mercoledì 3 ottobre 2007

Diavolo illuso, pt. II

Nel calcio come nella vita, tutto è relativo.
7 punti in 6 partite, frutto di 1 sola vittoria (esterna e roboante, all'esordio) e di ben 4 pareggi, con 8 gol fatti e 6 subite, possono pure rappresentare un buon bottino.

Non per il Milan, però, partito con ambizioni di vittoria, che ora si ritrova in vetta alla seconda metà, quella sbagliata insomma, della classifica.
Di questo passo, l'ingresso in zona Champions è in bilico. Accedere alla prossima edizione vincendo quella in corso è una carta alquanto rischiosa, la classica ultima spiaggia. Può succedere infatti di giocare una finale quasi perfetta, dove il migliore in campo è il portiere avversario nonostante i 3 gol incassati, salvo compromettere tutto in 6 minuti di inspiegabile blackout. Dice niente "Istanbul, 25-05-05"?
Un dato è particolarmente significativo: 0, sono i gol realizzati dalle punte rossonere in campionato. Kakà è stato, tanto per cambiare, l'uomo della provvidenza con ben 4 reti, il doppio rispetto a Seedorf, mentre a Siena c'è voluto addirittura Nesta per evitare una clamorosa sconfitta. A questo aggiungiamo la frittata giornaliera della difesa, ed ecco che si spiega la classifica deficitaria.
La nuvola di Fantozzi continua a perseguitare Gilardino, Inzaghi paga dazio nei confronti dell'ingiallita carta d'identità e va dunque preservato per le grandi sfide. I petali della margherita di Ancelotti sono solamente questi. Gennaio è ancora lontano, così come Pato, il connazionale Ronaldo è un mistero. Un assurdo infortunio, sottovalutato dallo staff di Milan Lab, lo tiene ai box da tempo immemore. Dovrebbe rientrare dopo la sosta, ma il condizionale è d'obbligo.
Lo schema ad albero di Natale, tanto osteggiato in passato da Berlusconi, non funziona in Italia. La manovra rossonera si appoggia sul centravanti, spalle alla porta, che gioca di sponda per gli inserimenti dei trequartisti (Kakà e Seedorf), abilissimi anche nel tiro da fuori. Poco sfruttate le fasce, nonostante la presenza di giocatore come Gilardino che andrebbe a nozze con i cross dal fondo. In due parole: gioco prevedibile.
Il proverbiale gioco all'italiana, fatto di catenaccio e ripartenze, chiude gli spazi agli avanti rossoneri, con il risultato che il centravanti è lasciato in balia dei randellatori, pardon, difensori avversari, e la manovra si sviluppa in orizzontale.
In Champions la storia cambia, si gioca a viso aperto e le praterie sono degne della pampas argentina. Kakà sentitamente ringrazia, tanto da laurearsi capocannoniere dell'edizione 2006/2007, mettendo una seria ipoteca sul prossimo Pallone d'Oro.
Per imporsi nell'ultima edizione, Ancelotti ha inserito Ambrosini in mezzo al campo, avanzando Seedorf accanto a Kakà e dietro l'unica punta. In Italia, invece, si sente l'assenza di una spalla per il centravanti.
L'addio di Shevchenko ha lasciato una voragine che il pacco Olivera non ha colmato nemmeno in parte.
L'ultimo mercato ha regalato, oltre ad un Pato ancora da scoprire, il solo Emerson, trasformatosi da puma a bradipo. Inadatto al 4-3-2-1 milanista, sprovvisto della corsa di Gattuso e dei piedi di Pirlo, è solo un boccone fatto ingerire ai tifosi in un'estate digiuna di novità. Il tempo dirà se il brasiliano con l'apparecchio è il giusto digestivo. Attenzione, però, a non caricarlo di eccessive responsabilità. E' pur sempre un fresco 18enne, non può essere la panacea di tutti i mali.
Evidentemente, i dirigenti di Corso Galileo Ferraris sono in buona compagnia in quanto ad errori di mercato. A Milano, però, la situazione è ancora più tesa, tra bossoli recapitati in sede e dirigenti sotto scorta, per motivi che esulano dai responsi del campo.
La spaccatura tra tifo organizzato e società è palese, mentre, se non altro, pare risanata la frattura con quei giocatori (Dida e Gilardino) che hanno deluso sino ad oggi. Per fortuna, aggiungo, perchè l'ultima cosa di cui si sente la necessità in Via Turati è l'ammutinamento di San Siro. Quello degli attaccanti basta e avanza.

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