domenica 27 luglio 2008

I (presunti) turbamenti del 'vecchio' David

Puntuale come le repliche de 'La signora in giallo', ogni estate rispunta sotto l'ombrellone il tormentone Trezeguet, croce dei tifosi, delizia dei giornalisti sportivi. La nuova onta da lavare sarebbe la concorrenza di Amauri, seria minaccia alla sua titolarità indiscussa. A spezzare l'idillio tra Madama ed il suo principe del gol può provvedere il solito Barcellona, suo spasimante incallito incapace però di prodursi in avances convincenti.
I blaugrana, sbolognato Ronaldinho ed in attesa di fare altrettanto con Eto'o, sono alla spasmodica ricerca di un nuovo ariete. La Juventus, forte di un contratto in essere sino al 2011, chiede 25 milioni sull'unghia, ingolosita dall'ipotetico incasso ma al contempo dubbiosa sulla valenza tecnica dell'operazione. A far pendere la bilancia in direzione Catalogna provvederebbe il malcontento del ragazzo, non nuovo a propositi d'addio. Fresco è il ricordo della plateale sceneggiata adesca-consensi a mo' di congedo da cadetteria e squadra e, a corredo, le pepate dichiarazioni rilasciate nel post Juve - Spezia, roba di un annetto fa. Dalla frattura insanabile all'amore eterno il passo è breve, giusto il tempo per la società di ritoccare la proposta e per il campione di apporre la firma sul nuovo contratto e di snocciolare il clichè del perfetto innamorato.
Citando una celebre pellicola di Verdone, 'l'amore è eterno finchè dura', dunque mai dire mai. Nel dubbio, i media ci sguazzano, e fu così che la celata insofferenza divenne trattativa in corso. Difficile, però, che Laporta sganci i quattrini richiesti, cosicchè, salvo improbabili inserimenti last minute, il giustiziere azzurro ad Euro 2000 potrà rimpinguare sensibilmente il proprio bottino di gol all'ombra della Mole, Amauri e umore permettendo. I primi test probanti hanno difatti evidenziato una preoccupante, ma rimediabile, contiguità tra i due centravanti, inclini a battere le stesse piste alla ricerca del gol, trovato con una certa facilità dalle punte, teoricamente, di scorta. Essì, perchè pure Iaquinta è partito di slancio, depositando due bijoux alle spalle di Weidenfeller
in quel di Dortmund.
La coppia d'oro è avvertita. Se Del Piero c'ha fatto il callo, tra concorrenti più (Ibrahimovic) o meno (Miccoli) accreditati, e delega le risposte del caso, storicamente positive, al campo, il bomber francese ha goduto a lungo dello status d'intoccabile grazie a peculiarità non rintracciabili nei compagni, eccetto in quell'Inzaghi che lo costrinse a mesi d'anticamera prima d'infortunarsi e cambiar casacca. Il mercato ha servito su un piatto d'argento la sfida più affascinante: saggiare la consistenza dell'ex idolo del Barbera, potenziale campione in irresistibile ascesa. Lungi dall'esser un classico finalizzatore, l'epigono di Ibra coniuga classe, potenza e killer instict, alla faccia di chi, scorrendo a ritroso i suoi numeri, lo etichetta come 'stitico' in zona gol, ignorando ad esempio i quindici sigilli dell'ultima annata in rosanero. La sua presenza non esclude quella del 17, ma la pone quantomai 'sub-judice', ed il giudice in questione è ovviamente Ranieri. D'altronde, fossilizzarsi su un tandem con questo popò d'attacco sarebbe delittuoso, con buona pace di chi in coppia ha scritto gloriose pagine di storia del club.
Il ventilato malumore di Re David, pur umanamente comprensibile, farebbe a pugni con il buon senso, che impone di digerire il turnover, dogma inattaccabile quando lotti su tre fronti, dividi il reparto con fior di calciatori e hai abituato il pubblico a pause 'celentaniane' (puntualmente spezzate dal ritorno al gol). Buttare un occhio fuori dal proprio orticello aiutarebbe a schiarire le idee: nessun club d'alto lignaggio è disposto a garantirgli una maglia da titolare accompagnata da un congruo ingaggio. Hai voluto la bicicletta? Ora pedala, di buona lena e in compagnia, altrimenti, bando al palmares, i novizi non perdonano.

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