lunedì 19 maggio 2008

Il piccolo Diavolo

Un'ipotetica ma verosimile immagine scolpita nella mente, e la tristezza se ne va. Flamini; gol di Osvaldo. L'espressione del primo alla prodezza del seconda. Bella lì.
La Milano rossonera, avvilita dal contemporaneo successo dei cugini, sbroglia l'annosa matassa del giovedì sera. Tutti a casa, sperando che qualche anima pia compri i diritti della Coppa Uefa, prossimo palcoscenico di Maldini e soci. Passa così in secondo piano il commiato di Cafu e Serginho, gli unici sorrisi sinceri nella depressione generale, malcelata dietro ghigni di circostanza. Per entrambi si fa largo l'ipotesi della paresi facciale.
Fa tenerezza Galliani quando gonfia il petto e sciorina i recenti trionfi rossoneri, occultando una realtà double face che dipinge un Milan lepre in Europa e tartaruga in Italia. A sanare la disomogeneità di rendimento c'han pensato i Fab Boys di Wenger e Flamini.
Fa tenerezza Pato, un apparecchio fra le dentiere dei vegliardi. Dopo un inizio disincantato e romantico, viene risucchiato nel vortice delle responsabilità, e si eclissa in coincidenza con l'ennesima resurrezione dell'Araba Fenice Inzaghi. Il periodo da 'crossatemi una lavatrice e io la insacco' ha solo alimentato l'illusione spazzata via, una settimana or sono, dal coast to coast di Hamsik.
Fa tenerezza Dida, retrocesso da salvatore della patria a calamità naturale tempo un paio d'anni. La sceneggiata di Glasgow gli è valsa il dileggio di un tifoso milanista che, facendosi interprete del sogno proibito di milioni di fratelli, lo ha messo all'asta su eBay. Meritano una citazione la papera che ha consegnato il derby ai Mancini boys e l'infortunio di Parma. Colpo della strega. Mentre era seduto comodo in panchina. Fermo. Immobile. Manco fosse tra i pali.
Fa tenerezza Gilardino, l'ombra del bomber che fu. Arranca, cincischia, sbuffa, segna col contagocce. Firenze lo aspetta.
Fa tenerezza Kakà, predicatore nel deserto, il cui nome d'arte, un tempo oggetto di scherno, oggi è il ritratto di una squadra a fine corsa. Rughe, pancia piena e coperta corta mal si conciliano con le ambizioni rossonere.
In Via Turati, comunque, sembrano aver incassato il duro colpo con filosofia. "Ci vuole umiltè", direbbe l'Arrighe. 'Ci vogliono gli investimenti', predicano i pragmatici supporters milanisti. La valenza tecnica dell'undici titolare, vanificata da un gioco stagnante e dalla carenza di alternativa, consiglia investimenti oculati nell'ottica di un progressivo ringiovanimento di una rosa dai petali rinsecchiti.
Un lato positivo, nella tragedia sportiva che ha investito Milanello, a guardar bene c'è: l'inevitabile presa di coscienza di non poter procrastinare l'agonia di un gruppo ormai all'ammazza-caffè. Ci vogliono i Lloris, i Canini, giovani talenti in ascesa, non i Ronaldinho o gli Shevchenko, campioni in picchiata. Il caso Emerson fa scuola. O forse no? Da una dirigenza che, plagiata dalla vittoria di Atene, fa ponti d'oro a Dida, c'è da aspettarsi di tutto.
Il fiuto di Braida e Galliani non è in discussione (ultima pepita d'oro scovata, Pato), ma lo storico duo è vittima di frequenti raffreddori, come testimoniato da flop quali Ricardo Olivera e Oddo. Ulteriori errori non potranno essere tollerati, perchè a quel punto scatterebbe il rischio diaspora. Chi lo sa, Kakà potrebbe persino riscoprirsi madridista fin da bambino, con altri big sulla sua scia.
La storia narra di un Milan dal respiro europeo. Nel futuro immediato sarà necessario soffocare la propria indole per riscoprirsi schiacciasassi in patria e abbracciare il sogno scudetto. Portiere saponetta, difesa ballerina e attacco anemico sono figli illegittimi della riconoscenza, che in quanto cieca diventa harakiri, post-Atene. La Fiorentina sentitamente ringrazia e lascia Elfsborg e Groningen alle grinfie rossonere. Cosa vuoi che sia, l'importante è esser campioni del mondo in carica.

Nessun commento: