martedì 17 luglio 2007

Vino amaro

Lo ammetto, pensavo di aver visto già tutto il campionario della follia e dell'imprevedibilità nel Tour 2006. Mi sbagliavo.
Ci era stato presentato come l'edizione più pulita della storia, grazie all'esclusione dei corridori invischiati nell'Operation Puerto, tra cui Basso, Mancebo e Ullrich.
Sappiamo bene com'è finito. Sulla vittoria di Landis, frutto dell'impresa (?) di Morzine, pende la spada di Damocle del doping. Analisi e controanalisi confermano valori anomali, ma ancora, ad un anno di distanza, non si conosce il nome del vincitore di quel Tour. La maglia gialla dovrebbe comunque finire sulle spalle dello spagnolo Pereiro, compagno dello sfortunato Valverde e protagonista di una lunghissima 'fuga-bidone' che gli ha fatto guadagnare mezz'ora. Una delle tante stranezze di quella Grand Boucle.
Discutibile la scelta, prevista comunque dal codice etico firmato dai gruppi sportivi, di escludere i corridori sospettati prima della sentenza definitiva (presunzione d'innocenza, dove sei?), la vera beffa l'ha subita il kazavo Alexandre Vinokourov.
Lo scandalo doping scoppiato poco prima del Tour in Spagna ha visto coinvolto, assieme al sedicente medico Eufemiano Fuentes, lo storico DS della formazione del kazavo, la Liberty Seguros, Manolo Saiz. Lo sponsor ha mollato tutto a metà stagione, con il serissimo rischio per i corridori del gruppo sportivo di perdere un appuntamento con la storia. Per fortuna, però, Alexandre è uomo dalle mille risorse e conoscenze: sono bastate alcune telefonate ai pezzi grossi del suo paese, Presidente della Repubblica e Primo Ministro, per creare, sulle ceneri della Liberty, l'Astana, nome della capitale kazaka.
Alla fine, è stato tutto inutile. Il neonato team viene escluso, complici 3 corridori su 9 indagati che rendono i 6 rimasti, tra cui il 'Vino', insufficienti per prender parte alla corsa francese.

Un anno dopo, la grande rivincita. Una squadra fortissima, con Kloden, Kasheckin e persino Savoldelli precettato in extremis, pronta a monopolizzare il Tour.

Queste, almeno, erano le intenzioni e le previsioni. Una caduta ad una ventina di chilometri dall'arrivo della 5° frazione ha rovinato i sogni di gloria del formidabile kazako. Nessuna frattura, tante ferite, anche nell'orgoglio.

Assieme a lui, è rovinato a terra anche Kloden, il quale si è ripreso più prontamente del compagno.
La prima tappa alpina, con arrivo a Le Grand Bonard, ha risparmiato entrambi, con la fuga di Gerdemann e la frazione del giorno successivo che hanno sconsigliato agli altri favoriti di darsi battaglia.
Difatti, l'8° tappa è stata terreno di scontro tra titani, con Rasmussen in gran spolvero, Valverde piuttosto pimpante, Moreau sorprendente e Kloden che si trasforma in gregario di Vinokourov.

Oggi, mentre il tedesco ha avuto il via libera, mentre il kazako, scortato da un paio di preziosi gregario ha chiuso a oltre 3 minuti dal vincitore Soler.
La classifica parla chiaro: 8'05'' dalla maglia gialla Rasmussen sono un gap difficilmente recuperabile, a maggior ragione in queste condizioni.
Era stato perentorio Vinokourov. Prima di partire da Londra, aveva detto: "O adesso o mai più". La carta d'identità ingiallita (34 anni) sconsiglia programmi a lunga scadenza.
Ci ha abituato a folgoranti lampi di classe e crisi preoccupanti, ma stavolta deve fare i conti con un fisico ancora debilitato dalla caduta.

Quando la sfortuna si accanisce, anche i campioni devono desistere, per quanto, statene certi, il Vino, da orgoglioso irriducibile, dotato di classe cristallina, non mollerà l'osso tanto facilmente.
E, sinceramente, spero nel miracolo.
Come l'anno scorso, il favorito alla partenza paga a caro prezzo una caduta. Valverde nel 2006 fu costretto al ritiro. Quest'anno, proprio lo spagnolo è uno dei maggior indiziati per la vittoria finale. Tra gli altri, Rasmussen, in gran forma ma con oltre 100 km a cronometro da affrontare, il redivivo Mayo, il giovane iberico Contador, eterni piazzati come Evans, Sastre e Leipheimer, mentre Menchov ha salutato ogni velleità oggi a meno di clamorosi ribaltoni. Le speranze francesi sono sulle spalle di Moreau, che a 36 anni si è scoperto scalatore al Giro del Delfinato, anticamera del Tour. Roba che, non fosse stato francese, chissà quali maldicenze sarebbe uscite sui giornali d'oltralpe.

A questo punto, però, è proprio Kloden il principale favorito per sfilare in giallo sui Campi Elisi. Le contingenze, ovvero l'essere tedesco in una squadra a fortissima impronta kazaka, dal nome sino ai corridori più rapprensentativi, potrebbero costringerlo, una volta indossata la maglia gialla, a sfilare quella dell'Astana. Da vincitore della Grand Boucle a disoccupato di lusso, il passo potrebbe essere breve. Un altro dei paradossi delle due ruote più tormentate dello sport mondiale.

Nessun commento: