lunedì 3 dicembre 2007

A Milano vince solo... l'Inter

La giocata migliore è firmata Hasan Salihamidzic. A questo aggiungere: portieri sugli scudi, difese attente, attaccanti dalle polveri bagnate. Ingredienti ormai tradizionali, il Milan alle prese con il 'mal di San Siro' e la Juve a digiuno di successi contro le grandi. Mescolare bene, amalgamare il tutto, ed ecco uno 0-0 che lascia freddini un po' tutti.
Ai punti, la vittoria andrebbe agli ospiti, ma i complimenti non fanno classifica, ed è un peccato, poichè la simpatia suscitata dallo status di neopromossa, unitamente al felice avvio di stagione, si è tradotta in frequenti attestati di stima verso la 'nuova Juve' (Cobolli dixit), che pure sarebbe ad un tiro di schioppo dalla capolista senza orrori arbitrali assortiti.
Ancelotti, consapevole del logorio psicofisico dei suoi e vittima di un mercato deficitario, mette da parte il proverbiale albero di Natale a favore di un più compatto 4-4-2 speculare allo schieramento bianconero. Seedorf, libero di svariare sulla trequarti offensiva e spesso a bersaglio contro la Juve, stavolta latita, mentre Kakà è costretto a cercare la traccia esterna per liberarsi del controllo di Legrottaglie e/o Chiellini. Ranieri fa il Kasparov, e dispone al meglio le pedine, accerchiando Pirlo con Iaquinta e Trezeguet generosi nel rinculare ed il duo Nocerino - Zanetti a ringhiare. Inaridite le fronti di gioco avversarie, costringendo Kaladze ad improvvisarsi regista, ai bianconeri manca l'uomo in grado di assestare il colpo decisivo. Un tempo c'era la fila, Farsopoli ha riscritto un copione altrimenti monotono (visto dall'occhio del nemico) e sovvertito le gerarchie, non sorprende dunque che sia un gregario, con un numero estemporaneo, a sfiorare il colpaccio.

Il primo a provarci è però uno dei solisti più attesi, Trezeguet, imbeccato da un cucchiaio dell'imprescindibile Zanetti; il destro al volo del francese si infrange sulla base del palo a Dida battuto.
L'assenza dell'infortunato Camoranesi si fa sentire, nonostante l'abnegazione del suo sostituto. In mezzo al campo manca la qualità, e la medicina giusta, il trampolino ideale per l'atteso (da una parte del pubblico) Tiago non poteva certo essere San Siro. Il nocciolo del discorso è sempre lo stesso, e relativo alla scarsa funzionalità del giocatore al progetto. Nella Juve operaia, non c'è spazio per il portoghese dai piedi buoni.

La mole di lavoro della mediana bianconera non si traduce in pericoli costanti per Dida, così come, dall'altra parte, il maggior possesso palla milanista è vanificato da una manovra sterile. I tentativi di Trezeguet, Zanetti, Iaquinta e Pirlo servono giusto per cosentire ai portieri di rimanere svegli. Altro che thè caldo, i 22 avrebbero bisogno di un caffè corretto con rhum e vodka.

A giudicare dai primi vagiti della ripresa, sembra quasi che l'auspicio si sia trasformato in realtà. Prima è Kakà, dimenticato da tutti nel cuore dell'area, a sparare sul solito, decisivo, Buffon. Poco dopo, sale in cattedra... il Brazzo, il quale, dopo aver ridicolizzato con un tunnel l'inadeguato Serginho, converge sfruttando il movimenti degli avanti bianconeri ed esplode un sinistro che esalta i riflessi di Dida. Sul prosieguo dell'azione, irrompe Nedved, ma Oddo si immola per la causa. L'improvviso lampo di una classe inaspettata non modifica di una virgola il giudizio sul singolo. Da clonare, al pari di Nocerino, dalle caviglie in su.

Una delle rare sgroppate di Molinaro produce un tiro-cross sul quale Trezeguet, stranamente, non si fionda, vanificando una buona chance. A questo punto, Ancelotti corre ai ripari ed inserisce Maldini e Inzaghi per Serginho e Gilardino. Ranieri lo imita poco dopo, togliendo il buon Brazzo e Iaquinta, generoso ma inconcludente, per Marchionni e Del Piero. L'ultima carta calata dal tecnico romano si chiama Palladino, entrato al posto di Nedved appena in tempo per perdere ogni singolo pallone finitogli tra i piedi.
I cambi incidono marginalmente sull'inerzia del match. Il solo Inzaghi, in fuorigioco, al 25°, un minuto prima del doppio cambio juventino, spara su Buffon un preciso lancio di Kaladze, sfruttando una delle rare incertezze di Chiellini. In pieno recupero, concede il bis, ma mica si è il miglior portiere del mondo per caso. Qualsiasi recriminazione per l'occasione sbagliata è stroncata dalla segnalazione del guardalinee per l'offside di Superpippo. Strano, vero?
In soldoni, i secondi 45 minuti hanno visto il Milan crescere alla distanza, ma confermare uno scarso feeling con il gol. La Juve gioca in maniera intelligente, e consapevole dei propri limiti non esita a ricorrere al fallo sistematico quando la squadra si allunga e gli avversari premono sull'accelaratore. Ne sono una riprova le ammonizioni di Zebina, Legrottaglie e Chiellini.

Di questo passo, si può andare lontano. Non lontanissimo, perchè l'Inter capace domenica di espugnare Firenze è di un altro pianeta. D'altro canto, con i viola in calo e l'Udinese destinata a ridimensionare gli obiettivi non appena finita la magia, se il Milan versione campionato è quello visto sabato sera, un posto in Champions è in cassaforte. Il progressivo ritorno di Nedved a certi livelli, il rientro di Marchionni e la rinascita, ormai compiuta, 'del fu infradito' Legrottaglie inducono un cauto ottimismo. Per apprezzare l'attuale posizione della Vecchia Signora, in fondo basta poco. Come non pensare all'opera Onlus estiva verso Empoli e Lione, con Almiron e Tiago rivelatisi semplici sogni di una notte di mezza estate, e piombati in incubo chiamato panchina o, nel caso del pelato argentino, addirittura tribuna.


LE PAGELLE:

Buffon 6.5
- Reattivo su Kakà, attento su tutti gli altri. Prima o poi, un Pallone d'Oro glielo daranno?
Zebina 6
- Tralasciando una scivolata che poteva costare carissima, e fa incazzare persino Legrottaglie, dalle sue parti non si passa. E' pure vero che, nonostante Serginho sia svagato ome quando incideva gli alberi durante le sedute tattiche, si sovrappone poco.
LEGROTTAGLIE 7
- Chiunque gli passi a tiro, lui gli mette la museruola. Non solo chiude con tempestività, ma è persino elegante nei disimpegni. Lui e Nesta sembrano gemelli per una sera.
Chiellini 6.5 - Rispetto al compagno di reparto, ha un'indecisione non sfruttata dal temibile Inzaghi, ma si conferma il solito mastino, confermandosi una realtà come centrale.
Molinaro 6.5
- Come Zebina, limita le sgroppate, ma quando sale, si fa sentire. I piedi, vabbè, sono quelli che sono, ma è in crescita costante, abbina fase difensiva e offensiva. Scommessa vinta.
Salihamidzic 6.5
- Nel primo tempo, il solito Brazzo, solo un po' meno pasticcione. Nella ripresa, si guadagna applausi e sguardi increduli per l'incredibile azione conclusa con un missile terra-area respinto da Dida versione Manchester 2003. Sempre più idolo (Marchionni 5.5 - Stavolta è fumoso, ma in futuro sarà certamente importante).
Zanetti 7
- Uno degli intoccabili. Cuce, rilancia, mettendo in mostra mezzi tecnici non indifferenti per un mediano. Cloniamolo.
Nocerino 5.5
- Ringhia, ma pasticcia troppo. Iniziasse ad azzeccare qualche passaggio, metterebbe a tacere i fan di Tiago.
Nedved 6
- Sta tornando a certi livelli. Non incide, non segna, ma il suo movimento è prezioso, stavolta. Aver intensificato la preparazione lo ha aiutato. E pensare che qualcuno ha sofferto i carichi eccessivi... (Palladino 5 - Non tiene una palla. Ancora immaturo per certe sfide).
Iaquinta 5.5
- Lotta, ma, stretto nella morsa di Nesta e Kaladze, non lascia il segno (Del Piero 5.5 - Passa 'sta palla, e che cavolo!).
Trezeguet 6
- Un palo in apertura, poi si spegne, un po' perchè poco assistito, un po' perchè affannato dal lavoro, per lui inusuale, in copertura.

Ranieri 6.5
- Supera l'esame San Siro. Al tridente non c'ha mai pensato, così dice lui, la mossa Salihamidzic si rivela azzeccata, e costringe addirittura Ancelotti a mettere da parte l'abituale 4-3-2-1. I cambi non sortiscono gli effetti sperati, ma hanno una loro logica. Su questa Juve operaia c'è la sua impronta.

Milan: Dida 7, Oddo 5.5, Nesta 7, Kaladze 6, Serginho 5 (Maldini 6); Gattuso 6, Pirlo 5.5, Ambrosini 6, Seedorf 5; Kakà 6, Gilardino 5.5 (Inzaghi 6).

Arbitro, Morganti 6
- Oculata la gestione dei cartellini, qualche dubbio su un contatto Legrottaglie - Gilardino, lui lascia correre, e ci sta.
Assistenti, Nicoletti 5, Romagnoli 5.5.

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