mercoledì 15 agosto 2007

Motivation

Ha ragione Ranieri, la Juve ha fatto dei passi in avanti ieri sera.
Difesa alta, giusta la distanza tra i reparti, Zanetti che regala solidità al centrocampo, Iaquinta (nella prima partita) che fraseggia bene con Del Piero. Avesse un maggior fiuto del gol, sarebbe un'insidia per Trezeguet.
Basta con il gioco alla 'viva il parroco' visto con Capello e Deschamps, finalmente si gioca palla a terra.
Non siamo ai livelli della Roma spallettiano, ma dalla nostra possiamo vantare una maggior fisicità e concretezza.
L'assenza di Tiago non si è fatta sentire, o forse si, la squadra ne ha guadagnato in compattezza.
Rimane comunque invariato il divario tecnico rispetto alle milanesi, con l'Inter che si è presentata a ranghi ridotti con alcuni intraprendenti giovani ad infoltire la truppa.
Per quanto non manchi l'abnegazione, alcuni elementi evidenziano dei cronici limiti tecnici.
Due nomi a caso: Chiellini e Molinaro.
Il primo crossa peggio di Balzaretti, e non è cosa da poco. La maggior parte dei suoi traversoni sono rasoterra e sbilenchi, facile preda delle difese avversarie. Per Trezeguet ci vuole ben altro. Incredibile come qualcuno possa pensare di spendere 14 milioni per un giocatore del genere. Sarà la calura estiva.
L'ex Siena alterna giocate importanti ad amnesie improvvise, finendo per impappinarsi nei controlli più elementari, come l'ultimo dei Boumsong.
Per fortuna c'è chi tiene alto il nome della tecnica e dell'eleganza nei movimenti. Criscito sembra un lord inglese, algido e carismatico, pulito ed impeccabile negli interventi, quasi mai scomposto, un campioncino da coccolare.
L'altra faccia della medaglia è Palladino, che sta alla concretezza come Galeazzi al bodybuilding.
E poi c'è chi incarna il vero spirito della Juve, ovvero Pavel Nedved.
Leone indomabile, furia ceca, quando sembra ormai stremato riesce a trovare il guizzo decisivo, come avvenne anni orsono (era ancora la 'vecchia' Juve, per qualcuno) quando, colpito duramente alla schiena, non si arrese e scagliò un sinistro imparabile alle spalle di Toldo.
L'avversario, infatti, era l'Inter.
Lo sarà anche in futuro, assieme ai cugini rossoneri e alla Roma di Totti.
Per non partire sconfitti, dovremo tirar fuori l'asso nella manica: le motivazioni.
Un anno di B, l'espiazione di chissà quali peccati tacitamente accettata da una difesa peggiore dell'accoppiata Boumsong - Legrottaglie.
Diventeremo più simpatici, si diceva.
A Genova gli ex tifosi di Criscito ci hanno chiamati ladri.
Alla faccia degli smile.
I campioni rimasti sono passati dal sogno Champions e Berlino, a Frosinone e Crotone.
C'è chi ha sempre onorato la maglia e chi si è preso una vacanza ben retribuita (Camoranesi e Trezeguet), salvo ritrovarsi e trascinare la squadra in A assieme agli altri.
Dopo i rinnovi difficoltosi, in attesa di quello di Alex, si riparte, con sensazioni diverse ma obiettivo comune, vendetta.
Ci sono Gigi, Mauro, Pavel, Alessandro e David che hanno ritrovato palcoscenici degni della loro classe, blasone e conto in banca.
Abbiamo perso per strada qualche pezzo, come il Balza, poco male, oppure l'incompreso Bojinov, se ne riparla tra qualche anno.
Nuovo condottiero (Deo gratias), nuovi interpreti, da Andrade a Tiago, da Criscito a Iaquinta, passando per il Brazzo e Nocerino.
C'è chi, come Almiron e Iaquinta, ha l'occasione della carriera, dopo una vita in provincia.
Chi, come Criscito e Nocerino, è giovane ma consapevole, sia del proprio talento che delle responsabilità, e affronta la nuova avventura con grandissima personalità.
Chi, vedi Andrade, deve provare di essere tornato quello pre-infortunio.
Chi, il connazionale Tiago, vuole allontanare i fantasmi e tornare quello di Lione.
Non si possono dimenticare i gregari, come Zanetti e Salihamidzic, non appariscenti, ma che garantiscono grinta e polmoni.
Tutti uniti per vincere. O almeno per provarci.
Lo scudetto al momento è una chimera, ma la voglia di fare, la bava alla bocca e gli occhi di tigre possono capovolgere i valori tecnici, e cambiare le carte in tavola.

Nessun commento: