lunedì 30 giugno 2008

Arriba Espana!

"Il calcio è un gioco molto semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti e, alla fine, vincono i tedeschi". Così parlo Sir Gary Lineker, che evidentemente aveva fatto i conti senza l'oste (Torres) e l'usciere (Lahm).
Una delle leggi non scritte dello statuto calcistico è il puntuale afflosciarsi della baldanzosa Spagna ogni qual volta la disputa s'inasprisce ed entra nel vivo. Chi si esalta nella battaglia è la quadrata, ma che dico quadrata, cubica Germania, esercito di mufloni avvezzi al randello ma terribilmente pratici. A sorpresa, ma nemmeno tanto, stavolta ha trionfato l'istrionismo anarchico iberico sul raziocinio teutonico.
Aragones ha saputo trasformare un talentuosissimo ma lunatico melting pot di solisti in un coro d'usignoli. Ha individuato nel 32enne Senna il contrappunto ideale per ovviare alla sperequata distribuzione di qualità tra difesa e centrocampo-attacco. Non pago dell'epurazione di Raul, ha costretto Fabregas e Xabi Alonso, mica due pincopallini qualsiasi, alla panchina, litigato con il viveur Ramos e avvicendato senza pietà la stella Torres con Guiza, il Borriello andaluso, da tronista mancato a Pichici tempo un anno. A differenza dell'azzurro, che ha assaggiato l'erba austrosvizzera solo in allenamento, "l'arciere" del Maiorca è riuscito ad infilare due frecce alle spalle di Nikopolidis e Akinfeev. Chi non risica non rosica, caro Donadoni.
L'atto finale, però, non è terreno per carneadi. E' El Nino la stella più splendente della magica notte viennese. Sua la firma in calce su un successo atteso 44 anni. Su imbeccata col contagiri del monumentale Xavi, ha sverniciato Lahm, recapitando il gentile invito in fondo al sacco e la coppa tra le mani sicure di capitan Casillas. Uscito dal cono d'ombra dello scatenato Villa, infortunato, si è reimpossessato della ribalta e ha esorcizzato il fantasma del flop, collettivo ed individuale. Proprio il ko del cannoniere asturiano ha costretto Don Luis (emulo di Lippi, vittoria e addio) a rimodellare l'undici su un elastico 4-1-4-1, illuminato dalla sontuosa regia di Xavi ma parzialmente tradito da un Fabregas limitatosi al compitino.
Poco male, al cospetto di una Germania ingolfata basta e avanza.
Il killer instict di Torres è convolato a giuste nozze con l'esasperante lentezza dei centrali tedeschi e la lacunosa fase difensiva di Lahm, per la gioia di Re Juan Carlos e signora grondanti entusiasmo in tribuna d'onore. Il simbolo del ko è, però, Michael Ballack, perdente di successo, latitante sul più bello.
Il novero degli assenti ingiustificati annovera in prima fila i leoncini Podolski e Schweinsteiger, tramutatisi in spauriti agnellini nelle grinfie degli assatanati avversari. L'ingresso delle pallottole spuntate Kuranyi e Gomez ha solo certificato la voragine qualitativa che separa le finaliste.
Il successo spagnolo darà presumibilmente il via alle riabilitazioni post-mortem (in ottica azzurra, of course) di Donadoni, la cui Italia è stata la sola nazionale capace di rintuzzare la verve delle Furie Rosse, salvo soccombere dal dischetto. Un alibi di ferro, se solo ad inquinare la scena del crimine non concorressero svariati indizi di colpevolezza, dal mancato impiego dal primo minuto di Camoranesi e Del Piero al tardivo ingresso di quest'ultimo, passando per l'ostinato ricorso agli sfibrati Perrotta e Toni. Spiacente, ritenti, sarà più fortunato. Anzi no. Il privilegio della caccia al bis mondiale spetterà a Lippi, che due anni fa regalò un sogno ai calciofili depressi causa Farsopoli. A dispetto della stella cucita sulla maglia azzurra, la palma di favoriti per Sudafrica 2010 spetta però ai neocampioni europei, forti di una nuova consapevolezza di sé e di una generazione di fenomeni che non ha eguali in Europa. Urgono facce nuove a Coverciano, altrimenti al prossimo incrocio basteranno 90 minuti per lasciarci le penne.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ancora nessun giornale sportivo ti ha assunto??? Quelli di Tuttosport pensano a cosa ha fatto ultimamente Vieri in vacanza.........