sabato 28 luglio 2007

Seven Nation Army

Per comunicare con tutti, Ranieri dovrà sfoggiare tutta la propria padronanza di spagnolo e inglese approfondita con le esperienze a Valencia e Londra.
La Juventus che si presenta ai blocchi di partenza della nuova stagione è un melting pot in espansione.
Gli stranieri sono al momento 12, un australiano (Van Strattan), 3 francesi (Boumsong, Zebina e Trezeguet), 2 portoghesi (Andrade e Tiago), 2 cechi (Grygera e Nedved), 2 uruguayani (Olivera e Zalayeta), un bosniaco (Salihamidzic) e un argentino (Almiron). Oddio, i connazionali di Maradona sarebbero due, ma Camoranesi è pur sempre uno degli eroi di Berlino, nonostante non canti l'inno.
Sono dunque 7 le nazionalità straniere che trovano spazio nel nuovo gruppo. Alcuni potrebbero presto cambiare aria.
Il destino degli uruguayani potrebbe essere lontano da Torino, sempre che si trovi una sistemazione per i due assistiti di Paco Casal. Zalayeta vuole l'estero, altrimenti tanto vale fare la quinta punta in bianconero. Olivera, piedi buoni mortificati da una scarsa disciplina, tattica e non solo, vedasi certi suoi raptus in blucerchiato, non ha esattamente la fila sotto casa.
La speranza di piazzare in un qualsiasi angolo del mondo Boumsong non è sfortunatamente condivisia dal giocatore, che si è innamorato della Vecchia Signora e vorrebbe pure prolungare il contratto. A Roma direbbero "Mo non t'allargà". Fatto sta che non si muove. Da Torino, e nemmeno in campo. Sfortuna doppia.
Gli altri, eccezion fatta per il semisconosciuto lungagnone australiano, sono destinati a rivestire un ruolo più o meno importante nell'economia della squadra.
Andrade, nella speranza che torni quello di un tempo, sarà il nuovo leader difensivo, e sulla destra giostrerà Zebina, che in forma e senza 'Zebinate' è pur sempre un bel terzino. Accanto al portoghese, Grygera dovrà guardarsi da una concorrenza certamente agguerrita ma ancora non ben definita. Sfruttando la sua duttilità, riuscirà a ritagliarsi un certo spazio.
In mezzo al campo si parlerà straniero, con la bandiera italiana tenuta alta solo dall'oriundo Camoranesi. Nedved a sinistra non si discute, mentre in mediana la coppia designata, non fosse altro per l'esborso, è Almiron - Tiago, tanta qualità e buona quantità. Il jolly della situazione è 'Brazzo' Salihamidzic, generosissimo esterno, in grado di giocare a destra come a sinistra, a centrocampo come in difesa. Cotanta versatilità sarà con tutta probabilità ripagata con un buon minutaggio.
L'attacco parla italiano, con Del Piero, Iaquinta e Palladino. Trezeguet, ormai, padroneggia benissimo la nostra lingua, ma è pur sempre franco-argentino.
La cessione di Chiellini spianerebbe la strada all'argentino Heinze, mentre l'addio, o arrivederci, di almeno uno tra Boumsong, Criscito e Legrottaglie, aggiungerebbe una nuova pedina allo scacchiere difensivo bianconero, probabilmente uno tra lo svizzero Senderos e il colombiano Zapata.
Una Juve internazionale, internazionale, insomma, ma non come l'Internazionale F.C., altrimenti detti 'Onesti'.
Spulciando l'organico dell'Inter, di italiani se ne trovano ben pochi. Solamente Toldo e Orlandoni, rispettivamente secondo e terzo portiere, e Materazzi tengono il tricolore ad Appiano Gentile. Con Grosso approdato a Lione, Andreolli finito a Roma, non c'è rimasto altro, se non qualche virgulto della Primavera, come Balotelli. Italiano solo di passaporto, essendo stato adottato dalla famiglia Balotelli appunto, ma per il resto africano al 100%.
L'inserimento nell'organico di alcuni ragazzi del settore giovanile permetterà di ovviare alle norme vigenti, ma di italiani ne vedranno davvero pochissimi i tifosi nerazzurri. In campo, molto probabilmente uno soltanto.
I colleghi bianconeri non avranno lo stesso problema. Tre dei campioni rimasti, Buffon, Camoranesi e Del Piero, erano azzurri a Berlino, e almeno uno tra Chiellini e Criscito dovrebbe restare ed entrare nell'11 titolare. Senza scordare Belardi, Birindelli, Nocerino, Zanetti, Marchionni, Iaquinta, anch'egli protagonista in Germania.
Vedremo dunque una Juve internazionale, ma con un'anima, come sempre, italiana.
Siamo pur sempre il club che più uomini ha dato a Lippi per i Mondiali, per quanto qualcuno abbia preferito altri lidi. A proposito, ci restino.
L'importante non è la nazionalità dei giocatori, ma il loro atteggiamento in campo.
Meglio un bosniaco volenteroso e attaccato ai colori, piuttosto che un italiano mercenario e svogliato. Se poi quest'ultimo è svedese e micragnoso, peggio ancora.
A buon intenditor, poche parole.

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