sabato 29 dicembre 2007

Religione: Cristiano... Zanetti

"Toglietemi tutto, ma non il mio David". Questa la sintesi del Ranieri-pensiero sulla Juve plasmata a sua immagine e somiglianza.
In linea puramente teorica, l'uomo di Testaccio si è detto disposto a rinunciare, udite udite, persino a Buffon.
La stagione in corso ha stravolto l'ordine naturale delle cose, creando un prima e un dopo, coincidente con lo scoppio di Farsopoli, saltando a piè pari l'estemporanea scampagnata nella paludosa cadetteria.
C'era una volta la Juve di Capello, troppo muscolare per molti ma troppo forte per tutti, almeno in Italia; una volta varcate le Alpi, cambiava l'antifona e giù schiaffoni made in England. Allora ne avevamo 10+1: quell''1' era Trezegol, chiamato a convogliare tutte le proprie energie negli ultimi sedici metri, tanto a farsi il mazzo pensavano gli altri. L'arrivo di Ranieri, le vicissitudini di Almiron&Tiago e i frequenti soggiorni di Camoranesi in infermeria hanno sparigliato le carte in tavola, costringendo il francese ad una distribuzione delle forze più equa e solidale. Il 'nuovo' Trezeguet, versione 2007/2008 deluxe, cerca la traccia esterna, duetta con i compagni e pressa il portatore di palla avversario in fase di non possesso, elevandosi a uomo-squadra al pari di Buffon, Del Piero e Nedved.
Nella mia personalissima classifica degli intoccabili, però, il nemico giurato di Domenech occupa l'ultimo gradino del podio, alle spalle di Buffon e... Zanetti, che si guadagna l'ideale medaglia d'oro.
Persino lo zemaniano più intransigente concorderà nel ritenere imprescindibile la figura del mediano nel calcio moderno. L'ex interista è l'unico effettivo in organico ad abbinare le due fasi di gioco, diventando il perno a fianco del quale far ruotare i vari Almiron, Nocerino e Tiago. I due lanci rubati a Pirlo e destinati, diamanti incastonati da Del Piero in fondo al sacco, hanno oscurato i mali emersi contro la volenterosa Lazio di Rossi e zittito chi lo etichetta(va?) come semplice rubapalloni. La sfortuna non lo perseguita più, i cartellini (solo gialli, per fortuna) sì, ma è il sostenibile peso dell'essere Cristiano Zanetti, factotum della mediana bianconera.
Il suo rendimento è la cartina al tornasole della squadra. Come si è visto contro l’Udinese, quando la sua uscita di scena, al pari dell’ingresso di Tiago, ha scombussolato gli equilibri consentendo agli avversari di guadagnare metri e coraggio, è una pedina indispensabile nello scacchiere di Ranieri. Il contributo del numero 6 non è quantificabile come i gol di Trezeguet o da copertina al pari delle prodezze di Buffon, ma egualmente, per non dire maggiormente, rilevante ai fini dell’economia di squadra. Legrottaglie e Chiellini sentitamente ringraziano, la loro rinascita/affermazione passa anche dal filtro da lui garantito. In Coppa Italia ha goduto di un turno di (meritatissimo) riposo, e la fatiscente zattera ha imbarcato acqua per 90 minuti, colando infine a picco come il Titanic al cospetto dell’iceberg Empoli. L’importanza di certi soggetti, insomma, la avverti paradossalmente in loro assenza.
Doveroso un sentito ringraziamento ad un calciatore ingiustamente sottovalutato da tecnici, Donadoni in primis, e addetti ai lavori, perché è facile seguire la scia delle stelle, magari solo presunte e presto cadenti, meno apprezzare chi lascia ad altri le luci dei riflettori.
P.S.: un sentito grazie va anche a colui che lo ha portato a Torino. Zanetti è stato l’ultimo, graditissimo, regalo di Moggi, che pure in passato aveva aggiunto alla rosa petali come Buffon e Trezeguet. Chissà se Blanc lo sa.

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