venerdì 17 agosto 2007

Slow

Ogni tanto, tra la ridda di nomi che i media ci propinano, ne spunta qualcuno in grado di far breccia nel cuore dei tifosi.
Solitamente l'onore spetta ai numeri 10, designati dal destino ad infiammare le folle urlanti il loro nome.
Le contingenze portano il tifoso bianconero a scontrarsi con la dura realtà, caratterizzata da un ridimensionamento degli obiettivi, causa status di neopromossa con i suoi annessi e connessi.
Depennato un nome pretestuoso come Diego, rimasto a Brema rinfocolando la speranza di agganciarlo l'anno prossimo, perso il 'bello dentro' (e costoso fuori) Ribery, di papabili ne restano pochi.
Van der Vaart, ennesimo talento sfornato dal fiorente vivaio dell'Ajax, è in rotta con l'Amburgo, ma la notizia che la dirigenza anseatica avrebbe respinto l'offerta di 14 milioni del Valencia stronca sul nascere qualsiasi abbozzo di trattativa.
I soldi ci sono, anzi no, dovrebbero esserci ma intanto restano in cassa.
Le priorità sono altre, più indietro, con la difesa che necessita di un puntello.
Bravo, cartellino in saldo e stipendio non eccessivo: questa l'unica ricetta che lo chef Secco può cucinare.
Identikit che calza a pennello per Juan Ramon Riquelme, l'uomo che ha portato il Boca alla conquista della Libertadores.
Tornato al Villareal, non rientra nei piani del tecnico Pellegrini, e difficilmente lo rivedremo con la maglia del 'sottomarino giallo'.
E' stato a lungo associato al Milan, che ha virato sulla nuova sensazione brasiliana Pato e ora pare avere nuove idee, dunque non sarà lui il famigerato 'Mister X'.
Un giocatore con le sue qualità potrebbe far crescere l'entusiasmo nel pubblico, ma pure creare grattacapi a Ranieri e risultare una ciliegina fine a se stessa.
Per prima cosa va valutata la sua funzionalità al gioco di squadra. La vicenda Tiago insegna.
Riquelme è un trequartista talentuoso, dotato di ottima tecnica e visione di gioco, ma dalle movenze cadenzate, troppo per la A, dove in un batter d'occhio si troverebbe accerchiato.
Nel 4-4-2 di Ranieri, non potrebbe ricoprire il suo ruolo naturale, ma dovrebbe arretrare il raggio d'azione, fungendo da playmaker. Nel ruolo c'è già l'ottimo Almiron, perfettamente integrato nei meccanismi di squadra e regista di professione. Impensabile immaginare l'ex idolo della Bombonera in coppia con il timido (fuori dal campo) Sergio, così come sulla fascia, non avendo assolutamente il passo giusto.
Con Trezeguet, giustamente, deve essere privilegiato il gioco sulle fasce, imprescindibile dunque l'uso del più classico dei moduli. Viene a decadere così l'ipotesi di farne un'arma tattica, avendo, al limite, già i vari Camoranesi e Del Piero da poter schierare sulla trequarti.
Giocatore, insomma, forse inadatto al calcio italiano, certamente di difficile collocazione nello scacchiere della Juve targata Ranieri.
Altra storia sarebbe con il già citato Van der Vaart, in grado di fungere da alternativa a Nedved, ma per quest'anno è solo mera illusione.
Onde evitare di rimpinguare l'organico con delle semplici figurine stile Inter, meglio restare così, almeno dalla cintola in su.
La qualità in mezzo al campo non manca, tanto da diventare un problema la convivenza di Tiago con i compagni di reparto. Abbiamo chi fa girar palla (Almiron) e chi salta l'uomo (Camoranesi e Marchionni), oltre al bionico Nedved, che tutto può.
Tutto rimandato di una stagione, quando Pavel potrebbe appendere gli scarpini al chiodo e Alex
avrà un anno in più. Senza dimenticare quel ragazzino mignon tutto tecnica e fantasia, discutibilmente girato all'Empoli da dove potrebbero, si spera, giungere buone nuove sul futuro suo, e di conseguenza della Juve tutta.

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