domenica 20 luglio 2008

Chiuso per sdegno

Non c'è pace per la Grand Boucle. Una provetta, e il nuovo che avanza diventa male da estirpare. Riccardo Riccò, giovane grimpeur di Formigine, è stato pizzicato dall'inflessibile Agenzia antidoping francese grazie ad un controllo effettuato l'8 luglio, subito dopo la crono individuale di Cholet, che lo ha visto chiudere in ritardo siderale rispetto agli altri big. Pur professandosi innocente e meditando battaglia, la Saunier Duval gli ha dato il benservito, al pari del fido gregario Piepoli, quest'ultimo colpevole di risposte elusive sullo scottante argomento. Voci non confermate parlano di altre due positività in seno al team franco-spagnolo, e i sospetti vertono sul 'trullo volante' e su Cobo, la coppia d'arrampicatori capace di domare l'Hautacam.
L'effetto domino sarà presumibilmente sconquassante: come se non bastasse l'immediato ritiro dalla corsa, è lecito ipotizzare un ritiro della sponsorizzazione, fresca di rinnovo sino al 2013 (ossigeno puro di questi tempi), a fine stagione. Venissero confermati i due casi di cui sopra, poi, l'ombra del doping di squadra s'allungherebbe su Gianetti e soci, e al danno s'aggiungerebbe la beffa di una sacrosanta citazione in giudizio per gli incalcolabili danni d'immagine arrecati al main sponsor. In attesa di effettuare le controanalisi, Riccò è stato rilasciato dalle autorità francesi dopo una notte in gattabuia e un interrogatorio-fiume. L'inesorabile legge francese in materia punisce la detenzione di sostanze dopanti con il carcere, ma nella camera d'albergo del campioncino modenese sarebbero state rinvenute solo flebo e siringhe.
Aveva toccato il cielo con un dito, il Riccò, ma come Icaro ha osato troppo e c'ha rimesso non le penne, ma senz'altro la faccia. Carattere fumantino e lingua biforcuta gli hanno attirato l'inimicizia del gruppo, e, unitamente ad una classe innata ed istintiva, la simpatia di un pubblico disilluso dalla caduta degli Dei travolti da Operation Puerto e affini. La scintilla era scoccata sulle strade del Giro, dove i suoi scatti hanno incendiato corsa e cuori, salvo doversi accontentare di complimenti e seconda piazza, alle spalle del conquistadores Alberto Contador da Madrid.
E' scivolato sulla Cera, il Riccò. Eritropoietina di nuova generazione, avente un effetto prolungato nel tempo. Due iniezioni, et voilà, per un mese buono sei a posto. Almeno finchè non incroci l'efficientissima macchina 'stronca-furbetti' messa a punto dai cugini d'Oltralpe. A quel punto, sei sistemato per le feste. Addio sogni di gloria, le porte del baratro ti si spalancano davanti, il Paradiso può attendere, forse per sempre.
E dire che il ragazzo aveva avuto il suo bel daffare, sin da dilettante, con l'antidoping, causa livello di ematocrito alto per natura. Una sorta d'invito alla prudenza, rimasto a quanto pare inascoltato, al pari di illustri precedenti, del pugno di ferro minacciato e applicato dagli organizzatori dei grandi giri e del tanto vituperato codice etico. Inutile interrogarsi sui perchè di cotanta disonestà, su cosa possa spingere, ad esempio, un 37enne in disarmo come Manuel Beltran, ex 'postino' di Armstrong, un contratto, quasi, al minimo sindacale, prolungato a mo' di premio-carriera, tutto da perdere (stima consolidata in anni di onesto gregariato) e nulla da guadagnare (suvvia, nemmeno campasse a pane ed Epo potrebbe insidiare i big), a ricorrere a pratiche illecite.
Alla fin fine, forse, è meglio così. E' facile pensare come nelle maglie della rete, una volta catturato il pesce più pregiato, resteranno impigliati svariati pesciolini, dando così il via all'atteso repulisti generale. Riccò è uno dei tanti, i panni dell'unico diavolo in un oceano di verginelle non gli si addice. E' arrivato il momento di dare un volto e un nome a quei tanti, altrimenti il cartello 'lavori in corso' andrà sostituito con un più calzante 'chiuso per sdegno', perchè ormai il vaso è colmo, e l'amore è cieco, non scemo.

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