mercoledì 19 dicembre 2007

Mister Hair

Fabio Capello è il nuovo CT dell’Inghilterra. Non esattamente un fulmine a ciel sereno, come fu il suo passaggio da Roma a Torino sponda Juve. Entusiasta l’ex tecnico bianconero, forse perché alieno alla realtà mediatica britannica. Consiglio spassionato: diffidi dai presunti sceicchi.
Un primo requisito ce l’ha: è vincente nel DNA, e dopo Eriksson, perdente di successo, e McClaren, perdente e basta, è un toccasana. Dovrà innanzitutto restituire ai suoi la mentalità giusta, smarrita ogni qual volta svestono i panni del loro club d’appartenenza. Occorrerà creare un gruppo laddove attualmente troviamo solo un’accozzaglia di prime donne. Lippi c’è riuscito, avvalendosi (anche) di calibri come Zaccardo, Barone e Iaquinta, classe operaia al servizio della squadra. Il tempo gli sorride, non perché l’umidità concili con la missione capelliana, bensì per la mancata qualificazione ad Euro 2008 che consentirà al friulano di preparare in relatività tranquillità l’assalto a Sudafrica 2010.
I risultati ottenuti in carriera parlano di un feeling maggiore con le competizioni nazionali, ben 9 scudetti a fronte di un’unica Coppa Campioni (ancora si chiamava così). Come dimenticare lo storico “attaccheremo sin dal tunnel”; alla fine, ci siamo attaccati… al tram. In nazionale, dove la gestione delle risorse è diversa rispetto alle squadre di club, questo può essere un handicap.
Già in passato aveva assaporato la possibilità di guidare i sudditi di Sua Maestà, stavolta ha battuto la concorrenza di Mourinho, inviso per altro ai media inglesi, a seguito del rifiuto di quest’ultimo. In parole povere, per una volta si deve ‘accontentare’ di essere una seconda scelta, seppur di lusso.
Al contrario dell’illustre predecessore Eriksson (McClaren era il suo secondo, e venne scelto nel segno della continuità ma con il destino segnato, quello di farsi da parte alla prima occasione), non ha scheletri nell’armadio, leggasi imbarazzanti love story o manie da provolone, e persino per gli agguerriti tabloid sarà impresa ardua scalfirne l’immagine. La sua ‘macchia’ risale al 14 novembre 1973, Inghilterra – Italia 0-1, primo successo dei ‘camerieri’ azzurri in terra d’Albione, firmato Capello, in gol anche nel 2-0 della sfida di andata disputata a Torino. Dalle parti di Downing Street se la sono legata al dito, ‘sti rosiconi. Dovrebbero esserne felici, se il buongiorno si vede dal mattino, il feeling è già solido. Il duro di Pieris ha pure promesso di padroneggiare l’inglese per il primo ritiro, e, dovesse evitare qualche intoppo di natura linguistica, il più sarebbe fatto. In attesa dei primi responsi del campo, of course.
Prematuro parlare di scelte tecniche. Si parla di un passaggio da consegne tra l’attuale capitano Terry ed uno tra Gerrard e Lampard, mentre è probabile il definitivo rilancio dell’amico-nemico Beckham, unico leone d’Inghilterra a conoscere i metodi dell’allenatore italiana per la comune esperienza in quel di Madrid.
Per Don Fabio è l’occasione della vita: vincere per smentire gli scettici, quelli che lo accusano di vincere grazie all’accondiscendenza del presidente di turno, potendo usufruire di squadroni ammazza-campionato. Portare la nazionale perdente per antonomasia, capace di strappare un solo titolo mondiale, in casa e fra le polemiche, ormai oltre 40 anni fa, sul tetto del mondo, zittirebbe, forse, tutti.
Good Luck (ma neanche tanto), Mister Hair.

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