venerdì 27 giugno 2008

El bandolero Stanko

"...Bianco che abbraccia il nero...". Parole, tratte dall'inno ufficiale della Juventus, evocanti splendide immagini, in stridente contrasto con una realtà di tifo polarizzato tra moggiani e cobolliani, triste eco dell'uragano calciopoli.
Il tempo, anzichè sanare la rottura, ha ampliato la frattura tra i due poli, ancorati a posizioni inconciliabili e talvolta tranchant ma uniti dall'odio sportivo verso la seconda squadra di Milano.
A tal proposito, un senatore interista potrebbe, suo malgrado, di sancire la clamorosa tregua armata. Dejan Stankovic, cocco di Mancini inviso allo Special One, è pronto a convolare a nozze con la Vecchia Signora, dopo averla mollata sull'altare nel gennaio 2004 per sposare la causa nerazzurra. Memori di quel dietrofront e dei successivi strali polemici, i supporters bianconeri fanno fronte comune in opposizione a quest'iniezione 'd'onestà'.
Le perplessità degli juventini sono in primis di natura 'partigiana'. La massa aborrisce un signorotto marchiato d'interismo e promotore dell'integrità incarnata dal presidentissimo Moratti (sic!). Parimenti la sua ultima annata non è esattamente un inno alla gioia. Tormentato dai malanni fisici, il serbo ha recitato il ruolo di comparsa nella rincorsa allo scudetto, confermandosi allergico alle grandi sfide. Per farlo passare da scotto a bollito, però, ci vuole ben altro. Dodici mesi balordi non cancellano certo quanto di buono fatto in passato.
Nello scacchiere bianconero il serbo andrebbe ad occupare la mattonella presidiata per anni da Nedved, del quale fu avventurosamente designato erede in gioventù, colmando così il gap generazionale tra il nonno ceco e baby Giovinco senza adombrare il genietto bonsai. Non ha i tempi del metronomo, indipercui prosegue la caccia a Xabi Alonso, pur senza accantonare il sogno Aquilani. Il romanista scatta in pole position, incalzato dal basco, ma al momento i due procedono a rilento scortati dalla safety car causa "lavori in corso": rinnovo con la Maggica per il primo, europei per il secondo. Così parlò il CDA, che non ha intaccato la sensazione di un mercato random, viste le discrepanze tra i due candidati alla regia.

In attesa di sciogliere il ballottaggio, i potentati di Corso Galfer tenteranno di agganciare Dejan, forti di una serie di congiunture favorevoli post-Mancini. La volontà della mezzala di non espatriare, un ingaggio off limits per molti, passato (laziale) e presente (nerazzurro) a scongiurare salti della barricata: tutto fa brodo, tutti gli indizi conducono a Torino sponda Juve, per esclusione unica società possibilitata a versargli oltre 3 milioni annui. La forbice tra domanda e offerta resta ampia, ma i suddetti fattori inducono all'ottimismo. O al pessimismo, questione di punti di vista.
Quello della tifoseria, come detto, è lapalissiano. Difficilmente l'acredine riversata sulle pagine dei forum, in ebollizione, sfocerà in rivolta, ma intanto la protesta non violenta degli atalantini, armati solo di manifesti e slogan, contro il ritorno del figliol prodigo Vieri minaccia di fare proseliti. Il convalescente Secco dovrà travestirsi da Clark Gable/Rhett Butler ed infischiarsene dell'ostruzionismo della piazza. I tifosi facciano i tifosi, i dirigenti facciano i dirigenti. A sentenziare sarà il campo.
No ad operazioni col nemico, sì ad affari con chiunque. Cooptare 'Stanko' per 8 milioncini rientrebbe nel secondo novero. Il centrocampista appartiene al popolatissimo girone dei mercenari, banderuole opportuniste accecate dal vil denaro e complici di procuratori senza scrupoli. Tradotto: professionisti. Certe frasi infelici sono frutto di un carattere spigoloso che l'aria sabauda dovrà smorzare o almeno occultare. Se saprà canalizzare gli attributi all'interno del rettangolo verde, ne vedremo delle belle. Alla (brutta) faccia di Moratti. Alla faccia di Mourinho. Alla faccia dei franchi tiratori.

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