venerdì 18 gennaio 2008

Il canto del brutto anatroccolo

Chissà se Alessio Secco ha letto l'intervista rilasciata da Legrottaglie a Sportweek, dove il candido ragazzo candidamente rivela di non batter chiodo da un paio d'anni. Una confessione di tale portata potrebbe stravolgere le strategie di mercato bianconere: basta 'campioni', servono cinture di castità. Effettivamente, di recente il contributo dei Ranieri boys all'incremento demografico del paese è stato rilevante; è tuttavia consigliabile, oltre alla potatura dei rami secchi, piantare qualche seme sperando germogli al più presto.
I rami secchi, appunto. La campagna di rafforzamento passa dai tagli necessari a portare ossigeno, leggasi euro, nelle casse societarie, segno evidente che in terra sabauda fanno i genovesi. Il saldo negativo dell'infelice compravendita estiva si attesta sui 30 milioni, da ciò un po' tutti hanno dedotto l'esistenza di un tesoretto di quasi 40 miliardi del vecchio conio. Vero o falso che sia, l'orecchio di Secco è teso ad ascoltare eventuali richieste per esuberi e bocciati.
Tradurre il pensiero corrente in nomi è sinonimo di Tiago Cardoso Mendes. Le sue ultime uscite ne determineranno... l'uscita dalle coordinate bianconere. Forte di un certo appeal internazionale, eredità dei fasti di Lione, può aspirare ad una sistemazione di, relativo, prestigio. Il Tottenham sarebbe un bell'accontentarsi per chi negli ultimi mesi ha convissuto con vane speranze e dura realtà. Poco importa se un semestre fa le pretendenti erano, tra le altre, Fiorentina e Milan. Lui, però, si lasciò sedurre dalla Vecchia Signora, e i tifosi, plagiati da prezzo e You Tube, lo idolatrano e rivisitano una hit di Tozzi in suo onore. Gli ultimi saranno i primi, i primi saranno gli ultimi: detto fatto, in men che non si dica si ritrova quarta scelta, sopravanzato persino dal ripescato Nocerino. La risalita è dura, tutti i nodi vengono al pettine, denunciando lacune atletiche e caratteriali.
Sul banco degli imputati è finito il suo (ex) sponsor principale in Piemonte, quel Ranieri che lo ha voluto, fortissimamente voluto salvo arrendersi, e incazzarsi alquanto, a fronte dell'ultima prova da encefalogramma piatto sfoderata in Coppa Italia. L'accusa è la cattiva gestione del talento lusitano. Gli ha cambiato più volte spalla, passando dall'altrettanto sconfortante Almiron al solido Zanetti, ha persino proposto un inedito rombo ponendolo come vertice avanzato: la risposta è stata la stessa, nel senso che proprio non c'è stata. Inutile rammaricarsi per non averlo mai visto mezzala destra come a Lione, il suo essere impescrutabile statua di sale (quella vecchia volpe di Aulas aveva ragione...) blocca il discorso sul nascere.
L'aver infilato due sostituzioni nell'intervallo nel giro di tre giorni è stata la classica goccia che fa traboccare il vaso, e ne ha scoperchiato i mali. Pare infatti che la latitanza dal campo d'allenamento nel post-Empoli sia da associare ad una sua precisa richiesta. Come dire, alzo bandiera bianca, io qui non posso più stare. E' questo il succo dello scambio d'opinioni avuto con un tifoso all'uscita dagli allenamenti, prima di avviarsi malinconicamente verso casa. Fa quasi tenerezza, ma il pensiero della sua apatia e del suo apparente disimpegnano azzera i buoni propositi. L'unica certezza è legata alla natura preminente del suo flop: non più tattica, ma psicologica. Questione di mentalità, inappropriata agli ardori del calcio nostrano. La polemica intervista rilasciata a "O Jogo" (fine ottobre) ha aperto una frattura con società e allenatore, resa insanabile dal recente disarmo, che scongiura l'ennesimo ripescaggio. La squalifica di Nocerino libera una maglia, e lui che fa? Depone le armi. Congedo con disonore, largo al Brazzo, jolly buono per tutte le stagioni.
E' il momento dei saluti. Peccato non poter far sfoggio di frasi fatte e dire "è stato bello, ci mancherai". Un telegrafico "in bocca al lupo" è più consono alle circostanze. Una premura: bada bene a non lasciar nulla a Torino, il biglietto è di sola andata.

Nessun commento: