lunedì 30 luglio 2007

Communication breakdown

Mentre sotto l'ombrellone sogna l'interista chiaccherone, il popolo bianconero si interroga, comprensibilimente, sulle prospettive stagionali della propria squadra.
La prima uscita ha lasciato in eredità interessanti spunti di riflessioni, spesso estremizzati in sonore bocciature o precoci promozioni.
Ci si chiede se il mercato è davvero chiuso, se il geometra Almiron saprà creare quel gioco mancato l'anno scorso, se Palladino diventerà meno narciso e più pratico, e cosi via.
Un altro interrogativo dovrebbe balenare nelle menti dei supporters della Vecchia Signora: la dirigenza si dimostrerà all'altezza?
Sul mercato, qualcosa non torna. Si parlava di un esborso di 50 milioni, quando invece il passivo nel rapporto acquisti/cessioni è fermo a 27 circa, e le operazioni in entrata, a detta di Blanc e soci, sono finite. A meno che non vengano ceduti alcuni difensori (in lizza, con formule e motivazioni diverse, Boumsong, Chiellini, Criscito e Legrottaglie), ma a quel punto si tratterebbe semplicemente di rimpiazzare l'elemento in partenza.
Quella giungla che è il calciomercato è un mondo fatto di bugie e mezze verità, nonchè di difficoltà legittimate dall'insolito ruolo di neopromossa, di lusso si, ma pur sempre senza un'Europa qualsiasi da conquistare.
Manca oltre un mese alla data limite per i trasferimenti, quel 31 agosto che ha segnato i destini bianconeri.
Nel 2004, arrivarono il presunto rottame Cannavaro e il bizzoso ma talentusissimo Ibrahimovic.
L'anno scorso, la B è diventata una tristissima realtà, con annesse inevitabili polemiche di fronte ad un atteggiamento che definire poco combattivo è un eufemismo.
Ciò su cui non si può aspettare, invece, è la messa a punto di una strategia comunicativa.
Abituati con Moggi che non faceva uscire nemmeno gli spifferi dallo spogliatoio, ci siamo ritrovati ad avere, con la 'nuova' Juve, portoni spalancati con fuga di voci e malumori.
I casi presunti, rientrati ma riemersi fragorosamente (Deschamps, Tardelli).
La tentazione, apparentemente irrefrenabile, di dirigenti e alcuni calciatori (Buffon su tutti) di comunicare il proprio stato d'animo e situazione contrattuale a mezzo stampa.
Il semplice voler ricordare al mondo la propria esistenza (quanto avrà parlato Cobolli?) e il solito "bla bla" senza dire, in sostanza, nulla.
Le contraddizioni non solo reciproche, ma provenienti persino dalla medesima bocca (sempre lui, Cobolli), tanto da indurre il pensiero di uno sdoppiamento di personalità.
Tutte cose che non dovranno accadere in futuro.
Il periodo di rodaggio è alle spalle. E' stato doloroso e difficile per tutti, ma ora, niente scherzi, si fa sul serio.
La storia insegna che i presupposti per il successo nascono dalle fondamenta, da un gruppo di comando in grado di isolare la squadra dall'ambiente esterno.
Una sorta di quarantena, necessaria per evitare scombussolamenti e fughe di notizie, magari false e tendenziose.
All'Inter ne sanno qualcosa, per anni i media ci hanno informato pure se Recoba aveva un'unghia incarnita.
I risultati prima dell'uragano Drive Red si sono visti.
Onde evitare di finire in malo modo, urge porre freno ai fiumi di parole, che generano fiumi di inchiostro infame e polemiche a getto continuo.
L'Avvocato arrivava e fulminava tutti con una battuta arguta e maliziosa.
Nessuno possiede la sua classe e personalità, a maggior ragione, il silenzio diventa la miglior cura.
Si è parlato tanto di 'operazione simpatia'. Non servono smile o fantastick, ma rendere la squadra competitiva per risultare indigesti agli avversari come la peperonata a colazione e mostrare gli attributi a nemici e media.
Come avveniva una volta.
Amata dai propri tifosi, odiata, sportivamente parlando, dagli altri.
Questo è ciò era la Juve, questo è ciò che deve tornare ad essere.

Nessun commento: