lunedì 22 ottobre 2007

Tiago l'ha fatta fuori dal vaso

Incompreso in Italia, Tiago ha deciso di sfogarsi sulle colonne del quotidiano portoghese 'O Jogo'.
L'"umiltè" è rimasta a Lione, assieme a quelle doti che hanno abbagliato gli 007 bianconeri.
Spirito autocritico, questo sconosciuto. Si è salvato in corner riconoscendo, da professionista, la legittimità e rispettabilità delle scelte di Ranieri. In caso contrario, sarebbe probabilmente calato il sipario sulla sua esperienza torinese.
In base all'ottica economica ormai predominante nell'era dell'azienda calcio, nonostante l'infelice uscita e le prestazioni anonime, è dovere del tecnico tentare un recupero, psicologico e tecnico, di un patrimonio societario, ma difficilmente certe frasi passeranno inosservate.
In conferenza stampa, infatti, la risposta del condottiero romana è stata durissima. Si è detto deluso da Tiago, protagonista di un'uscita di quelle che fanno male al gruppo. Come suo costume, senza peli sulla lingua. Per inciso, si è preso la responsabilità dell’acquisto.
Si può discutere sull'opportunità di non alimentare polemiche da gossip di bassa lega, seguendo il monito lanciato sempre dall'allenatore dopo la polemica estiva di Chiellini, all'insegna del 'i panni sporchi si lavano in casa'; il contenuto, però, è ineccepibile.
Lo stesso, ovviamente, non si può dire delle frasi uscite sul quotidiano portoghese.
Prima precisazione: l'intervista non sarebbe stata autorizzata dalla società. Un punto a sfavore del calciatore.
La teoria della preparazione rimasta sulle gambe del giocatore viene disintegrata dai macigni usciti dalla bocca del portoghese. Pur ammettendo le difficoltà iniziali, ha garantito di essere pronto fisicamente da inizio campionato, ponendo l'accento sul fatto che "la preparazione non era stata più intensa di quella a cui ero abituato in altri club". Anche questo non gioca a suo favore.
Ha cercato e ottenuto un faccia a faccia con il mister, dal quale è emersa le fermezza del tecnico sulle sue scelte. Attualmente è la quarta scelta in mezzo al campo, proprio lui, sbarcato in riva al Po per giocare. Dulcis in fundo, il discorso scivola inevitabilmente sul nebuloso futuro, e tra le righe si legge un aut-aut: o gioca, oppure a gennaio chiederà la cessione. La classica "zappa sui piedi".
Tutti delusi, insomma. Tiago per le scelte di Ranieri, Ranieri e la società per le parole di Tiago (presumibilmente anche per le prestazioni), il popolo bianconero per tutta questa assurda ed inesplicabile vicenda tinta di giallo. La società, nelle parole, si è affidata al pacato Secco. Districandosi tra le frasi di circostanza, è facile scorgere il malumore del DS. Nei fatti, auspicabile il pugno di ferro, con multa salata a corredo di una memorabile lavata di capo.
I primi a dare addosso al centrocampista sono i numeri. Pagato 13.65 milioni, ne guadagnerà 3 per, forse, sino al 2012. In campionato, appena 3 presenze per complessivi 148 minuti. Freddi, ma inequivocabili: ad oggi, è flop.
Analizzando le sue prestazioni, c'è da cadere in depressione. Ha avuto la grande chance contro l'avversario ideale, una modesta Reggina, impressionando soprattutto per l'estraneità alla manovra. E' parso addirittura in crescita, ed è tutto dire. Molto dotato tecnicamente ma troppo discontinuo nella giocata, è il classico portoghese bello a vedersi ma eccessivamente compassato ed evanescente.
Gli secca accomodarsi in panchina? Dopo averla fatta fuori dal vaso, qualche domenica in tribuna non ci starebbe affatto male. Così, tanto per ribadire che alla Juve certi atteggiamenti da prime donne, per altro affatto supportati dalle prestazioni, non sono tollerati.
L'idea che Aulas, presidentissimo del Lione, ci abbia rifilato un pacco, si fa concreta.
Ora come ora, nemmeno Calderon ubriaco eviterebbe a Blanc di mettere a bilancio una minusvalenza in seguito alla cessione del giocatore. Le uniche piste praticabili sono lo scambio e il prestito, ma lo stipendio di Tiago se lo possono permettere davvero in pochi.
In attesa di gennaio, spetta a lui, primo responsabile delle proprie disgrazie, dimostrare di essere uno con le palle all’interno del rettangolo verde, non solo di fronte al taccuino di un giornalista lusitano.

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