lunedì 5 novembre 2007

Il giorno dei giorni


L’ultima volta finì con una linguaccia. Fallo di Cordoba su Nedved, calcio di punizione, Del Piero sul pallone, il resto è storia.
Fu quello il sigillo sul 29° scudetto di Madama. 9 finalisti di Germania 2006 in squadra, 76 giornate consecutive in testa alla classifica, o, se preferite, “91 punti, teste di cazzo”, parola di Mughini. Comunque la si metta, un’armata invincibile, almeno sulla lunga distanza.
Gli unici in grado di piegarla sono stati i tribunali, per i quali quei 2 scudetti dell’era Capello non s’hanno da assegnare ai legittimi vincitori, Moggi è peggio di Belzebù e la Juventus merita la B. Su questo punto, trovano il consenso dell’avvocato difensore (?) della società. Poveri noi.
Siccome al peggio non c’è limite, all’elenco delle beffe si aggiunge la cessione di Ibrahimovic agli odiati nerazzurri, beneficiari di uno scudetto a tavolino, ed evidentemente nelle grazie della nuova dirigenza, quella dei moralizzatori e, come visto, degli errori/orrori di mercato.
Una volta espiate le nostre colpe (come avrebbe detto il ‘primo’ Cobolli), il ritorno nella massima serie, dove, nel frattempo, l’Inter si è imposta per manifesta superiorità derivante dalla generosità di Secco & co. e dalla guerra preventiva perpetrata ai danni delle possibili avversarie con il placet di giudici e degli amici di Massimo.
Si potrebbe aggiungere che il main sponsor di campionato e Coppa Italia è la stessa compagnia telefonica italiana, il cui proprietario è anche secondo azionista dell’Inter, che ha fornito i tabulati.
Per completezza d’informazione, si dovrebbe render conto della curiosa parabola di Guido Rossi, ex membro del CDA interista, ex membro del CDA Telecom, ex presidente della FIGC durante la lunga estate caldissima del calcio italiano, attuale presidente Telecom.
Giusto per non farsi mancare nulla, è legittimo chiedersi dove siano finite le telefonate tra Bergamo e dirigenti di altre squadre, Inter compresa.
Per 90 minuti più recupero, meglio mettere da parte tutti questi, legittimi, discorsi.
Le parole distensive dei mesi scorsi, le aperture (a 90°…) verso la nemesi storica mal digerite dai supporters della Vecchia Signora, sono un lontano ricordo. Era ora, abbasso il buonismo, alla faccia dei sogni impossibili di Verdelli che farebbero impallidire ‘smiles’ ed operazione simpatia made in Lapo.
“E’ la prima volta che affronto i campioni d’Italia…”. Pensieri e parole di Cristiano Zanetti, ex con il dente avvelenato. Viva la sua ironia pungente, erede, in piccolo, di quella inarrivabile dell’Avvocato e di Peppino Prisco.
Le frasi di circostanza sono dure a morire, meglio non farci caso.
Inutile negarlo: non è una partita qualsiasi, non è nemmeno una Juve – Inter qualsiasi. E’ speciale, ma non vale una stagione, perché una possibilità del genere non è contemplata per la Juventus. Certe attese le lasciamo ai cugini.
Pensiamo al campo, unico giudice supremo, stavolta senza tribunali.
I valori tecnici dicono Inter, altri fattori parlano bianconero.
Non sempre i grandi nomi pagano, e nessuno meglio di Moratti lo sa. Quando la bilancia pendeva verso la Juve, furono due gregari come Balzaretti e Chiellini ad annullare Stankovic e Figo, e quei duelli vinti furono una delle chiavi del match.
Immaginare il terzino toscano, riciclato centrale, contro Ibrahimovic, e Legrottaglie alle prese con uno tra Crespo e Suazo, potrebbe indurre anche gli incrollabili ottimisti a cattivi pensieri.
Ci vorrà una grande prova corale per fermare i solisti nerazzurri. Obiettivo: inaridire le fonti di gioco avversarie. Pressing degli avanti bianconeri sul pacchetto arretrato avversario per impedire i lanci lunghi ad innescare lo svedese. Duelli rusticani in mezzo al campo con la grinta di Nocerino e Zanetti, si spera, sugli scudi. Bissare i primi 20 minuti di quel Juve – Milan 2-1, quando ci fu un’applicazione tattica pressoché perfetta nel pressare costantemente il regista avversario, Pirlo, è la strada giusta. Estendere quei primi minuti sino a coprire l’intera distanza vorrebbe dire realizzare un piccolo capolavoro, ipotecando il successo.
Ranieri, testata la solidità della coppia Legrottaglie – Chiellini, potrebbe comunque optare per l’inserimento di Zebina in luogo di Molinaro, rimpiazzato sulla corsia esterna proprio dall’ex capitano dell’Under 21. In mezzo, muscoli al potere e fantasia saggiamente confinata sulle fasce, affidata ai piedi di Palladino, certo di giocare ma non della posizione. Camoranesi non è al top, Nedved è in dubbio per un problema alla coscia, e questo potrebbe riabilitare il prezioso Salihamidzic. In tal caso, il napoletano giostrerebbe a sinistra. Davanti, confermato il duo dei record, Del Piero – Trezeguet. Spazio dunque alla vecchia guardia, mentre i nuovi (Andrade, Almiron, Tiago, Iaquinta), chi per un motivo, chi per un altro, non saranno della partita sin dal fischio d’inizio.
Nell’Inter… sinceramente, chi se ne frega. Hanno un organico impareggiabile, sono i più forti, è il loro anno, come sempre. Stasera, però, non conterà. Si spera.
Fiato alle trombe, alle 20.30, e per le successive due ore, il mondo del calcio avrà occhi solo sull’Olimpico di Torino.
Che vinca il migliore, magari con una bella linguaccia.
Forza ragazzi, fateci sognare.


* scritto la mattina del 4 novembre.

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