domenica 8 luglio 2007

Marcello, non fare il Capello

Marcello Lippi, all'improvviso, pare aver ritrovato la voglia di allenare. Si è detto orientato ad accettare la prima panchina che gli verrà offerta, corredata di un progetto importante e coinvolgente. Probabile che la tanto agognata telefonata possa arrivare da Napoli, dove De Laurentis, mai entusiasta di Reja, potrebbe affidargli la regia del suo film più ambizioso: riportare la società partenopea ai fasti di un tempo.
L'ex CT azzurro ha ammesso di aver rifiutato una proposta a causa di problemi familiari. Senza fare nomi, pare inequivocabile il riferimento alla Juve, offerta respinta per la delicata situazione del figlio Davide, sotto processo per il caso GEA.
La giustizia italiana non brilla certo per la rapidità dei processi (a parte, nel campo della 'giustizia' sportiva, quando si tratta di Juve), la situazione del figlio non si è certo sbloccata definitivamente.
Ad essere cambiata è la voglia del tecnico di riassaporare emozioni mai sopite.
Come lo conosciamo noi, Lippi, uomo orgoglioso, non è tipo da repentini cambiamenti.
Cosa si nasconde dietro al suo "NO" alla Juve? Qualcos'altro oltre alla nota vicenda di Davide?
Innegabile il suo stretto legame con la Triade, vista come una scomoda ombra dal nuovo corso bianconero. Da segnalare, inoltre, un conflitto d'interessi, con il figlio, procuratore, che assiste, tra gli altri, Giorgio Chiellini. Più facile che sia stato il primo aspetto a frenare Lippi, il secondo, al giorno d'oggi, è aggirabile senza troppe difficoltà.
Ancora più probabilmente, senza cercare del marcio ovunque, semplicemente Marcello non se l'è sentita di avviare il 'Lippi III' per il già citato processo in corso.
Attenzione, però. Il CT campione del mondo, in tempi non sospetti, si definì ormai un uomo Juve, e parlò della squadra bianconera come il suo ultimo club italiano.
Una scelta che smentisca tali parole deluderebbe parte del popolo juventino.
Certamente non si possono dimenticare anni di successi (anche, ahimè, di debaclè europee), ma il boccone da mandar giù sarebbe amaro.
Liberissimo di scegliere qualsiasi destinazione fuori dai confini nazionali. Le parole di stima verso il Milan, unite al forte legame instaurato con Gattuso, provocherebbero malumore non fosse per il fatto che Ancelotti, dopo aver conquistato la seconda CL, dopo la vittoria di Manchester proprio ai danni della Juve di Lippi, pare quanto mai saldo sulla panchina rossonera.
All'estero, occhio all'esteta Schuster, che a Madrid potrebbe pagare i capricci di uno spogliatoio rabberciato a fatica da un duro come Capello, e a Mourinho, che dovrebbe essere l'uomo più felice del mondo con un presidente come Abramovich, mentre in realtà pare essere ad un passo dalla rottura con il magnate russo.
Se il suo futuro dovesse essere spagnolo o inglese, comunque non italiano, buon lavoro.
In caso contrario, ammetto che la mia considerazione dell'uomo Lippi scenderebbe, non di poco.
Piccola provocazione: non vedo questa differenza tra l'affermare "non allenerò mai la Juve, è una questione di principio" (Capello) e dire che dopo la Juve ci sarà solo estero o Nazionale (Lippi), e poi smentire il tutto contravvenendo con i fatti alle parole.
Certo, Don Fabio ha inanellato altre frasi decisamente poco azzeccate, dal minaccioso "attaccheremo sin dal tunnel" sino a quel beffardo "ci vediamo il 15 luglio a Vinovo", salvo accasarsi rapidamente a Madrid.
Solo che da Capello ti aspetti questo è altro, fa parte del personaggio, per Lippi non è così.
Dopo la disastrosa parentesi nerazzurra, conclusa con la minaccia di prender i giocatori a calci nel sedere (non usò esattamente questo termine...), non digerita da tutti, sarebbe difficile considerarlo ancora a tutti gli effetti un 'cuore Juve'.
Sono scelte professionali, certo, nessuno gli preclude nulla, ma il cuore dei tifosi va per conto suo, non digerendo l'ottica aziendalistica e professionale del mondo del pallone.

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