sabato 19 luglio 2008

Camaleonte solido e solidi dubbi

Quanti indizi costituiscano una prova è materia opinabile, ma ormai non v'è dubbio che questa Juve ha sufficienti scorte di fantasia, almeno in cabina di comando. Dopo il 'quadridente' di Cobolli Gigli, ecco a voi il 'camaleonte solido' di Ranieri, fugace affresco d'una Juve dai contorni incerti, stante la spasmodica ricerca di un mediano dal profilo ambiguo, individuato infine nel sirenetto danese Poulsen.
Ad esser camaleontico è senza dubbio il progetto (?) tecnico-tattico di Tinkerman, la cui genesi è stata tormentata assai sin dal suo insediamento. La doppia iniezione di qualità operata un anno or sono con gli innesti di Almiron e Tiago ha avuto lo spiacevole effetto di un anestetico, cosicchè si è tornati ben presto all'abitudinario 'viva il parroco' di capelliana memoria. Memore di codesto fallimento, Claudione nostro ha privilegiato la continuità (leggasi: quantità) cooptando l'alter ego ariano, meno fisico e più celebrale, di Sissoko, alla faccia di Xabi, sedotto e abbandonato ad un passo dall'altare. Tale scelta affonda le proprie radici nel terreno riarso della mediana bianconera, laddove i salici piangenti importati da Empoli e Lione non hanno attecchito. Onde evitare pericolosi tentativi d'imitazione, la qualità è stata bandita dal cerchio di centrocampo e costretta a cercar rifugio lungo le corsie laterali, con buona pace delle vedove di Alonso.
Verrebbe da chiedersi ordunque perchè quest'ultimo sia stato a lungo corteggiato, ma tale quesito è destinato a rimanere inevaso. Le riserve su passo e funzionalità sono legittime: il basco è una chiave importante, ma apre solo determinate porte. La sua capacità di verticalizzare mal si concilia con l'assenza di giocatori, eccetto la riserva Iaquinta, abili nell'aggredire la profondità. Poulsen, invece, è una forcina per capelli, buona per tutte le serrature/occasioni, pur privilegiando talvolta vie oblique (fallo sistematico e/o provocazioni) per conseguire l'obiettivo. La strada maestra per spalancare portoni blindati e al contempo serrare le fila a difesa del proprio fortino, rappresentata da uno sfizioso passe partout
come Veloso, anima dello Sporting Lisbona, è stata battuta con scarsa convinzione e presto abbandonata, come se abbinare le due fasi di gioco fosse un peccato anzichè un pregio al cospetto di geometri e taglialegna. Salva(guarda)te gli Zanetti, specie in via d'estinzione.
Il cocktail di sentimenti servito a Pinzolo prevede fisiologico entusiasmo shakerato con malessere e preoccupazione, lascito inevitabile di un progetto orientato dal mercato quando il manuale del buon manager sportivo recita l'esatto contrario. Sulla scia di cotanta delusione, l'ex Siviglia è stato ingenerosamente definito un 'bidone'. Attenzione. Siamo di fronte ad un bel mastino, discretamente abile nel breve, meno nel pezzo forte di casa Xabi, ovvero il cambio di gioco. Non se ne sentiva al bisogno, ma alla fin fine non ci si sputa, al contrario di Totti, che con quell'eccesso di salivazione gli appiccicò l'ingenerosa etichetta di provocatore, alimentata da successivi screzi con Gattuso e, udite udite, il pacato Kakà. Le previsioni del tempo prevedono piogge di fischi all'indirizzo del biondino in quel di Roma e Milano. Poco male, ciò che non uccide fortifica.
I processi alle intenzioni lasciamoli agli sputasentenze-tiratori-scelti di professione. La miglior cura al tafazzismo imperante è il campo, terreno privilegiato per convertire il popolo juventino al verbo randellare, sulla scia di Momo Sissoko.
Che lo spirito del camaleonte solido sia con te, guerriero Christian.

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