lunedì 9 luglio 2007

Pazza estate 2006: B come Berlino, ma non solo

Un anno fa, il paese festeggiava la vittoria ai Mondiali di Germania. 24 anni dopo Spagna '82, di nuovo sul tetto del mondo.
Personaggi e momenti emozionanti.
Le parate di Buffon, gli interventi di "CCCannavaro!", le falcate di Grosso, la grinta di Ringhio Gattuso, la vitalità di Iaquinta e le viti di Totti.
I primi due, unitamente al tecnico, c'era chi non li voleva in Germania. Gigi per il calcio scommesse, Cannavaro perchè aveva 'osato' difendere i successi sudati sul campo. Durante una conferenza stampa aveva persino difeso Moggi, salvo essere costretto a correggere il tiro, altrimenti niente fascia da capitano.
Il condottiero Lippi abbandonerà alla fine della competizione, a causa della situazione del figlio per la quale è stato più volte tirato in ballo ("convoca assistiti della GEA", dicevano. Come fosse un crimine...).
Consentitemi, però, essendo prima juventino che italiano, di ricordare con emozione soprattutto la rete di Del Piero contro la Germania, a coronamente di uno splendido coast to coast. Alla faccia di chi dice che in campo cammina...
Già, la Juve. Buffon, Zambrotta, Cannavaro, Camoranesi, Del Piero da una parte, con Lippi in panchina, Ferrara e altri ex nello staff tecnico. Thuram, Vieira e Trezeguet dall'altra, senza dimenticare gli ex, come Zidane ed Henry.
La storia lo insegna, no blocco Juve, no Italia Mondiale.
In quei momenti, a capo della Federcalcio c'era Guido Rossi, l'uomo che ha assegnato a sua discrezione uno scudetto alla 3° classificata. Casualmente, l'Inter, squadra della quale è stato membro del CDA, così come di quello della Telecom (successivamente ne è diventato persino presidente). Telecom, ovvero Tronchetti Provera, secondo azionista degli Onesti. I tabulati chi li ha forniti? Sì, non è dietrologia... Piccolo particolare: relativamente al campionato 2005/2006, zero intercettazioni.
Eppure, per qualcuno quella Juve non vinceva sul campo. Proprio per quelle persone che sono salite sul carro del vincitore, senza aver fatto nulla per vedersi riconosciuto qualche merito.
Impossibile disgiungere l'Italia Campione del Mondo dalle vicende bianconere, proprio a causa della presenza, in azzurro, ma anche in 'blues', di tanti campioni che hanno contribuito agli ultimi successi della Vecchia Signora.
Tolti dalla bacheca, non dal cuore dei supporters, dove invece non c'è più spazio per i mercenari che hanno abbandonato la barca che stava affondando.
Oggi, i 'miei' campioni del mondo sono Buffon, Camoranesi, Del Piero e Iaquinta.
Scusate, ma per me l'estate 2006, molto prima di essere l'estate dell'apoteosi azzurra, è stata quella della disfatta bianconera.
"Il cielo è azzurro sopra Berlino", tante volte abbiamo sentito questa frase.
Peccato che il cielo fosse plumbeo su Torino.
'Farsopoli' e il dramma di Pessotto.
La notizia del tentato suicidio è stata un fulmine a ciel sereno, anche per gli azzurri, soprattutto per gli ex compagni di Gianluca, volati a Torino appena possibile per stare al suo capezzale prima di tornare in Germania, e dedicargli la vittoria mondiale.
Ha ragione Lippi quando dice che non ci sappiamo godere le cose della vita, in una società come questa che fagocita le emozioni in brevissimo tempo.
Il discorso calza a pennello soprattutto per i tifosi juventini.
Mentre mezza Italia si interrogava su ciò che avesse detto Materazzi a Zidane, noi bianconeri eravamo in ansia per le sorti della squadra.
La mia gioia per la vittoria in Germania è stata effimera, fugace, limitata all'immediato post-partita della finale. Niente caroselli, niente lacrime di gioia.
Era troppa la preoccupazione per lo spettro della B.
Da spettro a realtà. Il 31 agosto, l'inizio di un incubo.
Ecco, è quella la data che non dimenticherò mai dell'estate scorsa.
Già non ricordo i nomi dei rigoristi della magica notte di Berlino, in compenso come scordare le ore di trepidante attesa, e la conseguente rabbia cupa per il manifestarsi di una realtà nefasta e sconosciuta.
Un immagine dei Mondiali? Alex, la bandiera, altro che bandieruole e mercenari vari, che insacca il pallone del definitivo 2-0 alla Germania.
"Andiamo a Berlino, Beppe!", urlò Caressa al fido compagno di telecronaca Bergomi dopo il fischio finale di quel match.
Anche io ho urlato, il 31 agosto, e le persone verso le quali ho indirizzato la mia feroce incazzatura non le ho mandate certo a Berlino.

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