giovedì 6 settembre 2007

Gila Horror Picture Show

Dalle stelle alle stalle.
Da uomo-mercato a Fantozzi dell'area di rigore.
Questa la strana parabola di Alberto Gilardino.
Protagonista di due grandi stagioni a Parma, condite da 47 gol quasi equamente suddivisi, l'approdo in una grande. Doveva essere la Juve, della quale è tifoso sin da bambino (ritornello fastidioso e già sentito), invece è il Milan.
Buona la prima annata, discreta la seconda, che gli vale un posto per Germania 2006, la terza inizia sotto pessimi auspici.
A corollario di prestazioni anonime, tuffi degni del Cagnotto dei tempi d'oro in area di rigore e controlli approssimativi, gli assordanti fischi dei tifosi rossoneri nel match contro la Fiorentina hanno sancito la rottura, forse definitiva, con il giovane biellese.
Inzaghi scalpita, Ronaldo è prossimo al rientro, mentre la new sensation Pato si allena con il gruppo in attesa di gennaio.
La fiducia gli viene ribadita a parole, ma sembrano le classiche frasi di circostanza.
Il gioco basato su scambi veloci palla a terra mortificano il bomber costretto a giocare spalle alla porta nella morsa dei difensori avversari.

Precipitato in una sorta di crisi d'identità apparentemente senza sbocchi, appare un malinconico Calimero tra tanti bellissimi cigni.
La nuvoletta di Fantozzi lo accompagna sempre, quando si arrabatta in area di rigore concludendo il tutto con un tuffo carpiato, oppure quando cicca il pallone per la gioia della Gialappa's.
Dov'è finito il Gilardino conteso dalle grandi, promessa del calcio italiano e non solo e capace di trascinare un disastrato Parma alla salvezza?
Ricattato da Corona, deriso dai tifosi, abbandonato dal CT azzurro.
La frenetica realtà meneghina,
a mo' di frullatore, rischia di bruciare l'ennesimo talento, per quanto questa sia una peculiarità più dell'altra sponda dei Navigli.
Il giocatore apre ad una possibile cessione, la società, per bocca di Galliani, è dapprima d'accordo salvo poi chiudere la porta.
Ecco, ciò di cui ha bisogno è proprio cambiare aria.
Torino potrebbe essere la città giusta. Tranquilla e discreta, a misura di Gilardino.
E' anche una questione di mentalità. Le sue caratteristiche tecnico-tattiche mal si conciliano con il viziato tifoso milanista, abituato ai giocatori di classe e a coccolare le bandiere, seppur sgraziate come Inzaghi. Alberto da Biella, giovane centravanti italiano, è come un elefante in un negozio di cristalli. Quantomeno, fuori luogo.
Con il supporter juventino, abituato a squadre operaie e ciniche, può scoccare la scintilla.
Difficile, ma non impossibile, pensare di vedere Gilardino in bianconero.
La Champions richiederebbe un ulteriore innesto in attacco, e l'identikit tracciata dalla dirigenza sui nuovi collima con le qualità di Alberto. Giovane, italiano, ingaggio non esoso.
Resta da convincere il Milan. Con il denaro, si possono scalare persino le montagne più impervie, e la strada che conduce alla punta è una salita non ripidissima.
Sono giorni che si parla di uno scambio con Adriano. Quasi impossibile che Moratti dia l'assenso, scottato da precedenti poco felici, per la sua Inter.
Il destino del biellese tornerebbe ad intrecciarsi con quello del brasiliano, dopo che la cessione di quest'ultimo aveva regalato, ai tempi di Parma, spazio, gol e successo all'italiano.
La storia, questa storia, non dovrebbe ripetersi.
Quella con la Juve, ancora nemmeno è iniziata. Tra un anno chissà.
In fondo, per trasformare il ranocchio in un bel principe (del gol), non ci vuole molto.
Basta trasferirsi un po' più ad ovest. Destinazione Torino.

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