lunedì 15 ottobre 2007

La quiete prima della tempesta (scozzese)

A Genova, gli azzurri superano agevolmente con punteggio all’inglese la modesta Georgia.
Le reti, una per tempo, portano la firma di Pirlo su calcio piazzato e Grosso, e il timbro del portiere Lomaia, addirittura comico in occasione del vantaggio azzurro. La punizione battuta dal metronomo del Milan, è apparentemente inoffensiva, ma il numero 1 georgiano compie un incomprensibile movimento laterale, scivolando goffamente nel vano tentativo di recuperare la posizione. Il raddoppio è frutto di un bel controllo in area di Toni (un palo nella prima frazione) a liberare Grosso che supera l’incerto estremo difensore ospite in uscita con uno ‘scavetto’.
Gli avversari, privi della stella Kaladze, si presentano con il 17enne Michelidze, primavera dell’Empoli, di punta, sostituito poi nella ripresa dal 16enne Kenia. Corsa e ricorso sistematico al fallo le principali qualità della squadra di Toppmoller, assolutamente inesistente dalla parti di capitan Buffon.
Proprio il portiere bianconero vivacizza un dopo-partita altrimenti soporifero, come del resto i 90 minuti di gioco, lanciando stoccate a CT (“In campo eravamo sfilacciati…”) e compagni (“… e qualcuno camminava.”). Non fa nomi, ma tra i principali indiziati c’è Quagliarella, lontano parente dell’uomo dai gol impossibili visto la scorsa stagione.
Oltre ai 3 punti, l’altra nota positiva è rappresentata dal rientro di Toni, assolutamente imprescindibile nello scacchiere azzurro. Attualmente, è probabilmente il miglior centravanti d’area di rigore del pianeta, assieme a Trezeguet, rispetto al quale vanta una maggior predisposizione al sacrificio.
I contemporanei successi di Scozia e Francia, rispettivamente contro Ucraina e Far Oer, non cambiano di una virgola il preoccupante scenario dei nostri: o si vince a Glasgow, o, salvo clamorose sorprese, gli Europei ce li godiamo dalla poltrone, come nel 1984. L’arbitraggio dell’olandese Vink lascia spazio a qualche recriminazione per Shevchenko e compagni, possibile che l’incandescente catino dell’Ibrox Park intimorisca anche il più integerrimo dei fischietti. Un pericolo in più per gli azzurri, comunque secondario rispetto a colui che siede sulla nostra panchina.
Ieri sera, Donadoni ha dimostrato ancora una volta un’inadeguatezza lampante. Il gioco latita, la presenza del fantasma di Quagliarella incomprensibile, così come la convocazione di Curci. Nel post-partita, Capello lo pungola sulla necessità di evitare troppi esperimenti contro il Sudafrica per cementare l’attuale gruppo. Il CT da ragione all’ex tecnico del Real, affermando di non essere intenzionato a sperimentare troppo, salvo poi smentirsi con le convocazioni. Ben quattro gli esordienti (Paolo Cannavaro, Dossena, Nocerino e Rosina), l’intero undici titolare a Marassi rispedito a casa. Kafkiano.
Non per mettere le mani avanti, ma in caso di eliminazione, inutile prendersela con la Francia incapace di strappare un punto agli scozzesi. Ricordiamoci che, da campioni del mondo, abbiamo pareggiato in casa con la Lituania, siamo stati infilati da un carpentiere e salvati da Buffon nelle isole Far Oer e affrontato la Francia a San Siro puntando al pareggio. Chi è causa del suo mal pianga se stesso.
In caso di flop, è già pronto Lippi per il bis.
Stanco di fare il viticoltore e pubblicizzare videofonini con la Littizzetto, si è detto pronto ai rientro, lasciando aperta la porta alla nazionale. Interpellato su un possibile ritorno, ha risposto con un caustico “Mai dire no”. Può contare sull’appoggio del gruppo, senatori in primis, e conosce già l’ambiente. Meglio la minestra riscaldata che l’insipida pastetta attuale, meglio il vecchio chef del nuovo incapace di distinguere il caviale dal cibo in scatola, nemmeno di marca. Altro papabile è Capello, forse inviso per vecchie ruggini a Buffon, Camoranesi e Del Piero, ma vincente ovunque. Mica capita tutti i giorni di avere i due migliori tecnici italiani a spasso, e a giugno potrebbe entrare in lizza persino Ancelotti.
Dopo un anno di Donadoni, pure Oronzo Canà andrebbe bene. Tra il suo 5-5-5 e il 4-1-4-1 impostato dell’ex ala milanista, con Del Piero esterno, contro la Francia, non so davvero quale sia il modulo più improbabile.

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