martedì 2 giugno 2009

Una poltrone per cinque

Dal vangelo secondo Giovanni (Cobolli Gigli), l'identikit del futuro tecnico juventino: giovane di testa, italiano, con la voglia e la capacità di caricare la squadra. Tralasciando il vacuo ed opinabile requisito finale, età mentale e nazionalità sorridono ad Allegri, Ballardini, Conte, Ferrara e Spalletti. Cinque papabili, come anticipato da Blanc. La fumata bianc(oner)a è attesa per la prossima settimana: nel frattempo, non resta che rastrellare indizi per azzardarsi a districare l'annosa matassa.
Il Cannavaro-bis, ad esempio, dipinto come Cavallo di Troia del ventilato Lippi-tris - nelle vesti di direttore tecnico - in decorrenza dal luglio 2010. Noncuranti delle (rituali?) smentite delle parti, i media, cavalcando l'onda dolce dell'amarcord, hanno probabilmente mitizzato la celeberrima merenda di Recco tra il CT e l'a.d. bianconero Blanc, cadendo nella facilonesca conclusione di cui sopra. Certo è che il tecnico viareggino gradisca l'operazione, che (ri)veste di bianconero l'anello mancante della catena centrale azzurra, completata da Buffon e Chiellini; non di meno, il suo futuro ritorno stroncherebbe sul nascere l'ipotesi-Spalletti, causa ingaggio e personalità "pesanti" e perciò inconciliabili.
Assai più significativa l'operazione-Diego, preludio al distacco dal 4-4-2 tanto caro a Conte, maldisposto a sacrificare il proprio credo tattico sull'altare di chicchesia. Al contrario, il brasiliano di Germania andrebbe a nozze col calcio spallettiano, e ben s'inserirebbe nelle alchimie tattiche di Allegri e Ballardini. Ferrara? Rinviato a giudizio per insufficienza di prove, nonostante i primi indizi di camaleontismo solido intravisti contro la Lazio inducano un cauto ottimismo. Per i motivi di cui sopra, qualora la corte serrata al cervello dell'Udinese D'Agostino dovesse sfociare in fiori d'arancio, difficilmente l'ex capitano juventino sarà presente alla cerimonia.
Un consiglio ai numerosi contiani: mettetevi il cuore in pace, questo matrimonio non s'ha da fare. Prova ulteriore e forse definitiva ne sia il ritorno del preparatore atletico Massimo Neri - già responsabile dei delicatissimi muscoli bianconeri nell'era Capello - primo tassello del nuovo staff tecnico preconfezionato dalla società. Segno che il nuovo mister dovrà prescindere dai propri collaboratori abituali, e Conte, da quell'orecchio, proprio non ci sente. Difficile, ma non impossibile, che Spalletti acconsenta a tale rinuncia; più facile, in teoria, "piegare" gli altri pretendenti, Ferrara in testa.
Quest'ultimo, in caso d'investitura, dovrà presumibilmente rimettere l'incarico di collaboratore tecnico azzurro sin dall'imminente Confederation Cup. Non che gli altri abbiano l'agenda vuota, tutt'altro. Per un Conte che gioca a "m'ama non m'ama" coi Matarrese, abbiamo i tre rivali sotto contratto con Palermo (Ballardini), Roma (Spalletti) e Cagliari (Allegri). Radiomercato, però, da i primi due al passo d'addio, tra conferme (Zamparini) e smentite (Sensi) presidenziali: in ambo i casi, tempo pochi giorni e tutto sarà chiarito. Giusto in tempo, nel caso, per raccogliere l'eredità di Ranieri. E di Ferrara.
Il Caronte bianconero, sin dal suo insediamento, non ha fatto mistero di puntare alla conferma. In due settimane scarse ha fatto bottino pieno, facendo breccia nei cuori di giocatori - depurati dalle scorie ranierane e traghettati al secondo posto - dirigenza - sensibile al suo fido aziendalismo, indizio di parche pretese - e tifosi - che intravedono in lui la risposta sabaudo-napoletana a Guardiola. Le possibilità di centrare l'obiettivo sono in lenta ma inesorabile ascesa - Spalletti permettendo - con i tre outsiders pronti a sfruttare il benchè minimo spiraglio di gloria. Perchè la volata è ormai lanciata, ma non è detto che scattare dalle retrovie pregiudichi le chance di successo. Un lustro fa, regale fu lo sprint di Capello, che sbucò dal nulla bruciando al fotofinish Deschamps. Ciro è avvertito.

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