martedì 18 settembre 2007

Diavolo illuso

A Siena ha fatto tutto la difesa.
Dida e Kaladze disfano, Nesta fa (gol), evitando l'umiliazione agli uomini di Ancelotti e negando a Mandorlini la gioia della prima vittoria nella massima serie.
Gli assenti hanno sempre ragione, soprattutto se si chiamano Pirlo e Kakà.
Senza le geometrie dell'azzurro ed i cambi di passo del brasiliano, il gioco si sviluppa in orizzontale, rendendo la manovra lenta ed imprevedibile.
Le fasce sono poco sfruttate, i cross rari come le giocate riuscite di Gourcuff, per la disperazione del malinconico Gilardino.
Inzaghi elevato a totem inattaccabile, Ronaldo alle prese con un infortunio dai contorni grotteschi, Pato atteso come salvatore della patria nonostante l'acne giovanile e l'apparecchio. In tutto questo, l'ex bomber del Parma è visto come elemento importante ma non indispensabile, schierato più per cause di forza maggiore che per effettiva convinzione. Preservare il delicato Superpippo per i big match è una necessità, ma l'involuzione tecnica di Gilardino è alquanto preoccupante, anche in ottica azzurra. Sente il peso della maglia, i fischi sono come macigni che attaccano mente e corpo, rendendo difficoltosi anche i controlli più elementari.
Le lacune palesate lo scorso anno dagli uomini di Ancelotti sono state mascherate dal successo in Champions, ma i nodi vengono prepotentemente al pettine sulla lunga distanza.
L'albero di Natale è spuntato, le alternative assicurano quantità ma non quella qualità che ti aspetteresti da Gourcuff, salvo rilevare come la strada intrapresa dal talentino francese sia quella, senza uscita, dell'eterno incompiuto.
L'assenza di una seconda punta rende improbabile un mutamento tattico. L'improbabile coppia formata dai già citati Inzaghi e Gilardino, a causa di movimenti speculari, facilita il lavoro delle difese ed evidenzia le pecche di un mercato condotto con troppa sufficienza.
L'attesa per il brasiliano Pato monta, ma rischia di restare schiacciato dalla pressione di un ambiente poco paziente con i giovani. Kakà ha avuto un impatto devastante, ma è arrivato a 22 anni compiuti, senza il peso di 22 milioni sborsati per il cartellino e quello derivante dall'essere la nuova sensazione del calcio mondiale (a quei tempi impazzavano i talentini del Santos, Diego e Robinho).
Se poi Dida torna in versione 'saponetta', risvegliando nei tifosi milanisti incubi europei, e Kaladze gli da una mano, ecco che pure la difesa, spesso bunker inespugnabile, diventa penetrabile persino da Bucchi e Maccarone.
L'unico volto nuovo davanti a Dida è quello di Digao, fratellino di Kakà, ma non è certo lui a poter garantire il salto di qualità. Deve, al contrario, dimostrare ancora di non essere semplicemente fratello d'arte, ma un calciatore da Milan.
Nemmeno da Bonera, talento mai del tutto esploso, ci si può attendere granchè, mentre il fisico di Maldini non consente al campione milanista un utilizzo continuo.
L'età media elevata e la pochezza delle alternative consigliava un intervento sul mercato che però non c'è stato, e se Nesta e/o Kaladze dovessero manifestare ancora i problemi fisici dello scorso anno, saranno dolori.
Alla grande qualità dei titolari non corrisponde un'adeguata coperta, stesso problema patito dalla Roma lo scorso anno.
Gli impegni sono numerosi, a dicembre c'è pure l'Intercontinentale, e tradizione vuole che la priorità spetti alla Champions, a seguire gli altri impegni internazionali.
In parole povere, il campionato potrebbe essere sacrificato sull'altare del possibile bis europeo, per la gioia di chi lnon godrà di questo palcoscenico per la stagione in corso, ma lo vuole a tutti i costi riconquistare.

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