domenica 11 maggio 2008

Amala...

Avevamo ragione noi juventini. Moggi o non Moggi, nulla è cambiato. L'Inter, soprattutto, è fedele allo stesso copione da vent'annia questa parte. Non è retorica, è realtà. Volete le prove (io, al contrario di Palazzi, le ho)? Ecco il resoconto di una domenica d'ordiaria follia (o forse no?), con un doveroso cappello.
Il Siena, battendo per la prima volta nella storia la Juve, centra l’ennesima salvezza. Rabbia e scoramento tra i tifosi bianconeri (di Torino), consapevoli di aver indirettamente consegnato lo scudetto agli odiati rivali nerazzurri, che la domenica successiva ospiteranno i toscani per la passerella finale. La contemporanea sconfitta interista nel derby resterà impunita, mannaggia.

Come volevasi dimostrare (nel frattempo è passata una settimana, e l’Inter ha raggiunto l’ennesima finale di Coppa Mancini), Vieira insacca il gol scudetto alle spalle di Manninger. Il Siena si limita a timbrare il cartellino, fino al sussulto di Maccarone, ex milanista, che riaggancia i padroni di casa. C’è speranza? Macchè, Rossi va in contropiede ma sbatte contro il muro Julio Cesar. Ribaltamento di fronte, rimessa laterale di Maicon, ancora Vieira spizza verso il solissimo Balotelli che insacca. In Via Durini già pregustano il dolce sapore della vittoria, la prima, sul campo (doverosa precisazione) con la Juve tra i piedi. Una liberazione.
Breve ripasso: chi aveva firmato il gol salvezza per i toscani domenica scorsa? Il carneade Kharja, ex Roma. In ossequio alla par condicio, infila con un diagonale chirurgico l’incolpevole guardiano nerazzurro, non prima di aver ammirato Cruz e soci far indigestione di gol sbagliati.
Il Giardiniere c’ha preso gusto, va al tiro, respinge… Materazzi, in proiezione offensiva. “Cazzo fai lì?”, sembra obiettare Mancini. No problema, i preliminari in corso tra il numero 23 e Riganò inducono Gava a fischiare il rigore. Roba per Cruz, non fosse che l’eroe di Berlino s’impunta. “Batto io”… Manninger para! L’assedio prosegue, il fortino eretto da Beretta tiene botta.
Nel frattempo, la Roma conduce 2-1 sull’Atalanta, la Juve soccombe (0-1) al Catania, risultato quest’ultimo che condanna il Parma (sotto 3-1 con la Viola), prossimo avversario dei Mancini boys, alla retrocessione. Ci vorrebbe un golletto, per rianimare gli uomini di Cuper in vista dell’ultimo giro di valzer. Ci pensa Alex, ancora lui. E sono 19. Alla faccia di Capello. Alla faccia di Donadoni. Alla faccia di quelli che ‘Del Piero è finito’.
Manca poco alle 17, la festa è ufficialmente rimandata, le bandiere possono essere riposte laddove giacciono da anni. A questo punto, riannodando le fila del discorso, pensando alla madrina nerazzurra, Eli Canalis, ho un sussulto. Che dico un sussulto, I have a dream. Il Catania di Zenga, ex bandiera interista, le prende da Panucci & co.; il Parma di Cuper, l’hombre vertical, pialla un’Inter sulle gambe, grazie ad una zampata di Reginaldo, compagno della valletta di Controcampo. Un quadretto del genere non avrebbe prezzo. Per tutto il resto, c’è il Mancio.
P.S.: monsieur Flamini, ci saluti la Coppa Uefa.

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