaggi lo ha privilegiato, ma il gap che lo separa dal duo di testa è difficilmente colmabile.
La palma di favorito è affare (quasi) esclusivo tra Xabi e Aquilani. La singolar tenzone, ad oggi, non conosce nè vincitori, nè vinti, e anzi la preferenza popolare adotta le targhe alterne. Il trionfo europeo ha rilanciato in grande stile le quotazioni del basco, non abbastanza da risparmiargli l'implacabile mannaia delle nomination, decise, al contrario del format originale, direttamente dalla casa di produzione. L'appunto mosso al regista dal piede telecomandato è relativo al suo lavorare con lentezza: ecco spiegati i frequenti rinvii subiti dall'ultimo atto, roba da far impallidire Axl Rose e l'ormai leggendario 'Chinese Democracy'.
Se lo spagnolo non ride, gli avversari piangono. Il 23enne architetto romano ha dato inequivocabili segnali di continuità sui generis in terra austro-svizzera. Spettatore non pagante nella fase a gironi, ad eccezione della passerella-test contro una Francia in disarmo, idem con patate, bollenti, al cospetto della Spagna ai quarti. Unica, sostanziale, differenza: a Vienna, sotto gli occhi del rivale, era, si dice, in campo. Pur potendo vantare la sponsorizzazione del finanziatore dello show John Elkann, il feeling con fisioterapisti, infermieri e corsie d'ospedale e la ritrosia di sora Rossella a lasciarlo partire ne indeboliscono la posizione.
Seppur decaduta, per bocca di uno degli organizzatori, Blanc, l'ipotesi della doppia investitura, c'è spazio per gli outsider. Il falegname danese Poulsen, il cui profilo non collima con l'identikit tracciato dai tifosi, e l'indossatore (di scudetti altrui) Stankovic, osteggiato dal pubblico causa presente e passato a strisce nerazzurre, guidano l'esercito di alternative, che annovera, tra gli altri, i defilati, sulla sinistra, Drenthe e Schwainsteiger. E' notizia di giornata la possibile dipartita del geometra Cigarini verso altri lidi. Ne danno il gaudente (ma prematuro?) annuncio i vertici della Dea bergamasca. Non fiori, ma soldi possibilmente per Alonso. Altro eliminato, il generale del Sottomarino Giallo Senna, fresco di rinnovo. La selezione naturale, insomma, agevola le scelte.
Da definire il peso da assegnare al volere popolare, foriero di scelte opinabili sin dai tempi di Gesù e Barabba. Nel dubbio, l'onere della scelta potrebbe ricadere tutto sulle spalle ammaccate di Secco, uno che di decisioni discutibili se ne intende, vedi i tristemente noti vincitori della precedente edizione.
Serpeggiano malcontento, preoccupazione e paura, ora che la resa dei conti s'avvicina a grandi falcate. Ne resterà solo uno, sperando sia quello giusto. Occhio al Grande Tranello.

giovedì 3 luglio 2008

La Corrida (dilettanti allo sbaraglio)

Tifosi vs società 1 a 1, palla al centro. A Bergamo, nemmeno immondizia (recapitata al domicilio sbagliato...), slogan e volantini hanno compromesso il ritorno del figliol prodigo Vieri; al contrario, all'ombra della Mole è bastata l'offensiva degli internauti bianconeri per annichilire le certezze della dirigenza su Stankovic, tacciato d'infamia e mercenarismo causa firma facile e lingua biforcuta con cervello in modalità off. La figura dei peracottai è ad esclusivo appannaggio dei potentati di Corso Galfer, nessuno come loro nel concedere potestà decisionale al popolo bue. Sempre che l'unico moto contrario al cocco di Mancini sia rappresentato dal malcontento di piazza.
Dopo la protesta, a montare sono le perplessità.
Le linee guida del mercato sembrano tracciate con l'inchiostro simpatico, in ossequio all'imprinting del nuovo corso. A guardar bene, le affinità tra i candidati alla mediana esulano dalla specializzazione, esaurendosi alla professione, sintomo questo di strategia fallace. Le idee chiare sono prerogativa della tifoseria, che, armata di mouse e tastiera, spinge compatta in direzione Xabi Alonso, finito sotto il fuoco incrociato delle petizioni promosse dai forum juventini e reds. L'Europeo ha smosso le coscienze e orientato le preferenze verso il metronomo spagnolo dalle geometrie ammalianti, in stridente contrasto con il timidissimo scolaretto Aquilani, potenziale personaggio ancora in cerca d'autore. Se pensate che la forbice tra le specifiche tecniche dei due sia troppo ampia per giustificare un ballottaggio, sobbalzerete sulla sedia a leggere il nome del cagnaccio danese Poulsen, laureato ad honorem in provocazione, tra i papabili ad un posto in mediana.
Un basco, un romano e uno scandinavo: sembra, o forse è, l'anticamera di una barzelletta, dal retrogusto amarognolo. Secco tiene saggiamente il piede in più scarpe, peccato passi con disinvoltura dal sandalo allo stivale rischiando seriamente di presentarsi scalzo al raduno di domani.
A proposito di calzature, come non citare 'infradito' Legrottaglie, che, una volta appeso il gingillo al metaforico chiodo ed imboccato il tunnel della redenzione, ha riconquistato la platea atterrita dalle gaffes dello zarro mechato che fu. Onde evitare ricadute pericolose, un nuovo ministro della difesa sarebbe cosa assai gradita. In assenza di (improbabili) 'rimpasti di governo', Ranieri sarà chiamato a fare le nozze con i fichi secchi Andrade, Knezevic e Mellberg, pregando che la salute assista la triade di santi protettori delle coronarie bianconere, Gigi, Giorgio e Nicola.
In attesa di risfoderare rosari e santini, bando alle tante, troppe, ciance l'ora X s'avvicina, il raduno, senza i reduci dall'europeo, è alle porte. I baby De Ceglie, Marchisio e, rullo di tamburi, Giovinco, precettati da Casiraghi per un sogno chiamato Pechino, faranno giusto una toccata e fuga, viceversa Iaquinta e Trezeguet, ricusate le sirene napoletane e catalane, inizieranno ad affilare le armi per contenere l'ascesa di Amauri ed il ritorno di 'Achille' Del Piero.
E se mai in seno alla dirigenza optassero per il, ventilato, sacrificio del cicognone calabrese, non disperate: una raccolta firme e passa la paura.