mercoledì 14 novembre 2007

Una domenica bestiale

Gabriele Sandri, 28enne romano, professione DJ, ucciso da un agente della Polstrada. Ed inferno sia.
Questa la sintesi, asciutta e implacabile, di una domenica d'ordinaria follia, che ha ben poco a spartire con l'ex giocattolo più bello del mondo.
L'assurda tragedia è avvenuta in mattinata, nel parcheggio di un autogrill nei pressi di Arezzo. A seguito di una rissa tra juventini e laziali, viene allertatata la polizia stradale. (S)Fortuna vuole che, dalla parte opposta della carreggiata, si trovi una pattuglia. Dopo aver attivato, come consuetidine, la sirena a mo' di avvertimento, un poliziotto spara due colpi, di cui, evidentemente, solo uno, il primo, in aria. L'altro attraversa la trafficatissima A1 e colpisce al collo il giovane tifoso, seduto in macchina e pronto a ripartire alla volta di Milano.
Il buon senso induce ad esclude una componente di volontarietà nel gesto del poliziotto, ma sparare ad altezza d'uomo resta comunque un errore imperdonabile. Persino avessero giocato ad indiani e cowboy su quella maledetta piazzola, persino se nessuno c'avesse rimesso la vita.
Azione implica reazione, in questo caso, però, assolutamente spropositata all'atto compiuto.
Gli oggetti rinvenuti nell'auto colpita hanno nulla a che fare con una sana domenica di tifo, ma guai a giustificare con ciò l'ingiustificabile. Poteva persino andare peggio, fosse stata colpito un auto in transito, si sarebbe parlato di strage.
Attenzione a non cadere nell'errore opposto. E' spirato un ragazzo come tanti, mica un emulo del Mahatma Gandhi, anche se da come ne parlano sembra preparino la strada alla santificazione.
Da semplice vittima, si (lo) sta(nno) trasformando in martire della faida ultrà vs. polizia.
Le condoglianze sono doverose, discorsi come 'Onore a' sarebbe meglio riservarli a chi muore in nome di ideali come l'amor di patria o, più semplicemente, facendo il proprio dovere. Qualsiasi riferimento all'ispettore Filippo Raciti è fortemente voluto.
Sia chiaro, non esistono morti di serie A e morti di serie B, ma è innegabile come si tratti di casi diversi nelle dinamiche e nel contesto, per i quali in molti auspicavano la medesima conclusione, ovvero il rinvio di tutti i match di giornata.
A Parma, i tifosi bianconeri non hanno esposto striscioni. Un paio di vessilli, dapprima appesi al contrario in segno di lutto, sono stati immediatamente rimossi. A cinque minuti circa dal fischio iniziale, i supporters di casa hanno esposto un eloquente 'La morte è uguale per tutti'. Anche in questo caso,
qualsiasi riferimento all'ispettore Filippo Raciti è fortemente voluto. Per il resto, accantonati i cori d'incitamento alla squadra, sono stati sfoderati insulti assortiti alle forze dell'ordine, intervallati da qualche 'Sospendete la partita!'. Il nemico, insomma, è uno ed indossa una divisa. Inquietante.
La negligenza di uno rischia di diventare un grimaldello nelle mani dei violenti, come dimostrano la sospensione di Atalanta - Milan a seguito delle veementi protesti degli ultrà atalantini, i disordini di Taranto, e, soprattutto, l'assurda notte di Roma, messa a ferro e fuoco da un folto gruppo di facinorosi.
In questi casi, l'impressione è che, qualunque sia la decisione, manca sempre qualcosa. Si fosse giocato persino a Milano, la forbice con il post-Raciti sarebbe stata ancor più intollerabile agli occhi di qualcuno, le conseguenze prevedibili. Ripensando alle violenze della capitale, in caso di sospensione dell'intera domenica calcistica, poteva persino accadere di peggio, ma fermarsi, di fronte ad un accadimento del genere, era doveroso.
Guai a generalizzare, estendendo la colpa di uno a tutta una categoria (qualunque essa sia) si finisce per criminalizzarla ingiustamente, ma in un paese come l'Italia, persino attendersi un sereno processo è utopia. Le mele marce si celano ovunque, dalla polizia agli ultras.
Chi ha sbagliato paghi, in maniera commisurata alla colpa. Finiscano sotto processo anche gli amici della vittima con lui al momento del misfatto, se veramente hanno partecipato ad una rissa. Oltre il danno, la beffa? No, giustizia, senza se e senza ma.
Gabriele Sandri è morto, merita rispetto, non di diventare pretesto per violenze e vendette.

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