domenica 23 settembre 2007

La rivincita di BaStoner

Un po' Doohan, un po'... Rocky Balboa.
Questo, in sintesi, il ritratto di Casey Stoner, fresco campione del mondo della Moto GP. Dopo 33 anni, una moto italiana torna a dominare nella classe regina, ponendo fine al lungo monologo giapponese.
L'australiano, 21enne, cresciuto a pane e motori, è al primo titolo in assoluto da quando, era il 2001, esordì giovanissimo in 125. L'altalena con la 250, sino allo scorso anno, passa in Moto GP con la Honda del team di Lucio Cecchinello.
L'inizio è sfavillante: pole all'esordio. Successivamente, conferma un fastidioso feeling con l'asfalto, da cui il soprannome "Rolling Stoner", gioco di parole particolarmente azzeccato per inquadrare i primi anni di carriera. Passa per un pilota abile nel dare gas, ma troppo avvezzo a stendersi.
Non è un predestinato come Pedrosa. Prima di quest'ultima stagione, aveva raccimolato solo 7 vittorie, tante tute rovinate e moto distrutte. Nel 2005 è preceduto solo dallo spagnolo mignon nel mondiale 250.
Il talento è comunque palese, tanto che la Ducati lo mette sotto contratto per la stagione 2007. Sembra che la Yamaha lo avesse indocchiato, ma fosse stato proprio Rossi, abituato ad avere compagni di box poco ingombranti, a porre il veto all'operazione.
I motivi di un cambiamento così repentino sono fondamentalmente due, e riguardano i matrimoni, con la casa di Borgo Panigale e con la bellissima Adriana (come Rocky), 18enne di origine ceca impalmata nel gennaio 2007.
Lei lo segue ovunque, gli ha regalato tranquillità, fondamentale per un ragazzo dal carattere chiuso e spesso solo nei lunghissimi mesi passati lontano da casa. A fine GP si ripete la stessa, tenerissima scena. Casey la bacia, e la mogliettina gli sfila il guanto per infilargli l'anello nuziale.
E' accaduto spessisimo al parco chiuso, dove Stoner è stata presenza fissa. Vincente all'esordio, presto si capisce che non è un semplice fuoco di paglia. Si ripete in Turchia, Cina, Catalogna, Inghilterra, USA, Repubblica Ceca e San Marino. 8 vittorie, altrettante pole, 6 giri veloci. Numeri di un monologo.
L'essere alla guida di un mezzo ufficiale ha fatto la differenza, così come avere uno staff di prim'ordine che ascolta e mette in pratica le indicazioni dell'australiano. In passato, forse per la giovane età, le sue parole erano tenute poco in considerazione. Passava per un tipo un po' pazzo e lunatico, lo abbiamo ritrovato freddo, quasi glaciale, abile nella messa a punto, implacabile e cannibale sin dalle prove, ma comunque umile.
Nei rari duelli con Valentino Rossi, ha messo le ruote davanti al pesarese a Losail, Shangai e Montmelò. Insomma, pure nei corpo a corpo, 'Bastoner' (Meda dixit) c'è.
Ogni paragone con Hayden è gratuito e forzato. Due dati: 2 vittorie contro 8; titolo conquistato all'ultima gara per la scivolata di Rossi contro la vittoria ottenuta con 3 gare ancora da disputare. Ovviamente, i numeri parlano per Stoner.
Anche togliere meriti al pilota per attribuirli esclusivamente al binomio Bridgstone - Ducati è sbagliato: il ragazzo ci ha messo del suo, andando sempre a punti (peggior risultato, il 6° posto che lo ha decretato campione), al contrario di Rossi, e non solo per colpa della Yamaha.
Se proprio si vuol fare un paragone, sorge spontaneo quello con il connazionale Doohan, ma i tempi non sono maturi. In comune, l'essere sbarcati nella classe regina a secco di titoli nelle classi inferiori, con diverse modalità però, visto che Mick ha esordito nel Motomondiale direttamente in 500, e le frequenti cadute, che hanno falcidiato la carriera del pluricampione australiano.
Borgo Panigale e l'Australia non sono mai state così vicine. Budget decisamente inferiore a quello dei colossi nipponici, l'ingegno italiano ha però avuto la meglio, in una rilettura su due ruote della vittoria di Davide contro Golia.
Una parola la meritano pure gli avversari. Capirossi ha latitato a lungo, Melandri ha pagato un mezzo non all'altezza, Pedrosa è andato ad intermittenza, Hayden non pervenuto, battuto persino in casa, a Laguna Seca, dove aveva sempre vinto. Da chi, non c'è nemmeno bisogno di dirlo.
Rossi merita un capitolo a parte. Il pacchetto a sua disposizione è certamente inferiore a quello di Stoner, a parità di condizioni magari avrebbe vinto lui, ma sono discorsi inutili, in assenza di una controprova. Il suo valore, comunque, non è in discussione. Resta il fatto che non è stato perfetto (scivolata in Germania), il capolavoro l'ha comunque piazzato, ad Assen. A Misano è stato lasciato a piedi dalla moto, a causa del nuovo motore. A casa sua (il circuito è ad una decina di km in linea d'aria da Tavullia), ha vinto... beh, che ve lo dico a fare. Stoner, come detto, lo ha battuto anche a Donington, uno dei circuiti preferiti da Rossi. Lì ha trionfato spesso, ed inoltre vive a Londra. Non secondo la finanza italiana, ma questa è un'altra, brutta, storia.
Cos'altro dire su questo 21enne che cadeva troppo? Da ducatista, GRAZIE MILLE, CASEY.
L'anno prossimo, con le new entry De Angelis, Dovizioso e, soprattutto, Lorenzo, Melandri compagno di box, la Honda in cerca di rivincite e Rossi carico come una molla speranzoso che la moto l'assista, senza dimenticare l'ipotesi monogomma sempre più concreta, sarà difficile riconfermarsi. E' una sfida entusiasmante, che di certo non spaventa il secondo campione del mondo più giovane della storia.
Go, DesmoCasey!

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