lunedì 3 dicembre 2007

La situazione del calcio non è buona

La stupidità dell'uomo foraggiata dalla crescente invadenza di media spesso inadeguati al ruolo di garante dell'informazione può avere effetti devastanti.
Dopo un susseguirsi di voci sui tragici fatti Arezzo, dove ha perso la vita in circostanze ancora da chiarire Gabriele Sandri, la solita, scarsa, celerità delle autorità (in)competenti ha favorito un'assurda manifestazione di violenza da parte di efferati delinquenti, che hanno messo a ferro e fuoco Roma, riuscendo così a disonorare la memoria di un ragazzo, elevato suo malgrado dal movimento ultrà a martire nella lotta contro le forze dell'ordine.
Le settimane successive si sono svolte secondo copione tipicamente italiano. Reportage strappalacrime, scritte infamanti contro chi è morto facendo il proprio, poco remunerato, lavoro, iniziative discutibili se non nei contenuti, almeno nella tempistica. Manca solo la proposta di santificazione per il Sandri, ma si sa, il passaggio da martire a santo, nell'immaginario collettivo, è breve.
I benpensanti hanno puntato il dito con fare accusatorio, indistintamente, verso il popolo della curva. Errore, è sbagliato generalizzare.
Gli ultrà regalano colore e tono ad un tifo altrimenti da salotto, si rendono protagonisti di iniziative lodevoli, essendo spesso impegnati nel sociale in sostegno dei meno fortunati, e spendendo tempo e denaro per i propri colori.
Il rovescio della medaglia, però, è quel muro di omertà innalzato a protezione dei 'fratelli' che infrangono le leggi. Ponendo tutti questi aspetti sulla bilancia, non c'è confronto.
Se da un lato il codice ultrà promuove il senso di appartenenza e la fratellanza, dall’altro porta all'estremo tali valori, esasperandoli e cambiandone la sfumatura, da positiva a negativa, in nome di una fortissima coesione che non vuol sentir ragioni, nemmeno di maglia, se è vero che persino tra tifosi della medesima squadra esistono contrasti e divisioni.
Siamo arrivati ad un bivio, ma forse chi di dovere lo realizzerà solo al prossimo sinistro, salvo dimenticarselo la settimana successiva. O si isolano i violenti, oppure il circolo vizioso non si arresterà mai. Ancora scontri, ancora morti da piangere. La soluzione? Semplice, più tornelli per tutti., brindiamo con tarallucci e vino.
Nella repubblica italiana delle banane, impensabile una svolta epocale, proprio laddove sono radicate figure ormai preistoriche, a partire da Matarrese, specchio fedele di una classe politica impegnata solo a conservare la poltrona. Le istituzioni latitano, le società sono in balia di frange estremiste per quella benedetta/maledetta (dipende dai punti di vista) responsabilità oggettiva, ma tanto l’importante sono i diritti TV.
Il modello inglese prevede la certezza della pena, stewart al soldo delle società schierati in impianti di proprietà delle stesse e polifunzionali, obbligo di firma per i diffidati, niente gruppi organizzati né striscioni, solo tifo e passione. Qualcuno lo definisce con disprezzo ‘calcio-teatro’. Un consiglio: prima di parlare, via il prosciutto dagli occhi. Sarebbe una svolta epocale, che richiederebbe una rigida applicazione delle leggi vigenti. In quanto tale, da escludere a priori.
Il mea culpa dei tifosi atalantini è solo il primo passo, alle parole (spontanee?) dovranno seguire i fatti, altrimenti sarà solo aria fritta made in Italy, buona solo per il restayling di un’immagine macchiata dalla recente follia.
La repressione lamentata dagli ultrà è l’unica via senza un’azione di pulizia interna promossa dai responsabili degli stessi. L’alternativa è ben più radicale: scioglimento dei diversi gruppi organizzati, in nome della promozione del singolo tifoso ai danni della collettività. La libertà di associazione è sacra, purché preveda il rispetto delle regole, non essendo lo stadio una zona franca.
L’uomo è un animale sociale, ed isolandolo dal branco, difficilmente si renderà protagonista di azioni altrimenti tutelate da amici compiacenti. Da cani sciolti, ci penseranno bene prima di dar libero sfogo alla propria idiozia.
La distinzione tra delinquenti e ultrà è necessaria a causa del qualunquismo imperante verso la categoria del curvaiolo. Senza un significativo riavvicinamento alle autorità, rischiano di farne le spese in primis gli ‘onesti’, non intesi come tifosi della Beneamata, si capisce.
Per il bene di tutti, veniamoci incontro. Senza spranghe e manganelli (magari branditi al contrario), si capisce.

Nessun commento: