martedì 2 dicembre 2008

Mistero puffo

La minuzia fisica della formichina deatomizzata Giovinco sussurra miniaturizzazione dei pasti. Il talento lievita le porzioni. Ranieri le sgonfia dispensando solo briciole. Gli irriducibili Del Piero e Nedved cannibalizzano gli spazi. L'infermeria sold out 'mangia' turnover e camaleonte solido. Il sogno ribelle accarezzato dai tifosi zebrati stenta a farsi carne.
L'integralismo tattico di 'Tinkerman', abbarbicato ad un abbottonato 4-4-2, depenna gli ibridi dalla cerchia di eletti. Stante l'attuale stato di cose, l'anello di congiunzione tra progetto elettrizzante e prodotto finito è la disambiguazione tattica del puffo bianconero. Utopia, tesser le fila del proprio destino col fondoschiena inchiodato alla panchina. Sulla capa pelata del ragazzo s'affacciano timidamente i nembi britannici dell''altrove'. Il pingue rinnovo è uno sparuto raggio di luce che squarcia il cielo plumbeo e addolcisce l'attesa di un posto al sole.
Sebastian ha investito i pochi spiccioli di gloria in assist e giocate effervescenti, disseminati in fisiologici silenzi celentaniani, riscuotendo le polveri sottili dell'anticamera. Il blitz dell'elefante palermitano nella cristalleria bianconera datato 10 ottobre ha infranto le ambizioni del nostro. Un'undici cucito su misura. Rari arcobaleni giust'appena abbozzati, mortificati dal grigiore generale e dal rosso sventolato a Sissoko. Una maglia da titolare che scivola inesorabilmente su spalle più nobili e solide. Paga anarchia, peso piuma e scarsa predisposizione al rinculo.
La settimana bianca tra Pietroburgo e Torino preannunciava slalom speciali sul versante sinistro per il genietto bonsai, pettorale numero venti, in pista sin dall'avvio. E poi ti svegli tutto sudato, raggomitolato su un seggiolino a bordo campo, bagnato dalla neve e baciato dal vento. Tre quarti d'ora di toccata e fuga, raffazzonati in due uscite, a referto, guarniti dalla conquista del penalty che incesella Del Piero nella leggenda. Briciole divorate nella tormenta, quando i pattini soppiantano gli scarpini bullonati quale calzatura consigliata.
Fugando orgiastici arrovellamenti neuronali, Ranieri ha dipinto Giovinco come vice-Nedved. Lo stakanoviska ceco ha marcato visita, di recente, solo a Verona, tana del 'ghiro' Chievo. Al suo posto, De Ceglie. L'altalena prestazionale di Pavel non ne ha intaccato minimamente l'indiscussa titolarità, nemmeno in coincidenza di bassi che più bassi non si può. Sabato sera, la certificazione dell'intoccabilità, corroborata da una prova, a sprazzi, d'antan. Il risultato in ghiacciaia, e perciò in equilibrio termico col clima polare che avvolgeva Torino, caldeggiava la doccia anticipata. 'Privilegio' accordato a Marchisio, avvicendato dall'amico Seba e rilevato in mediana dall'ubiquo biondino bionico. Il sentiero è tracciato. Il peso specifico dei senatori a vita, tangibile. La fascia mancina, ceca.
La storia insegna, la sorte quale antidoto principe alle gerarchie. Correva l'anno 1994. Tale Del Piero Alessando, classe (immensa) '74, scalpita alle spalle dell'idolo-totem Roby Baggio. A fine novembre, il ginocchio destro del Divin Codino va in frantumi. Il resto è leggenda. La salute in acciaio inox 18/10 che assiste il capitano e il ceco costringe il giovane allievo a mettersi in coda, taccuino munito, per carpirne aneliti e segreti. Il saggio consiglia, santa pazienza quale antidoto principe alla tristezza a palate. Oh, se è arrivata la democrazia in Cina dopo tre lustri di gestazione, roba che nemmeno gli elefanti, vuol dire il tempo tutto può.