lunedì 2 luglio 2007

Voglio volere

La vicenda Suazo ha scoperchiato il lato debole delle società di calcio: la volontà dei giocatori.
Cellino, dopo aver raggiunto l'accordo con l'Inter, in un batter d'occhio ha successivamente formalizzato la trattativa, con il Milan però, verosimilmente a causa della scarsa celerità dei dirigenti interisti nel chiudere l'operazione. Le conseguenze sono facilmente immaginabili, Mancini che ha un diavolo per capello, a Moratti si cariano i denti dal livore, frecciatine reciproche, con Cellino che si dice disposto a fornire al presidente degli Onesti i tabulati telefonici (un po' come regalare un iPod a Steve Jobs, presidente Apple) per dimostrare la propria liceità di condotta. Alla fine, la parola data dal calciatore ai nerazzurri ha fatto pendere l'ago della bilancia verso il club di Via Durini, che si aggiudica il giocatore con buona pace di Galliani.

Non è un caso isolato.
Sembra che il Milan, fortemente interessato a Tiago, abbia rilanciato all'ultimo con un'offerta superiore a quella della Juventus, salvo piegarsi di fronte al desiderio del portoghese di vestire la maglia bianconera, ovvero della squadra che per prima l'ha contattato. Probabilmente in rossonero avrebbe fatto panchina, ma avrebbe goduto di un palcoscenico internazione unico al mondo, e magari anche lo stipendio sarebbe stato più lauto.

Gabriel Milito, il grande obiettivo per la difesa, ha posto il presidente Iglesias di fronte ad un bivio: o Juve, o Saragozza. Siamo stati i primi a cercarlo, a farlo sentire davvero importante, esiste probabilmente un accordo tra Secco e il calciatore, manca quello con il club spagnolo. Lo stesso centrale argentino ha smentito seccamente il virgolettato riportato da un quotidiano catalano (strano...) ed in Italia dalla Pravda (strano II...) secondo cui desidererebbe giocare con Messi.

Questi casi dimostrano come la celerità nell'intavolare trattative sia aspetto di vitale importanza, se accompagnato da un'offerta economica ragguardevole, s'intende.

Ormai i calciatori sono i veri protagonisti delle operazioni di mercato, indirizzandole in un senso o nell'altro.
Questo ribaltamento di poteri è stato certamente favorito dalla sentenza Bosman che di fatto regala il cartellino ai giocatori alla conclusione del rapporto lavorativo con i rispettivi club.
A ciò va aggiunta la crescente importanza dei procuratori che indirizzano i proprio giocatori nelle scelte. Non si vive di sola GEA, sciolta questa ci sono tanti liberi professionisti il cui ruolo è sempre più centrale. Non si tratta solamente di incassare una percentuale sull'ingaggio dei propri uomini, c'è chi, come Werth, manager di Deschamps, influenza pesantemente il mercato di una società (la Juventus, prima ancora il Monaco), spingendo per l'arrivo di suoi assistiti. A questo proposito: Boumsong, nel giro di poco tempo, ha cambiato squadra, dal Newcastle alla Juventus, e procuratore, passando proprio a Werth che gestisce anche Deschamps, che non a caso ne caldeggiò l'arrivo. Ognuno tragga le proprie conclusioni.
Chiaramente non può essere sempre così, il mercato è piuttosto bloccato, soprattutto in Italia, perchè di soldi ne circolano pochi, e quindi eterminate scelte sono obbligate. Ma pensiamo anche a Miccoli che non vuole andare al Porto per rispetto nei confronti dei sostenitori del Benfica, a Zalayeta che ha mercato in Italia ma vuole la Spagna e a Paro che rifiutato il trasferimento all'Empoli optando per il Genoa. Anche le pulci hanno la tosse, d'altronde tutti hanno il diritto di scegliere la destinazione più gradita.
Secco sembra aver recepito il concetto, tanto che recentemente i dirigenti dello Stoccarda hanno mugolato a causa dell'approccio diretto della Juventus con Meira e Gomez. Lo stesso avvenne per Cris e il Lione. Non dico sia un metodo trasparente, ma il mercato è una giungla, bisogna tirar fuori gli attributi, altrimenti si finisce sbranati. In soldoni, non importa che tu sia leone (Moggi) o gazzella (Secco), l'importante è che cominci a correre.

Il 'correre' non va preso alla lettera, anzi. Nelle trattative ci vuole pazienza, l'affare Milito potrebbe andare per le lunghe, dichiarazioni tattiche a parte. Abbiamo dalla nostra la volontà esplicitamente espressa dal difensore, restano da ammorbidire le richieste di Iglesias, al momento eccessive.

Sfruttando le contingenze, non ci dobbiamo lasciar sfuggire l'affare, lavorando ai fianchi come abili pugili e bluffando come consumati giocatori di poker.

La partita è aperta, le carte in tavola, la sconfitta non accettabile.

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