lunedì 5 novembre 2007

Così non Vale

L'anno scorso, una caduta gli costò il titolo, a favore di un incredulo Hayden.
Quest'anno, con Stoner già iridato, ci ha rimesso la mano destra, fratturata, e la piazza d’onore.
Nella stessa città, sempre nel 2006, la sua squadra del cuore ha perso Champions e faccia, con mega-rissa finale e conseguenti maxi-squalifiche.
Due destini che si uniscono, quelli di Valentino Rossi e dell'Inter, almeno nelle disgrazie, essendo il primo vincente per antonomasia nonostante le recenti disgrazie, mentre i secondi devono affidarsi ai santi in FIGC per strappare titoli a tavolino e/o di cartone.
La ruota però gira, e dopo anni di assoli perfetti, sono arrivate le prime, pesanti, stecche. Più che di ruote, è giusto parlare di gomme, vero ago della bilancia, croce e delizia, dipende dai punti di vista.
Se Stoner, dall'alto di un inarrivabile binomio Ducati - Bridgstone, è stato perfetto nel domare un cavallo in passato imbizzarrito, legittimando la vittoria aldilà dei problemi altrui, Nicky Hayden ha un debito con la fortuna superiore a quello (sempre meno presunto) di Valentino con il fisco.
Tutti, e dico, tutti, gli avversari per il titolo hanno perso punti indipendente dai propri meriti. Non bastava l’assortimento completo di guai per il pilota di Tavullia, si è aggiunta la fantozziana (nella forma, non certo nelle conseguenze) orgia di caduti in Catalogna. Tra gli altri, Capirossi, Gibernau, Melandri e Pedrosa, colpevole di aver poi speronato un inferocito ‘Kentucky Kid’, favorendo così la furiosa rimonta del Dottore, vanificata dal clamoroso autogol di Valencia.
Hayden, profeta solo in patria e ad Assen grazie al capitombolo di Edwards all’ultima chicane e con Rossi menomato, giustifica così il perenne sorriso a 32 denti con un bel numero 1 a stelle e strisce sulla carena.
Nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato sulla sua riconferma ai vertici, e i primi GP hanno sgombrato le menti da ogni ragionevole dubbio: trattasi di meteora.
Stoner no, lui è campione vero, cannibale dalla tempra d’acciaio, impermeabile alle pressioni, maturato e fortificato dai matrimoni con Adriana e Ducati. Ha dimenticato come stendersi, ora si diverte a stendere gli avversari a suon di vittorie. La superiorità del pacchetto aiuta ma non è sufficiente ad illustrare il quadro del ‘fenomeno Casey’, come testimoniato dagli altalenanti risultati di Capirossi. Ci vuole il manico, e Stoner lo ha usato per bastonare gli altri contendenti.
Resta il rammarico per non aver centrato la vittoria n.° 11 in stagione, eguagliando così Agostini e Rossi, dietro solamente al connazionale Doohan. La pista valenciana sorride alla Honda di Dani Pedrosa, che conquista così il 2° posto nella classifica finale. Il centauro marchigiano, invece, è costretto al ritiro a causa della rottura del motore. Pienamente comprensibile e condivisibile il suo sfogo contro la squadra, alla luce della sofferenza patita per l’infortunio alla mano, vanificata da un mezzo ancora una volta deludente. E stavolta, la colpa non è della Michelin. Uno stralcio del ‘Valentino furioso’ pensiero: “Mi sono fatto un culo così per correre…”.
Alcuni, come il compagno di box Capirossi, vogliosi di voltar pagina con un successo; altri, Pedrosa su tutti, desiderosi di dare una vigorosa spallata al nuovo che avanza.
Per il pilota più amato d’Italia, svilito da un anno di vacche magre, meglio guardare avanti. L’infornata di talenti dalla 250 rischia, dall’anno prossimo, di rimescolare le carte.
Difficile immaginare un Lorenzo disposto ad attendere con pazienza il suo momento dopo un periodo di apprendistato dietro a Rossi. Lo spagnolo, ma anche Dovizioso, hanno talento e voglia di spaccare il mondo. Il tempo è dalla loro, ma la pazienza mal si concilia con l’abitudine a dare gas.
‘Porfuera’ dividerà solo formalmente il box con il numero 46. Nei fatti, montando gomme diverse (Michelin per il deb, Bridgstone per l’italiano), l’interazione tra quelle che saranno strutture indipendenti e separate non ci sarà.
Insistere sulle Bridgstone, due anni fa, pareva un azzardo; la Ducati c’ha creduto, e ha avuto ragione. Il pluricampione del mondo rifiutò il trasferimento alla casa di Borgo Panigale anche per questo motivo, salvo ritrovarsi a bramarle dopo le ultime vicissitudini. Le avrà, ma intanto, come una potenziale amante ripudiata prima di consumare, la vendetta è stata già servita, ed il boccone è di quelli duri da mandar giù.
Ottenuto quanto chiesto (preteso), dovesse andar di nuovo male, per Valentino saranno tempi (ancor più) cupi: il capitolo gomme andrà depennato dall’elenco di possibili scuse. In passato, gli avversari storici furono demoliti prima di tutto psicologicamente. Da Biaggi a Gibernau, hanno presto deposto le armi, accontentandosi di sorrisi parziali e facendo i bagagli verso lidi meno ambiziosi, o addirittura hanno appeso il casco al chiodo. Ora la storia è diversa. Il Re è nudo, lontano parente del despota che fu, i pretendenti al trono crescono, di numero e qualità. I giovani avanzano, i vecchietti stoicamente resistono. Basterà cambiar pelle per rinverdire i fasti dei tempi d’oro?

Nessun commento: