domenica 30 settembre 2007

Il Grillo colpisce ancora

Di Luca? Colpito e affondato.
Bettini? Colpito e gasato.
UCI da una parte, comune di Stoccarda e comitato organizzatore dei Mondiali dall'altra. Si ripropone uno scenario già visto e che ha portato al fallimento del tanto bistrattato Pro Tour.
La federazione internazionale, presiduta da Pat McQuaid, riconosce la presunzione d'innocenza, gli organizzatori, per evitare il proliferare di scandali, preferiscono tenere alla larga chi ha come unica colpa l'essere indagato. Non condannato, intendiamoci, alla faccia del garantismo, cardine di un sistema giuridico democratico.
La tempistica della vicenda Di Luca è segno dei tempi difficile e della sete di giustizialismo imperante.
Con Bettini, campione uscente, gli è andata male.
Da Paolo era attesa l'unica risposta degna di un corridore di tale lignaggio, ed è arrivata, al termine di una prova corale praticamente perfetta.
Nemmeno la sfortuna, accanitasi contro il generosissimo Bruseghin costretto al ritiro per un incidente meccanico, ha fermato la marea azzurra.
Il 36enne Bertolini, fosse un calciatore, sarebbe il mediano settepolmoni, una sorta di Furino delle due ruote, che macina chilometri ma lascia le copertine ad atleti di classe. Come Rebellin, che si è lasciato alle spalle i disguidi con Ballerini e la possibilità di prendere la nazionalità argentina, e si mette al servizio del suo capitano movimentando la corsa con una fuga a 2 assieme a Kolobnev al penultimo passaggio. Persino Cunego si è ritrovato a fare il gregario nonostante l'importante pedigree, dando segnali tangibili di maturità.
Tutti uniti attorno al Grillo livornese, oggi più prudente del solito. L'esuberanza era una tassa troppo alta da pagare a fronte di una condizione non ottimale.
E' sull'Herdweg che si decide la corsa. Raggiunti i due fuggitivi Rebellin e Kolobnev, si sgancia un gruppetto formato da una quindicina di uomini. Dentro, oltre al corridore veneto, anche Bettini e Pozzato. Tagliato fuori Freire, grande favorito della vigilia, la Spagna si aggrappa a Sanchez, reduce da una Vuelta chiusa in crescendo e accreditato di una condizione strepitosa.
Non gli basta, però, per reggere all'ultimo forcing del campione uscente, che si avvantaggia, ai -10, assieme a Schumacher e Schleck. Rientrano pure il sorprendente Evans e l'inesauribile Kolobnev.
Sono questi 5 a giocarsi la vittoria. Parte lungo il russo, solo Bettini pare in grado di contrastarlo, lo supera con leggiadra maestria, e vince con una bicicletta di vantaggio.
Alla faccia di chi lo voleva seduto nel box azzurro assieme a Di Luca, protagonista mancato, dedicato all'indimenticato fratello Sauro, scomparso pochi giorni dopo il trionfo di Salisburgo.
Volevano affondare Paolo, ma lui ha imparato a nuotare in un mondo di squali. Fuor di metafora, l'ha messo in quel posto a tanta gente, in primis agli organizzatori.
Vedere la loro faccia al momento della vittoria dell'italiano non ha prezzo. Il gesto di Paolo sul traguardo, come a scoccare una freccia, era forse rivolto a loro, o magari a se stesso, come per dire, "ho fatto centro di nuovo".
Il linciaggio non ha avuto effetto, se non quello di caricarlo ulteriormente.
Mai visto un Bettini così maturo e accorto tatticamente. Merito anche di Ballerini, già pronto con l'ombrello per ripararsi dalle critiche in caso di flop, oltre che dei vari Ballan, Bertolini, Bruseghin, Cunego, Pozzato, Rebellin, Tonti e Tosatto. Questa vittoria è un po' anche loro, perchè da soli non si va lontano, e uno spicchio di merito va concesso pure alle riserve Nibali e Visconti, e all'escluso Di Luca.
Come Bugno, due volte consecutive campione del mondo.
L'anno prossimo, Pechino, teatro del possibile bis dopo lo splendido acuto di Atene 2004.
Gli avversari non mancheranno, ma Paolo, mix perfetto di classe e cuore, non teme nessuno.
Grazie ancora, perchè continui a far sognare chi, come me, crede ancora in questo sport.

sabato 29 settembre 2007

La lupa perde il pelo, ma non il vizio

E' come l'anno scorso. E' come l'anno prima.
Almeno in campionato, la Roma naufraga nello scontro diretto casalingo.
Dopo l'1-4 contro la Juve capelliana e lo stop per 0-1 al cospetto degli uomini di Mancini, sono ancora gli Onesti ad espugnare l'Olimpico, proprio per 1-4. In gol, come due anni fa in bianconero, Ibrahimovic, stavolta su calcio di rigore, che lo scorso anno aveva invece fallito. Corsi e ricorsi storici.
E pensare che gli Spalletti boys erano partiti benissimo, impegnando Julio Cesar in un doppio, prodigioso intervento, prima su bolide di Totti, poi su Mancini rapidissimo nell'avventarsi sulla respinta del brasiliano.
Sembra la solita Roma: gioca a memoria, fraseggi sullo stretto ed inserimenti puntuali, l'Inter è alle corde, prova in contropiede, ma il granitico Juan, degno sostituto di Chivu, chiude tutti gli spazi.
Al 28°, però, i giallorossi regalano due nuove perle. Dopo "er controfallo de' Cicigno", arrivano in successione "Er corner de' Totti" e "la parata de' Giulì", che si sostituisce a Doni murando in qualche modo il colpo di testa di Ibrahimovic. Espulsione sacrosanta, così come il rigore trasformato dallo stesso svedese.
La partita, da questo momento, non sarà più la stessa. L'inferiorità numerica tarpa le ali, è proprio il caso di dire, al ficcante gioco romanista.
Quando meno te l'aspetti, arriva, ad inizio ripresa, il pareggio giallorosso. E' Perrotta a spedire la sfera alle spalle di Julio Cesar, sfruttando l'errato disimpegno di Maxwell e lo spazio concessogli dalle belle statuine interiste.
Il pubblico sembra rinfrancato, Mancini approfitta del doppio infortunio di Dacourt ed Ibrahimovic per calare l'asso: due punte in campo, Crespo e Cruz.
Sembra incredibile, ma la mossa è azzeccata, così come la scelta di schierare dall'inizio il redivivo Cesar.
Passano quattro minuti dall'1-1, e Crespo mette dentro in bella coordinazione su respinta di Doni.
C'è gloria anche per il giardiniere Cruz, con una rasoiata a pelo d'erba che sorprende il brasiliano tutt'altro che incolpevole, e Cordoba di testa su cross al bacio dell'ottimo Figo.
La partita finisce qui, i restanti 25 minuti sono melina e voglia di correre sotto la doccia.
2 punti in 3 partite, il giocattolo si è rotto? No, semplicemente sono stati messi a nudo i limiti di una squadra bravissima nel gioco offensivo ma debole mentalmente (e soprattutto contro la Juve troppo sprecona).
Le mezze misure non sono di casa, e giustamente per martedì sera prevista goleada o disfatta epocale numero II. Ancora il Manchester, riaffiora l'incubo dei 7 Re di Roma (per i distratti: Carrick I, Smith, Rooney, Ronaldo I, Ronaldo II, Carrick II, Evra) e di qualsivoglia facile ironia basata su quel numero.
Le indicazioni ricavate dalla sfida contro l'Inter non sono incoraggianti, da Giuly che para meglio di Doni a Totti inconcludente, passando per Perrotta, l'unico pienamente convincente, infortunato.
Il capitano giallorosso, a precisa domanda, aveva dichiarato di preferire una vittoria contro il Manchester anzichè contro l'Inter. Quando si dice, mettere le mani avanti, o più semplicemente pararsi il...

giovedì 27 settembre 2007

Crisi EuroMilan, spettacolo a Firenze

Sarà pur vero che il tempo cura tutte le ferite, ma intanto il Milan continua a pagare oltremisura l'appannamento di Gilardino e perde 2-1 a Palermo. Il gol di Seedorf illude, il pareggio di Diana, propiziato da un, probabile, fallo di mano di Amauri, gel i rossoneri, il bolide di Miccoli che piega le mani al colpevole Kalac incenerisce le speranze di Kakà e compagni. A fine partita va in scena il Galliani furioso, obiettivo Collina. Vatti a fidare degli amici...
Torna sorridere l'Inter, che strapazza la Samp grazie ad un maestoso Ibrahimovic, autore di una doppietta e capocannonieri insieme all'ex compagno Trezeguet. Chiude i conti Figo, mentre per la Samp, appena 5 punti in altrettante partite, arriva addirittura il sorpasso da parte degli odiati cugini.
Un incontenibile tripletta di Borriello (!!!) manda al tappeto l'Udinese. Non bastano Asamoah e Mesto, per gli uomini di Gasperini arriva il primo successo in campionato.
Stesso obiettivo raggiunto dal Catania. Decisivo Martinez contro un'Empoli allo sbando. Cagni, in vista dell'Uefa, opta per un massiccio turnover, lasciando solo Volpato in avanti e finendo per infoltire troppo il centrocampo. Inconcepibile la tribuna riservata a Giovinco.
Riscatto pure per la Lazio, vincente sul Cagliari con un largo 3-1. Di Rocchi (doppietta) e Pandev, ritrovata coppia gol, le reti decisive. A nulla serve il momentaneo 2-1 di Acquafresca.
La sorprendente Atalanta di Del Neri è bloccat a Siena, 1-1, Doni su rigore risponde al classico gol dell'ex, firmato Loria.
Lo spettacolo, però, va in scena a Firenze. La Roma va avanti con un bellissimo pallonetto di Mancini che beffa Frey, pareggio di Gamberini abile a sfruttare con il piattone l'uscita a farfalle di Doni su calcio d'angolo. Giuly segna l'1-2, Mutu chiude su rigore con un 'cucchiaino'. A fine gara, applausi a scena aperta per tutti. Espugnare il Franchi tra due giornate sarà impresa ardua.
Prima, però, c'è il derby contro un Torino privo dell'infortunato Rosina e col dente avvelenato dopo la meritata sconfitta di Parma. Reginaldo e Corradi, nel giro di due minuti, regalano altri momenti goduriosi al popolo bianconero, gasato per il 4-0 inflitto alla Reggina. Oltre al solito Trezeguet, si improvvisano bomber Legrottaglie, Salihamidzic e Palladino.
La partita più discussa per la clamorosa gaffe della società labronica, eccessivamente celere nell'annunciare la terna designata, e poi sostituita, è decisa dalla zampata di Sosa che sfrutta la papera di Amelia. Napoli sogna, ad un punto appena dalla vetta.
La grande sfida di sabato, Roma vs. Inter, potrebbe ridisegnare le posizioni d'avanguardia, ed aprire scenari interessanti per squadre come Fiorentina e Juventus. Possibile che viola e bianconeri si affrontino da capoliste il 7 a Firenze. Chi vivrà, vedrà.

Classifica:
Inter, Roma 11
JUVENTUS
, Napoli, Palermo 10
Atalanta, Fiorentina 9
Udinese 7
Milan, Lazio, Parma, Genoa 6
Sampdoria, Catania 5
Cagliari, Torino 4
Siena 3
Empoli, Livorno, Reggina 2

Juve a forza 4

La Juve liquida con un perentorio 4-0 la pratica Reggina e rimane in scia di Inter e Roma, ora appaiate in testa alla classifica.
Ranieri stravolge la squadra che ha bloccato i giallorossi, attingendo a piene mani dalla panchina. Il clan dei napoletani, formato da Criscito, Molinaro, Nocerino e Palladino, è in campo al gran completo dal 1° minuto. L'attesa è tutta per Tiago, fin qui oggetto misterioso, schierato come vertice avanzato del rombo di centrocampo, nel ruolo che fu di Del Piero domenica pomeriggio. L'emergenza difensiva costringe il tecnico a rispolverare ancora Birindelli, mentre Salihamidzic sostituisce l'appannato Nedved. La sorpresa è in attacco, dove, a fianco di 'Roberto Bolle', gioca Trezeguet, costretto a sostituire l'infortunato Iaquinta.
Sin dal 3° minuto, quando Legrottaglie su calcio piazzato incorna a due passi dall'ottimo Campagnolo, si capisce come andrà la partita.
La Reggina conferma tutti i suoi limiti, debole in difesa ed evanescente in avanti, e Buffon è spettatore non pagante, riuscendo, per la prima volta, a mantenere inviolata la propria porta.
Dopo 5 minuti pure Tiago si accorge di essere in formazione e verticalizza benissimo per Palladino che non controlla. Primo lampo di classe da agosto a questa parte per lo strombazzato acquisto.
Se il primo tempo si chiude sullo 0-0, i colpevoli sono Campagnolo, protagonista di un esaltante duello con Trezeguet, e l'assistente De Santis, che annulla un gol regolarissimo dello stesso David.
Già Palladino, croce (soprattutto) e delizia (ogni tanto) del pubblico bianconero. Appare più grintoso del solito, ed è tutto dire, fa pure da sponda a Trezeguet (36°, fermato dal portiere reggino) e regala qualche numero, ma il gol non basta per raddrizzare una prestazione sufficiente, nulla più.
Il monologo del primo tempo riesce solamente a risvegliare fantasmi assopiti dopo la mezza impresa di Roma, ma gli unici ectoplasmi in campo sono gli avanti calabresi. Solo Amoruso, al 42°, tenta la soluzione dalla distanza, ma per Buffon è un gioco da ragazzi. Questa rimarrà l'unica occasione, si fa per dire, degli uomini di Ficcadenti in tutta la partita. Sarà mica un caso che il più incisivo tra gli amaranto sia stato il portiere e i peggiori tutti gli altri (a parte l'islandese)?
Il secondo tempo inizia sotto una buona stella, quella di Legrottaglie, che insacca di destro alle spalle dell'incolpevole Campagnolo dopo una finta di Criscito.
Passano appena due minuti, è ancora calcio d'angolo, è ancora gol; stavolta porta la firma di Salihamidzic, bravo nello sfruttare, con l'opportunismo del centravanti, la svirgolata di Trezeguet.
Siamo al 50°, l'incubo della beffa è già stato ricacciato indietro.
La Reggina si espone al contropiede, e viene infilata prima da Trezeguet (e sono 101!) servito da un lancio col contagiri di Zanetti, altrimenti un po' in ombra e come spesso avviene ammonito, e da Palladino poi su verticalizzazione perfetta di Nocerino. Per l'attaccante napoletano è sin troppo facile infilarsi nella difesa di burro degli amaranto, controllare e battere il portiere.
Più che una partita di campionato, sembra quasi un allenamento, c'è spazio persino per Olivera, mentre Del Piero e Nedved se ne stanno tranquilli in panchina.
Ingiudicabili i difensori, eleganti e sicuri nei disimpegni ma poco sollecitati. I cambi di Ficcadenti (Montiel e Cozza) non sortiscono alcun effetto, stavolta il miracolo appare davvero difficile, nonostante non ci sia il fardello della penalizzazione.
Se Nocerino si conferma frizzante, propositivo ed abile in ambedue le fasi e Trezeguet si muove più del solito dimostrandosi in palla, il portoghese Tiago si segnala per una splendida gocata verso Palladino, una buona intuizione per Trezeguet ed un doppio uno-due ancora con la punta napoletana. Ha giocato 90 minuti, quindi è davvero troppo poco. Meglio del solito, non che ci volesse molto, ma i suoi standard sono bel altri. E' ancora troppo lento con il pallone tra i piedi, non può permettersi più di due tocchi e deve pure migliorare negli inserimenti senza palla. Scolari, CT del Portogallo, ha detto di lui: "Non da mai meno del 70% e più del 90%". Al momento, confermo la seconda parte, non la prima, visto che, dopo una ventina di minuti incoraggianti, scompare rapidamente dai radar.
Il tempo degli esperimenti è durato lo spazio di una sera, il derby e l'attesissima sfida di Firenze sono appuntamenti da non fallire, per sperare di raggiungere la testa della classifica, sfruttando anche lo scontro diretto tra le due capoliste in programma sabato.
Guai a farsi ingannare da una vittoria in carrozza come questa, gli avversari veri sono altri, e ci attendono al varco per punirci alla prima mezza incertezza.
Pure stavolta, il fato ci 'regala' un infortunio: vittima Buffon, costretto a chiedere il cambio, ma le sue condizioni non preoccupano in vista del derby. Si parla di un semplice accavallamento di un nervo, per mettere ko Gigi ci vuole ben altro. Si spera.

LE PAGELLE:
Buffon ng - Si segnala solo al momento dell'uscita per infortunio (Belardi ng - Non rischia di incassare il gol dell'ex).
Birindelli 6 - Anonimo, ma non fa danni.
Legrottaglie 6.5 - Prestazione senza sbavature impreziosita dal gol.
Criscito 6.5 - La serata è tranquilla, e lui ne approfitta per mostrare alla platea le sue doti tecniche non indifferenti con alcuni apprezzabili disimpegni.
Molinaro 6.5 - Un po' troppo arruffone, spinge molto, i suoi limiti difensivi restano nascosti contro il nulla calabrese.
NOCERINO 7 - Inesauribile, la palla per il Palla è una perla.
Zanetti 6 - Si fa ammonire, e non è una novità. Il lancio per il 3-0 lo fa uscire dall'anonimato.
Salihamidzic 6.5 - Vivace, segna il gol che chiude il match (Olivera ng - Prova a combinare qualcosa, non va).
Tiago 6 - Venti minuti promettenti, per il resto piuttosto anonimo. Non basta.
Palladino 6 - A corrente alternata, ha qualche buono spunto ma per giocare titolare nella Juve ci vuole ben altro.
Trezeguet 6.5 - Solo un grande Campagnolo e un pessimo De Santis (il guardalinee) gli negano la gioia del gol nel primo tempo. Si rifà nella ripresa, 6° centro in 5 gare, come l'ex gemello Ibra.

Ranieri 6.5 - Voto al coraggio, rischia e viene ripagato. Va in panchina con tuta e scarpette bullonate. Operaio come la sua Juve.

Reggina: Campagnolo 7, Lanzaro 5, Stadsgaard 4.5, Aronica 5.5, Modesto 5.5; Barreto 5 (Tognozzi 5.5), Cascione 5.5,
Hallfredsson 6.5; Joelson 5 (Cozza 5), Amoruso 5.5, Ceravolo 5 (Montiel 5.5).

Arbitro, Celi 6 - Ingannato da De Santis nell'occasione del gol annullato a Trezeguet.ù
Assistenti, De Santis 5, Lanciani 6.

martedì 25 settembre 2007

Gli avversari: Reggina

Probabile formazione (4-3-3): Campagnolo, Stadsgaard, Lanzaro, Aronica, Modesto; Barreto, Cascione, Hallfredsson; Ceravolo, Amoruso, Joelson.
(Novakovic, Cherubin, Alvarez, Montiel, Tognozzi, Cozza, Vigiani).
All.: Ficcadenti.

Il primo turno infrasettimanale della stagione regala agli uomini di Ranieri un impegno sulla carta decisamente abbordabile.
A saggiare le condizioni della truppa di Ranieri sarà la Reggina, allenata dall'esordiente Ficcadenti, il più giovane tecnico della A.
Non ci sono più Mazzarri, Mesto e Bianchi, tre dei principali artefici della clamorosa salvezza centrata lo scorso anno nonostante i 15 punti di penalizzazione. Nonostante le numerose sirene, alla fine Amoruso, l'ex di turno, non si è mosso, ed è il leader di un gruppo giovane e tutto da scoprire.
Dopo anni di difesa a 3, quest'anno a Reggio si è tornati alla classica linea a 4. Davanti a Campagnolo, il probabile schieramento prevede il danese Stadsgaard,
Lanzaro, Aronica (cresciuto nel vivaio della Juve) e Modesto. Il primo, prodotto del vivaio romanista, ha rischiato di arrivare alla Juve nell'ambito dell'operazione Davids, poi naufragata. Sì è un po' perso, ma età e talento sono dalla sua. Poteva finire proprio a Roma Modesto, protagonista di un'ottima annata lo scorso anno ma rimasto sullo stretto in cerca di conferme. Non è certo una linea Maginot, tanto da essere sempre stata perforata ad oggi. Esattamente come la nostra difesa.
In mezzo al campo, il metronomo è il giovane Cascione, emigrato nella perfida Albione in gioventù e successivamente ripartito dal basso. Dopo essersi rivelato nella Pistoiese e confermato nel Rimini, cerca la consacrazione in amaranto. Ha un po' patito il salto di categoria, mentre non ha avuto particolari problemi d'inserimento l'islandese Hallfredsson, vero e proprio mastino, impressionante contro il Torino.
Sul centrodestra tocca all'erede designato di Paredes, il portoghese Barreto.
Cambierà con tutta probabilità il tridente. Fuori Tullberg, ancora acerbo per la massima serie, ai lati dovrebbe toccare al giovane Ceravolo, prodotto del vivaio reggino, e Joelson, a segno contro la Juve l'anno scorso con la maglia dell'Albinoleffe. Al centro, Amoruso, che pur non amando la posizione di centravanti, si adatta per il bene comune. Lo scorso anno è rinato facendo da spalla a Rolando Bianchi, con il quale ha costituito la coppia più prolifica della A. Altri tempi, il tempo dei miracoli pare finito.
I veri pericoli potrebbero arrivare dalla panchina.
A partire dal giovane Montiel, di cui tutti dicono un gran bene. Peccato finora non abbia mai giocato.
Cozza, profeta solo in patria, paga il modulo del tecnico marchigiano e l'assenza di un centravanti di peso, e, come Vigiani, è una carta importante da giocare a partita in corso dall'alto di un tasso tecnico non indifferente. Torino gli porta pure bene, suo il gol del 2-2 realizzato contro gli uomini di Novellino.

Per quanto concerne la Juve, probabile un turno di riposo per Nedved e Del Piero in vista del derby di domenica. Spazio a Palladino e alla strana coppia Almiron - Tiago.
Dopo la sconfitta interna contro l'Udinese, non sono tollerati altri passi falsi.

lunedì 24 settembre 2007

Chi è causa del suo mal pianga se stesso

"Mi chiamo Jerda, e non è con le chiacchiere che uscirai da questa merda". Così parlò Jules Winnfield (Samuel L. Jackson) in "Pulp Fiction", capolavoro del geniale Quentin Tarantino.
Una frase del genere potrebbe benissimo essere rivolta al duo comico ma nemmeno tanto Blanc - Secco, rei di non aver operato un ultimo, fondamentale, sforzo ad agosto per accaparrarsi un altro centrale difensivo.
Un tesoretto di circa 20 milioni in cassa, la palese carenza di alternative, i dubbi sulla coppia titolare Andrade - Criscito, vuoi per motivi fisici (il primo), vuoi per l'inesperienza (il secondo), sembravano motivi sufficienti per completare il reparto. Invece, nisba.
Le perplessità sono confermate sin dall'esordio con il Livorno, dove i nostri soffrono la fisicità di Rossini. Brutto segno in vista di impegni ben più gravosi. Le conferme non tardano ad arrivare, tanto che Buffon non è mai riuscito a mantenere la porta inviolata. 6 gol in 4 partite, avendo tra i pali il miglior portiere del mondo, è un bottino allarmante.
Per la serie "Piove sul bagnato", a Roma arriva la mazzata: al 52° minuto, per intercettare un tiro di Perrotta, il ginocchio sinistro di Jorge Andrade subisce una torsione innaturale ed il tendine rotuleo cede, così pare almeno. Se la prima diagnosi fosse confermata, si tratterebbe dello stesso infortunio occorsogli il 5 marzo 2006 al medesimo arto, e che lo costrinse a saltare i Mondiali.
Le parole di Ranieri a fine partita non lasciano molto spazio alle interpretazioni, e dunque la stagione del portoghese è destinata a chiudersi qui. Vista la recidività dell'infortunio, potrebbe rischiare la carriera. La stessa cosa accadde a Ronaldo, a più stretto giro d'orologio, e prima di rimettere piede in campo dovette aspettare un annetto.
Il quadro, a questo punto, è disarmante. Una natura morta.
"Non può piovere per sempre", diceva il Corvo (Brandon Lee). Vero, si spera, ma sino a gennaio sono previsti acquazzoni localizzati nella zona di Buffon. Un po' come la nuvoletta di Fantozzi, degna appendice di una fantozziana - tafazziana dirigenza.
Volenti o nolenti, il portoghese era il punto fermo davanti a Buffon. A suo fianco, ha solitamente agito Criscito, a disagio contro avversari prestanti, tanto da venir sostituito nell'intervallo in due occasioni, ieri e a Cagliari. Così facendo, Ranieri rischia di bruciarlo, sarebbe stato meglio operare l'inversione con Chiellini, ridicolizzato in Sardegna dallo scatenato Foggia.
Proprio l'invenzione di Giorgio centrale fu una delle pochissime note positive del periodo Deschamps. Sulla fascia, dopo lo straripante esordio contro il nulla del Livorno, ha patito giocatori veloci di gambe e dal baricentro basso. Riproporlo in una posizione dove, in B, ha patito il Serafini di turno può essere un suicidio, ma, in tempi di vacche anoressiche, pure la soluzione migliore.
Dicevamo di Criscito. Senso dell'anticipo e della posizione, non gli mancano tanto i centrimetri quanto i chili. Gli ci vorrebbe una settimana di lavoro intensivo con Ventrone, poi possiamo pure presentarlo al campionato italiano di body building. Una costante: l'avversario fa perno sul corpo di Mimmo e, facendo valere una maggior prestanza, lo aggira con facilità. Sulla fascia spingerebbe ovviamente meno di un caterpillar come Chiellini, ma ha la tecnica per regalare cross invitanti a Trezeguet. Senza dimenticare Molinaro.
A questi discorsi, validi indipendentemente dal crack di Andrade, si aggiunge la scelta del centrale di destra.
Da scartare l'ipotesi dell'inquietante coppia centrale Criscito - Chiellini, due mancini, di cui il primo presenta il già citato handicap fisico, mentre il secondo è un terzino adattato.
Restano in piedi le candidature di Boumsong, Grygera, Legrottaglie e Zebina. Non quella di Birindelli, che si ribalta come accade al giocatore ogni qual volta viene puntato.
I due francesi sono out, Bum Bum per infortunio (ne avrà per 2 mesi), l'altro è squalificato ancora per 2 turni.
Il pugliese è uno specialista del ruolo. Non che la cosa tranquillizzi, viste le sue frequenti disattenzioni, ma tant'è, questo passa il convento. Che Dio ce la mandi buona, e lo guidi sulla retta via.
L'ipotesi migliore resta però l'accentramento di Grygera. Ranieri l'aveva provato centrale in estate nel corso della tournee inglese, salvo proporlo sulla destra al Trofeo Berlusconi. E' un terzino di posizione, apprezzabile crossatore nelle rare incursioni nella metà campo avversaria. AI centro ha disputato buone stagioni in Olanda con l'Ajax. E' tristemente la miglior soluzione possibile.
Sulla destra, in attesa del rientro del pazzo Zebina, può agire Salihamidzic. Se non altro, in quel ruolo, a ranghi presto compatti, c'è persino abbondanza, ma è solo un contentino vista la penuria di centrali affidabili.
Sino a gennaio, avanti con Salihamidzic (Zebina) - Grygera - Chiellini (Criscito) - Criscito (Chiellini). Pensare di affrontare l'Inter con questa difesa provoca un po' d'inquietudine.
I dirigenti dovrebbero farsi un esame di coscienza, perchè, oltre alla sfortuna, la colpa di questa situazione è loro. Spendere 10 milioni per un giocatore reduce da un infortunio gravissimo e a rischio ricaduta, senza intervenire sul parco alternativo, è stato imperdonabile.
Il braccino corto mostrato in estate dovrà necessariamente venir meno a gennaio, perchè gli interlocutori, consapevoli delle nostre necessità ed essendo in corso i vari campionati, ci faranno svenare. A questo punto, però, non se ne può davvero fare a meno.
Chi è causa del suo mal pianga se stesso.

domenica 23 settembre 2007

La Juve tiene vivo il campionato

La 4° giornata porta poco fieno in cascina per le grandi.
Pareggio sia per le milanesi, che per Roma e Juventus nello scontro diretto.
Bianconeri in vantaggio con Trezeguet, poi l'uno-due firmato Totti porta avanti i giallorossi. Nella ripresa, il rigore fallito da Del Piero sembra tagliare le gambe ai bianconeri, che ottengono però un pareggio insperato con Iaquinta, il migliore dei suoi, dopo i numerosi errori sotto porta dei padroni di casa. Da segnalare il gravissimo infortunio di Andrade, per lui stagione finita.
Nell'anticipo serale, il Milan si fa fermare anche dal Parma. A Seedorf risponde Pisanu, a conferma della priorità riservata alla Champions League.
Il risultato più clamoroso è però il pareggio a Livorno dell'Inter. Sotto dopo nemmeno un minuto con De Vezze, è Ibrahimovic a segnare l'1-1 dopo una grande azione di Maicon, poi espulso a pochi minuti dalla fine. Dagli undici metri le altre due marcature, ad opera di Loviso prima e dello svedese poi. Ennesima dimostrazione di come dalle lune dell'ex bianconero dipenda il destino della truppa di Mancini.
Al secondo posto, dietro proprio alla Roma, spunta a sorpresa l'Atalanta, vittoriosa contro la derelitta Lazio di Delio Rossi, priva di un organico in grado di reggere il doppio impegno campionato - Champions. Avanti con Langella, il pareggio di Mutarelli è vanificato dall'ennesimo gol di Zampagna in pieno recupero.
A braccetto con i bergamaschi la Fiorentina che espugna Catania con un colpo di testa del solito Mutu.
Colpo esterno anche per il Palermo, vincente in quel di Cagliari grazie a Zaccardo.
Punteggio ad occhiali per Empoli e Napoli. Cagni, finalmente, si decide ad inserire dal 1° minuto Giovinco che non delude ma viene sostituito per motivi tattici da Marchisio al 53°.
Stesso risultato nel posticipo serale, l'attesissimo derby genovese. Le due squadre non si fanno male, al contrario dei tifosi fuori.
Anche i cugini impattano, in casa contro il redivivo Siena. Non bastano due rigori parati da Sereni (il secondo ribattuto in rete da Maccarone), così come il gol di Dellafiore.
Continua il momento d'oro di Di Natale: prima la doppietta contro l'Ucraina, poi il gol ammazza-Juve, infine le due splendide reti che condannano la Reggina al ko. Se va avanti così, un posto per la sfida di ottobre contro la Georgia non glielo leva nessuno.

Classifica:
Roma 10
Inter, Atalanta, Fiorentina 8
JUVENTUS, Napoli, Palermo, Udinese 7
Milan 6
Sampdoria 5
Cagliari, Torino 4
Lazio, Parma, Genoa 3
Catania, Empoli, Reggina, Siena, Livorno 2

La rivincita di BaStoner

Un po' Doohan, un po'... Rocky Balboa.
Questo, in sintesi, il ritratto di Casey Stoner, fresco campione del mondo della Moto GP. Dopo 33 anni, una moto italiana torna a dominare nella classe regina, ponendo fine al lungo monologo giapponese.
L'australiano, 21enne, cresciuto a pane e motori, è al primo titolo in assoluto da quando, era il 2001, esordì giovanissimo in 125. L'altalena con la 250, sino allo scorso anno, passa in Moto GP con la Honda del team di Lucio Cecchinello.
L'inizio è sfavillante: pole all'esordio. Successivamente, conferma un fastidioso feeling con l'asfalto, da cui il soprannome "Rolling Stoner", gioco di parole particolarmente azzeccato per inquadrare i primi anni di carriera. Passa per un pilota abile nel dare gas, ma troppo avvezzo a stendersi.
Non è un predestinato come Pedrosa. Prima di quest'ultima stagione, aveva raccimolato solo 7 vittorie, tante tute rovinate e moto distrutte. Nel 2005 è preceduto solo dallo spagnolo mignon nel mondiale 250.
Il talento è comunque palese, tanto che la Ducati lo mette sotto contratto per la stagione 2007. Sembra che la Yamaha lo avesse indocchiato, ma fosse stato proprio Rossi, abituato ad avere compagni di box poco ingombranti, a porre il veto all'operazione.
I motivi di un cambiamento così repentino sono fondamentalmente due, e riguardano i matrimoni, con la casa di Borgo Panigale e con la bellissima Adriana (come Rocky), 18enne di origine ceca impalmata nel gennaio 2007.
Lei lo segue ovunque, gli ha regalato tranquillità, fondamentale per un ragazzo dal carattere chiuso e spesso solo nei lunghissimi mesi passati lontano da casa. A fine GP si ripete la stessa, tenerissima scena. Casey la bacia, e la mogliettina gli sfila il guanto per infilargli l'anello nuziale.
E' accaduto spessisimo al parco chiuso, dove Stoner è stata presenza fissa. Vincente all'esordio, presto si capisce che non è un semplice fuoco di paglia. Si ripete in Turchia, Cina, Catalogna, Inghilterra, USA, Repubblica Ceca e San Marino. 8 vittorie, altrettante pole, 6 giri veloci. Numeri di un monologo.
L'essere alla guida di un mezzo ufficiale ha fatto la differenza, così come avere uno staff di prim'ordine che ascolta e mette in pratica le indicazioni dell'australiano. In passato, forse per la giovane età, le sue parole erano tenute poco in considerazione. Passava per un tipo un po' pazzo e lunatico, lo abbiamo ritrovato freddo, quasi glaciale, abile nella messa a punto, implacabile e cannibale sin dalle prove, ma comunque umile.
Nei rari duelli con Valentino Rossi, ha messo le ruote davanti al pesarese a Losail, Shangai e Montmelò. Insomma, pure nei corpo a corpo, 'Bastoner' (Meda dixit) c'è.
Ogni paragone con Hayden è gratuito e forzato. Due dati: 2 vittorie contro 8; titolo conquistato all'ultima gara per la scivolata di Rossi contro la vittoria ottenuta con 3 gare ancora da disputare. Ovviamente, i numeri parlano per Stoner.
Anche togliere meriti al pilota per attribuirli esclusivamente al binomio Bridgstone - Ducati è sbagliato: il ragazzo ci ha messo del suo, andando sempre a punti (peggior risultato, il 6° posto che lo ha decretato campione), al contrario di Rossi, e non solo per colpa della Yamaha.
Se proprio si vuol fare un paragone, sorge spontaneo quello con il connazionale Doohan, ma i tempi non sono maturi. In comune, l'essere sbarcati nella classe regina a secco di titoli nelle classi inferiori, con diverse modalità però, visto che Mick ha esordito nel Motomondiale direttamente in 500, e le frequenti cadute, che hanno falcidiato la carriera del pluricampione australiano.
Borgo Panigale e l'Australia non sono mai state così vicine. Budget decisamente inferiore a quello dei colossi nipponici, l'ingegno italiano ha però avuto la meglio, in una rilettura su due ruote della vittoria di Davide contro Golia.
Una parola la meritano pure gli avversari. Capirossi ha latitato a lungo, Melandri ha pagato un mezzo non all'altezza, Pedrosa è andato ad intermittenza, Hayden non pervenuto, battuto persino in casa, a Laguna Seca, dove aveva sempre vinto. Da chi, non c'è nemmeno bisogno di dirlo.
Rossi merita un capitolo a parte. Il pacchetto a sua disposizione è certamente inferiore a quello di Stoner, a parità di condizioni magari avrebbe vinto lui, ma sono discorsi inutili, in assenza di una controprova. Il suo valore, comunque, non è in discussione. Resta il fatto che non è stato perfetto (scivolata in Germania), il capolavoro l'ha comunque piazzato, ad Assen. A Misano è stato lasciato a piedi dalla moto, a causa del nuovo motore. A casa sua (il circuito è ad una decina di km in linea d'aria da Tavullia), ha vinto... beh, che ve lo dico a fare. Stoner, come detto, lo ha battuto anche a Donington, uno dei circuiti preferiti da Rossi. Lì ha trionfato spesso, ed inoltre vive a Londra. Non secondo la finanza italiana, ma questa è un'altra, brutta, storia.
Cos'altro dire su questo 21enne che cadeva troppo? Da ducatista, GRAZIE MILLE, CASEY.
L'anno prossimo, con le new entry De Angelis, Dovizioso e, soprattutto, Lorenzo, Melandri compagno di box, la Honda in cerca di rivincite e Rossi carico come una molla speranzoso che la moto l'assista, senza dimenticare l'ipotesi monogomma sempre più concreta, sarà difficile riconfermarsi. E' una sfida entusiasmante, che di certo non spaventa il secondo campione del mondo più giovane della storia.
Go, DesmoCasey!

Crederci sempre, mollare mai: 2-2!

Il fattore C (cuore e carattere, niente... fortuna) premia la Juve che blocca la capolista Roma sul 2-2.
Ranieri propone una formazione audace, preferendo Grygera a Salihamidzic ed inserendo Iaquinta a fianco di Trezeguet, mentre Del Piero è il vertice avanzato del rombo di centrocampo che vede Zanetti davanti alla difesa.
Parte bene la Juve, con un Nocerino particolarmente volitivo che arriva due volte al tiro dalla distanza, peccato che i cross non siano il suo forte.
Il punto di forza della Roma, si sa, sono gli inserimenti da dietro, ed il primo a fornirne un assaggio è Cassetti, il quale, imbeccato benissimo da Totti, con un bel diagonale appena dentro l'area impegna Buffon.
Al 18° sono i bianconeri a passare in vantaggio. Del Piero allarga bene per Iaquinta, cross al centro sul quale irrompe come un falco Trezeguet che anticipa Mexes e trafigge Doni. 100° gol in A con la maglia bianconera per il bomber francoalgerino, 1° gol incassato da Doni in questa stagione e la dimostrazione che il tridente funziona.
L'ex attaccante dell'Udinese è una costante spina nel fianco per la difesa romanista, affonda a destra e a sinistra, muovendosi attorno a Trezeguet, e dimostrandosi il più in forma là davanti.
La difesa è messa costantemente sotto pressione, ma sembra reggere piuttosto bene, considerando la forza dell'avversario. Al 31°, però, il 'fattaccio': Mancini dalla sinistra verticalizza su Totti, spalle alla porta aggira Criscito e ha tutto il tempo per battere imparabilmente l'incolpevole Buffon. Le responsabilità sono da attribuire al difensore napoletano, troppo leggero nel contrastare la Scarpa d'Oro.
La partita cambia, sono i giallorossi a prendere in mano il pallino del gioco, la Juve concede campo alla Roma in crescita, mettendo alle corde gli uomini di Ranieri soprattutto sulle fasce. Così, 6 minuti dopo arriva il raddoppio, firmato ancora Totti, abile a scaravantare una palla vagante alle spalle di Buffon. Merito ancora una volta delle ali romaniste, bravissime nel defilarsi allargando le maglie difensive bianconere, e dei centrocampisti abili nell'aprire il gioco ed inserirsi senza palla. Meccanismi perfetti che valgono il primato. Stavolta è Mancini a sfuggire al controllo di Grygera che stringe al centro, mette in mezzo un pallone sul quale si avventa Aquilani, la respinta di Buffon taglia fuori i due centrali e Totti firma il 2-1.
La Juve non demorde, ed ancora una volta è il tridente a mettere in difficoltà la difesa romanista. Iaquinta, dalla sinistra, spizza per Trezeguet, finta del bomber e tiro a botta sicura di Del Piero, ma Doni compie un grande intervento.
Non succede più nulla, il primo tempo si conclude con la Roma in vantaggio. Peccato, il vantaggio di Totti ha cambiato la partita, fin lì ben controllata dalla Juve.
Ranieri presenta subito una novità: Legrottaglie sostituisce Criscito. Iaquinta parte più largo sulla destra, il modulo diventa una sorta di 4-2-3-1 speculare a quello romanista.
Il pallone del ko finisce sui piedi di Mancini su azione d'angolo, ma Grygera con la punta lo contrasta e l'azione sfuma.
Se qualcuno si chiede come mai Cassetti (infortunatosi nel primo tempo) sia stato preferito a Cicinho, la risposta non si fa attendere. Nedved si sveglia e affonda sulla sinistra dell'area di rigore, il brasiliano lo colpisce da dietro, il rigore è netto e, udite udite, viene concesso. Forse sorpreso da cotanta grazia, Del Piero calcia alle stelle.
Altra possibilità di chiudere il match per i giallorossi, che non fanno valere il classico "gol sbagliato, gol subito". Perrotta, al termine di un'azione insistita, calcia alle stelle, a porta vuota, su cross di Taddei.
Il destino si accanisce sulla Juve, Andrade si infortuna e viene sostituito da Birindelli, che va a destra, mentre Grygera affianca Legrottaglie in una difesa assolutamente inedita. Per il portoghese si parla di rottura del tendine rotuleo, sinonimo di stagione finita.
La Roma crea pericoli in successione, e Buffon deve compiere due difficili interventi prima su Totti (punizione) e poi su Mancini avventatosi sulla respinta. Il reparto arretrato soffre, si distrae sui calci d'angolo facendo infuriare il portierone. Se non altro, il fuorigioco viene applicato con rigore.
L'altalenante Del Piero viene sostituito da Palladino, la Juve lotta con grinta nonostante il tasso tecnico inferiore. Come prevedibile, il giovane napoletano non cambia l'inerzia del match, incanalato verso il 2-1 giallorosso con conseguente fuga.
All'87°, ancora Cicinho commette un'ingenuità, facendo invertire la rimessa laterale, battuta troppo avanti. Rimessa lunghissima di Chiellini, Iaquinta anticipa tutti sul primo palo, scavalcando Doni e rendendo inutile il tentativo disperato di Juan. 2-2, esplode la gioia incontenibile, in campo, in panchina e sugli spalti.
Il risultato va benissimo agli ospiti, e da qui alla fine non accade più nulla.
Senza un regista, con un centrocampo di contenimento e Nedved, piuttosto abulico, costretto a sacrificarsi, non si poteva chiedere di più.
Sarebbe una giornata da ricordare, non fosse per il terribile infortunio occorso ad Andrade (auguroni!) che complica i piani per il futuro. Ora che pure Boumsong avrebbe fatto comodo ma ne avrà per due mesi, Criscito palesa i suoi limiti fisici e, da mancino, faticherebbe a fianco di Chiellini, rischia di diventare fondamentale Legrottaglie, e uno tra Grygera e Zebina, quando rientrerà dalla squalifica, potrebbe essere accentrato.
Vanificato il tentativo di fuga della Roma, ora l'attenzione si sposta sull'impegno infrasettimanale contro la Reggina, dove il povero Ranieri dovrà necessariamente inventarsi qualcosa per schierare una difesa quantomeno presentabile.
E poi, il derby. Servono 6 punti, e nulla ci sarà precluso.

LE PAGELLE:
Buffon
7 - Decisivo su Cassetti, Totti e Mancini, non ha colpe sui gol.
Grygera 6 - All'esordio assoluto, tiene bene la posizione.
Andrade 6.5 - Stava disputando la sua miglior partita in bianconero. L'infortunio lo toglie di mezzo, forse sino al termine della stagione. Auguri (Birindelli 5.5 - Regala sempre brividi ai suoi tifosi, fa quasi tenerezza al cospetto di Totti).
Criscito 5.5 - Fino al vantaggio di Totti, gioca una buona gara. Nell'occasione, però, paga un fisico minuto al cospetto di avversari più prestanti (Legrottaglie 6 - Nonostante la pressione giallorossa, tiene piuttosto bene. Servirà, e molto, in futuro).
Chiellini 6 - Rispetto alle abitudini spinge poco, ma si fa valere con vigorosi interventi.

Nocerino 6 - Senza infamia nè lode, aggredisce i portatori di palla romanisti. Parte bene, ma i suoi cross sono sempre sballati.
Zanetti 6.5 - Preziosissimo davanti alla difesa, è l'unico indispensabile in mezzo al campo.
Nedved 5 - Nota dolente. Si fa vedere solo in occasione del rigore, per il resto la posizione inedita lo limita e corre a vuoto.
Del Piero 5.5 - Nel primo tempo impegna Doni con una bella volèe e su punizione, appare un po' troppo lento ed egoista, fatica da trequartista. Pesa il rigore sbagliato, una rarità (Palladino ng).
Trezeguet 6 - Media tra l'8 per il gol da re dell'area di rigore e il 4 per i restanti 90 minuti più recupero. Movimenti apprezzabili, ma non la vede mai. Nei primi 5 minuti riesce a toccare qualche pallone non azzeccando un passaggio nemmeno per sbaglio. Il solito, nel bene e nel male.
IAQUINTA 7.5 - Corre, salta, affonda ovunque, segna il gol del pareggio: semplicemente devastante, alla faccia di chi lo chiama "Iapippa".

Ranieri 6.5 - Come a Cagliari preferisce togliere Criscito, inserendo Legrottaglie anzichè scambiarne la posizione con Chiellini. Scelta discutibile, mentre il tridente, e soprattutto Iaquinta, lo ripaga alla grande.

Roma: Doni 6.5, Cassetti 6.5 (Cicinho 5), Mexes 6, Juan 6.5, Tonetto 6; Aquilani 6.5, De Rossi 6.5; Taddei 5.5, Perrotta 6.5, Mancini 6; Totti 7.5.

Arbitro, Morganti 6.5 - Bravo, ed è una notizia.
Assistenti, Faverani 6; Stefani 6.

Gli avversari: Roma

Probabile formazione (4-2-3-1): Doni; Panucci, Mexes, Juan, Tonetto; De Rossi, Aquilani; Taddei, Perrotta, Mancini; Totti.
(Curci, Cassetti, Ferrari, Cicinho, Pizarro, Giuly, Vucinic).
All.: Spalletti.


Inarrestabile. In una parola, la Roma di inizio stagione.
Vittoriosa a San Siro in Supercoppa Italiana, a punteggio pieno in campionato, reduce dall'esordio vincente in Champions League contro quella Dinamo Kiev che rievoca sinistri ricordi.
Il vero tallone d'Achille della squadra, lo scorso anno, è stata la coperta corta. Spalletti era costretto a schierare spesso lo stesso 11 a causa della penuria di alternative.
Al contrario di Secco e compagnia, il mercato dei giallorossi ha sfiorato le perfezione. Sono arrivati Juan, Cicinho, Barusso, Giuly (per 4 milioni, gran colpo) ed Esposito, ripreso Brighi e riscattato Pizarro, senza dimenticare i colpi in prospettiva come Andreolli e Antunes.
L'unica partenza pesante è stata quella di Chivu. Difensore carismatico e bravissimo nel dirigere il traffico là dietro, ha altresì evidenziato pecche nel controllo dell'uomo, parzialmente mascherate dall'ottimo Mexes. Il brasiliano Juan, ex Leverkusen, è un arcigno marcatore, rendendo il reparto più compatto rispetto al passato.
Di questa rinnovata solidità si giova in primis il connazionale Doni, classico estremo difensore della terra di Pelè e Garrincha: alterna interventi prodigiosi ad incertezze clamorose. L'uomo di esperienza è Panucci, riciclatosi in caso di necessità addirittura centrale. Cicinho ha trovato un cliente durissimo. Dall'altra parte, Tonetto si sta confermando come uno dei migliori terzini sinistri della A.
Un'altra novità della nuova Roma è la rinascita di Aquilani. Lo scorso anno, numerosi problemi fisici ne hanno frenato l'esplosione; stavolta, sono stati i malanni di Pizarro a spalancargli le porte del campo. Con De Rossi forma una coppia giovane, italiana, cresciuta a pane e Roma, che abbina qualità e quantità e con margini di miglioramento. Per il cileno si preannunciano tempo grami. Serve maggior copertura? No problem, ci sono Brighi e Barusso, impressionante all'esordio in B contro la Juve.
I collaudatissimi meccanismi hanno permesso di sopperire all'assenze iniziali di Mancini e Perrotta. Giuly si è inserito in maniera rapidissima, impressionando per l'intesa con i compagni. Cambiano gli interpreti, ma la musica è la stessa. Persino Vucinic, altra vittima di frequenti malanni fisici in passato, si è calato bene nel ruolo di esterno, in attesa di rimpiazzare, quando necessario, l'inamovibile Totti.
Proprio il capitano deve molto al tecnico toscano che lo ha inventato centravanti atipico. Si muove a tutto campo, apre spazi per l'inserimento dei compagni portandosi appresso un difensore, ma nonostante questo (e l'imprecisione dal dischetto, per la disperazione dei fantallenatori) ha conquistato titolo da capocannoniere e Scarpa d'Oro per i 26 gol realizzati nel campionato aziendale.
Marcarlo ad uomo può essere molto pericoloso. A parte il rischio di ricevere sputi e calci, seguirlo in ogni zona del campo rischia di aprire autostrade per i trequartisti giallorossi, Perrotta in primis.
Messa così, il quadro appare desolante. Volendo guardare il pelo nell'uovo, le alternative ai centrali difensivi titolari non sono il massimo, mentre l'assenza di un centravanti di peso potrebbe pesare in certe occasioni.
L'unica via per batterli è aggredire i loro portatori di palla, lasciando il compito di far ripartire l'azione ai difensori, costretti così ai lanci lunghi che non esaltano certo le doti palla a terra degli avanti giallorossi. Il contropiede può essere l'arma decisiva per gli uomini di Ranieri, non a caso Trezeguet rischia una clamorosa esclusione a favore del veloce Iaquinta.
Si parla anche di Legrottaglie, Molinaro ed Olivera, ma preferisco non pensarci.

CASEY CAMPIONE DEL MONDO!

Da Ducatista non posso che dire grazie a Casey, semplicemente implacabile quest'anno.
Ottimo il pacchetto Ducati - Bridgstone, Stoner l'ha sfruttato alla perfezione, non commettendo errore alcuno in gara.
A coronamento di questa annata fantastica, Capirossi ha vinto a Motegi il suo primo GP stagionale.
Soprattutto, però, possiamo finalmente urlare...
BASTONER
CAMPIONE DEL MONDO!

venerdì 21 settembre 2007

Jesus of Suburbia

Juve contro Roma, Del Piero contro Totti.
Si ripropone la sfida tra i numeri 10 più amati/odiati d'Italia.
A porre fine al dualismo in azzurro ci ha pensato il romanista, chiamatosi fuori al pari di Nesta. Il bianconero lo seguirà probabilmente dopo aver chiarito a Donadoni di essere una seconda punta.
Tutto iniziò ad Euro 2000 (a Francia '98 andava di moda il Del Piero vs. Baggio), che ha visto ampliarsi la forbice del consenso mediatico tra i due: ad Alex si imputa la sconfitta per due gol divorati, Totti è stato giudicato uno dei più positivi dell'intera spedizione. A seguire, un Mondiale da dimenticare per la Nazionale che Del Piero ricorderà per il gol al Messico, ed il successivo Europeo, anch'esso finito nel libro nero, che invece Totti rimembrerà pur volendolo rimuovere dalla mente per lo sputo a Poulsen.
Il momento delle rivincite è stato Germania 2006. Ad imporsi è l'Italia della difesa, da Buffon al sorprendente Grosso passando per il Pallone d'Oro Cannavaro, del trascinatore Gattuso e del condottiero Lippi.
La lunga cavalcata contro la Germania, il passaggio alla cieca di Gilardino e il piattone a girare con Lehmann inesorabilmente superato, resta probabilmente la sequenza più bella per il tifoso bianconero. Invece, il romanista probabilmente ricorderà la tensione negli occhi di Totti prima di battere il rigore decisivo contro l'Australia, il tiro nel sette, il ciucciarsi il pollicione a mo' di esultanza come tradizione.
Un anno da protagonisti con i rispettivi club, titolo da capocannoniere per entrambi. Purtroppo per noi, Alex ha gonfiato le reti in B, a seguito delle note vicende.
Dopo il ricco antipasto estivo, si ritrovano faccia a faccia all'Olimpico (di Roma).
Diversi in tutto e per tutto, soprattutto nel carattere. Tanto è schivo Del Piero quanto mediatico Totti. Il primo è passato dall'essere gay allo sposarsi ogni estate con Sonia, professione commessa. Questo secondo i giornali, per i quali la moglie sarebbe stata ingravidata un numero imprecisato di volte. In realtà, il matrimonio è stato celebrato in gran segreto e sul bebè in arrivo c'è il massimo riserbo. I diritti della cerimonia non sono stati venduti a Sky, la lista nozze non è apparsa su Internet. Di Del Piero non si ricordano calci, avversari calpestati, sputi, tiramolla con il CT e gesti bambineschi, dal "Vi ho purgato ancora" alle 4 dita mostrate a Tudor. Stile diverso.
Stile, per l'appunto.
Diverso è anche lo stato d'animo dei due. Tra disavventure in azzurro e la grana del rinnovo, lo juventino qualche preoccupazione ce l'ha. Serena la sua nemesi giallorossa, forte del momento straordinario della 'sua' Roma.
Roma, per l'appunto.
Croce e delizia del capitano. Dentro e fuori dal raccordo anulare, due storie diverse. Amato, venerato, elevato ad icona laica a Roma, coccolato dai giornalisti pronti ad esaltarne persino i peti, la consacrazione internazionale non è ancora arrivata, sia a livello di club che di Nazionale. Quando è stato investito del ruolo di trascinatore (Portogallo 2004, da Trapattoni; Manchester 2007, da tutti), ha deluso.
Popolare Totti, nazionalpopolare Del Piero. L'accezione del termine popolare assume connotati diversi. Nel primo caso, trattasi del 'suo' popolo, i romanisti. Nel secondo, di popolo italiano. Certo, non tutti amano o semplicemente rispettano Alex (per primi certi juventini...), ma è considerato una delle pochissime icone universali del nostro calcio. Come Maldini, esemplare anche fuori dal campo.
L'emancipazione di Francesco da Roma passa anche dal pomeriggio di domenica, in attesa della rivincità dell'Old Trafford.
Il calcio è pieno di eroi di provincia (la capitale d'Italia, dopo i due anni di gloria a cavallo del nuovo millennio, resta una realtà in disparte rispetto alle potenze del Nord).
Uno dei casi più eclatanti è certamente Julen Guerrero, centrocampista spagnolo, pardon, basco baciato dal talento ma tartassato dagli infortuni. Avesse voluto, negli anni d'oro c'era la fila per accaparrarselo, ma nel 1995 firmò un contratto decennale con l'Athletic Bilbao, il suo unico club professionistico. Il declino precoce ha tolto al calcio mondiale un protagonista annunciato ed incompiuto.
Totti può contare su qualità decisamente superiori alla media e una squadra all'altezza, inoltre il modulo di Spalletti è perfetto per esaltarne le qualità. Adesso o mai più. Inderogabile, anche se, in fondo, ha aspettato anni, può pure attendere un'altra domenica.
Ora come ora il giallorosso è più in palla e decisivo di Alex, ma comunque vada, una cosa è certa: non sarà mai come Del Piero. Stile diverso, per l'appunto.

giovedì 20 settembre 2007

Zero...

... sono i minuti giocati questa sera da Giovinco contro lo Zurigo.
Al momento della sua cessione (in prestito, deo gratias) ricordo frasi del tipo "Ad Empoli sarà titolare", oppure "Potrà disputare la Coppa Uefa". Alla faccia...

L'ennesima esclusione può significare due cose: la prima, Sebastian ha scavalcato Antonini (stasera in campo) nelle gerarchie, quindi domenica sarà finalmente in campo dal primo minuto; la seconda, Cagni non lo vede, se non come arma tattica da sfoderare quando a partita in corso per sfruttarne tecnica e rapidità.
L'Empoli visto sabato scorso a Roma, schierato con un prudente 3-5-1-1, rende il quadro più complicato. La presenza dell'inamovibile Vannucchi dietro l'unica punta riduce drasticamente gli spazi per il fantasista tascabile di scuola Juve. Ighli è la bandiera, il punto di riferimento, imprescindibile ed inamovibile, un po' come Del Piero in bianconero.
Già, Del Piero. Allenarsi con un campione del suo calibro, senza scordare i vari Camoranesi, Nedved e Trezeguet, può rivelarsi decisivo per un giovane. Decisamente meglio sedere in panchina a Torino ed annusare il calcio al quale Madre Natura l'ha destinato, piuttosto che fare lo stesso ad Empoli (nel senso di restar fuori, s'intende), osservando Antonini sbagliare controlli elementari e Pozzi inciampare sul pallone.
L'assenza prolungata di Camoranesi, l'età di Nedved e il difficile inserimento di Almiron e Tiago rendono la squadra attualmente povera di fantasia. La manovra si sviluppa perlopiù in orizzontale, il capitano è costretto ad arretrare alla ricerca di palloni giocabili, rischiando di isolare eccessivamente Trezeguet. Storia vecchia, film già visto. Titolo: "Un anno d'inferno", regista Deschamps, prodotto dal Cobolli&Gigli Group.
Non che un ragazzino di 20 anni possa essere la panacea di tutti i mali, ma una pezza, ogni tanto, la può mettere, perchè ha talento e voglia di sfondare. Chiede solo un po' di spazio e fiducia.
La storia di Amantino Mancini insegna. Riserva per sei mesi nel Venezia (in Serie B!), protagonista l'anno dopo di uno spendido campionato con la Roma. Dimostrazione di come la classe non basti, ci vuole anche qualcuno in grado di apprezzarla e valorizzarla.
Riportandolo a casa non abbiamo nulla da perdere, ma tanto da guadagnare.
Se la situazione in Toscana non dovesse cambiare, urge davvero ricondurlo all'ovile. Per il bene di tutti.

The song remains the same

Come l'anno scorso a Lisbona.
Allora fu Caneira, ex interista presto sbolognato.

Come Roberto Carlos, terzino rimpiazzato con Pistone, perchè secondo Hodgson non sapeva difendere.
Oggi, il brasiliano, dopo una splendida carriera, chiude in Turchia, al Fenerbahce, gli altri due sono senza squadra. Dio vede e provvede.
E' proprio la squadra preferita di Ataturk, al quale è intotolato lo stadio, teatro della Caporetto milanista datata 25/05/05, ad aver tenuto a battesimo la nuova Inter di Mancini.
Nuova fino ad un certo punto, perchè, seppur modificata in alcuni interpreti, la musica è la stessa.
Squadra spaurita e costretta sulla difensiva, reparto arretrato in costante difficoltà, centrocampo inesistente e attacco in balia del lunatico Ibrahimovic. Svestiti i panni del salvatore della patria vestiti in campionato, lo svedese si riconferma foca inconcludente non appena varcati i confini italiani.
L'isteria a strisce nerazzurre si è manifestata dopo il fischio finale.
Quando ci si interroga sulla possibile dipendenza della squadra dal terzino destro (Maicon), allora vuol dire che la sconfitta ha definitivamente compromesso la tua salute mentale.
Poi c'è chi rimpiange Recoba, chi maledice Solari, Stankovic e/o Suazo, oltre, ovviamente, al 'solito' Mancini.
Taccio di cose peggiori, mi è stato inculcato il rispetto verso le persone più sfortunate.
Curioso notare come il tecnico jesino divida, ancora una volta, le tifoserie. Se i supporters bianconeri auspicano una riconferma, per continuare a sognare, diversi interisti gli scavano, metaforicamente, la fossa, chissà perchè.
Confido in Moratti, che se lo tenga.
In fondo, solo il masochismo dei tifosi può portare "L'UOMO CHE VINCE SEMPRE" alla gogna.
Che ci volete fare, l'abitudine a vincere ha reso l'Onesto medio piuttosto esigente.
Cosa vuoi che sia una sconfitta contro la squadra del 50enne Roberto Carlos, di Alex, 5 presenze con il Parma, lento come pochi ma beneficiario della classica giornata di gloria come un Poborsky qualsiasi, e di Deivid (ma chi è?). Allenatore, Zico, per il quale Mancini aveva speso parole d'elogio nel prepartita. Indubbiamente, dopo la sfida il brasiliano avrà accresciuto la propria stima per l'allenatore marchigiano.
Nessuno lo dice, tutti lo sanno. L'obiettivo, uno solo: fare meglio dell'anno scorso.
Allora furono gli ottavi lo scoglio insormontabile, (il) Valencia, la rissa nel postpartita come pesante eredità in tema di squalifiche.
Quest'anno, riusciranno i nostri eroi a farsi, volutamente si capisce, eliminare sin dalla fase eliminatoria, in modo da dedicarsi alla Coppa Italia? Di questo passo, sicuramente.
E poi, con "L'UOMO CHE VINCE SEMPRE" (scusate se mi ripeto, ma la definizione mi ha catturato per quanto è calzante"), mai porre limiti alla Provvidenza.

mercoledì 19 settembre 2007

All'arrembaggio!

Piove sul bagnato in casa Juve.
Dopo l'infortunio di Camoranesi (fuori 45 giorni), lunedì sera Nocerino è stato investito da un auto in pieno centro a Torino. Niente di grave, solo un grosso spavento, e vista la dinamica spettacolare dell'incidente, può considerarsi fortunato.
Sul numero 23 bianconero aleggia dunque un punto interrogativo in vista della sfida esterna contro la Roma, in calendario per domenica pomeriggio.
L'inconsistenza di Almiron e il Tiago non pervenuto di questo inizio stagione potevano aprire la strada ad una coppia di centrali più muscolare, ma soprattutto di maggior consistenza, come quella formata dal mastino napoletano e Zanetti.
Uscito quest'ultimo, domenica scorsa si è spenta la luce. Se nel primo tempo non si segnalano interventi impegnativi di Buffon, la ripresa, apertasi con la rete di Di Natale, ha visto il centrocampo dell'Udinese prevalere sul nostro, impoverito dall'ingresso del cuggino scarso di Tiago. Ne ha risentito anche la fase offensiva, confusionaria e sconclusionata, affidata all'ispirazione del singono anzichè all'azione corale.
I presupposti per attaccare la tana del lupo, o per meglio dire della Lupa, non sono dei migliori.
Il binario di destra, sulla carta persino lussuoso, ritrova Grygera e Salihamidzic, ma perde il già citato Camoranesi, che si aggiunge allo squalificato Zebina e all'infortunato cronico Marchionni.
L'ipotesi Nocerino viene a decadere per un duplice motivo: innanzitutto le difficoltà mostrate nelle recenti uscite, secondo la possibilità (necessità) di schierarlo più centrale.
Partiamo però dalle note liete, anche se fino ad un certo punto.
La difesa a 4 è un punto di partenza. Impensabile ipotizzare un'assurda linea a 3 mai provata prima.
La scelta del terzino dipende dalle condizioni dei rientranti Brazzo e Grygera e dalla situazione del centrocampo. Sicuri del posto Andrade, Criscito e Chiellini. La coppia di marcatori ha mostrato incertezze sui palloni alti, contro i possenti Rossini, Matri e Larrivey. Paradossalmente, potrebbero patire meno la velocità dei romanisti, visto che il gioco di Spalletti non contempla cross dal fondo quanto invece scambi rapidi palla a terra. L'Udinese è stato il banco di prova ideale, e nonostante qualche pecca, i passi in avanti ci sono stati (è tutto dire...).
Piuttosto, da valutare l'inversione di Domenico con Giorgio. Abbiamo visto il corazzato ex capitano dell'Under soffrire terribilmente Foggia, baricentro basso e struttura fisica completamente diversa dalla sua. Nell'uno contro uno, i vari Cicinho, Giuly, Mancini e Taddei hanno le qualità atletiche e tecniche per metterlo in difficoltà. Con Criscito, più svelto di gambe, la storia potrebbe cambiare, e Totti al centro potrebbe trovare un altro marcatore più arcigno e fisico. Tra l'altro, l'ex genoano tende ad uscire troppo per marcare l'avversario, eredità questa del periodo genoano, e con gente come Perrotta, Aquilani e De Rossi pronti a penetrare centralmente come lame nel burro è un'abitudine pericolosa.
I nodi principali, però, stanno in mezzo. Gli unici certi di giocare sono Zanetti (la grattata è d'obbligo) e Nedved, molto probabilmente in linea a 4. Pavel ha già mostrato che l'età è un problema anche per lui, corre ma a vuoto ed incide poco. Il miglior Nedved lo abbiamo visto con Lippi, il Pallone d'Oro, non a caso, lo ha vinto agendo alle spalle della coppia gol, non confinato a sinistra.
Gli uomini per questa impostazione ci sono. Tiago ha dato il meglio giocando a destra nel centrocampo a 3 del Lione, Nocerino ha costruito le proprie fortune con una mediana speculare, ma agendo a sinistra. In mezzo toccherebbe all'inamovibile Zanetti.
L'ago della bilancia sono le condizioni dello sfortunato napoletano e del portoghese. Puntare su quest'ultimo potrebbe essere un azzardo, ma anche lanciare dall'inizio il rientrante bosniaco.
E se Ranieri tirasse fuori l'asso nella manica? Iaquinta, attaccante riciclabile come esterno d'attacco, visto il periodo gramo, potrebbe agire sulla destra. I cross non sono affar suo, ma le ripartenze sono nelle sue corde. Ed imporre il gioco senza aver chi fa girar palla è dura, più facile ripartire sfruttando la velocità degli esterni.
Peccato che sia Del Piero che Trezeguet non siano esattamente uomini da contropiede. Così, alla fine, visto che ne manca sempre mezza, l'ipotesi più probabile è il 'rassicurante' Salihamidzic, abile in contenimento, meno in fase di spinta.
L'accoppiata Nocerino - Zanetti da le stesse garanzie, e promette di aggredire i portatori di palla giallorossi sin da quando questi ricevono palla davanti alla difesa. In un famoso Juve - Milan, vinto per 2-1 dagli uomini di Lippi, la chiave di (s)volta del match fu proprio il pressing costante sul regista avversario (Pirlo) che fruttò due gol, di cui uno, in contropiede (!), realizzato da Thuram (!!). Il tutto, nei primi 20 minuti, roba da manuale del calcio.
In avanti, l'ipotesi di tridente viene a decadere immediatamente, alla luce delle recenti parole di Ranieri e delle caratteristiche di David, unico punto fermo là davanti. E' imprescindibile la presenza di una spalla in grado di portargli via uomini (Del Piero) o dare profondità (Iaquinta). Senza, si marca da solo.
Alex non è al massimo splendore, ma il suo contributo lo da, anche in termini di sacrificio, dovendo, ancora una volta, far da raccordo con un disastrato centrocampo. La sua arma in più sono i calci piazzati, e, si sa, nelle grandi sfide spesso le palle inattive sono decisive (indimenticabile la punizione con annessa linguaccia contro l'Inter).
Vincenzone è l'arma tattica da sfoderare a partita in corso. Nel finale, con le squadre allungate e stanche, può trovare il terreno ideale per sfoderare tutti i suoi cavalli. E se invece Ranieri azzardasse la coppia Iaquinta - Del Piero per mettere alle corde i giallorossi in contropiede e non regalare punti di riferimento a Mexes e compagnia?
In sintesi, questa potrebbe essere una buona formazione per affrontare i giallorossi:

Buffon
Grygera Andrade Chiellini Criscito

Salihamidzic Nocerino Zanetti Nedved

Trezeguet (Iaquinta) Del Piero
Purtroppo, tra problemi muscolari e raptus di follia, il piatto piange, questo e poco altro passa il convento.
Basterà? No, almeno sulla carta, ma il responso del campo potrebbe essere differente, visto che, come mima Buffon, "abbiamo due palle così".

martedì 18 settembre 2007

Meglio tardi che mai

Meglio tardi che mai.
Finalmente, Alex Del Piero mette le cose in chiaro, e dichiara di non voler giocare mai più in azzurro come centrocampista.
L'opaca prova contro la Francia e i fischi di un pubblico avvezzo al richiamar le pecore, come dimostrato durante la Marsigliese, hanno lasciato il segno, così come la tribuna di Kiev e la doppietta del sostituto Di Natale.
Stanco di una situazione che si protrae da tempo immemore, ha detto stop.
Non alla maniera perentoria di Nesta o Totti, ma semplicemente rivendicando il proprio ruolo.
Qualcuno potrebbe obiettare: non conta la posizione, l'importante è esserci. Mancano solo la principessa e il castello incantato, poi se credete alle favole state a posto.
La realtà è ben diversa. Vestire la maglia azzurra sia un onore (e un onere), ed è giusto che ognuno venga messo nelle condizioni migliori per fare la propria parte al meglio.
Le parole di Alex sono da leggere nell'ottica dell'interesse comune.
Inutile girarci attorno, il Del Piero esterno non giova a nessuno, quindi meglio così.
Meglio per il giocatore, che evita di esporsi suo malgrado a figuracce in mondovisione; per la nazionale, che non si giova delle sue prestazioni confinato sulla fascia; per Donadoni, visto che la sua margherita perde un petalo; infine per la Juve, bisognosa dei gol del capitano, più fresco, riposato e pure incazzato la domenica.
Molto difficilmente, infatti, le parole della bandiera bianconera non avranno conseguenze sul suo futuro dipinto d'azzurro. Probabile che Donadoni associ le seconde punte alle doppie punte che terrorizzano il collega Mancini. Come dimostrato contro la Francia, il suo calcio non contempla una spalla per il centravanti. Coraggio, questo sconosciuto.
Proprio quel coraggio mostrato da Del Piero, consapevole delle ripercussioni di queste sue dichiarazioni.
Certamente ne esce a testa alta, da signore qual è.
Non è un autogol, Alex mica è stolto, sa che gli spazi si restringeranno, a favore dei 'fenomanali' Di Natale e Quagliarella.
E' il gol più atteso, che va a sommarsi ai 27 realizzati all'interno del rettangolo verde.
Dedicato a quelli che "Del Piero in azzurro ha fatto schifo".

Diavolo illuso

A Siena ha fatto tutto la difesa.
Dida e Kaladze disfano, Nesta fa (gol), evitando l'umiliazione agli uomini di Ancelotti e negando a Mandorlini la gioia della prima vittoria nella massima serie.
Gli assenti hanno sempre ragione, soprattutto se si chiamano Pirlo e Kakà.
Senza le geometrie dell'azzurro ed i cambi di passo del brasiliano, il gioco si sviluppa in orizzontale, rendendo la manovra lenta ed imprevedibile.
Le fasce sono poco sfruttate, i cross rari come le giocate riuscite di Gourcuff, per la disperazione del malinconico Gilardino.
Inzaghi elevato a totem inattaccabile, Ronaldo alle prese con un infortunio dai contorni grotteschi, Pato atteso come salvatore della patria nonostante l'acne giovanile e l'apparecchio. In tutto questo, l'ex bomber del Parma è visto come elemento importante ma non indispensabile, schierato più per cause di forza maggiore che per effettiva convinzione. Preservare il delicato Superpippo per i big match è una necessità, ma l'involuzione tecnica di Gilardino è alquanto preoccupante, anche in ottica azzurra. Sente il peso della maglia, i fischi sono come macigni che attaccano mente e corpo, rendendo difficoltosi anche i controlli più elementari.
Le lacune palesate lo scorso anno dagli uomini di Ancelotti sono state mascherate dal successo in Champions, ma i nodi vengono prepotentemente al pettine sulla lunga distanza.
L'albero di Natale è spuntato, le alternative assicurano quantità ma non quella qualità che ti aspetteresti da Gourcuff, salvo rilevare come la strada intrapresa dal talentino francese sia quella, senza uscita, dell'eterno incompiuto.
L'assenza di una seconda punta rende improbabile un mutamento tattico. L'improbabile coppia formata dai già citati Inzaghi e Gilardino, a causa di movimenti speculari, facilita il lavoro delle difese ed evidenzia le pecche di un mercato condotto con troppa sufficienza.
L'attesa per il brasiliano Pato monta, ma rischia di restare schiacciato dalla pressione di un ambiente poco paziente con i giovani. Kakà ha avuto un impatto devastante, ma è arrivato a 22 anni compiuti, senza il peso di 22 milioni sborsati per il cartellino e quello derivante dall'essere la nuova sensazione del calcio mondiale (a quei tempi impazzavano i talentini del Santos, Diego e Robinho).
Se poi Dida torna in versione 'saponetta', risvegliando nei tifosi milanisti incubi europei, e Kaladze gli da una mano, ecco che pure la difesa, spesso bunker inespugnabile, diventa penetrabile persino da Bucchi e Maccarone.
L'unico volto nuovo davanti a Dida è quello di Digao, fratellino di Kakà, ma non è certo lui a poter garantire il salto di qualità. Deve, al contrario, dimostrare ancora di non essere semplicemente fratello d'arte, ma un calciatore da Milan.
Nemmeno da Bonera, talento mai del tutto esploso, ci si può attendere granchè, mentre il fisico di Maldini non consente al campione milanista un utilizzo continuo.
L'età media elevata e la pochezza delle alternative consigliava un intervento sul mercato che però non c'è stato, e se Nesta e/o Kaladze dovessero manifestare ancora i problemi fisici dello scorso anno, saranno dolori.
Alla grande qualità dei titolari non corrisponde un'adeguata coperta, stesso problema patito dalla Roma lo scorso anno.
Gli impegni sono numerosi, a dicembre c'è pure l'Intercontinentale, e tradizione vuole che la priorità spetti alla Champions, a seguire gli altri impegni internazionali.
In parole povere, il campionato potrebbe essere sacrificato sull'altare del possibile bis europeo, per la gioia di chi lnon godrà di questo palcoscenico per la stagione in corso, ma lo vuole a tutti i costi riconquistare.

lunedì 17 settembre 2007

Map of the problematique

La sconfitta casalinga contro l'Udinese ha scoperchiato il vaso di Pandora contenente tutti i mali bianconeri di stagione.
Se contro il Livorno erano già emerse alcune pecche difensive, a Cagliari i nodi sono venuti al pettine, come dimostra la comunque discutibile sostituzione di Criscito a fine primo tempo; la prova sconcertante di Almiron ha trovato controprova nella sfida contro gli uomini di Marino.
La campagna acquisti aveva suscitato sin da subito forti perplessità, che si sperava fossero cancellate dal responso del campo. Così non è stato.
A guardar bene, in base all'attuale rendimento, la differenza con la rosa che ha brillantemente superato lo scoglio serie B non è così netta come sperato. Tutt'altro.
Il fatto che Mirante, ben lontano dall'essere un fenomeno, dia più garanzie di Belardi (lo scorso anno, non a caso, terzo portiere) induce a pregare per la salute di Buffon, purtroppo soggetto a qualche problemino alla schiena. Le incognite Van Strattan e Novembre non tranquillizzano di certo.
In difesa, obiettivamente, fare peggio era impossibile. La coppia titolare è stata smantellata, Boumsong infortunato ma comunque destinato a far da spola tra panchina e tribuna, Kovac rispedito in Germania e Chiellini riportato a sinistra. Ieri è ricomparso Birindelli, per la gioia di Di Natale.
Andrade e Criscito, pur dando maggiori garanzie degli immediati predecessori, hanno faticato a contenere Rossini e Matri, mentre se la sono sfangata, in qualche modo, contro il tridente friulano. Il loro tallone d'Achille sono le palle alte. Il portoghese anticipato da Floro Flores non è un bello spot in vista della trasferta di Roma. Il genoano alterna ottime chiusure e giocate in scioltezza ad errori figli della giovane età e della disabitudine alla difesa a 4.
In mezzo al campo, l'abulia di Almiron ha raggiunto i livelli di Paro, mai rimpianto (presunto) regista dalla Juve di Deschamps. Eppure, l'astigiano aveva iniziato alla grande la stagione, realizzando il primo gol in B nella storia del club, salvo poi calare paurosamente alla distanza.
Premesse e promesse dell'argentino non sono sufficienti a far dormire sonni tranquilli a Ranieri, che ha pensato di rispolverare Tiago, sostituendolo incomprensibilmente con Zanetti, fin lì il migliore. Il risultato è stato esporre il fianco al contropiede udinese e arretrare il baricentro, perdendo metri e compattezza. Ora come ora, spiace dirlo, ma tra Almiron e Paro sta solo in capigliatura e nazionalità. Il rimpianto per la frettolosa cessione in prestito di Marchisio monta vedendo i nostri, ma anche Cagni svilirne le qualità costringendolo a ringhiare su Del Nero e Meghni.
Ci si è messa pure la sfortuna, accanitasi su Camoranesi, infortunatosi e a rischio addirittura per la sfida del 4 novembre, il V-day del tifo bianconero contro gli Onesti. Il suo ingresso contro il Cagliari, a sua volta favorito dall'infortunio occorso a Salihamidzic, aveva cambiato la partita. Dopo una stagione deludente, tra alti (pochi e sul finire di stagione) e bassi (tanti), il ritorno in A sembrava avergli restituito gli stimoli persi con la discesa in B. L'assenza di Marchionni, protagonista di un campionato in crescendo, non fa altro che accrescere il gap con le avversarie già in palla. Nocerino, in gran spolvero sul centro-sinistra nel centrocampo a 3 del Piacenza, come ala destra mostra palesi limiti.
Nedved paga la carta d'identità ingiallita, gli anni passano pure per l'uomo bionico, e non si è ancora riproposto ai suoi livelli. Accentrarne il raggio d'azione potrebbe essere l'elisir ideale del ceco, come fu con Lippi.
Si stava meglio quando si stava peggio, insomma, e l'anarchico, compassato ed impalpabile Almiron, con l'evanescente e timido Tiago, dimostra come Moratti non è l'unico a sperperare denaro rischiando di dilapidare il patrimonio autoctono. Peccato, perchè stanno affogando in un mare di mediocrità, eppure hanno dimostrato di saper nuotare bene.
Trezeguet, se non altro, dopo l'annata in altalena, è tornato il cobra silenzioso ed implacabile nei 16 metri. Il traguardo dei 100 gol bianconeri in campionato è ad un passo, e può avvalersi della collaborazione di un Del Piero il quale, seppur non ancora in gran forma, può vantare uno score di 1 gol, 2 assist e 3 pali, niente male per un giocatore considerato finito da certi tifosi. Ha un anno in più, però, questo è innegabile.
Permangono delle riserve sulle... riserve. I due gol segnati da Iaquinta contro il Livorno sono uno specchietto per le allodole. Doveroso ricordare come il primo lo abbia realizzato su rigore e il secondo sia frutto di una fortunosa deviazione, come palesato da lui stesso con evidente gesto di braccia e mani nel corso dell'esultanza. Nello stretto fatica, le praterie trovate contro gli uomini di Orsi sono una rarità.
Il parco attaccanti comprende anche Palladino, ma serve solo a far numero, per ora. Doversi affidare a lui vorrebbe dire trovarsi alla canna del gas. Sono lontani i tempi della tripletta alla Triestina e delle sirene inglesi.
Bojinov, nonostante l'ostracismo di Deschamps, il suo l'ha fatto, così come il fedele Zalayeta.
Meno quantità, ma anche qualità, o per lo meno talento, viste le potenzialità ancora inespresse del bulgaro.
Alla resa dei conti, oggi, 17 settembre 2007, 3 reparti su 4 (portieri, centrocampisti ed attaccanti) sono persino inferiori a quelli, non eccezionali, visti in B. L'altro, la difesa, non fa comunque dormire sonni tranquilli a Ranieri. Ovviamente le prospettive sono ben diverse, ma parlare di possibilità (la garanzia di un rapido risveglio di Almiron non c'è) alla vigilia dell'insidiosa sfida contro la Roma capolista, è preoccupante, anche alla luce degli infortuni.
Ranieri avrà il suo bel daffare.
Già, Ranieri, versione pasticcione ieri, ha incomprensibilmente sostituito Zanetti, ottimo come sempre, e Trezeguet, in attesa di palloni giocabili con il surplus di motivazioni dovuto al vicinissimo traguardo dei 100 gol, con Tiago e Iaquinta. Se Deschamps non leggeva bene le partite (possibile che ci fosse sempre bisogno di Birindelli?), anche al tecnico romano sembra mancare qualche diottria.
Messa così, la strada per il 4° posto sembra in salita. Non è così, l'obiettivo è alla nostra portata.
Appurato che Inter e Roma ci sono superiori, il Milan ha la testa alla Champions e l'assenza di un vice-Pirlo e l'allucinante periodo-no di Gilardino costano punti preziosi; la Lazio vista contro l'Empoli dovrebbe guardarsi alle spalle; la Fiorentina alterna prove maiuscole (a San Siro contro i rossoneri) a battute a vuoto (pareggio interno contro l'Atalanta ridotta in 10); altri pericoli all'orizzonte non se ne vedono.
Con Toni ancora di viola vestito, forse sarebbe un'altra storia, d'accordo.
Senza un processo farsa e il conseguente smantellamento di un gruppo straordinario, non ci preoccuperemo dei vari Andrade, Almiron e Tiago. Questa, però, è indubbiamente un'altra storia.

domenica 16 settembre 2007

La Roma se ne va

Il terzo turno di A regala alcune sorprese.
La più clamorosa è senza dubbio lo stop interno della Juventus, battuta dall'Udinese per 0-1 grazie alla rete di Di Natale. Due pali, l'arbitro Farina e le sciagurate scelte di Ranieri, senza dimenticare l'infortunio di Camoranesi, bloccano la rimonta bianconera.
Domenica c'è la grande sfida all'Olimpico, di Roma, contro i giallorossi soli in testa grazie al blitz a Reggio Calabria. Di Juan e Totti le marcature. Da segnalare l'infortunio di Doni, uscito nell'intervallo dopo uno scontro con Tullberg.
L'Inter supera per 2-0 il Catania dello squalificato Baldini. Nonostante il turnover massiccio (fuori, tra gli altri, Stankovic ed Ibrahimovic), sono sufficienti i gol di Crespo e Cesar, tornato ai livelli dei tempi laziali.
L'altra Milano piange, o per lo meno non ride. Con la testa già al Benfica, i rossoneri vanno sotto contro al Siena grazie a Maccarone, abile nello sfruttare il regalo della premiata ditta Dida e Kaladze, e con il tacito assenso di un guardalinee distratto. Il pareggio lo regala Nesta, che approfitta di una carambola su De Ceglie per scagliare un bolide alle spalle del bravo Elefterophoulos. La traversa in pieno recupero di Seedorf regala qualche rammarico agli uomini di Ancelotti, fermi a quota 5.
A pari merito con i rossoneri, troviamo Atalanta e Fiorentina. Avanti con una rocambolesca autorete di Rivalta, convalidata dall'arbitro tra le polemiche per una presunta carica su Coppola, ad inizio ripresa i viola restano in superiorità numerica (espulso Carrozzieri) e vengono raggiunti da una splendida punizione di Doni. E' Vieri, di testa, a riportare in vantaggio i suoi, per il più classico dei gol dell'ex. Il definitivo 2-2 è di Zampagna, che supera con un delizioso pallonetto l'incolpevole Frey.
Prosegue la marcia del Napoli. Trascinato da Hamsik e Lavezzi, si sbarazza della Sampdoria di Mazzarri. Montella in campo dall'inizio non basta, un pasticcio tra Castellazzi e Bastrini da il via libera a Zalayeta per il vantaggio. Chiude il match lo scatenato ex bresciano.
Si muove anche la classifica del Livorno, che strappa un punto a Genova contro i rossoblu. Borriello risponde al rigore di Tavano, dopo che dagli undici metri, nel primo tempo, aveva colpito la traversa Milanetto.
Nella sfida del Renzo Barbera, Simplicio e Recoba (primo gol in granata) fissano il risultato sull'1-1. Ancora positiva la prova di Rosina, inspiegabilmente escluso da Donadoni per la doppia sfida contro Francia e Ucraina.
Nel posticipo appena concluso, ennesimo 'X' di giornata, ancora per 1-1, stavolta tra Parma e Cagliari. Gli uomini di Giampaolo, nonostante l'assenza del febbricitante Foggia, vanno in vantaggio con Matri. Dopo il rigore fallito da Castellini, risponde Corradi.
Quasi dimenticavo: nell'anticipo serale, soporifero pareggio tra Empoli e Lazio.
Curiosamente questo turno ha regalato alcune primizie: l'esordio stagionale di Crespo ed Adriano, il primo stop della Juve che interrompe la serie di 78 partite consecutive in testa alla A, il primo gol di Corradi al ritorno dall'Inghilterra e di Recoba in granata, il primo punto del Livorno.
Magari la prossima giornata porterà invece la prima sconfitta della Roma...

Classifica:

Roma 9
Inter 7
JUVENTUS, Napoli 6
Atalanta, Fiorentina, Milan 5
Cagliari, Palermo, Sampdoria, Udinese 4
Lazio, Torino 3
Catania, Genoa, Parma, Reggina 2
Empoli, Livorno, Siena 1

L'Udinese fa il colpaccio

Misteri del calcio. Due settimane fa, l'Udinese usciva dal Friuli con le ossa rotte e cinque pere in saccoccia.
Oggi, gli uomini di Marino fanno lo scherzetto alla Juventus.
Basta il gol di Di Natale, per gentile concessione di una difesa troppo alta, per mettere alle corde come un pugile suonato la squadra di Ranieri.
L'undici bianconero è quello annunciato, con il binario di destra formato da Birindelli e Camoranesi, e l'ex Iaquinta in panchina. Nell'Udinese, Handanovic viene preferito a Chimenti, mentre Zapotocny al posto di Sivok, con conseguente passaggio al 3-4-3.
La Juve parte bene, ringalluzzita dalla presenza di Camoranesi e da un Del Piero ispirato.
Già nel primo tempo si capisce che la giornata è di quelle storte.
Nell'ordine, palo di Del Piero (fermato però per un dubbio fuorigioco), infortunio di Camoranesi,
altro legno per Alex, stavolta su punizione, dulcis in fundo rigore negato a Chiellini (ammonito per proteste).
Al posto dell'italo-argentino entra Nocerino per la penuria di esterni, e non è più la stessa cosa.
L'Udinese è piuttosto intraprendente, il tridente offensivo mette in costante apprensione la linea difensiva bianconera. Criscito è bravo a mettere le museruola ad Asamoah, Di Natale punta sovente l'inadeguato Birindelli, Quagliarella è costretto a svariare per tutto il fronte d'attacco, visto che sulla destra è poco cercato.
La difesa a 3 improvvisata da Marino regge bene, la Juve gioca meglio ma i pericoli sono soprattutto su azioni derivanti da calcio piazzato più che essere frutto di manovre elaborate.
Almiron conferma la scoraggiante prova di Cagliari, fortuna che sia Nedved che Del Piero sembrano in crescita.
Una curiosità: ad un certo punto, intorno alla mezz'ora, esplode una bomba carta. La curva insorge contro il pazzo che l'ha lanciata, identificato, viene preso dalle forze dell'ordine e portato via. Assurdi gli insulti rivolti da una piccola parte degli spettatori a coloro che hanno contribuito alla cattura del soggetto.
Nemmeno l'esplosione riesce comunque a destare l'argentino dal torpore.
Nella ripresa, l'Udinese è trasformata, e dopo appena due giri d'orologio, passa in vantaggio.
Palla in profondità di Inler per l'inserimento di Dessena, che appoggia di testa al liberissimo Di Natale per il gol dello 0-1. E' Andrade a perdere il giustiziere dell'Ucraina, dimenticandosi completamente della marcatura.
Il match si sgonfia, sono gli ospiti a fare la partita. Per scuotere la squadra, Ranieri inserisce Tiago e Iaquinta per Zanetti e Trezeguet. Scelte fuori da ogni logica, lo sbilanciamento del centrocampo facilita i contropiedi friulani che colpiscono il palo con il velocissimo Asamoah.
Il portoghese passeggia per il campo, ha poche idee e le applica male. Bocciato, di nuovo.
La confusione regna, l'Udinese ringrazia.
Ci sarebbe un altro rigore, stavolta su Nocerino, placcato da Handanovic, ma Farina sorvola. C'era da aspettarselo.
Proprio nel finale, c'è spazio per un incrocio dei pali di Del Piero, ancora lui, ancora su calcio piazzato.
Giornata nera, insomma, e certamente arbitro, sfiga e le infelici scelte di Ranieri fanno pendere la bilancia dalla parte dei friulani, bravi comunque a seguire i dettami del coraggioso Marino, che non rinuncia mai ad attaccare e si ritrova con diverse bocche da fuoco in avanti.
Purtroppo, non appena cresce il livello dell'avversario, aumentano in maniera esponenziale i problemi.
Di questo passo, per Roma prepariamo il pallottoliere.

LE PAGELLE:
Buffon 6 - Praticamente inoperoso, nulla può sul gol.
Birindelli 5 - Chiedo ufficialmente il suo pensionamento anticipato.
Andrade 5.5 - Perde completamente Di Natale nell'azione del gol.
CRISCITO 6.5 - Il migliore della difesa, elegante e sicuro, per quanto la velocità di Asamoah lo metta a volte in difficoltà.
Chiellini 6 - Senza infamia nè lode, se non altro lotta.
Camoranesi ng - Si vede che è ispirato, anche se un po' stanco, un infortunio muscolare lo costringe ad uscire molto, troppo presto (Nocerino 5.5 - Generoso, ma la fascia non è affar suo).
Almiron 4 - Chiamate i Ghostbusters.
Zanetti 6.5 - Sempre prezioso, non si limita a contrastare ma rilancia con efficacia (Tiago 4.5 - I Ghostbusters ci vogliono anche per lui).
Nedved 6 - Qualche passo in avanti, alcune iniziative pregevoli, ma deve fare di più.
Trezeguet 5.5 - In cerca del gol n°. 100, di palloni ne riceve pochi, prima di essere incomprensibilmente sostituito (Iaquinta 5 - Non incide).
Del Piero 6.5 - Solo la sfortuna sotto forma di legni lo fermano oggi.

Ranieri 4 - I cambi sono degni del peggior Deschamps.

Udinese: Handanovic 5.5,
Zapatocny 6.5, Zapata 7, Coda 6.5; Mesto 6, D'Agostino 6.5, Inler 7, Dossena 6 (Lukovic ng); Quagliarella 6.5, Asamoah 6.5 (Floro Flores 6), Di Natale 7 (Pepe ng).

Arbitro, Farina 4 - Due rigori negati alla Juve. Che combinazione...

Assistenti, Lanciano 6; Ayroldi 6.