domenica 6 gennaio 2008

Brasiliano o tulipano, questo è il problema

Nella piena consapevolezza che, prima dell'autografo apposto sul contratto, il rischio di essere vittime anzichè esercenti è concreto, le intenzioni lasciate trasparire da ambo le parte lasciano poco spazio alle pur legittime titubanze. Scottato dai casi Frings e Milito, preferisco ricorrere comunque al fido condizionale: Rafael Van der Vaart, bimbo prodigio dell'Ajax, nemico pubblico numero 1 di Ibra e predicatore nel deserto di Amburgo, dovrebbe sottoscrivere a breve un impegno quinquiennale con Madama. Con lui se ne andrebbero 17 milioni di euro circa.
L'improvvisa grazia di Legrottaglie e Chiellini è una semplice parvenza, rafforzata certamente dalla crescita, spirituale del primo e tattica del secondo, ma soprattutto dall'imprescindibile scudo nucleare made in Zanetti & Nocerino. L'attenzione di Secco, prodigo per la difesa di parametri zero, dal sicuro Mellberg al probabile Ujfalusi, è rivolta ad altre reparti, destinati a beneficiare, si spera in misura maggiore rispetto alle operazioni Almiron e Tiago, di pochi ma oculati investimenti.
Difficile districarsi nella pletora di mediani/registi/incursori candidati ad affiancare Zanetti, dagli svincolati
di lusso (Borowski, Flamini), come da politica societaria, ai frutti proibiti (Xabi Alonso), senza trascurare talenti incompresi (Sissoko), in rampa di lancio (Cigarini, Marchisio) o vittime di loschi traffici (Mascherano, il cui cartellino è in mano ad una multinazionale).
Orizzonte più sereno, invece, sul fronte attaccanti. Tempo e alterne fortune hanno scremato l'elenco di pretendenti, restringendo di fatto la volata ai soli Amauri e Huntelaar. Favorito il primo, vuoi per la conoscenza della realtà italiana maturata in anni di peregrinazioni più o meno felici, vuoi per la maggior duttilità tattica.
L'olandese ha speso parole zuccherine sulla Juventus, mentre il brasiliano ha dato un colpo al cerchio e uno alla botte, lasciando intendere di essere ben disposto verso qualsiasi lido che faccia rima con blasone, Milan in primis, vista anche la folta colonia di brasiliani di stanza a Milanello. Intanto Zamparini gongola, consapevole di avere tra le mani una gallina dalle uova d'oro prossima ad animare il mercato estivo.
Il puntero del Palermo rappresenterebbe l'integrazione ideale in un attacco che può contare sulla classe di Del Piero, sulla generosità di Iaquinta e sul quando-gioca-segna-sempre-Trezeguet. Fa reparto da solo, altro punto a suo favore, senza bisogno di 'apriscatole' a fianco, ed il soggiorno palermitano ne ha rinvigorito la vena realizzativa. Dategli Camoranesi, VdV e Del Piero, e vi solleverà il mondo. Se preferite, affiancatelo a Re David, e le difese avversarie passeranno dei brutti quarti d'ora. Il grave infortunio al ginocchio destro è alle spalle, il presente si chiama AMiCa, il tridente Amauri - Miccoli - Cavani varato da Guidolin IV che fa sfracelli, il futuro è vincolato alle, per ora folli, richieste del presidentissimo rosanero, destinato però a recedere dai 25 milioni sparati in faccia agli attoniti spasimanti del ragazzo, sul quale persino Donadoni, in ottica Euro 2008, sta facendo un pensierino.
I numeri sono infidi, e parlano dei difficili inizi del bomber, costretto dall'indifferenza dei connazionali a cercare l'Eldorato calcistico nei cantoni svizzeri, prima di essere scovato dal Parma a Bellinzona ed iniziare un personale giro d'Italia che toccherà Napoli, dove infrange il tabù del gol in A, Piacenza, Empoli e Messina. A 23 anni si ritrova con una valigia piena di sogni ma povera di gol, tenuti in serbo per la fatal Verona, dove trascina il piccolo Chievo sino ai preliminari di Champions. Il suo è un crescendo rossiniano, mattone su mattone si costruisce una solida fama, che un'uscita spericolata di Manninger, custode della porta del Siena, rischia di spezzare. Il ginocchio fa crack, il Palermo, dove era approdato in estate circondato da aspettative subito assecondate da gol e magie, crolla, addio sogni di gloria, l'Uefa raggiunta all'ultimo tuffo è un brodino insipido per chi sognava il Bernabeu. A conclusione del lungo calvario post infortunio, tempo quindici minuti ed una tripletta contro il Saragoza è il biglietto da visita del rientrante Amauri, pronto a ripartire da dove aveva lasciato, gol e giocate di classe divenuti ormai il suo pane quotidiano. La Juve è affascinata e sedotta da cotanta efficacia, e lo bracca ormai da mesi. La fredda logica dei numeri è materia per valutazioni superficiali, se priva di adeguato accompagnamento, leggasi opinione maturata su di un'attenta osservazione del soggetto. La stessa avrebbe precluso l'ingresso nel calcio che conta ai vari Materazzi (in tal caso, in diversi ne avrebbero guadagnato in salute), Grosso e Toni. Non sono certo le cifre a testimoniare la crescita tattica del Trezeguet versione 2007/2008, oppure il prezioso lavoro di Nocerino, tasselli fondamentali per la classifica bianconera.
Allo stesso modo, è giusto buttare un occhio sui numeri, e, nel caso di Klaas Jan Huntelaar, è difficile non venirne rapiti. In pillole: 44 presenze e 26 gol in Eerste Divisie (la B olandese), 110 e 87 in Eredivisie; 19 match e 15 centri in Coppa d'Olanda; 28 apparizioni impreziosite da 16 firme dedicate con affetto a quelli che "segna solo in patria" nelle coppe europee; tanto per non farsi mancar nulla, si aggiungano le 4 reti nei playoff di campionato disputati con i lancieri, per un totale di 146 'colpi di Klaas' in 203 partite. Le 18 marcature, in 22 presenze, lo rendono bomber più prolifico nella storia dell'Under 21 olandese, con la quale si è laureato campione, e, indovinate un po', capocannoniere, ad Euro 2006. Positivo, nonostante la spietata concorrenza, il ruolino in nazionale maggiore (9/3). Davvero niente male per uno 'scarto' delle giovanili del PSV. Beffa clamorosa, dopo due annate in cadetteria tra De Graafschap e AGOVV Apeldoorn dove si rivelò ed una stagione e mezza nell'Heerenven, club che fu di Van Nistelrooy, dove si confermò, l'affermazione è avvenuta nelle fila degli acerrimi rivali dell'Ajax.
Lui e Trezeguet, simile nella forma ed identici nella sostanza. Rispetto al francese, vanta una maggior propensione alla manovra e doti tecniche più spiccate. Fa male persino su calcio piazzato, di testa ed in acrobazia è un pericolo costante. Ha tutto per sfondare, tranne il palcoscenico giusto. Non è aviofobico e delicato come Bergkamp o tormentato come Kluivert, ha piuttosto cattiveria e personalità. Da limare una certa discontinuità, talvolta palese quando la posta in palio è alta, ma che ci volete fare, so' ragazzi. I margini di crescita, poi, giustificano ampiamente l'investimento nell'ordine di quaranta miliardi del vecchio conio circa.
Le analogie tecnico-tattiche con Trezegol potrebbero diventarne la condanna. I due paiono troppo simili per giocare assieme. Vivendo in funzione del gol, seppur con sfumature diverse, finirebbero per pestarsi i piedi. Problema, come rilevato, che non si presenterebbe in presenza di Amauri.
L'attacco da eleggere a modello, duole dirlo, è quello dell'Inter, dove chiunque può giocare con chiunque, in un ginepraio di opzioni, tutte più o meno applicabili, quasi imbarazzante. Ibra flagello di Dio, Suazo piè veloce, Crespo la concretezza, Cruz il dodicesimo uomo diventato numero 9 e garanzia certificata di gol, Adriano la potenza, che però, come recita un famoso spot, è nulla senza controllo. (Piccola parentesi: dopo l'incidente stradale, fortunosamente senza conseguenze, avuto in Brasile, il presidente del San Paolo lo ha invitato a pregare di più. Senza voler apparire blasfemi, ma qualche parolina sulla guida prudente e su uno stile di vita più morigerato avrebbe forse avuto maggior impatto.)
Altro esempio calzante ma non meno doloroso, che getta sale sulla 'farsopolesca' ferita, è relativo alla Juve moggiana, laddove, alle spalle di Trezeguet e Del Piero, partiva, salvo sovvertire presto le gerarchie, il signorotto del quale il sovracitato Huntelaar ha poi ereditato la maglia. Ibrahimovic, come e più di Amauri, è stata una punta in grado di affiancare e sostituire il buon David, per lo meno fin quando l'odore dei soldi non lo ha sopraffatto.
Che sia Huntelaar il prezzo da pagare al rinnovo del francese? Per avere la risposta definitiva bisognerà attendere qualche mese, perchè i tempi non sono maturi, e le uniche foglie che si muoveranno a gennaio sono le poche rimaste sugli alberi e scosse dal gelido e sferzante vento invernale.

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