domenica 13 gennaio 2008

Per fortuna che c'è Alex

Gli onnivori di calcio avranno trovato la pace dei sensi grazie al tradizionale tour de force inglese, in ossequio con l'antico adagio secondo cui 'chi si ferma è perduto'.
L'italica siesta invernale ha invece sfibrato il tifoso medio, colui che brama solo per l'amata e del resto se ne frega, regalando altresì spiccioli di relax ai calciatori e pecunia in abbondanza a quelle big che hanno rifinito preparazione e bilancio in sperduti angoli del globo, dimenticati dal Dio pallone ma cari al Dio quattrino.
Così, mentre le milanesi si crogiolano sotto il sole della patinata Dubai, Del Piero e compagni serrano le fila nella vicina Malta, accolta da un passionale abbraccio collettivo e mortificata dal dopolavoro ferroviario locale (La Valletta).
Il peregrinare di un'utopia chiamata scudetto fa ora tappa a Catania, storico feudo bianconero a digiuno di Juve dal lontano 20 novembre 1983, quando il terzino sinistro dei locali era un certo Claudio Ranieri.
La chiusura post Raciti del Massimino ha privato i catanesi di ospiti illustri, sgonfiando un gruppo avviato verso la gloria europea, intesa come qualificazione Uefa, e salvatosi poi per il rotto della cuffia.
Impossibile dimenticare, ma doveroso guardare avanti. Nuovo allenatore, infornata di talenti esotici e rinnovato entusiasmo: la ricetta di Pulvirenti e Lo Monaco funziona a meraviglia. Un calcio al tradizionale 3-4-3 del predecessore Marino e uno sul sedere al malcapitato Di Carlo, questo il biglietto da visita del ruspante Silvio Baldini, rilanciatosi dopo i recenti flop predicando un calcio offensivo d'impronta zemaniana ma integrato da una sagacia tattica tipicamente italiana. Dove c'è competenza, il coraggio paga, come confermato dai recenti exploit di Vargas e Martinez.
Di fronte ad una Signora, sarebbe da scostumati non coprirsi un po', e Baldini riscopre le buone maniere rinunciando al funambolico argentino in luogo del più disciplinato Colucci. Il tecnico toscano deve rinunciare agli squalificati Sardo e Baiocco, ex mai rimpianto, e li rimpiazza rispettivamente con Silvestri e Biagianti, figli di un calcio minore con un futuro importante alle spalle.
Ranieri gioca il jolly Salihamidzic, terzino destro con licenza di offendere e obbligo di difendere dalle sfuriate dell'indemoniato Vargas. La prolungata assenza di Camoranesi regala a Tiago l'ennesima occasione per scacciare propositi di cessione.
Il portoghese si conferma re dell'occulto, tanto è bravo a mascherare quelle qualità che convinsero Secco a donare 13 milioni e 600 mila euro ad Aulas, presidentissimo del Lione. L'ennesima prestazione da encefalogramma piatto costringe Ranieri a lasciarlo negli spogliatoi assieme al rombo di centrocampo propizio a Roma, unico modulo che consente al ragazzo di fare la bella statuina in campo. Dai suoi piedi-saponetta parte al 40° un contropiede potenzialmente assassino del Catania, ed è questa l'unica azione offensiva da lui promossa. La sua apatia costringe Del Piero a sdoppiarsi, arretrando sovente in cerca di palloni giocabili diventando così primo produttore nazionale di calci piazzati. Addio, tronista mancato, è stato bello. Per te, capace di spillare un contrattone da 3 milioni netti l'anno, non per i tifosi costretti a pregare per il manifestarsi di un'offerta quantomeno decente che ti faccia migrare verso altri lidi. Sino alle 20.30 di ieri, sembrava essere il Tottenham l'unica potenziale acquirente. Oggi chissà, speriamo che i dirigenti degli Spurs abbiano preferito il Bagaglino al Massimino ieri sera.
Se Trezeguet non struscia palla o quasi, è anche colpa sua. In precarie condizioni fisiche, il francese è più fermo del solito e cicca un paio di incornate, vanificando così i rarissimi cross piovuti dalle fasce. Detto del generoso lavoro di raccordo del capitano, vien da sè che Polito abbia vissuto una serata di relativo relax, nonostante si sia giocato ad una porta sola, la sua.
A Buffon va addirittura meglio, o forse peggio, dipende dai punti di vista. Al quarto d'ora, Mascara, lasciato colpevolmente solo, ha tutto il tempo di calibrare un cross sul quale Spinesi si avventa come un avvoltoio, dopo aver fatto il bradipo per mesi, beffando così in un sol colpo portiere, difesa e guardalinee, reo di non segnalare l'offside millimetrico della punta pisana. Nulla di inenarrabile, errare humanum est.

Tale guardalinee di destra, tale guardalinee di sinistra. Il collega Stagnoli, lui si, segnala un fuorigioco che, quello no, proprio non c'è. Del Piero parte in linea con l'ultimo difensore catanese, nasconde la palla a Polito, viene affossato, ma l'assistente brandisce la bandierina. Cornuti e mazziati.
Questione di testa. Il Catania si barrica nella propria metà campo, una delle rare sortite offensive vale un brivido e costa momentaneamente la perdita della trebisonda a San Nicola Legrottaglie (la sua incornata alta è l'unico segno di vita bianconero pre-svantaggio), immolando il proprio volto angelico per salvare la porta di Buffon minacciata dal terrificante fendente di Biagianti.
A tenere sveglio il pubblico ci pensano Vargas e Salihamidzic, il cui duello è il leit motive della prima frazione. L'irriducibile Brazzo, dapprima in difficoltà e sovente sverniciato dal peruviano, riacquista metri e fiducia, ed è suo il pallone migliore capitato sul testone di Trezeguet, che anticipa Nedved meglio piazzato e spedisce fuori.
Nocerino e Molinaro continuano a guardare in cagnesco la tecnica, e la tecnica a guardare in cagnesco loro. Sono loro il simbolo di una Juve schiava dei propri limiti, emersi con prepotenza su di un campo infido, dove i gladiatori la fanno da padrone. Stovini e Terlizzi svettano, palla o gamba, preferibilmente di Del Piero, fa lo stesso, la loro irruenza resta parzialmente impunita.
L'intervallo porta consiglio a Ranieri. Fuori la sagoma di Tiago, dentro Marchionni. Tatticamente la mossa segna il ritorno alle origini, ognuno al suo posto, tutti all'arrembaggio. La piccola ala ha un felice impatto sul match, salvo calare nel momento in cui l'ingresso, tardivo, di Iaquinta per l'ottimo Salihamidzic lo costringe a limitare le avanzate. La parabola discendente imboccata suo malgrado dal giunonico calabrese, da uomo della provvidenza a riserva qualunque, è diventato uno dei misteri della gestione Ranieri.
L'unico a scaldare, si fa per dire, i guantoni di Polito è Trezeguet, ma il suo avvitamento produce un colpo di testa innocuo (56°). Un minuto prima, è Del Piero a sfiorare il capolavoro in rovesciata su pennellata di Marchionni. I bianconeri premono, Alex incorna anticipando Vargas su spiovente di Zanetti, ma la sfera scivola fuori. In apertura ci aveva provato addirittura Molinaro, il cui bolide fa la barba all'incrocio, e Nedved, che inspiegabilmente rinuncia alla conclusione per liberare, malamente, al tiro Marchionni. Passano i minuti, dieci undicesimi del Catania restano costantemente dietro la linea della palla, gli spazi sono intasati, il terreno pesante, come l'atmosfera respirata dai Ranieri boys, che pregustano l'amaro calice della sconfitta.
Entrano Palladino prima e Iaquinta poi, Juve a trazione anteriore, sfilacciata, sbilanciata e incazzata. Quando il napoletano spedisce alle pendici dell'Etna un pallone invitante a portiere verosimilmente battuto, sembra fatta per i siciliani, che però non hanno fatto i conti con il motivatissimo Del Piero. E' lui l'Araba Fenice della Signora: riceve palla al limite dell'area, finta più vecchia del calcio stesso ai danni di Biagianti, uno che mica per caso è alle primissime uscite in A, fallo a difesa bunker schierata, rigore, palla da una parte, Polito dall'altra. Giù il sipario, non prima del terzo tempo monco versione calcistica.
Le parole di Del Piero nel post partita valgono più di qualsiasi commento: "Altro che scudetto, pensiamo a migliorare, altrimenti...". Meditate, gente che popola gli uffici di Corso Galileo Ferraris 32, meditate.

LE PAGELLE:
Buffon 6 - Raccoglie in fondo al sacco l'esterno destro di Spinesi, per il resto è spettatore non pagante o quasi. Se la difesa sonnecchia e il guardalinee non è da meno, mica è colpa sua.
Salihamidzic 6.5 - Vargas è il peggior cliente possibile, lui se ne accorge subito e non tarda a reagire. Le sue sgroppate costringono il peruviano a contenere le avanzate, grazie anche al contributo, nella ripresa, di Marchionni. E' lui l'acquisto più azzeccato di Mr. Dry, ed è tutto dire. Misteriosi i motivi del cambio (Iaquinta ng - La domanda è: perchè dentro così tardi?).
Legrottaglie 6.5 - Svetta sia nell'area di rigore avversaria che, soprattutto, nella propria. Evita fortunosamente il 2-0 di Biagianti, tiene bene Spinesi. Dio c'è ed è con lui.
Chiellini 5.5 - Non azzecca un rilancio manca per sbaglio, e pur lottando, la sensazione trasmessa è di insicurezza ogni qual volta un avversario gli si palesa in zona.
Molinaro 5 - Ok, il guardalinee, ma lui è l'ultimo uomo a salire, lasciando all'assistente il beneficio del dubbio. Lui e il pallone, relazione tormentata.
Nocerino 5 - Fuori ruolo nel primo tempo, fuori fase nel secondo. Ha bisogno di rifiatare, l'ennesimo cartellino rimediato gli regalerà una domenica, la prossima, di relax.
Zanetti 5.5 - Ebbene sì, alla diciottesima Crist(ian)o si riposò. Meno incisivo del solito, terreno e solitudine gli complicano terribilmente la vita, vista l'estrema mobilità della mediana catanese.
Nedved 5 - Il solito Nedved versione 2007/2008. Corre, lotta, non incide. Potrebbe stravolgere il copione ad inizio ripresa, ma rinuncia a sfoggiare la proverbiale castagna da fuori. Incompiuto, il rombo lo limita (Palladino 6 - Lui corricchia, ma entra nell'azione del pareggio dopo aver sprecato un'occasione d'oro poco prima).
Tiago 4 - Di stima. Per pietà cristiana, mi fermo qui (Marchionni 6 - Inizia bene, spina nel fianco per Vargas e il Catania. Cala alla distanza, più per scelte discutibili del tecnico che per demeriti suoi. Merita maggior considerazione).

DEL PIERO 7
- Stovini e Terlizzi tentano più volte di fracassargli le caviglie, gli fracassano qualcos'altro e lui non le manda a dire. Lotta, ad inizio ripresa sbaglia un controllo dopo l'altro, riparte più forte di prima, si procura e trasforma un rigore dopo averne guadagnato uno anche nel primo tempo, ma il guardalinee aveva già ravvisato il nulla. Anima della squadra.
Trezeguet 5 - Debilitato dai recenti malanni, corre poco e la vede ancora meno. Andava sostituito, ma obiettivamente toglierlo è dura, anche se non è serata.

Ranieri 5 - L'unico rombo da proporre in futuro è il pesce, lo rammenti. Basta Tiago, insista piuttosto su Marchionni, in attesa di Camoranesi. Sbaglia l'impostazione iniziale, rimedia ma in ritardo.

Catania: Polito 5.5, Silvestri 6, Stovini 6.5, Terlizzi 6, Vargas 6.5; Izco 6, Edusei 5.5, Biagianti 5.5; Colucci 6 (Martinez 5.5), Spinesi 6.5, Mascara 7 (Tedesco ng).

Rocchi 6 - Gli errori ci sono, ma le colpe stanno altrove, due righe sotto. Certo, un rosso ad uno a scelta tra Stovini e Terlizzi, colpevoli di percuotere violentemente Del Piero, ci poteva stare.
Assistenti, Copelli 5, Stagnoli 5.

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