martedì 3 luglio 2007

Datemi un Montero

Ormai manca solo un tassello per completare lo scacchiere della nuova Juve di Ranieri.
Deve essere completo, bravo sia in marcatura che a dirigere il reparto, aggressivo al punto giusto e magari in grado di far ripartire l'azione.
Un'identikit che calza come un abito su misura addosso a Gabriel Milito.
Sudamericano, sangue caliente, personalità da vendere.
Un po' come Paolino Montero, indimenticato centrale uruguagio, uno degli eroi della Juve di Lippi.

Nel corso della sua carriera, Montero si è sempre portato appresso l'etichetta di 'cattivo'.
Effettivamente, alcuni episodi macchiano la fedina sportiva del roccioso difensore, come il pugno a Di Biagio nel corso di un'accesa sfida contro l'Inter (in seguito a ciò è stato soprannominato 'Pigna') e il calcione rifilato a Totti in quell'infausto Roma - Juve 4-0.
Per questi accadimenti, si è detto pentito. Niente scuse. Non ha tirato in ballo le telecamere puntate, provocazioni varie o un nervosismo diffuso. Ha sbagliato, stop.
Qui si scorge nitida la linea di demarcazione tra il debole e l'uomo vero.

Indubbiamente Paolo Montero appartiene alla seconda categoria. E' colui che, contestato dai tifosi, li invitò sotto casa sua per parlarne a quattr'occhi. Nessuno si presentò.
Faceva paura agli avversari. Ha sempre avuto un carisma magnetico, d'altronde è nato leader.
Era un duro, d'altronde nelle sue vene scorre sangue sudamericano, l'orgoglio di un popolo rivive in lui, e lo ha riversato nel rettangolo verde, erigendosi a gladiatore.
Nell'ultima stagione bianconera, ormai degradato a riserva delle riserve, non ha mai fatto mancare applicazione, fungendo da vero e proprio uomo spogliatoio, lasciando poi, dopo 9 anni, ormai 33enne, senza rancori nè polemiche.
Tornato in Sud America, San Lorenzo prima e Penarol poi, ha messo a disposizione l'esperienza ultradecennale maturata in Italia.
Ha ingoiato bocconi amari, come il processo doping che ha adombrato le vittorie sudate sul campo assieme ai compagni. Alla faccia di Zeman.
Detiene il record, poco invidiabile, di espulsioni in A: ben 17. Questo non intacca nè la considerazione sul giocatore, nè sulla persona.
Già, la persona. Ci sono cose che esulano dall'aspetto prettamente calcistico.
Se all'apparenza può apparire burbero e solitario, in realtà Montero è una persona colta e disponibile.
Ha legato con Zidane, con il quale condivide il temperamento acceso.
Soprattutto, è amico di Gianluca Pessotto. Lo ha dimostrato l'estate scorsa, rendendosi protagonista di un gesto commovente.
Venuto a conoscenza della tragedia che ha visto protagonista l'amico, ha preso il primo aereo dall'Uruguay, sobbarcandosi un estenuante volo di 16 ore, solo per stargli vicino. Due volte al giorno si recava all'ospedale "Le Molinette" per fargli compagnia, parlargli, semplicemente vederlo. Le tante ore passate insieme hanno certamente aiutato Gianluca a riprendersi. O almeno, è bello pensare che sia così. Ha portato un po' d'ottimismo, scherzando persino con il primario dell'ospedale. Se n'è tornato a casa solo quando l'amico è stato dichiarato fuori pericolo.
Appena è stato possibile, Gianluca ha ricambiato il favore recandosi in Uruguay per passare del tempo con Montero.
L'uomo che candidamente ammise che nel calcio ingannare l'arbitro è normale, ha mostrato che, sotto la dura scorza del guerriero, batte un cuore d'oro.
Albert Einstien diceva che "E' più facile distruggere un atomo che un pregiudizio". Aveva ragione da vendere.
Mentre i tifosi avversari lo ricorderanno sempre e comunque per gli eccessi in campo, noi bianconeri avremo sempre nel cuore il Montero generoso, mai domo, impeccabile ed aggressivo centrale difensivo, uno che nonostante l'età in B avrebbe fatto la sua porca figura, altro che Bum Bum e Kovac.
Ancora di più, uno che ha dimostrato al mondo cosa vuol dire voler bene ad una persona.
Ce ne fossero di calciatori così, ma soprattutto, in un mondo pallonaro dove i 'valori' imperanti sono soldi, gloria e figa, di Uomini ('U' volutamente maiuscola) di questo calibro.
Purtroppo sono ormai merce rara, ma noi, orgogliosi come Paolo, possiamo affermare di averlo avuto tra le fila della nostra squadra.
Con soddisfazione, e onore, reciproci.
Grazie di tutto, 'Pigna'.

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