lunedì 23 luglio 2007

Sempre le stesse facce

Baldi giovani si affacciano alla ribalta in numerosi sport, tra la curiosità degli appassionati e il fastidio mal celato delle vecchie volpi.
In un ciclismo funestato dalla piaga doping, Schleck al Giro e Contador al Tour forniscono valide alternative alle ombre che aleggiano su questa disciplina che gode di sempre minor considerazione persino da parte dei media.

Rimando nell'ambito delle due ruote, Stoner, come il ranocchio baciato dalla principessa, si è trasformato da 'Rolling Stoner' in 'BaStoner', con sommo 'impeperonimento' (Meda dixit) di Rossi. Nella fattispecie, la principessa è interpretata dal team Ducati e dalle gomme Bridgstone, ovviamente coadivate da un manico che dispensa bastonate a destra e a manca, nonostante uno sguardo da ragazzino timido e un pochetto nerd.
Aggiungi due ruote, la musica non cambia. Hamilton, in attesa della sentenza di giovedì che ne potrebbe spezzare i sogni di gloria, ha mostrato al mondo talento, sangue freddo e continuità invidiabile, facendo rimpiangere ad Alonso Briatore (forse) e alla Ferrari Schumacher (sicuramente).

Il calcio è un po' saturo di cambiamenti. La Juve in B e l'Inter che vince uno scudetto arrivando 1° e non 3° per distacco sono colpi mica facili da assorbire.

Ora la situazione è tornata, in parte almeno, nella norma. Si parte tutti alla pari, e le pretendenti sono sempre quelle. Onesti su tutti, a seguire i cugini, la Roma e appunto noi, che a proposito di rinnovamenti non abbiamo da invidiar nulla a nessuno.
Anche perchè nessuno ha cambiato.
Via il lupo cattivo e tutti i suoi amici, dentro un gruppo di imberbi giovanotti, più o meno, poco avvezzi ai ritmi forsennati del mondo pallonaro, timidi e impacciati, invisi a molti. Il mondo, si sa, si evolve, perchè le persone mutano. Chi si sarebbe aspettato che Cobolli potesse passare da momenti di inquietante sdoppiamento di personalità alla nuova, sfavillante versione di oracolo molto fashion e cool?

Nobili decadute, poi, ritornano e rinvigoriscono mai del tutto sopiti entusiasmi di piazze affamate di calcio che conta. Genoa e Napoli, alla fine, ce l'hanno fatta, e dispongono di liquidi e fascino per recitare il ruolo di guastatrici, meno finemente definibili 'squadre rompiscatole'. Le maglie non sono una novità assoluta, ma rinfrescano ricordi più o meno lontani.
In una realtà dove vige spirito conservatore, basti vedere i vertici, da Abete a Matarrese, dopo un anno di assenza ritroviamo le stesse facce, magari dislocate altrove, come Vieri che ha trovato il bischero disposto a rimpinguarne il già ricco conto in banca, nella speranza che la butti dentro, ogni tanto. Inteso, meglio specificare trattandosi di Bobone tutto lustrini e veline, come fare gol. Emblema dei tempi moderni, un po' come Corona rapper e maestro di vita (brividi). In tutta sincerità, però, un po' di sana invidia per lui è umana. Anche perchè è più uomo di tutti noi e ha visto più gnocca lui che i telespettatori di 'Studio Aperto'.
Alla fine, gira che ti rigira, i volti nuovi son pochi. Le nuove sensazioni stanno altrove. Forse, qualcuno arriverà, vedi Pato destinato a vestir rossonero. Altri prediligono lidi diversi. Ora il rischio è perdere quel poco che è rimasto. Pensare che Pellè nell'Az Alkmaar potrebbe insidiare Huntelaar come capocannoniere olandese è piuttosto inquietante. Si preferisce puntare su Bjelanovic o il fu Tristan.
Apriranno gli occhi i presidenti oppure continueranno a lagnarsi per i diritti TV, a farsi i dispettucci e difendere il proprio orticello collezionando allenatori? Ai posteri l'ardua sentenza.
Il desiderio di rinnovamento, vero e almeno relativo, per il bene del calcio italiano, ai ranghi tecnici, è sempre più una necessità.
Anni fa per accapparrarsi un Giuseppe Rossi ci sarebbero state aste selvagge come le orgie dei Led Zeppelin dei tempi d'oro. Oggi, i magnati guardano altrove, e i presidenti nostrani sono sempre più macchiette e sempre meno generosi nell'elargire moneta sonante. Pure San Silvio da Arcore ha detto stop. O un campione, o niente. Per ora, la seconda.
Il piatto piange, nonostante un livellamento verso l'alto di un campionato che per un anno ha perso credibilità. Non inganni la vittoria rossonera in quel di Atene, il calcio italiano paga dazio, perchè nel tempo ha avuto un passo da gambero, regredendo a squallido torneo aziendale.
Altrove, tra difficoltà più (il doping nel ciclismo) o meno grandi, c'è un ammirevole tentativo di cambiare in meglio, mentre l'immobilismo del pallone è pari solo a quello di una classe politica piena di rughe e reumatismi.
Ora ci manca solo che torni Carraro, poi siamo davvero a posto. O meglio, a quel punto ce lo avrebbero definitivamente messo, in quel posto. Intanto, Matarrese si porta avanti con il lavoro.

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