mercoledì 1 agosto 2007

2+2=5

Il calcio, si sa, è lontanissimo dall'esser una scienza esatta.
In caso contrario, l'Inter avrebbe una bacheca invidiabile, visti gli sforzi di Moratti. Invece, ci sono polvere e vuoti, tra Tim Cup e altri 'prestigiosissimi' trofei.
La Nazionale si è laureata Campione del Mondo in quel di Berlino, eppure il nostro calcio non tira più come una volta.
Ciò che rende così inesatto il mondo del pallone, oltre all'imprevedibilità dei gesti tecnici, è anche l'aspetto economico.
Il denaro è componente sempre più decisiva. In aggiunta, ovviamente, bisogna pure saperlo investire, Moratti insegna, e godere di una discreta dose di fortuna.
Sono remoti i tempi dei trasferimenti record, con Lazio e Parma che spadroneggiano combattendo le grandi tradizionali a suon di miliardi.
C'era una volta la A delle 7 sorelle, più che dimezzate l'anno scorso causa Farsopoli, dopo aver già perso pezzi causa dissesti finanziari. Il culmine, il fallimento della Fiorentina ripartita come Florentia Viola tra Gualdo e Montevarchi, in C2.
Solo commissariamenti (Parma) e discutibili leggi ad personam (Lazio) hanno salvato due club dal crack a seguito dei disastrosi buchi generati dai rispettivi presidenti.
Al giorno d'oggi, prima di fare mercato, i dirigenti guardano attentamente le casse, sempre più asfittiche, tanto da concludere operazioni dalla formula forzatamente innovativa.
Anni fa il Milan mai avrebbe tentato di prendere Julio Baptista in prestito con diritto di riscatto, ma ora pure Silvio si è stancato di elargire denaro. Comprensibile, se ti ritrovi a tirar fuori una vagonata di milioni, 24 comprensivi del cartellino di Vogel, per il carneade Olivera.
Nonostante un innalzamento, inevitabile tra l'altro, del livello medio della nuova Serie A, fa specie veder emigrare fior di talenti in cerca di spazio e soldi.
Bianchi, Pellè, Rossi, forse Chiellini, storie diverse ma destino comune: tanti saluti al Bel Paese.
Manchester City, Villareal e AZ Alkmaar (addirittura!) non sono certamente club di primissimo piano, nemmeno nei rispettivi campionati, eppure hanno speso ingenti somme per strapparci talenti. Rispettivamente, gli inglesi 13 milioni per l'ex bomber della Reggina, gli spagnoli 10 per 'Joe Red', gli olandesi 6 per il colosso salentino.
Di club italiani all'infuori delle grandi possibilitati ad investire certe cifre ce ne sono pochi. Disposti a spenderne, ancora meno.

Il tutto, salvo poi scatenare aste milionarie per talenti stranieri, o presunti tali.
Mentre i club stranieri hanno compreso la necessità di investire su giovani talentuosi in modo da costruire nel tempo qualcosa di importante, in Italia si vuole tutto e subito, tranne rare eccezioni, come la Fiorentina di Corvino.
I risultati sono stati a volte disastrosi, come dimostrano i crack di Cragnotti e Tanzi. Fare il passo più lungo della gamba conduce spesso ad un ineluttabile ridimensionamento.
Peccato che poi siano gli stessi dirigenti a lamentarsi dell'impoverimento del calcio italiano. Nessuno dubita che il sistema fiscale sia un deterrente che scoraggia proprietari e calciatori, così come quegli investitori stranieri che spuntano come funghi nella perfida Albione, certamente una maggior oculatezza gioverebbe. Così come la presenza di qualche Corvino in più.
I conti non tornano, insomma. Si vive di contraddizioni.
L'Inter che l'anno scorso doveva spaccare il mondo, svolto il semplice compito in Italia, esce con le ossa rotte (Burdisso, nel vero senso della parola) dall'Europa.
Il Milan cede Shevchenko, lo rimpiazza con un brasiliano rivelatosi oggetto misterioso, ma vince la Champions. Incassato l'assegno che spetta al vincitore, non compra, per ora, nessuno. Difesa anziana? Assenza di alternative in mezzo al campo? Si cerca una punta.
La dirigenza bianconera promette investimenti pesanti, nell'ordine dei 50 milioni, sul mercato. Al momento ne sono stati poco spesi più della metà, il mercato è chiuso per bocca dei dirigenti, si tratta per alcune cessioni. Poi, forse, si torna a comprare.
La Fiorentina dei giovani tessera Vieri.
Lotito, notoriamente 'genovese', spende oltre 7 milioni per Carrizo.
Abramovich, la nemesi di Lotito, vende prima di acquistare, impostando una campagna che potrebbe non generare il solito profondo rosso a bilancio.
Il Barcellona, quando ti aspetti che, dopo aver tesserato Henry e con Dos Santos e Bojan in rampa di lancio, liberi uno tra i nemici Eto'o e Ronaldinho, conferma tutti.
I giovani italiani in cerca di gloria che finiscono addirittura in Olanda.
Questo, e altro ancora, dimostra che strano mondo è il calcio.
Forse è (anche) questo che lo rende tanto amato.

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