mercoledì 15 agosto 2007

Una vita da mediano

Dura la vita del mediano.
Corre, mena e recupera palloni, ma poi le copertine se le guadagnano fantasisti e centravanti.

Quando l'Avvocato, vedendolo fumare, riprese Platini, si sentì rispondere che "l'importante è che non fumi Bonini".
L'identikit del settepolmoni è mirabilmente tracciata da Ligabue in uno dei suoi pezzi più riusciti, "Una vita da mediano". Sbaglia solo la citazione, visto che, da buon interista, nomina Oriali. Non che non quest'ultimo non fosse un mediano, è che oggi viene spontaneo associarlo ai passaporti, non alle imprese in calzoncini e maglietta dei tempi che furono.
Nella 'nuova' (che rabbia) Juve, la canzone calza a pennello per Cristiano Zanetti.
Il toscano è stato, assieme a Marchionni, l'ultimo regalo di Moggi, prelevato a parametro 0 dall'Inter su indicazione del mentore Capello.
Proprio il friulano lo aveva avuto alle proprie dipendenze a Roma, quando, guarda caso con Emerson, costituì la miglior mediana della A.
Dei personaggi sovracitati, Zanetti è l'unico ad essere rimasto alla Juve, per via delle note e tristi vicende.
Nel corso della carriera ha vestito la maglia azzurra in 16 occasioni, prendendo parte ai Mondiali 2002 e agli Europei 2004.
All'Inter, lo scarso feeling con Mancini gli ha consigliato di trovarsi una nuova squadra.
Mai avrebbe immaginato di ritrovarsi in B con la maglia bianconera, ma si sa, le vie di Zaccone sono infinite.
In cadetteria ha riassaporato il gusto del gol, a lui quasi sconosciuto, abituato com'è ad interrompere le sortite avversarie. Due gol, decisivi, contro Triestina e Treviso.
Quest'anno, la consapevolezza di partire come ultima ruota del carro, dietro nuovi arrivi e giovani arrembanti.
Nessun problema, ormai c'ha fatto il callo.
Prima Marchisio viene prestato all'Empoli, poi Tiago fatica ad inserirsi. Ultimo tassello, l'amichevole contro la Roma, il suo ingresso cambia il match.
Il gioco è fatto, le gerarchie ribaltate, Zanetti si candida prepotentemente per la maglia di titolare.
Il suo tallone d'Achille, gli infortuni. Ormai ha sviluppato un infelice feeling con l'infermeria degno di Kovac e Tudor.
Senza problemi fisici, è uno dei migliori mediani del campionato, abile anche a far ripartire l'azione.
Le luci della ribalta le lascia ad altri, consapevole della sua importanza nell'economia di squadra.
Il Milan, sinonimo di calcio spettacolo con i vari Pirlo, Seedorf e Kakà, ha vinto la settima Champions League opponendo al granitico Liverpool una squadra più chiusa, con l'albero di Natale tanto indigesto al Presidentissimo Berlusconi.
L'inserimento di Ambrosini ha regalato maggior copertura per una difesa non sempre impeccabile, con Seedorf più avanzato e Inzaghi unica punta, mattatore ad Istanbul.
Due mediani in campo, inusuale quanto necessario per Ancelotti.
Ranieri, invece, sembrava propenso a non proporne nemmeno uno, visto che Tiago ha altre caratteristiche.
Il campo, però, ha emesso la sua sentenza, e uno tra Nocerino e Zanetti difficilmente resterà fuori.
Con buona pace di chi ha speso 13 milioni per assicurarsi un ottimo giocatore non funzionale però al gioco bianconero.
E con gioia di chi, per guadagnarsi la pagnotta, corre e (fa) legna, senza disdegnare per questo la giocata, ma solo se necessaria, perchè, come canta il Liga "
il pallone devi darlo a chi finalizza il gioco".

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