martedì 23 ottobre 2007

Il risveglio del Piccolo Principe

Come un omicida torna sempre sul luogo del delitto, Damiano Cunego riparte laddove la sua ascesa al gotha del ciclismo aveva toccato forse il punto più alto. A coronomento di un'annata d'oro, il 2004, culminata con la conquista d'autorità del Giro d'Italia nemmeno 23enne, fece suo anche il Giro di Lombardia. Da stella nascente a cadente, questo rischiava di essere il destino del veronese, preciplitato nell'oblio, incapace di vincere, salvo corse di basso lignaggio, sino all'ultimo acuto sul lungolago di Como, davanti ad uno spettacolare Riccò. Troppo poco una maglia bianca al Tour e un 3° posto alla Liegi, seppur conquistati all'esordio, per un talento del suo calibro. Sempre al suo fianco, la moglie Margherita e la piccola Ludovica, nata nel luglio 2005, a dimostrazione di una precocità estesa alla sfera privata, e un nutrito numero di appassionati, conquistati dalle imprese del Piccolo Principe.
Maturo e consapevole, pare in grado di (ri)entrare nell'elitè di questo sport, stavolta per rimanerci. Resta da scegliere il veicolo con cui scalare l'Olimpo delle due ruote: grandi corse a tappe o classiche?
Il suo tallone d'Achille, le prove a cronometro, suggerisce la seconda soluzione, ma Cunego punta su un eccellente capacità di recupero da un giorno all'altro, qualità fondamentale per essere competitivi sulla lunga distanza.
Il ciclismo, impoverito tecnicamente dalla perdita del despota in grado di vincere quando vuole (Armstrong) e la storica nemesi Ullrich, senza dimenticare Basso e Vinokourov caduti in disgrazia, può contare su una nuova leva di passisti-scalatori, 'capitanata' da Andy Schleck e che annovera tra le sue fila anche l'olandese Dekker e il nostro Nibali. Guai a sottovalutare, poi, i vecchi volponi nostrani, vedi Savoldelli e Simoni e chi, come Evans, Menchov e Sastre, ha l'occasione di riscoprirsi vincente in età non più verde, dopo una vita da piazzato. Lo spagnolo Contador, fresco vincitore dell'ultimo Tour, guida la nutrita truppa di sudditi di Juan Carlos pronta a darsi battaglia, alla Vuelta ma anche in terra di Francia.
Il Cunego versione Giro 2007 difficilmente potrà competere con i corridori citati. A cronometro paga dazio rispetto agli altri big, mentre su salite lunghe e difficili non riesce (più) a fare la differenza.
Le cotes della Liegi e i muri del Fiandre possono esaltarne le doti di scattista, degne del miglior Bettini. Rispetto al toscano, è più accorto tatticamente, magari meno spettacolare, potenzialmente più redditizio, grazie ad una certa abilità nel leggere la corsa. Al contrario, la necessità di unire doti da cronomen e scalatore per puntare ad un grande giro si scontra con i limiti fisici di Cunego. Basso, all'eta del veronese, prendeva sonore scoppole dagli specialisti, ma, potendo contare su un fisico da passista, e lavorando nella galleria del vento per trovare la posizione più aerodinamica possibile, è arrivato ad infliggere distacchi abissali in grado di spegnere le velleità dei rivali. Indimenticabile l'immagine di 'Ivan il terribile' che, nella crono di Pistoia al Giro 2006, raggiunge e supera con irrisoria facilità il veronese partito ben 5 minuti prima.
Il lavoro specifico aiuterebbe indubbiamente il corridore della Lampre a migliorare, colmando parte dell'enorme gap che lo separa dai migliori, ma sarebbe insufficiente ad aggirare l'ostacolo rappresentato dal fisico troppo esile per andare ai 60 km/h quando la strada spiana.
La sua vittoria alla corsa rosa del 2004 non deve ingannare. L'avversario più pericoloso, Simoni, era suo compagno di squadra, e dovette fare da spettatore all'impresa di Falzes, con la quale Cunego mise le mani sul Giro. Fondamentale il contributo degli straordinari gregari Mazzoleni e Tonti, fuggitivi della prima ora, nello scortare il giovane compagno, scattato a 3 km dalla vetta del Furcia, sino ai piedi della salita del Terento, ultima ascesa di giornata. Sublime esempio di tatticismo applicato al ciclismo, la strategia studiata a tavolino ha consegnato la corsa nelle mani del giovane emergente.
La lettura della classifica generale induce a ridimensionare facili entusiasmi attorno a Damiano: al secondo posto finale si classicherà Honchar nel suo anno di grazia, sfruttando le crono, e alle spalle di Simoni troviamo gli incompiuti Cioni e Popovich. I distacchi sono contenuti, il 10° (Garate) è staccato di 7'47''. Basso, due anni dopo, ne infliggerà ben 9'18'' a Gutierrez Cataluna (2°), e tanto per rendere l'idea a completare la Top 10 c'è Vila, gregario Lampre, a ben 27'34''. Cunego finì ad oltre 18 minuti, umiliato a cronometro, staccato in salita.
Sin dall'anno prossimo, invece, avrà (avrebbe) la possibilità di puntare ad alcune classiche di prestigio tra cui, perchè no, la Sanremo, dove Poggio e Cipressa sono l'ideale trampolino di lancio per esaltarne le qualità, tra cui spicca lo spunto veloce, che gli consente di prevalere in sprint ristretti.
Il piatto per la stagione 2008 si arricchisce delle Olimpiadi cinesi, dove Cunego conta di esserci, così come il campione uscente Bettini e Di Luca, uno dei pochissimi ciclisti in grado di puntare a Liegi e Giro. L'evento estivo potrebbe costringerlo a rivedere i piani, ovvero puntare alle classiche primaverili, non presentarsi al Giro d'Italia e correre invece il Tour senza velleità di classifica. La stessa idea potrebbe stuzzicare l'abruzzese della Liquigas, e in questo caso la 91° edizione della corsa rosa perderebbe due sicuri protagonisti, in aggiunta allo squalificato Basso.
La palla passa ora a Cunego, arrivato ad un bivio decisivo per la sua carriera. La strada meno tortuosa lo porta, disattendendo le premesse di gioventù, a lottare contro i vari Bettini, Franck Schleck e Valverde, in gare di grande fascino come Amstel Gold Race, Liegi e ovviamente il 'suo' Lombardia, perchè, allo stato attuale, è più facile ipotizzare un tris nella 'classica della foglie morte' piuttosto che un bis in rosa.

Di certo, c'è solo il risveglio del Piccolo Principe, il solo in grado, sabato, di tener testa agli scatti del giovane Riccò, per poi regolarlo allo sprint. Dopo anni di magre, non è poco. Il ciclismo, provato da scandali e ripicche, sentitamente ringrazia.

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