domenica 18 maggio 2008

Perdere la pazienza

Giovanni Calone colpisce ancora. Questiona con il buon senso, bisticcia con la ragione, calpesta la storia. Canta e stona, i big cantano e portano la croce. Stecca, come stecca Sissoko. Diversa è l'accezione verbale. Il maliano che ammalia ha il tackle nel DNA e cartellini in dotazione. Calamita di palloni, calamità quando anziché il cuoio incoccia con frequenza e viuuleeenza sulle tibie altrui. La trasferta genovese offre un Bignami dei mali del maliano, dal titolo “La potenza è nulla senza controllo”. Al quarto d’ora della ripresa arriva la doccia gelata/anticipata causa ‘stecca’ rifilata al povero Sammarco, che foraggia indirettamente l’antiranierismo dilagante. L’accusa è di aver ignorato le avvisaglie di rosso della prima frazione, quando Momo elargiva calcioni a destra e a Maggio. A questo punto, sarebbe dovuto subentrare il buon senso, e con lui uno tra Castiglia, Marchionni e Palladino (e gli accorgimenti tattici del caso). Niente di tutto questo.
Non pago, Tinkerman riesce nell’impresa di scontentare, in un sol colpo, il 10 e il 17. E’ il 26° della ripresa, quando il volto di Del Piero si trasforma nel ritratto del disappunto. Il capitano getta maschera e fascia, si incammina verso la panchina scortato dagli applausi di Marassi, saluta affettuosamente il subentrante Marchionni e va a raccogliere l’abbraccio del pubblico, bianconero e non. L’aplomb molto sabaudo di Alex risparmia probabilmente a Ranieri un pozzo senza fondo di insulti. Il tecnico si aggrappa alla scelta tecnica, ma l’appiglio è sdrucciolevole, alla luce del 3-5-2 mazzariano che ‘salva’ la parità numerica in mezzo al campo (Brazzo, Tiago e Nedved opposti Sammarco, Palombo e Franceschini) e sulle fasce (Maggio e Pieri contro, rispettivamente, Molinaro e Zebina). Con il punteggio che ti sorride, poi, togliendo l’unico avanti abile nel tener palla autorizzi gli avversari a crederci. C.v.d., Cassano sfila sulla destra sotto il naso dell’imbalsamato Stendardo ed imbecca Montella per il definitivo 3-3, mentre il povero Trezeguet non la vede più e abbandona il sogno di laurearsi co-capocannoniere. Il vantaggio iniziale, propiziato dall’assolo di Nedved e sancito dal sinistro di Del Piero, consente a Trezeguet di presentarsi sul dischetto al 15°, capitalizzando al meglio la classe e la generosità del compagno di reparto, che prima scherza Palombo con un bel gioco di gambe, e poi lascia l’onere/onore del penalty al fido compagno di reparto. Prima dell’inopinato cambio, Pinturicchio mette la freccia, si procura il secondo rigore e spiazza l’ex Mirante. Nel mezzo, il ‘gollonzo’ di Cassano, una massima punizione sprecata dal medesimo ed il diabolico esterno di Maggio che infila Belardi e firma l’aggancio.
Pareggio e fuochi d’artificio dovevano essere, e così è stato. Nel pomeriggio genovese, è mancato ‘solo’ il rispetto della storia. Alessandro Birindelli, 33 anni di cui un terzo spesi per la causa bianconera, ne fa parte, nel suo piccolo. Si è costruito con sapienza artigiana una credibilità, e da soldatino fedele è rimasto in un angolo anche nel giorno del congedo ufficiale. Mai una parola fuori posto, non si è smentito nemmeno stavolta. Verrà ricordato con simpatia per i cross spediti in curva ed i fantozziani ruzzoloni al cospetto dello Sgrigna di turno, e con affetto per i rari sprazzi di classe, vittime preferite le spagnole. Avrebbe meritato la passerella finale, Ranieri gli ha preferito il giovane Castiglia. "Scelta tecnica". A cinque minuti dalla fine, a risultato acquisito, nell'impossibilità di compromettere l'annata con una goffa scivolata. Ieri, a Genova, l'unico a scivolare goffamente è stato Ranieri.

1 commento:

Anonimo ha detto...

GRAZIE A TUTTI!