lunedì 13 agosto 2007

Outsider

Il fischio finale del signor Rocchi mette il sigillo sulla prima vittoria 'pesante' della Juve targata Claudio Ranieri.
Tutti felici e contenti, tranne, forse, Tiago Mendes.
Il portoghese è rimasto seduto in panchina ad osservare la notevole prestazione dei compagni.
Attesissimo, l'acquisto più costoso dell'ultima campagna acquisti ha fin qui deluso, e rischia di rimanere schiacciato da un compito forse eccessivamente gravoso (riscoprirsi mediano dopo essersi fatto un nome in tutt'altro ruolo) entrando in una spirale di malinconia tipicamente latina, una sorta di 'saudade' calcistica più che geografica.
A Lione ha lasciato una maglia da titolare e la vetrina della Champions per rimettersi in gioco a Torino, assieme all'amico Andrade. Vittima di un equivoco tattico, rischia di essere scalzato da Nocerino e Zanetti.
Il palmares del ragazzo e la spesa sostenuta dalla dirigenza sabauda ma con evidenti radici genovesi (a buon inteditor...) consigliano prudenza. Senza dimenticare, ovviamente, le qualità cristalline che lo hanno portato all'attenzione di club importanti.
Il 25 agosto, però, incombe su Tiago
come una Spada di Damocle. E' il giorno di Juve - Livorno, l'attesissimo ritorno in A, e nell'undici iniziale l'ex Lione potrebbe non figurare.
Alla fine è necessariamente il campo che parla, tutti il resto è noia, discorsi aleatori.
Il responso, finora, è ko tecnico per Mendes, metre il match tra Nocerino e Zanetti vede vincere ai punti il secondo.
Maggior esperienza, ma non solo.
A Cesena, il suo ingresso ha cambiato la partita.
Nei primi 25 minuti, Almiron e Nocerino hanno visto le stelle, in balia della velocità di manovra degli uomini di Spalletti con Aquilani sublime direttore d'orchestra.
Con il provvidenziale infortunio di 'Sciagura' Birindelli, Ranieri ha pescato il jolly, e Zanetti è stato la panacea dei mali bianconeri.
Cuce e imposta, come ai tempi d'oro dello scudetto conquistato proprio in giallorosso.
Ha un nome poco altisonante, ma paga soprattutto il feeling con l'infermeria, causa muscoli di seta.
Ad avvantaggersene potrebbe essere il vivace Nocerino, un Gattuso dai piedi buoni, grinta e vivacità abbinate a buone qualità tecniche.
Diciamo a bassa voce, sussurrandolo, ma in certe giocate ricorda vagamente Nedved. L'investitura di erede del ceco è francamente improponibile, se non altro ne incarna lo spirito guerriero.
A sorpresa, meglio da esterno destro che da centrale.
Buona anche l'intesa con Salihamidzic, a sua volta meno svagato di Zebina come terzino.
Degna di Pirlo la verticalizzazione che ha permesso a Trezeguet di siglare il momentaneo 2-2.
Insomma, promosso, con riserva da centrale, a pieni voti da ala.
Il tempo è dalla sua, così come la fragilità di Zanetti. Facile prevedere una sua presenza non saltuaria nella formazione titolare.
E pensare che era pronto a firmare per la Fiorentina, salvo fare retromarcia (non in senso figurato) ormai a due passi dal capoluogo toscano.
Un giovane, prodotto del settore giovanile bianconero da dove ha spiccato il volo a soli 18 anni, e un uomo di esperienza arrivato a costo 0, esaltano la politica societaria improntata sui giovani e sul contenimento dei costi, per quanto l'affare Zanetti sia eredità della precedente gestione. Meglio non ricordarlo a Cobolli, altrimenti allontanerà pure il buon Cristiano.
Tutti felici e contenti, insomma.
Tranne, ancora una volta, il povero Tiago.

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